Le nostre Chiese

La Chiesa di S. Rocco

La Chiesa di S. Rocco, eretta in parrocchiale nel 1826, sorge in località omonima, nota nel catasto del 1725 come "in fondo alla Serra del Ponte".

Le prime notizie di questa chiesa ci pervengono dalla già citata relazione di don Tagliano del 1703, che ne fornisce l'inventario dei beni. Da questa si deduce che la chiesa campestre, la cui costruzione potrebbe risalire alla seconda metà del '600, aveva due altari; il maggiore dedicato a S. Rocco e uno laterale dedicato a S. Giuseppe. Vi si celebrava occasionalmente qualche messa votiva. Nella sacrestia c'era una "credenza di noce ferrata" per la custodia dei sacri arredi.

La cura delle anime era assicurata dal cappellano don Francesco Dogliotti di Vesme (diocesi di Acqui) "stipendiato dalli particolari di quei dintorni per comodità della Messa, et per esser assistiti nelle sue infermità stando l'allontanamento della Parochia".

I beni della chiesa erano costituiti da un piccola vigna avente un reddito annuo di lire venti ed altra vigna di due giornate data a masserizia, legate dal fu Giovanni Cabbara perla celebrazione di Messe. Tra i primi beni acquistati a favore della cappella si ricorda quello di una tavola di terreno avvenuto in data 2 gennaio 1734.

Il libro dei conti tenuto dai rettori della "Chiesa campestre di S. Rocho nei fini della Montà, diocesi di Asti", inizia nel 1740.

La relazione di don Ricca del 1742 la descrive di quattro trabucchi per uno, una navata con copertura a volta, con coro e sacrestia, munita di una finestra con invetriata, la facciata rivolta a mezzogiorno. Vi sono tre altari spettanti ai particolari dei vicini cascinali: l'altare maggiore dedicato a S. Rocco, i due laterali dedicati alla SS. Vergine della Neve ed a S. Antonio da Padova. È munita di campanile, "alto 12 trabucchi circa con una scala di bosco scomoda", con una sola campana. Davanti ha un portico lungo trabucchi uno e piedi cinque, largo altrettanto, cinto da un muretto alto due piedi.

Sulla facciata c'è l'effige di S. Rocco in stucco. Attigua si trova l'abitazione del cappellano, don Giulio Ceca di S. Damiano, che gode i frutti di una giornata di bosco, di una vigna attigua la chiesa e di "un terreno dove sono cinque piante di moroni".

In data 19 ottobre 1763, Matteo e Bartolomeo Casetta "della chiesa campestre di S. Rocco sulle fini della Parrocchiale della Montà" sottoscrivono una richiesta al parroco di S. Antonio Abate, Domenico Carretto, che la trasmette alla competente Curia della diocesi di Asti, perché la chiesa venga riparata e restituita all'uso ecclesiastico, tanto più che le due cappelle della stessa sono state interdette nell'ultima visita pastorale. Chiedono anche che venga ampliata, utilizzando lo spazio occupato dal porticato che è sede di disturbo alle funzioni religiose. In quel tempo era cappellano don Gio Tommaso Cocito di Montà, morto il 13 aprile 1768 alla giovane età di 35 anni.

Sempre dietro richiesta dei borghigiani, nel 1764 viene concesso di tenere il battesimo nella loro chiesa campestre; è un passo importante verso il distacco dalla matrice di S. Antonio.

La cappella fu infatti elevata a parrocchia con il titolo di Prepositura, il 24 giugno 1826. In tale occasione venne redatto il verbale di delimitazione territoriale tra le due parrochie di S. Rocco e di S. Antonio.

Nel documento sono nominate le undici borgate poste sotto la giurisdizione ecclesiastica della nuova parrocchia di S. Rocco: Guglielmina (Viermina), Caborra (Cabora), Carretta (Caretta), Badone (Badoni), Aprile (Vadrile), Ghione (Ghioni), Nuovo (Novi), Valcasetta (Val Casette), Varia (Saretto?), Valle del Morto e Tocci (Tucci), per un totale di novanta fuochi (famiglie) circa .

Primo Prevosto fu don Luigi Nosengo, di Govone, che resse la parrocchia per ventisette anni, fino al 13 gennaio 1853. Economo, fu don Alessandro Ghisolfi.

