Corso quaresimale di catechesi
PARROCCHIA “S.Giovanni Ev.”
Montecelio (Rm)
di P. ADRIANO CIMINELLI, C.R.
-Secondo Incontro-
LE
CONSEGUENZE DEL PECCATO
Con il peccato
originale si è reciso il rapporto d’amore tra la creatura e il suo Creatore,
unico bene e fine ultimo. Pensiamo un po' che cosa può significare non poter
raggiungere lo scopo e il fine della propria esistenza. In questo caso, dove può
essere la felicità che tanto cerchiamo e bramiamo ? Senza Dio ci può essere
solo infelicità e disperazione. La separazione dell’uomo da Dio, ha scatenato
dentro di lui una drammatica lotta tra il bene e il male. L'intelletto vede, ma
rimane impotente: "C’è in me il
desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il
bene che voglio, ma il male che non voglio" (Rm 7:18‑19). S’è
rotto qualcosa dentro di noi. Non siamo più capaci di scegliere il bene per noi
stessi, proprio perché abbiamo voltato le spalle al Bene Sommo. A queste
condizioni la fine deve essere, a dir poco, spaventosa. La natura così conciata
non vede più la luce, cioè la verità, ma è oppressa dalle tenebre. La
Scrittura parla di Gesù che viene come luce "per
rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte" (Lc
1:79).
L'uomo
si ritrova incline al male; sente attrazione per quello che ragionevolmente
detesta. Ovidio diceva: “Vedo le cose buone e le approvo, poi, però, mi
ritrovo a fare le cose che non vorrei”. In teoria l'uomo potrebbe vincere il
male, perché ha la volontà, in realtà però, non ce la fa, perché è
prigioniero del male che ha dentro. "Sono di carne, venduto come schiavo al peccato... Non quello che
voglio io faccio, ma quello che detesto...C’è in me il desiderio del bene, ma
non la capacità di attuarlo" (Rm 7:14‑23). “Il salario del peccato
è la morte" (Rm 6:23). Tutto il travaglio che sentiamo dentro sono i
prodromi e l'anticipo della morte. Sono i segnali della morte che ci risucchia,
sia in senso spirituale che fisico. Questa è disperazione: non poter
raggiungere la meta, lo scopo della propria vita, così da sperimentare un
fallimento totale e profondo.
L'uomo,
dopo aver perduto l'equilibrio e l'armonia interiore, è diventato come una
trottola in mano a satana: è disorientato, disadattato, diviso dentro: è senza
rimedio, proprio perché separato da Dio. Non ha in alcun modo la possibilità
di tornare a lui. Per poterlo fare dovrebbe riparare il guasto prodotto, ma come
? E' schizofrenia la divisione che
l'uomo si porta dentro a tutti i livelli. Siamo come un edificio nel cui interno
e esplosa una bomba: tutto è dissestato.
Prima
di tutto l'uomo, ferito e orientato verso la morte, è diviso in se stesso, è
diviso dagli altri, è diviso da Dio. Da tutta questa situazione interiore
scaturiscono timori, paure, ansie, angustie, tensioni, intolleranze, violenze,
ingiustizie, odio, depressioni, perdita del senso della vita; si è senza meta.
L'uomo è nella condizione di creatura e come tale c’è qualcosa in lui che
grida a Dio. Essendosene però separato, tende a sostituire il vero Dio con
“l’opera delle sue mani", senz'altro più malleabile. Si costruisce la
divinità, si crea gl'idoli, così da diventare ateo: dice che Dio non c’è.
Oppure diventa agnostico, così che se Dio c’è o non c’è a lui non
interessa più di tanto. Questa è una deviazione della conoscenza di Dio, sì
da rendere alienati e indifferenti. Non c’è niente di più contrario
all'amore dell'indifferenza e l'uomo è diventato indifferente all'amore che Dio
ha per lui. Spesso si comporta da empio e infatti bestemmia: dice che Dio non
c’è, però si mette dinanzi a lui e lo insulta. L'uomo peccatore è illogico
e sfida Dio. Ma "non ci si può
prendere gioco di Dio" (Gal 6:7).
L'uomo
è diviso anche nei rapporti più belli e gioiosi, così che spesso la capacità
di amare di un amore gratuito è molto rara. Sembra che in ogni rapporto si
sottintenda: “Io ti amo purché tu mi stia vicino, rispondendo con
sollecitudine alle mie esigenze!”. Per questo spesso, anche nei rapporti che
dovrebbero essere tra i più belli, c’è tanta falsità e ipocrisia, così da
risultare molto precari. Rapporti a volte nati in modo stupendo e meraviglioso,
da sembrare eterni, a un certo punto si estinguono nello squallore. E' l'egoismo
del peccato che impera, infrangendo anche i sogni più belli. A volte si
distrugge un vincolo coniugale e familiare con la semplice affermazione: “Io
non sento più niente per te!". Ma allora su quali basi era costruito
l'amore destinato a durare tutta la vita ?
