Le nostre Chiese

Chiesa dei Ss. Michele Arcangelo e Bernardino da Siena

Veduta frontale della Chiesa di S.MicheleLa chiesa sorge sull’omonima piazza centrale di Montà. Nota ai montatesi semplicemente come S.Michele, ufficialmente porta il nome della Confraternita dei Disciplinanti sotto il duplice titolo di S.Michele e di S.Bernardino da Siena. L’edificio fu costruito nel 1845 dopo l’abbandono e la demolizione dell’antica parrocchiale di S.Michele, che era servita, fin dal 1733, alla confraternita dei Disciplinanti sorta sotto il patrocinio di S. Bernardino da Siena; questo giustifica la doppia titolazione data alla loro nuova sede.

Le proprietà della chiesa consistevano in due pezzi di terra di tavole 50 caduno, uno in regione Canneto, l'altro in regione Chiavetto, oltre a un piccolo sito posto dietro il coro.

Ricordiamo che la chiesa di S. Michele è di proprietà del parroco pro tempore che ne cede l'uso alla Confraternita a patto che ne paghino le spese e che vengano osservate determinate norme e regole nei confronti della parrocchiale da cui dipende; sono le stesse condizioni risalenti al 1733, quando l'antica parrocchiale di S. Michele venne ceduta ad purum usum ai Disciplinanti, confermate più tardi da don Capra nel 1837.

Entrati in possesso della nuova chiesa, i confratelli “bramosi di tutto fare in essa le funzioni tutte proprie di tale chiesa unitamente alla celebrazione della Santa Messa e di promuovere in pari tempo la frequenza dei fedeli a maggior gloria di Dio, e salute delle anime" rivolgono domanda per ottenere la benedizione della nuova Confraternita di S. Michele (stabilita per il 19 novembre 1854). Richiedono inoltre la facoltà di dare per tre giorni consecutivi la benedizione col Santissimo, da ripetersi annualmente nella ricorrenza della festa di S. Michele (29 settembre) e di S. Bernardino da Siena (20 maggio), e la celebrazione delle Quarantore.

In tutti i casi del genere, come già abbiamo visto in precedenza, la prassi da seguire per ottenere la necessaria autorizzazione di svolgere in chiesa una funzione liturgica o semplicemente devozionale consisteva nel fare una "supplica" scritta all'arciprete a nome della comunità, firmata dal priore e dal sottopriore. Se l'arciprete acconsentiva, controfirmava la supplica e la inviava alla Curia vescovile, che in genere rilasciava l'autorizzazione. Nel nostro caso la supplica, datata 9 settembre 1854, reca la firma del priore Domenico Bornengo, del sottopriore Giovanni Fissero, e dell'arciprete don Giorgio Varusio.

Il 17 novembre 1878 il padre francescano Ilario, guardiano dei Minori di Canale, dichiarava di avere eseguito l'incarico di erigere "nella chiesa di S. Michele dei Disciplinanti la S. Via Crucis, giusta le forme prescritte dalla Sacra Congregazione delle Indulgenze". Padre Ilario morirà improvvisamente il 10 gennaio 1891, mentre predicava nella chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate".

Nel 1901 venne nominato cappellano della Confraternita don Giacomo Costa, uno dei promotori principali di iniziative per il completamento della chiesa e per la crescita della Confraternita. Dai Disciplinanti riceveva uno stipendio iniziale di lire ottocento annuo. Venuto meno questo contributo, il cappellano fu pagato con le elemosine raccolte in chiesa e con una colletta annuale da parte dei fedeli di S. Michele. Egli era inoltre titolare, come i suoi predecessori, della cappellania laicale dei Signori del Castello con gli obblighi imposti dall'Istrumento di fondazione del 7 agosto 1727, rogato Mancardi'.

Dalle memorie di don Mosca apprendiamo che già nel 1905 la chiesa ebbe bisogno di un restauro al tetto e al campanile e che, qualche anno dopo, fu necessario sostituire la vecchia campana con una nuova "del peso di 270 kg, benedetta l'11 ottobre 1911 nelle forme prescritte dal Pontificale".

Il 2 febbraio 1907 si riunì il capitolo per discutere la decorazione e la sistemazione della chiesa. Venne deliberato di indire una colletta nel paese e fuori e di mettere in vendita uno stabile di proprietà della stessa Confraternita, per il necessario finanziamento dei lavori, che furono effettuati nello stesso anno. La parte ornamentale venne eseguita dal pittore Lorenzo Mossello, la parte figurativa dal pittore Costantino Mossello e le indorature da Bernardo Arduino, tre artisti montatesi residenti in Torino. In quell'occasione furono aperte due nuove finestre per dare maggiore luce alla decorazione della volta, e una nuova porta dietro il coro, comunicante con la pubblica via.

Allo scopo di promuovere la devozione alla SS. Vergine Immacolata, di suffragare le anime del Purgatorio e di ottenere la conversione dei peccatori, fu eretta canonicamente, con decreto vescovile dell'11 ottobre 1911, la compagnia dell'Immacolata Concezione, aggregata all'Arciconfraternita di Lourdes in data 1° novembre 1911. L'altare dedicato a N.S. di Lourdes situato sul lato destro entrando in chiesa, risale all'anno precedente.

