Corso quaresimale di catechesi
PARROCCHIA “S.Giovanni Ev.”
Montecelio (Rm)
di P. ADRIANO CIMINELLI, C.R.
- Quinto Incontro -
LO SPIRITO, DONO DEL PADRE
Dio nostro Padre ci ha fatto due grandi doni, tutto ciò che lui è e
tutto ciò che lui ha. Prima di tutto ci ha donato suo Figlio, sacrificandolo
per tutti noi, perché potessimo essere ricuperati, ricomprati a prezzo del suo
sangue. Ha sacrificato il Figlio per salvare gli schiavi. E come se ciò non
bastasse, ci ha fatto dono anche del suo Spirito, la pienezza di Dio. Dobbiamo
accogliere il dono dello Spirito come abbiamo accolto quello del Figlio, perché
sia il Figlio, sia lo Spirito sono Dio. Il dono di Dio però, non può rimanere
sotto il nostro controllo, né essere gestito da noi. Se accogliamo il dono di
Dio, è lui che rimarrà in controllo della situazione. Lo Spirito ci viene dato
non perché lui diventi parte di noi, ma perché noi diventiamo parte di lui. Lo
Spirito è il distributore delle ricchezze di Dio, di tutto ciò che Gesù ha
fatto a favore dell’uomo.
Nei messaggi profetici del Vecchio Testamento viene promesso lo Spirito,
che sarebbe stato effuso nei tempi messianici, che in realtà li avrebbe
caratterizzati. Nell’antico Testamento infatti si parlava dello Spirito di
Dio: non lo si poteva pensare come persona, ma semplicemente come emanazione
della potenza operativa di Dio.
Solo Gesù poteva rivelarci lo Spirito come persona distinta e uguale al Padre e
al Figlio. Ezechiele affermava: “Metterò dentro di voi uno Spirito
nuovo...Porrò il mio Spirito dentro di voi” (Ez 36:26-28).
Anche i discendenti d’Israele
venivano ammaestrati e avviati alla conversione dallo Spirito, a loro insaputa;
però lo Spirito non era dentro di loro; essi non erano ancora tempio dello
Spirito Santo, né erano consapevoli della sua azione. Allora “non c’era
ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7:39).
Però, le tante promesse di una presenza particolare dello Spirito nei tempi
messianici, fanno presagire un evento e una situazione particolari. “Dopo
questo (riferito alla fine dei tempi, prima del ritorno del Signore), io
effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo... Anche sugli schiavi e sulle schiave
in quei giorni effonderò il mio Spirito” (Gl 3:1-3 / At 2:17-19), cioè la
salvezza sarà per tutti e non riservata a pochi. “Infine, in voi sarà effuso
uno Spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino
sarà considerato una selva” (Is 32:15). C’è anche una profezia molto bella
di Ezechiele, quella delle ossa aride, nella valle, che tornano a vivere a causa
dello Spirito alitato su di esse (Ez 37:1-10). Questo passo si riferisce prima
di tutto ad Israele, che tornerà ad essere un popolo, ma anche ad ogni essere
umano, che, morto per il peccato, rivivrà se si aprirà al soffio vivificante
dello Spirito.
Tra i molti misteri che Gesù ci ha rivelato c’è la conoscenza dello
Spirito di Dio, come una delle Persone della famiglia di Dio. Gesù ci ha
insegnato che lo Spirito procede da lui e dal Padre, i quali ce lo donano perché
rimanga con noi e sia l’anima della creatura nuova. Perché mai una creatura
riceve lo Spirito stesso di Dio ? Perché è come Gesù, è il primogenito di
una nuova creazione, l’uomo dello Spirito, in perfetta sintonia e obbedienza
al Padre. Così, tutti quelli che sono uniti a Gesù entrano nella dimensione
dello Spirito; da lui si lasciano guidare, superando le esigenze della carne. Lo
Spirito porta i redenti, invece, ad aprirsi alle esigenze del Regno di Dio.
Lo Spirito è l’infinita pienezza di Dio; è l’infinita pienezza che
il Padre e il Figlio si scambiano. Il Padre ama totalmente il Figlio, infinito
come il Padre e da lui generato, dando tutto di sé. Allo stesso modo il Figlio
ama il Padre teneramente, donando tutto di sé. C’è uno scambio dell’amore
infinito. Questa totalità d’amore scambievole è una Persona, è lo Spirito.
Noi pure, fatti ad immagine di Dio anche nell’amore, sappiamo che se amiamo
nella totalità, mettiamo la nostra vita a totale disposizione dell’altro.