La relazione parrocchiale di don Sandri del 1868 conferma l'esistenza dei tre precedenti altari mentre è cambiata la dedicazione dei due laterali; uno alla Madonna del Carmine, l'altro a S. Orsola. La chiesa custodisce una sola reliquia, il SS. Legno della Croce (probabilmente donata dalla parrocchia di S. Antonio Abate), che si espone alla pubblica venerazione nel giorno dell'Esaltazione della S. Croce. Esistono tre compagnie d'altare: della Madonna del Carmine, del Sacro Cuore e delle figlie sotto il titolo e la protezione di S.Orsola. Una quarta compagnia, S. Luigi, è senza altare.

Verso la fine del secolo le strutture della chiesa e della casa canonica mostrano evidenti segni di degrado e necessitano di urgenti interventi straordinari e di una radicale ristrutturazione. Inoltre, la sua capienza, come annota don Chiarione nel 1892, "non basta a contenere il numero dei devoti accorrenti nelle grandi solennità, nel tempo delle SS. Quarantore, nel tempo degli Spirituali Esercizi, nella festa della B.V. del Carmine, ecc."

In un primo tempo si pensò di ampliare semplicemente la chiesa. Infatti, in occasione della visita pastorale a S. Rocco del 23 maggio 1892, nell'approvare la contabilità della Compagnia della B.V. del Carmine e del Sacro Cuore di Gesù, che presentava in attivo la bella somma di lire 3.156, 44, il vescovo Giuseppe Francesco Re decretava che l'amministrazione parrocchiale poteva spendere quella somma a condizione "che entro questo stesso anno venga definitivamente stabilito il progetto di ampliamento della chiesa e se ne cominci l'esecuzione in quel modo che verrà adottato dall'amministrazione, in pieno accordo con la maggioranza dei borghigiani". Il progetto dell'ampliamento venne accantonato e qualche anno dopo maturò la decisione di costruire la nuova chiesa.

La nuova chiesa parrocchiale fu edificata negli anni 1899-1900. Progettata dall'ing. Gallo, in stile barocco piemontese, e realizzata dall'impresa Eugenio Torchio di Tigliole d'Asti, è stata consacrata da mons. Giuseppe Francesco Re, vescovo di Alba, in occasione della sua visita pastorale, il 15 settembre 1901.

Come la precedente, la chiesa presenta tre altari che conservano la dedicazione originale: l'altar maggiore sotto l'invocazione di S. Rocco, l'altare della B.V. del Monte Carmelo, l'altare di S. Orsola V.M. I due altari laterali sono stati consacrati il 6 agosto 1912. Nello stesso giorno è avvenuta l'erezione canonica della Via Crucis.

Nel 1928 si rendono necessari alcuni lavori di riparazione del tetto e la messa in opera della scala del campanile. L'anno successivo vengono fatti i lavori di decorazione interna della chiesa da parte del prof. Rolando, le pitture eseguite dal prof. Morgari e le indorature dal sig. Rosso. Anche l'organo, fornito e installato dalla ditta Bossi, risale alla stessa data.

Attigua alla chiesa sorge l'accogliente casa canonica con annessi locali destinati a deposito degli arredi liturgici.

Nel 1929, lo slanciato bei campanile barocco è stato dotato di due campane, acquistate dalla Fonderia Mazzola di Valduggia, benedette da don Carlo Truffa, parroco di Ferrere d'Asti, il 31 maggio 1929. La campana più grande (la bemolle "chiamo i vivi, piango i morti") pesa 400 kg e porta il nome di S. Rocco; la più piccola (mi bemolle) pesa 120 kg, porta il nome di S. Maria e ricorda i soldati morti nella guerra del 1915-18. In quell'occasione, come da antica consuetudine, è intervenuta l'Amministrazione comunale di Montà con un contributo di lire 1.000, oltre alle spese per la fornitura e messa in opera dell'orologio pubblico e allo stipendio del campanaro-sacrestano di lire 400 annue.

I confini parrocchiali di S Rocco sono stati ridisegnati con decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 22 giugno 1955, con l'acquisizione di cinque famiglie dalla confinante parrocchia di Cisterna d'Asti.

Le forme devozionali praticate dai fedeli di S. Rocco sono quelle che, in linea di massima, sono in vigore presso tutte le altre chiese parrocchiali. La nuova parrocchia ha accolto le precedenti compagnie canonicamente erette ai due altari laterali e, gradualmente, ha introdotto nuove compagnie e confraternite, aventi un proprio statuto.