Forse sulle sensazioni ? L'amore vero non nasce dal corpo, ma dall'anima.
Bisogna imparare ad elevarsi per amare. Per questo ci sono tante relazioni piene
d'inganno, interessate e possessive, che fanno sperimentare tanta solitu-dine.
Perché prima impegni l'altro per la vita e poi lo lasci languire ?
Quante incomprensioni, sfiducia e diffidenza! Quanta aggressività e
indifferenza! Per questo ogni
coppia che si affaccia al matrimonio, consapevole dei propri limiti, dovrebbe
prepararsi bene; e con pazienza trovare le basi su cui costruire insieme il
proprio futuro.
C’è
poi la divisione nella società, una società spesso corrotta e ostile. L'uomo
diffida di Dio e poi è costretto a fidarsi dell'uomo egoista, che può
facilmente ingannare, perché cerca solo il proprio tornaconto. E' ingiusto il
datore di lavoro che spesso defrauda l'operaio del dovuto compenso; è ingiusto
l'operaio che non lavora in proporzione al compenso che riceve. Nella società
dominano spesso l’individualismo, l'oppressione dei poveri e dei deboli; c’è
la corruzione, l’ingiustizia e lo sfruttamento di ogni tipo. Quali soluzioni
adottare per risolvere questa situazione ?
Prima di tutto l'uomo non si rende sufficientemente conto che questa
drammatica situazione è causata dalla corruzione del peccato che ha dentro, e
ha stravolto l'ordine e l'armonia posti da Dio nell'uomo sin dall'inizio. Di
tutto questo il responsabile non è Dio, ma l'uomo, allorché si è lasciato
conquistare dal peccato. E' il peccato che provoca il caos, lo squilibrio, le
malattie e la morte. "A causa di un
solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così che
la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" (Rm
5:12). Questa è la corresponsabilità che lega tutti gli uomini: la
famiglia, la nazione e le nazioni tra loro. Prendiamo dei genitori che mettono
al mondo un figlio: essi gli trasmettono quello che sono, non solo attraverso i
geni, ma anche attraverso l’educazione, l'ambiente che creano, la cultura che
possiedono, le turbe ereditarie, il bene e il male che hanno in se stessi. Così
anche i nostri progenitori ci hanno trasmesso quello che erano. Peccatori che
hanno generato altri peccatori. Per questo motivo “tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1 Gv 5:19).
Chi è in peccato si trova nel territorio di satana, il quale ha potere su di
lui. Per questo Gesù è venuto a riscattarci. "E'
lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel
Regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la
remissione dei peccati" (Col 1.13‑14). Chi non accetta questo
trasferimento rimane suddito di satana per l’eternità.
L'uomo,
pur rimanendo prigioniero di se stesso, di satana e sotto condanna, cerca delle
soluzioni impossibili ad una società, che, nonostante le molte risorse, diventa
sempre più complessa e problematica. L'uomo cerca delle soluzioni soprattutto
in tre aree.
1)
L'edonismo offre l’illusione di stare meglio, mentre fa cadere nel pantano
delle cose di questo mondo, fino ad idolatrarle. Si fa come il drogato, che
crede di superare il suo problema stordendosi con la droga, mentre invece se ne
crea un altro ancora più serio. L'erotismo non persegue una sessualità
armoniosa, come era nei piani di Dio, ma cerca il piacere sessuale come fine a
se stesso. L'alcolismo, la droga, l'attivismo sono soluzioni solo per menti
ottenebrate o deviate.
2)
Un altro modo che si adotta per risolvere il problema dell'uomo sono i falsi
messianismi, che sembra debbano dare delle risposte concrete ai bisogni profondi
dell'uomo. Il razionalismo ritiene vero solo quello che riesce a spiegare con la
propria mente, sbarazzandosi della Rivelazione. L'umanesimo mette l'uomo al
centro della vita. Il materialismo dà valore solo a quello che si vede e si
tocca, il resto non conta. Lo yoga appare
come una specie di ginnastica, ma contiene in sé una filosofia che si ispira
alle religioni orientali pagane e all'occulto. La meditazione trascendentale
tende a varcare i limiti dell'umano, senza alcun riferimento a Dio, per cui non
può che incontrare satana nel suo percorso. Deve essere ripetuto senza fine il
"mantra”, parola che ti danno, di cui non conosci il significato, che può
avere anche dei riferimenti diabolici. Il "mantra" lo si ripete, a
volte, fino ad entrare in trans. Tutto questo non viene certamente dall'alto.