Lo Spirito, però, è la totalità infinita, a cui non può essere
confrontata la totalità della creatura “finita”. Lo Spirito è tutta la
pienezza di Dio, tutta la sua ricchezza, tutta la sua potenza e quindi tutta la
possibilità di Dio Creatore: è Dio in azione. Per mezzo dello Spirito Dio ha
creato tutte le cose; per mezzo dello Spirito Gesù ha compiuto i miracoli ed è
risuscitato da morte: lo Spirito è tutta la profondità di Dio (1 Cor 2:10-11).
La pienezza dei tempi
sarebbe stata contrassegnata anche dalla Nuova Alleanza, che Dio avrebbe stretto
col nuovo popolo messianico per mezzo di Gesù. Il tempo dello Spirito,
pertanto, è quello che va dall’incarnazione del Figlio di Dio a quando egli
tornerà di nuovo. Questo è il tempo in cui lo Spirito causerà la conversione
e disporrà i cuori al perdono dei peccati. Lo stesso periodo, per motivi
concomitanti, viene definito tempo messianico, tempo dello Spirito o anche tempo
della Chiesa, luogo dove i salvati s’incontrano e camminano fino a conseguire
la pienezza della salvezza. E’ nella Chiesa che già si deve vivere la nuova
alleanza, segno del mondo che viene.
La prima alleanza Dio la realizzò col popolo d’Israele per mezzo di
Mosè. Ma già da allora Dio prometteva un’alleanza nuova e definitiva:
“Ecco, verranno giorni in cui concluderò un’alleanza nuova...” (Gr
31:31). Questa nuova alleanza si sarebbe realizzata nei tempi messianici,
caratterizzata dalla presenza del Messia che ne sarebbe stato il mediatore.
Nell’ultima cena Gesù disse: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue, che viene versato per voi” (Lc 22:20).
Cos’è un’alleanza ? E’
un patto d’amore tra Dio e il suo popolo. Dopo la prima, provvisoria e in
vista della seconda, Dio, per mezzo del Figlio concluse la nuova alleanza con
noi, il nuovo Israele, la Chiesa, il popolo messianico. L’alleanza con Israele
veniva suggellata col sangue dei capri e dei vitelli, ora invece, la nuova,
viene suggellata col sangue del Figlio. Prima il sangue, segno dell’alleanza,
veniva spruzzato sul popolo, ora invece viene bevuto dal nuovo popolo come
memoriale e nutrimento.
In questo contesto di salvezza nella remissione dei peccati, di promessa
di vita eterna, viviamo la nuova e definitiva alleanza; sono i tempi messianici
in cui si riceve lo Spirito. “Ciò che era impossibile alla legge, perché la
carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio
in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha
condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse
in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito “ (Rm
8:3-4). Il nuovo popolo è caratterizzato dal fatto che si distingue nettamente
dal vecchio e la differenza sta nella presenza dello Spirito. Chi vive secondo
lo Spirito è nel nuovo, altrimenti è ancora nel vecchio, come quando la carne
dominava a tal punto da rendere impossibile l’osservanza
della legge. Lo Spirito è la possibilità di Dio in noi, però dobbiamo
essere veramente convertiti, cioè essere entrati nella dimensione dello
Spirito, in modo tale che, nonostante le spinte contrarie, desideriamo
ardentemente di voler compiere la volontà di Dio che abbiamo conosciuta e di
voler essere totalmente in Cristo Gesù. In questo modo siamo aperti allo
Spirito, così che di giorno in giorno egli ci istruirà, ci formerà rendendoci
idonei ad essere dei discepoli autentici e dei figli irreprensibili. Questa apertura
allo Spirito non avviene in modo spontaneo e istantaneo, ma è necessario
assumere l’atteggiamento degli scolari che vanno ogni giorno a scuola per
molto tempo, al fine di lasciarsi istruire e crescere nella conoscenza di Dio (Gv
17:3) e nell’esperienza di lui. Per entrare nella dimensione dello Spirito è
necessario anche prendere in seria considerazione la nostra realtà umana e
peccaminosa. Siamo di carne e la carne non intende lo Spirito, né lo Spirito va
d’accordo con la carne (Rm 8:5-8). Tutto questo lo esprimiamo attraverso una
certa mentalità, ancora legata alle vecchie posizioni, che dobbiamo superare
nella costanza allo Spirito, per acquisire il pensiero di Gesù (1 Cor 2:16). Lo
Spirito, infatti, non verrà mai dietro di noi, siamo noi, invece, che dobbiamo
seguirlo. Lo Spirito non intende
approvare quel che noi facciamo o le espressioni della nostra natura, dobbiamo
invece convertirci e piegare la nostra volontà e le nostre aspirazioni a quelle
di Dio in nostro favore.
