Lectio Divina

VII DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Domenica del paralitico

 

Tema: Gesù perdona il peccato che paralizza e ci dona la libertà e la pace.

I Lettura: Is 43,18-19.21-22.24b-25

Dal Salmo 40(41) –Rinnovaci, Signore, col tuo perdono.-

II Lettura: 2 Cor 1,18-22

Alleluia: “Il Signore mi ha mandato ad annunziare ai poveri la buona novella, a proclamare ai prigionieri la liberazione.” (Lc 4,18)

Vangelo: Mc 2,1-12

 

ANNOTAZIONI

v. 1 - In casa: E’ la casa di Simone (cfr. 1,29). Simbolicamente la Chiesa.

v. 2 - Annunciava la parola: Gesù annuncia e porta la Salvezza.

v. 3 - Paralitico: La paralisi impediva di accedere al sacerdozio (cfr. Lv 21,17-23) e interdiceva l’ingresso nel tempio (cfr. 2 Samuele 5,8). Per questo motivo i profeti annunziano la guarigione degli infermi e dei ciechi per i tempi messianici (cfr. Is 35,3-6: “Allora lo zoppo salterà come un cervo e griderà di gioia la lingua del muto”; Ger 31,8).

v. 4 - Il tetto: Ai tempi di Gesù molte case erano costruite con mura di argilla e paglia impastate, e ricoperte di un tetto piatto di rami, di canne ,fieno, otturato con terra e argilla per renderlo impermiabile. Ai quattro uomini, una volta saliti su questa specie di terrazzo, bastava togliere la terra e scostare alcune ramaglie per praticare un’apertura sufficientemente ampia da calarvi la barella.

v. 5 - Fede: Si tratta della fede dei quattro barellieri e del malato. Anche se Gesù si rivolge soltanto a quest’ultimo, constata la fede dei suoi compagni. E’ una comunità nella fede che sorregge il malato e viene a presentarlo a Cristo.

- Rimessi: Gesù non dice: “Io ti rimetto i peccati”. L’uso del passivo sulle sue labbra rimanda a chi è realmente l’autore del perdono: il Padre (cfr. Is 43,25; 44,22; Es 34,7). Ogni perdono scaturiva solo da Dio, Gesù con le sue parole sconvolge la mentalità tradizionale. Nel collegare il perdono e la guarigione sembra che Gesù si adegui alla mentalità diffusa nella sua epoca come nell’AT, che associava strettamente il peccato e la malattia.

v 7 - “Bestemmia!”: Mentre il v. 5 si limitava a una constatazione, la reazione degli scribi e ancora più la generalizzazione del v. 10 si presentano come sviluppi che sottolineano il potere proprio di Cristo risorto, ma che è legittimo applicare già al Messia nascosto. Al di là di questo problema, in ultima analisi, è in gioco tutta una concezione di Dio e del suo inviato.

v. 9 - Più facile: Con questa domanda Gesù mette con le spalle al muro gli avversari. E’ chiaro che essi condannano la pretesa di Gesù di perdonare i peccati, perché è impossibile all’uomo dare un simile perdono. Ma come si presenteranno le cose se Gesù opera la guarigione? Per la mentalità degli scribi, avidi di segni, sarebbe più difficile realizzare questo segno visibile, che non pronunziare delle semplici parole, come: “Ti sono rimessi i peccati”, dove non c’è un minimo indizio materiale costatabile. Gesù, che alla parola aggiunge l’atto, supera l’antinomia e mostra come per Dio il perdono e la guarigione sono un tutto unico.

v 10 - Il Figlio dell’uomo: Quest’espressione ricorre qui per la prima volta in Mc. In seguito tornerà spesso nel vangelo, e sempre sulle labbra di Cristo. Il significato è oscuro e discusso. Sia in ebraico, come in aramaico, la formula “figlio d’uomo” indica semplicemente un uomo. Tuttavia un significato più forte e messianico appare già nel libro di Daniele, che presenta “sulle nubi del cielo uno simile ad un Figlio di uomo”, il quale riceve ogni potere (cfr. Dn 7,13-14). Gesù, e dopo di lui Mc, sfruttano la misteriosa valenza di quest’espressione.

-          - Il potere: In greco è la stessa parola usata precedentemente (cfr.1,22.27) per indicare “l’autorità” che le folle riconoscono a Gesù. Dopo aver perdonato il paralitico, Gesù proclama il potere universale che egli ha ricevuto da Dio. Tale “autorità” si manifesta nel comando dato al paralitico, un comando che diventa immediatamente realtà.

 v.11 -  Alzati, prendi il tuo lettuccio…  : La guarigione di un paralitico si trova altrove nei vangeli ( Mt 9,1-8; Lc 5,17-26; Gv 5,1-9).

v. 12 - Lodavano Dio: La serie degli incontri di Gesù con la folla sfociano nello stupore e nella lode di Dio. Al contrario, la serie degli scontri con i farisei che presto si verificheranno (cfr. 2,15-3,6) si concluderà nel progetto di far morire Gesù (cfr. 3,6).

 

Dalla <<Lettera ai Corinzi>> di san Clemente I, papa

 (Cap. 7, 4-8, 3; 8, 5-9, 1; 13, 1-4; 19, 2; Funk 1, 71-73. 77-78, 87)

 

Fate penitenza

 

Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza. Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui. Noè fu l'araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi. Giona predicò la rovina ai Niniviti e questi, espiando i loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza. Eppure non appartenevano al popolo di Dio. Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore - non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza. Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontanati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Dì ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del silicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamate <<Padre>>, ed io vi tratterò come un popolo santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Ez 33, 11; Os 14, 2; Is 1, 18, ecc.). Volendo far godere i beni della conversione a quelli che ama, pose la sua volontà onnipotente a sigillo della sua parola. Obbediamo perciò alla sua magnifica e gloriosa volontà. Prostriamoci davanti al Signore supplicando di essere misericordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al suo amore. Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo dunque umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera. Mettiamo in pratica ciò che sta scritto. Dice, infatti, lo Spirito santo: Non si vanti il saggio della sua saggezza, né il forte della sua forza, né il ricco delle sue ricchezze, ma chi vuol gloriarsi si vanti nel Signore, ricercandolo e praticando il diritto e la giustizia (cfr. Ger 9, 23-24; 1 Cor 1, 31, ecc.). Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esortava alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate, perché anche a voi sia perdonato; come trattate gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate, e non sarete giudicati; siate benevoli, e sperimenterete la benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri, sarete misurati anche voi (cfr. Mt 5, 7; 6, 14; 7, 1. 2. 12 ecc.). Stiamo saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre con tutta umiltà nell'obbedienza alle sante parole. Dice infatti un testo sacro: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile e pacifico e teme le mie parole? (cfr. Is 66, 2). Perciò avendo vissuto grandi e illustri eventi corriamo verso la meta della pace, preparata per noi fin da principio. Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre e Creatore di tutto il mondo, e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici incomparabili.

 

Per la “Collatio” e la “Deliberatio”

 

1) Quali gesti concreti poniamo di vera riconciliazione nella nostra vita ?

2) Cosa facciamo affinché la comunità cristiana  in cui viviamo  possa essere sempre più una comunità riconciliata?

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