Il decreto vescovile datato 9 dicembre 1913 a favore di una supplica di don Costa concede, a deroga delle prescrizioni sinodali, "che egli possa cantare alcune Messe per defunti e stabilire l'orario per la recita del S. Rosario per le funzioni del triduo di N.S. di Lourdes e delle S. Quarantore". Le concessioni vengono date a condizione che non coincidano e che non siano di ostacolo al regolare svolgimento delle funzioni parrocchiali.

Nel 1914 don Costa chiede di avere il SS. Sacramento in S. Michele, ma gli viene negato. È chiaramente un graduale processo verso l'autonomia che verrà concessa solo in un secondo tempo, quando S. Michele diventerà a tutti gli effetti la seconda chiesa di Montà.

L'ultimo atto ufficiale riguardante la chiesa di S. Michele porta la data 1° maggio 1950; è il "Decreto di erezione del beneficio coadiutoriale" firmato dal vescovo mons. Carlo Stoppa, in considerazione che la chiesa, "per la sua posizione centrale, riuscirà, se ben organizzata, di grande utilità spirituale per quella parte di popolazione che più dista dalla chiesa parrocchiale".

Il decreto stabilisce che dovrà essere retta da un priore, sacerdote diocesano possibilmente di Montà, "che possa esercitare l'ufficio di Confessore di entrambi i sessi, coll'obbligo di celebrare la S. Messa di tutti i giorni festivi (...), di abitare nella casa della Confraternita situata in vicolo S. Martino, di aiutare il parroco pro tempore nelle funzioni parrocchiali e nell'amministrazione dei Sacramenti".

Promotore del decreto fu don Costa, che già nel 1947 indisse una colletta pubblica al fine di raccogliere il fondo indispensabile per la fondazione del nuovo beneficio ecclesiastico, dopo di che ottenne anche la nomina a priore con una rendita fissa e diritto di abitazione nella casa della Confraternita, che nel frattempo aveva cessato di esistere. Successivamente, con una circolare datata 15 gennaio 1952, don Costa "rivolge un nuovo appello a tutta la popolazione di Montà così affezionata alla sua cara Chiesa, affinché voglia con una qualsiasi offerta concorrere all'aumento del capitale preesistente".

Nel 1970, nel quadro della sistemazione dell'ordinamento parrocchiale attorno alla nuova sede della chiesa, fu deciso di trasferire il "Beneficio di S.Michele", costituito dalla "casa di don Costa" di vicolo S. Martino, su una casa di via Santuario a favore della nuova chiesa parrocchiale. La permuta del beneficio, curata dall'amministratore Matteo Berardi, comportò la messa in vendita della "casa del cappellano" che fu acquistata da Angelo Visca. Il nuovo proprietario la rimise a nuovo e ne fece l'accogliente e bella dimora della sua abituale residenza.

L'impianto della chiesa è a tre navate, delimitate da massicce colonne e semicolonne, terminanti con capitelli a volute, che reggono l'architrave e la soprastante trabeazione. L'aula centrale termina con un'ampia area presbiteriale allungata e rialzata, delimitata dalla balaustra e dall'abside semicircolare ospitante il coro. Le navate laterali, molto strette, sono prive di altari. La scarsa illuminazione proviene dalle tre finestre lunettate laterali, una sulla parete sinistra, due sulla destra e dalla finestra lobata di facciata.

La chiesa presenta, oltre all'altar maggiore, un altare addossato alla parete di fondo della navata sinistra, intitolato a S. Antonio da Padova, e la cappella dedicata all'Immacolata Concezione, alla destra, entrando in chiesa, a somiglianza della grotta di Lourdes, ornata di numerosi ex voto. La decorazione della volta propone il motivo ricorrente dell'arcangelo in tre scene: nell'affresco del coro, gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele attorno all’Immacolata Concezione; nel tondo sovrastante l'altar maggiore, ancora con il gruppo (deteriorato) dei tre arcangeli e nell'affresco centrale, con S. Michele che scaccia il demonio. Alle pareti delle navate laterali spiccano due dipinti raffiguranti la Lapidazione di S. Stefano, a sinistra, S. Michele arcangelo tra due santi, a destra.

Esternamente il sacro edificio propone la classica facciata di una chiesa a tre navate, richiamando alcuni elementi decorativi dell'antica chiesetta della Madonnina. La superficie intonacata è impostata su due ordini sovrapposti entrambi coronati da un timpano triangolare. L'ordine inferiore è scandito da due coppie di semicolonne impostate su base quadrata, terminanti con capitelli a volute e ghirlanda, che sorreggono l'architrave e il soprastante timpano. Il bel portale centrale in noce, a pannelli scolpiti con teste d'angeli è sormontato da un fregio.

Gli spazi tra le colonne sono decorati con due ordini di specchiature modanate. La facciata dell'ordine superiore, delimitante la navata centrale, è caratterizzata da un secondo timpano sormontato dalla croce e dalla sottostante luce lobata.

Lo svettante campanile in laterizio a pianta quadrata, addossato alla parete sinistra, presenta monofore sui quattro lati in corrispondenza della cella campanaria, è dotato di orologio ed è sormontato dalla cupoletta a bulbo.