Gesù, l’Uomo Dio, si è fatto uno di noi; è l’uomo nuovo, pieno di
Spirito Santo. Dal momento che Gesù era il primogenito di una nuova creazione,
era giusto che ricevesse la pienezza dello Spirito e noi abbiamo in lui parte a
questa pienezza (Col 2:10): “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e
grazia su grazia” (Gv 1:16). Se capissimo la grandezza di questo dono
dovrebbero esplodere la nostra mente e il nostro cuore. Lo Spirito Santo
infinito va ad abitare nell’uomo finito e lo stesso Dono fatto al Figlio è
concesso a tutti coloro che accolgono Gesù. Così, anche noi, creature nuove,
siamo riempiti dello stesso Spirito per portare gli stessi frutti di Gesù. Dice
Paolo: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi
?” (1 Cor 3:16).
Gesù è stato ripieno di Spirito Santo fin dalla sua incarnazione,
tuttavia è nel momento del battesimo di Giovanni che vediamo lo Spirito
scendere su di lui, in concomitanza con l’inizio del suo ministero. Dopo di
che “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal
diavolo” (Mt 4:1). Secondo il piano di Dio lo Spirito guidava Gesù che era
così sensibile alla sua azione da seguirne docilmente i movimenti. E’ lo
stesso per noi se ci familiarizziamo con lo Spirito e impariamo a lasciarci
portare da lui.
Si riceve lo Spirito sin dal battesimo e poi, in modo più ufficiale,
nella cresima. Questi sacramenti
dell’iniziazione cristiana conferiscono lo Spirito, ma nel momento in cui se
ne diventa consapevoli è necessario accogliere quest’ospite divino e
diventare docili e obbedienti come lo era Gesù. In caso contrario lo Spirito si
rattrista (Ef 4:30) e la sua azione diventa inefficace. In questo modo per molti
cristiani si verifica un fatto strano: pur vivendo in grazia di Dio, si può
diventare torpidi all’azione dello Spirito, così da vivere una certa sterilità
spirituale. Si può “inscatolare” lo Spirito, impedendogli di operare nella
nostra vita. Se ci accorgiamo di questa situazione spirituale dobbiamo liberare
lo Spirito, perché possa riprendere l’azione sospesa e portarci alla piena
realizzazione del piano di Dio nella nostra vita. Dobbiamo assolutamente
imparare a disporci nel modo giusto verso lo Spirito, altrimenti la nostra vita
sarà povera di frutti. Chi è consapevolmente pieno di Spirito Santo deve
muoversi come Gesù, compiere le sue azioni, ottenere i suoi risultati (Gv
14:12), proclamare il Regno.
Ogni discepolo mosso dallo Spirito ha inevitabilmente delle
caratteristiche: oltre a proclamare il Regno, deve essere luce, sale, lievito.
Sono caratteristiche che si sprigionano inevitabilmente dalla creatura nuova
piena di Spirito Santo. La pienezza che attingiamo da Gesù è sorgente
d’acqua viva che viene pian piano condivisa con altri.
Accogliendo lo Spirito senza condizioni, emergono altre caratteristiche:
- Un cambiamento del cuore, una trasformazione, che ci permette di
distinguere meglio la differenza che c’è tra l’amore nella carne, amore
umano, spesso molto accentrato su di sé, e l’amore che viene dallo Spirito,
puro dono di sé per la gioia dell’altro.
- Una profonda purificazione, soprattutto del cuore. Dice la Scrittura:
“Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha
questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro” (1 Gv 3:2-3).
Lo Spirito, che è fuoco, ci porta di giorno in giorno a bruciare le scorie per
diventare sempre più degni di lui. La prima cosa che il credente, ripieno di
Spirito, deve dimostrare, è l’efficace dello Spirito in lui, attraverso una
vita integra e pura, che sa tenere sotto controllo le esigenze della carne. Il
mondo ha bisogno di testimoni che sappiano dominare istinti e passioni e cercare
le cose pure, belle e sante. Quando gli altri ti chiederanno come fai ad
ottenere certi risultati, sarà il momento di testimoniare la presenza di Gesù
nella tua vita e la forza del suo Spirito.
- Una profonda ed esaltante esperienza di Gesù, presente nella nostra
vita. Questa esperienza somiglia un po’ a chi ricupera la vista dopo essere
stato cieco. Solo dopo questa esperienza del Risorto si può diventare suoi
testimoni (At 1:22-23). Il testimone è vero ed efficace solo se ha una
personale esperienza di ciò per cui si presenta a testimoniare.
E’ molto semplice passare da una fede piena di dubbi ad una fede
serena e forte; è appunto come passare dalle tenebre alla luce. Solo quando
incominci a vedere ti rendi conto che cosa poteva significare essere stato nelle
tenebre. Il passaggio dalla fede in senso generico ad una esperienza di fede è
lo Spirito che lo causa, soprattutto quando si esprime un grande desiderio di
avere tutto quello che lui ha in serbo per noi.
