CONSIGLIO PASTORALE

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Dopo il primo tentativo nell’anno 1989-90, il lavoro della commissione che ha preparato la bozza dello statuto 2002- 04 e l’esortazione del Vescovo durante la visita pastorale gennaio- febbraio 2004, finalmente si è insediato il18 ottobre u.s. il Consiglio Pastorale della Prima Unità della diocesi di Trapani (C.P.U.).

Nel Codice di diritto canonico, al can. 536, si parla di opportunità di costituire in ogni parrocchia il Consiglio Pastorale come organo di partecipazione con i fedeli alla cura pastorale della stessa.

Nel progetto Diocesano si definisce l’Unità Pastorale come “un raggruppamento di parrocchie affidate a più parroci che ne condividono collegialmente la cura pastorale.” La nostra, in particolare, è formata da circa 9500 abitanti distribuiti in sette parrocchie. Perciò in accordo con il nostro Vescovo e presa coscienza del cammino fatto in quindici anni di Unità Pastorale si è pensato alla costituzione di un unico Consiglio dando la possibilità ad ogni parrocchia di poter esprimere il proprio specifico attraverso lo strumento di partecipazione della assemblea parrocchiale.

Cos’è il Consiglio Pastorale Unitario?

“E’ l’organo che rappresenta le comunità parrocchiali nell’unità della fede e nella varietà di carismi e ministeri; è segno e strumento che esprime la comunione di tutto il popolo di Dio; consente e garantisce la responsabilità di tutti i membri delle comunità parrocchiali alla vita della Chiesa e alla sua missione nel mondo”. (dalle linee per uno statuto del CPU Art. 1)

Quali sono le sue finalità?

“Il CPU promuove la conformità di vita e di azione del popolo di Dio con il Vangelo, studia, programma e verifica l’azione pastorale unitaria delle comunità parrocchiali. Compito primario del consiglio è la elaborazione del piano e del programma pastorale dell’unità in comunione con quello di zona e diocesano. (dalle linee per uno statuto del CPU Art. 2)

Da chi è composto?

1. Membri di diritto; parroci, diaconi e superiori delle comunità religiose presenti nel territorio dell'U. P.

2. Membri elettivi

- un rappresentante per ognuno dei gruppi ecclesiali, movimenti e associazioni operanti nell'U. P.

- Sette membri eletti dalle singole comunità parrocchiali (uno per parrocchia). 3. Tre membri nominati dal moderatore, insieme ai parroci.

Le persone che possono essere chiamate a far parte del Consiglio pastorale devono essere persone di fede e di buona appartenenza alla comunità. Questo è il criterio di appartenza; tutti gli altri criteri vengono dopo, come specificazione, altrimenti si confonde il CPU con il consiglio comunale o sindacale o di quartiere.

La rappresentanza, in una comunità di cristiani, non può essere intesa alla maniera sindacale o politica. Non si tratta di difendere i diritti di qualcuno, di rivendicare qualcosa, di portare avanti le istanze di qualche gruppo. Rappresentare qualcuno in Consiglio pastorale significa portare il contributo dei singoli, per la ricerca del bene di tutta la comunità; significa assumere, tutti, l'ottica della comunità che è il vero soggetto della pastorale; significa poi aiutare la parte rappresentata a sintonizzarsi nell'ottica e sulla vita della comunità intera, in modo da superare gli isolamenti e gli individualismi. Si tratta di una rappresentatività ecclesiale.

Questo criterio aiuta anche a comprendere bene quel potere consultivo e non deliberativo che lo Statuto attribuisce al Consiglio pastorale. Alla base non c'è un problema di competenze nel decidere e nel comandare; c'è piuttosto la consapevolezza della necessità che solo dal  confronto di tutta la comunità possono nascere le decisioni più giuste. Tutti sono chiamati a dare il proprio apporto al cammino che la comunità è chiamata a fare.