Infine la pranoterapia e la parapsicologia sono dei tentativi che l'uomo fa per
cercare di impadronirsi di doni la cui natura va al di là dell’esperienza
umana. E' facile in questi tentativi imbattersi in satana e rimanerne vittima
per aver invaso il suo territorio.
Si
cercano dei poteri extrasensoriali che portano facilmente all'occulto.
L’ipnotismo, o controllo della mente, è l'affidarsi ad un altro che controlla
le tue facoltà mentali, privandoti della tua libertà, rimovendo da te la
responsabilità personale; questo non è moralmente lecito. Vengono poi l'esoterismo,
la massoneria, l'occultismo, il satanismo.
Tocchiamo
con mano oggi come nella nostra società si va diffondendo sempre più
l'occultismo, il satanismo. Come attualità basta riferirsi a quello che è
avvenuto durante occupazione delle scuole. Tanti Giovanni studenti delle classi
superiori si sono ritrovati nelle aule per fare sedute spiritiche. Alcuni mi
hanno riferito di aver parlato direttamente con satana. Cedono a questa curiosità,
che diventa poi per loro una trappola, sia i giovani che si professano
cristiani, ma che sono lontani da Dio e sia coloro che dicono di non credere, ma
che tuttavia manifestano la loro irrequietezza interiore. I genitori, e tutti
coloro che hanno responsabilità educativa, dovrebbero stare molto attenti perché
questi giovani non rimangano impigliati nella rete tesa loro e diventare preda
di satana.
3) Vengono poi
altri idoli che ingannano, come il successo, il potere e le ricchezze. Noi
parliamo dei doni dello Spirito Santo come manifestazioni della sua presenza e
della sua azione tra noi. Dobbiamo però tener presente che satana scimmiotta lo
Spirito, e offre i suoi doni, così che "sorgeranno
molti falsi profeti e inganneranno molti" (Mt 24:11). Satana concede i
suoi doni a chi è diventato volontariamente suo; liberarsi poi dalla sua
stretta sarà un grosso problema. Diceva il maligno a Gesù: "Ti darò questa potenza e la gloria di questi regni... Se ti
prostri dinanzi a me tutto sarà tuo" (Lc 4:6‑7). La stessa
proposta satana fa a molti, e quelli che sono lontani da Dio ci cadono
facilmente. Accettando i doni di satana si diventa suoi schiavi e seguaci,
dannati come lui. E' vero che siamo nati sotto il dominio di satana senza nostra
colpa, però chi non si lascia liberare da Gesù, ma anzi, volontariamente
accetta il dominio di satana su di lui, ne è per sempre vittima. Il profeta
afferma: "Le vostre iniquità hanno
scavato un abisso tra voi e Dio: i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il
suo volto, così che non vi ascolta” (Is 59:2). “Hanno abbandonato me, fonte
di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non possono ritenere
acqua" (Gr 2:13).
Molti uomini di
buona volontà hanno cercato e continuano a cercare una soluzione per l'uomo
ridotto a mal partito, ma l'uomo non è in grado di trovarla.
O accetta la proposta di Dio o resta senza soluzione. Dio, in realtà, ha
già offerto all’uomo la sua soluzione: Gesù. Chi ci crede è salvo, chi non
ci crede rimane nella condanna nella quale è nato (Mc 16:16). L'accettazione di
Gesù e della sua salvezza nella propria vita, specifica il senso dell'essere
cristiano. Il battesimo stesso è il segno della salvezza in Gesù, però non è
un automatismo; la salvezza che il battesimo conferisce bisogna viverla. Vive il
battesimo chi approfondisce sempre più, nella propria vita, l'esperienza di Gesù
risorto e vivo. Vivere in grazia significa proprio questo: essere stati liberati
dal potere di satana e vivere consapevolmente nel Regno di Dio. Chi, battezzato,
non vive nella grazia di Dio, è morto, e la sua condizione è peggiore di
quella precedente al battesimo.