Don Chiarlone, nella sua relazione del 1892 afferma: "Le compagnie erette in questa parrocchia sono le stesse che furono erette nella parrocchia matrice di S. Antonio Abate e hanno un regolamento speciale che viene fatto osservare". Vediamo la situazione presente in quella data e successivamente confermata da don Raimondo nel 1935:

Confraternita dei Disciplinanti (per gli uomini), sotto il titolo e l'invocazione del S. Cuore di Gesù, i quali nelle processioni e sepolture vestono un camice bianco, cappa e cingolo. Non hanno altare proprio, ma officiano nel coro della parrocchiale ogni giorno festivo. Seguono la regola di S. Carlo Borromeo.

Confraternita delle Umiliate (per le donne), eretta all'altare della Madonna del Carmine. Nelle processioni e sepolture vestono un camice giallo, velo e cingolo dello stesso colore.

Compagnia della Madonna del Carmine, eretta all'omonimo altare, ha un regolamento approvato dal parroco pro tempore e dal vescovo il 28 marzo 1832. A questa compagnia sono poi state aggregate le due predette confraternite, maschile e femminile.

Compagnia di S. Orsola (per le figlie), eretta all'omonimo altare, ha un regolamento speciale approvato da mons. Costanze Michele Fea il 7 giugno 1853. Hanno per divisa un camice bianco, velo bianco e cingolo rosso.

Compagnia di S. Luigi (per i giovani), con regolamento speciale approvato da mons. Morra, vicario generale, il 12 giugno 1862. Nelle processioni e sepolture vestono un camice bianco, cappa e cingolo violaceo.

In epoca successiva, si aggiungono due associazioni, maschile (31 luglio 1932) e femminile (luglio 1933), facenti capo all'Azione cattolica, oltre a una precedente istituzione avente carattere sociale; la Società di Mutuo Soccorso contro i danni dell'incendio, fondata da don Chiarlone il 1° giugno 1906.

Anche nella parrocchia di S. Rocco le compagnie d'altare avevano un ruolo fondamentale, non solo per quanto riguardava l'aspetto devozionale. Il loro statuto prevedeva l'elezione annuale del Consiglio di amministrazione formato da priore, sottopriore e tesoriere, una regolare tenuta dei conti, presentati annualmente al parroco per l'approvazione e una regolare iscrizione dei soci.

Non avevano redditi propriamente detti, tuttavia la raccolta di denaro fatta annualmente, proveniente dalla quota delle iscrizione, dai diritti delle sepolture e dalla colletta del grano, era cospicua. Basti pensare che la costruzione della nuova chiesa e della casa parrocchiale, fu pagata in buona parte con i fondi delle compagnie.

Nella relazione del 1935, don Raimondo precisa infatti che "alla fine di ogni anno l'attivo delle Compagnie viene versato all'Amministrazione della Chiesa per pagare i debiti. Il parroco sarebbe ancora creditore verso l'Amministrazione della somma di lire 47.105,35. In realtà la Chiesa non ha debiti".

La venerazione delle reliquie, custodite nella chiesa parrocchiale, è limitata a quella di S. Orsola, di S. Pancrazio e di S. Giovanni Bosco, quest'ultime due appartenenti rispettivamente alla cappella dei Tucci e del Saretto.

La parrocchia di S. Rocco possiede la particolare caratteristica di avere molteplici feste patronali per il fatto che nel suo territorio, che conta undici borgate, ci sono numerose cappelle campestri, tutte efficienti e ben curate, ciascuna con la propria festa.

Accanto alle tradizionali festività previste dal calendario liturgico, la chiesa di S. Rocco onora i santi titolari delle compagnie devozionali: la Madonna del Carmine, S. Luigi, S. Orsola, S. Agnese.

Ben più numerose sono le feste patronali che ruotano al santo patrono della parrocchiale. Sono sette, che nominiamo in ordine cronologico; S. Lucia ai Novi, S. Pancrazio ai Tucci, Maria Ausiliatrice ai Ghioni, S. Michele ai Badoni, S. Giovanni Bosco al Saretto, S. Giuseppe in Val Casette, S. Bartolomeo in Valle del Morto.

Il privilegio di avere a disposizione un così gran numero di feste religiose incastonate come sempre nell'invitante e piacevole cornice della sagra campestre è davvero rilevante.

Abbiamo citato qualche nome di cappellani e di prevosti, due titoli attribuiti ai sacerdoti che furono preposti alla "cura delle anime" della comunità di S. Rocco e all'amministrazione della loro cappella, diventata in seguito chiesa parrocchiale. Dei primi cappellani di cui si ha notizia, dobbiamo accontentarci di conoscere solo il nome, di alcuni anche l'origine e niente di più. Il primo di essi, tale Bellino da Piozzo, risale al 1658. Nell'arco di tempo di 168 anni, alla guida di S. Rocco si avvicendano trentatré cappellani. A dirigere le sorti della parrocchia, dalla data di erezione (1826) ad oggi, troviamo sei prevosti che hanno lasciato un'impronta nelle loro opere e un ricordo indelebile nel cuore dei parrocchiani e due economi spirituali.