- L’esperienza della paternità di Dio: scopri un Padre buono che ti
ama di un amore tenero e forte. S. Paolo affermava che solo per mezzo dello
Spirito possiamo gridare “Abbà”, perché “lo Spirito stesso attesta al
nostro Spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8:14-17).
- Lo Spirito ci porta a vivere con sempre maggiore consapevolezza
l’alleanza che il Padre ha fatto con noi nel battesimo, per mezzo di Gesù suo
Figlio. Senza lo Spirito è impossibile confermare da adulti il proprio
battesimo, con tutte le implicazioni che esso comporta. Noi possiamo essere
fedeli all’alleanza in virtù dello Spirito, mentre Israele non vi riuscì,
proprio perché non aveva lo Spirito (Rm 8:3-4). Purtroppo anche oggi tanti
battezzati vivono senza alcun riferimento allo Spirito, con conseguenti
frustrazioni e sconfitte.
Per poter vivere nello Spirito, tuttavia, è necessario acquistare
quella sensibilità interiore che lo stesso Spirito causa in noi se gliene diamo
la possibilità. Per questo sono necessarie preghiera, frequenza
all’eucaristia e al sacramento della riconciliazione; è necessario imparare a
mettersi in ascolto per accogliere le direttive dello Spirito e camminare con altri cristiani, per apprendere
da chi ha più esperienza di noi.
- La familiarità con lo Spirito si evidenzia anche dall’amore per la
parola di Dio. Lo Spirito non solo ce la fa assimilare, ma ce la fa anche
trasmettere, tramandare, sapendo che è una parola che salva. Se si fa tanto
caso alle parole degli uomini, quanta più attenzione bisognerebbe prestare alla
parola di Dio, vera ed eterna !
- Un altro effetto della presenza dello Spirito in noi, è la
consapevolezza di appartenere al popolo dei salvati, che non significa “già
perfetti”, ma sulla via della purificazione e dell’impegno. Per questo la
Chiesa è santa e peccatrice allo stesso tempo. Santa perché il Capo è santo,
santi sono coloro che sono già arrivati, santi sono i mezzi che la Chiesa usa
per santificare, santa è la dottrina che professa e alla quale si ispira. E’
peccatrice, perché i suoi membri sono nella fase della purificazione e non si
sono liberati ancora dalla legge del peccato. Anche i non credenti devono sapere
che non siamo ancora arrivati, però devono poter scoprire che siamo onesti e
sinceri e che non siamo a servizio della carne. Noi, tuttavia, dobbiamo sentire
la responsabilità della nostra chiamata e del nostro essere credenti; come
dicevano i Romani: “Nomen urget !”.
In quanto Chiesa, dobbiamo essere un faro direzionale per il mondo,
perché chi ci guarda trovi la via della salvezza. Questo implica l’urgenza di
una crescita, non possiamo stare fermi. I giorni sprecati sono quelli in cui si
fa poco o niente per crescere nello Spirito.
La forza e la manifestazione dello Spirito saranno evidenti nel credente
non solo perché creatura nuova, che, come Gesù, obbedisce al Padre, ma perché
desidera con tutte le forze che si estenda il Regno di Dio tra gli uomini. Il
vero discepolo si identifica con le parole di Gesù: ”Cercate prima di tutto
il Regno di Dio !” Dobbiamo essere dei figli veri che cercano gli interessi
del Padre e sui quali egli può contare. Come è avvenuto con Gesù. Il Padre ha
potuto contare sul Figlio, senza che le sue attese venissero deluse. Forse
dobbiamo crescere nella consapevolezza di essere un po’ di più a servizio del
Regno. Gesù espresse questo concetto, in modo profondo e dinamico, quando
disse: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno
saziati” (Mt 5:6). La giustizia è tutto ciò che si riferisce a Dio, quindi
anche il Regno. Se diventiamo capaci di esprimere questa brama nella nostra
vita, allora saremo sotto l’azione dello Spirito, per la diffusione del Regno,
che si instaurerà prima di tutto in noi facendo bene il nostro dovere
quotidiano, nell’incontrare i fratelli di fede, nel celebrare l’eucaristia,
nel pregare, nel trattare la parola di Dio, cioè, lasciarsi coinvolgere in
tutte quelle cose sante che ci purificano e dilatano in noi la capacità di
accogliere la pienezza di Dio.
Quando Gesù parla di fame e di sete è chiaro che queste possono avere
una intensità diversa. C’è la fame e la sete di chi è stato per mezza
giornata senza mangiare o bere, mentre c’è la fame e la sete di chi è stato
per dei giorni interi senza mangiare e bere. Siamo capaci di valutare la nostra
fame e sete per il Regno?