La soluzione di
Dio per l'uomo è stata affidata alla Chiesa perché la faccia conoscere
attraverso l'evangelizzazione. Noi credenti abbiamo il dovere di condividere la
nostra speranza (1 Pt 3:15). Questo non si ottiene facendo delle prediche, ma
condividendo il Signore, testimoniando quello che egli ha operato nella nostra
vita da quando gli abbiamo aperto il cuore, dichiarando che chi accoglie Gesù
accoglie la soluzione alla propria situazione precaria. La propria esperienza
non si può comuni-care, pero si può comunicare la propria speranza, suscitando
così il desiderio di quella esperienza, perché chi è morto possa incominciare
a vivere.
Se l'uomo non
accetta la soluzione di Dio, cioè Gesù, che viene a riconciliarci con il
Padre, rimarrà nella propria situazione di peccato e di separazione. L'inferno
è questo: essere per sempre nello stato di separazione da Dio; gli uomini già
da ora stanno nel Regno di Dio o in potere di satana. La morte viene a definire
lo stato di cose del momento attuale. O si è in comunione con Dio o si è
eternamente separati da lui per nostra scelta. Per questo diceva S. Pietro: "Non
vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale è stabilito che
possiamo essere salvati" (At 4:12). Chi accetta Gesù ha in sé la
soluzione, perché egli entra dentro la nostra situazione di peccato e di morte
per trasferirci, con una vita nuova, nel suo Regno di luce.
La soluzione che
Gesù offre non è magica, ma esige che l'individuo si renda completamente
aperto e disponibile a lui. Quando questo avviene è come se fosse nato un
bambino; il quale deve nutrirsi e crescere fino a raggiungere l’età matura.
La nascita alla vita del Regno è iniziata col battesimo, poi si cresce
vivendolo. Chi invece ha perduto la grazia del battesimo deve ricuperarla
attraverso il pentimento e la conversione, stabilendo con Gesù un rapporto
personale
Il Padre vuole che
rimaniamo tutti, per tutta la vita, nel bisogno di Gesù e uniti a lui. A lui
quindi dobbiamo essere sottomessi e obbedienti, come lui è stato obbediente al
Padre. “Se uno mi ama, osserverà la mia
parola” (Gv 14:23). Come creature nuove dobbiamo distinguerci dal vecchio
Adamo, che ha creato il disastro per sé e per i suoi figli, proprio attraverso
la disobbedienza. In questo processo di crescita la disobbedienza deve diventare
obbedienza, l'orgoglio umiltà, l'autosufficienza sottomissione e dipendenza, il
rifiuto di Dio intimità con lui. Anche se sperimenteremo ancora nelle nostre
membra la legge del peccato, questa però è destinata a diminuire d’intensità
man mano che cresciamo. La crescita è come svuotare il nostro contenitore della
vita vecchia di peccato e man mano riempirlo della vita che Gesù fa fluire in
noi di giorno in giorno. Questa perseveranza nella crescita è il “cammino di
fede". La restaurazione che Gesù produce in noi non è la creazione di un
istante, ma sta nell'evolversi di tutta una vita. La gestazione di questo
processo spirituale segue le stesse regole del mondo vegetale o animale. Perché
dal seme seminato si passi alla raccolta dei frutti maturi ci vuole da parte del
contadino lavoro, impegno e pazienza. Per questo, come diceva Agostino:
"Colui che ti ha creato senza di te non ti salva senza di te". E'
necessario collaborare con Dio alla sua opera in te. Devi quindi esprimere con
la tua vita e la tua perseveranza quello in cui credi. Se facciamo sul serio il
passaggio dalla legge del peccato a quella dello Spirito, siamo coinvolti
radicalmente. Per questo dobbiamo usare con perseveranza tutti i mezzi che Gesù
ha messo a nostra disposizione per riuscirci. A questo scopo è molto importante
camminare insieme nella fede per sostenerci, aiutarci, comunicarci le nostre
esperienze, diventando più forti contro tutti gli ostacoli, che cercheranno di
bloccare il nostro andare. Del resto, essere Chiesa non significa camminare in
solitudine, ma essere comunità. La comunità dei credenti è proprio il segno
dei redenti. Ci dobbiamo presentare al mondo come coloro che sono stati salvati
accogliendo il Vangelo, pronti a condividerlo e radunati attorno a Gesù per
formare un solo corpo. Questa è la volontà di Dio per noi.
Questo lungo discorso sul peccato deve servirci a
comprendere a fondo la sua spaventosa realtà e i motivi per cui Gesù si è
immolato. Dobbiamo imparare a leggere dentro di noi. Non ci sono tra noi dei
mezzi peccatori, siamo tutti peccatori completi e impastati della stessa pasta.
Tutti abbiamo un bisogno estremo di Gesù. Consideriamo quel che il Padre ha
messo a nostra disposizione in Gesù e la nostra vita sarà piena di speranza e
di gioia.