Con la recente riorganizzazione diocesana del 1° settembre 1994, il parroco di Montà, don Giuseppe Donato, assume anche la responsabilità diretta della parrocchia di S. Rocco.

Non possiamo chiudere questa trattazione senza una doverosa descrizione, anche se sommaria, dell'interno della chiesa, meritevole di essere visitata per la sua bellezza, l'armonia delle forme barocche, la ricchezza delle artistiche decorazioni. È impostata su pianta ellittica in cui si innesta una croce greca, nei bracci della quale si dispongono l'ingresso, due ampie e profonde cappelle laterali, il presbiterio allungato terminante con l'abside semicircolare. Altri quattro vani poco profondi sono collocati sui semiassi diagonali. Le pareti sono scandite da una serie di paraste composite terminanti con capitelli dorati che incorniciano le cappelle, i quattro vani e il presbititerio. Lungo tutto il perimetro si estende una ricca trabeazione finemente lavorata a rilievo nel fregio e nella cornice sostenuta da mensoline. L'aula centrale, sormontata da una bella cupola, risulta molto luminosa per la luce diffusa che penetra dalle numerose finestrelle tonde e lobate. Alla destra del presbiterio una porta immette nella sacrestia.

La chiesa è particolarmente ricca di opere d'arte, tra cui l'altar maggiore in marmo policromo con il prezioso tabernacolo sormontato da un artistico ciborio sorretto da colonnine tortili e i due altari delle cappelle laterali, sotto il titolo del Sacro Cuore di Gesù a sinistra, e della Madonna del Carmine a destra, decorate di stucchi dorati su fondo verde.

La volta della chiesa presenta pregevoli affreschi del maestro Morgari.

Nella cupola sono raffigurati i quattro evangelisti disposti attorno a un medaglione centrale con la scena della Gloriosa incoronazione si S. Rocco. Al centro della volta presbiteriale, un medaglione raffigurante Gesù Bambino e il calice eucaristico attorniato da angeli con cartiglio Venite adoremus, alla base della stessa altri cartigli con i nomi delle quattro virtù cardinali: Justitia, Temperanza, Fortitudo, Prudentia.

La strombatura sovrastante l'altare del S. Cuore è decorata con la scena della Decapitazione di S. Orsola V.M. mentre in quella dell'altare del Carmine è raffigurato San Simone Stock che riceve lo Scapolare dalla B. V. del Carmelo. Al di sotto della trabeazione sono ricordati i nomi di alcuni santi.

Non mancano infine alcune statue, di limitato ingombro, a completare l'arredo della chiesa. Quattro statue sono accostate alle pareti del presbiterio: il santo titolare S. Rocco con il bordone, la fiasca e il cane alla sua destra con un pane in bocca, S. Giuseppe con il Bambino, S. Luigi e S. Agnese. Nell'aula centrale, oltre alle due grandi statue del S. Cuore di Gesù e della Madonna del Carmine che decorano i rispettivi altari, notiamo quelle dell’ Immacolata Concezione e di S. Antonio da Padova.

Merita infine di essere menzionata l'originale artistica Via Crucis, l'elegante tribuna che ospita l'organo e la cantoria e il pregevole portale in noce, in armonia con lo stile della chiesa.

L'esterno dell'edificio, realizzato in laterizio, sottolinea il dinamismo e la volumetria dell'aula interna. Impostato su due ordini, marcati da una cornice che avvolge tutto il fabbricato, presenta un avancorpo alto e stretto delimitato da due paraste che inquadrano il sobrio portale. L'ordine superiore è caratterizzato dalla presenza di un frontone a forma di protiro, con volticina a botte e oculo centrale sullo sfondo intonacato, sormontato da un pinnacolo terminante con la croce in ferro battuto. Particolarmente elaborata la parte terminale del campanile, che si innalza compenetrato nel fianco destro della chiesa, il complesso dell'orologio al disopra della slanciata cella campanaria e la pregevole cupola terminale a bulbo quadrangolare. Sul lato destro della chiesa, in una piccola aiuola, si eleva, sullo sfondo verdeggiante di una palma, una colonnina in marmo con la statua dell'Immacolata.