Lectio Divina

XXV DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

 

 

Domenica di Gesù servo di Dio

 

Tema: Gesù maestro e Signore è colui che serve.

I Lettura: Sap 2,12.17-20

Dal Salmo 53(54) –Sei tu, Signore, il mio sostegno.-

II Lettura: Gc 3,16-4,3

Alleluia: “Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli

hai rivelato i misteri del regno dei cieli.” (cfr. Mt 11,25)

 

Vangelo: Mc 9,30-37

SUDDIVISIONE

v. 30-32: Secondo annuncio del destino del Figlio dell’uomo

v. 33-35: Catechesi di Gesù sul “più grande”

v. 36-37: L’accoglienza di Gesù come un bambino.

ANNOTAZIONI

v. 31 - Sta per essere consegnato: Questo verbo al passivo può indicare un modo di ricordare Dio senza nominarlo (passivo teologico), nella passione di Gesù si attua il disegno del Padre (cfr. Is 53,10; Rm 8,32; Gv 3,16).

- Nelle mani degli uomini: Ha un significato teologico. E’ offrire agli uomini la salvezza nella persona di Gesù.

- Dopo tre giorni risusciterà: La resurrezione è la risposta divina alla morte di Gesù e l’inizio del nuovo popolo.

v. 32 - Non comprendevano: I discepoli hanno paura di comprendere (cfr. 9,33-34).

V. 33 – In casa: Si tratta della casa di Pietro a Cafarnao di cui si parla già all’inizio del Vangelo (cfr. 1,29; 2,1) e che diventa ora il luogo della catechesi particolare di Gesù ai discepoli.

v. 35 – Sedutosi: L’evangelista nota che Gesù si sedette, sottolineando così l’importanza dell’insegnamento.

- I dodici: L’evangelista nota che l’insegnamento di Gesù è riferito a coloro che sono più vicini al Maestro e che ne condividono l’autorità. Tale nota dei destinatari vuole evidenziare il principio che il ministero è essenzialmente un servizio radicale e ben concreto.

- Servo di tutti: Chi vuol essere discepolo deve mettere in pratica l’esempio di Gesù (cfr. Gv 13,1-17; Fil 2,6-7). Questa rivoluzionaria concezione dell’autorità come servizio è anzitutto in funzione della comprensione del cammino di Gesù verso Gerusalemme e della persona di Gesù.

v. 36 - Preso un bambino: Per la sua piccolezza, la sua situazione di dipendenza il bambino è il tipo stesso del povero. Gesù si identifica con esso. Ponendolo in mezzo Gesù vuole dire che il “primo” è colui che sa accogliere chi non conta, chi viene trascurato, il debole, il più indifeso, il più povero (cfr. Rm 14,1.7-9; 1Cor 8,9-13; 12,4-7; Ef 6,4).

v. 37 – Chi accoglie uno…: Il gesto di Gesù per i discepoli ha valore paradigmatico: secondo la massima del diritto giudaico del messaggero, l’inviato sta al posto di colui che lo manda, per cui è nell’accoglienza degli ultimi che avviene la comunione con Gesù e con il Padre.

 

 

Dal Pedagogo di Clemente di Alessandria (V, 16, 1 - 17, 3)

 

Il vero significato di bambino per Gesù

Anche noi, sicuramente, andiamo fieri di un termine che evoca nel bambino i beni più belli e più perfetti che possediamo in questa vita, quelli che siamo soliti definire "educazione e pedagogia". Per pedagogia intendiamo una buona formazione che porti qualitativamente dall’infanzia alla virtù. Il Signore, d’altronde, ci ha indicato chiaramente cosa bisognasse intendere per "bambino. Essendo sorta una disputa tra gli apostoli per stabilire chi di loro fosse il più grande, Gesù pose in mezzo a loro un bambino e disse: Chi si farà come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli" (Mt 18,1-4; Lc 9,46-48; Mc 9,33-37). Non si serve del termine "bambino" pensando all’età in cui si manca di intelligenza, come certuni hanno ritenuto. E quando dice: "Se non diverrete come questi bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3), non bisogna interpretarlo scioccamente. In effetti, noi non siamo più dei bambini che camminano carponi, non ci trasciniamo più sul suolo come prima, alla maniera di serpenti rotolandoci con tutto il nostro corpo nei desideri irragionevoli; al contrario, tesi verso l’alto con la nostra intelligenza, separati dal mondo e dai peccati, toccando appena la terra con la punta del piede, pur apparendo presenti in questo mondo, conseguiamo la santa sapienza. Questa, però, sembra una follia (cfr. 1Cor 1,18-22) a coloro che sono orientati alla malvagità. Sono davvero dei bambini coloro che riconoscono Dio come unico Padre, semplici, piccolini, puri...Nei confronti di coloro che sono progrediti nel Logos, (il Signore) ha fatto una simile dichiarazione; ordina loro di disprezzare i fastidi di quaggiù e di fissare l’attenzione solamente sul Padre, imitando i bambini. Ecco perché dice loro subito dopo: "Non datevi pensiero per il domani, perché ad ogni giorno basta il suo affanno" (Mt 6,34). Egli intende prescrivere in tal modo di deporre le preoccupazioni di questa vita per affezionarsi al Padre solamente. E chi mette in pratica questo precetto è realmente un piccolino e un bambino, ad un tempo per Dio e per il mondo: questo lo considera nell’errore; quegli lo ama. Ma poiché, come dice la Scrittura, vi è un solo maestro, che è nei cieli (cfr. Mt 23,8), in accordo con ciò si potrà dire con ragione che tutti gli abitanti della terra sono suoi discepoli. E tale è in effetti la verità: la perfezione appartiene al Signore, che non cessa di insegnare, fintanto che noi conserviamo il carattere di bambini e di piccolini e non cessiamo di apprendere.

 

 

Per la “Collatio” e la “Deliberatio”

1) Siamo capaci di incontrare l’altro nella sua verità, senza ideologie, pregiudizi, egocentrismi, fraintendimenti e ripicche?

2) Quali giudizi e quali gesti compi verso lo straniero, il malato, il diverso, “l’ultimo”?

3) Come viviamo il nostro servizio nella comunità?

4) Quale ordine vi è nel tuo servire? Chi metti al centro? Ti ispiri alla ricerca della giustizia e della pace nella solidarietà e nel servizio o ricerchi il primeggiare e coltivi l’invidia, la competizione, la sopraffazione?

 

 

 

   Home Page