ORDINAZIONE EPISCOPALE DI S.E. MONS. CATALDO
NARO
OMELIA DEL CARD. SALVATORE DE GIORGI
ARCIVESCOVO DI PALERMO
Eminenza Reverendissima e carissima
Venerati Confratelli nell’Episcopato
Amati Presbiteri e Diaconi
Onorevoli Autorità
Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore
1. Il cammino dell’Avvento incontro al Signore,
che viene a salvarci, oggi è illuminato e riscaldato dal “Vangelo della
gioia”.
La gioia! E’ il sentimento che sgorga
esuberante e travolgente da tutti i pori della liturgia di questa terza domenica
d’Avvento, chiamata domenica “Gaudete” dall’invito paolino
dell’Antifona d’Ingresso: “Gaudete in Domino semper. Rallegratevi sempre
nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”. Lo abbiamo
ascoltato anche nella seconda lettura.
Ma per la Chiesa di Monreale l’invito alla
gioia questa sera ha una ulteriore, e direi storica, motivazione, per un evento
che ha la radice più profonda nel Mistero trinitario e la spiegazione più
piena nell’Avvento del Signore: l’ordinazione e l’inizio del ministero
episcopale del suo nuovo Pastore, S.E. Mons. Cataldo Naro, che succede al
degnissimo Arcivescovo S.E. Mons. Pio Vigo, che per 5 anni l’ha servita con
l’amore grande di Cristo buon Pastore.
2. “L’anima mia magnifica il Signore e il mio
spirito esulta in Dio mio salvatore”. Il canto di Maria, che abbiamo
riascoltato nel salmo responsoriale, esprime il nostro ringraziamento a Dio e la
nostra esultanza per questo dono. E in realtà l’esultanza è di tutti.
Esultiamo noi Vescovi, che con immensa gioia
accogliamo il carissimo confratello nel collegio episcopale, a cominciare dal
mio venerato predecessore Sua Eminenza il Card. Salvatore Pappalardo e dal
Nunzio Apostolico in Italia S.E. Mons. Paolo Romeo, che in questa celebrazione
rende visibile la presenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, Capo del Collegio
episcopale, al quale va il nostro pensiero grato e orante.
Esulta la Santa Chiesa di Monreale, che accoglie
con fede il suo nuovo Pastore, che viene nel nome del Signore, lieta di
partecipare al “Natalis Episcopi” ossia al mistero della sua nascita
sacramentale all’episcopato in questa stupenda Cattedrale, ricca di arte e di
storia, illustrata da Pastori insigni per pietà, per cultura, per impegno
pastorale.
3. Esulta la Chiesa di Caltanissetta, insieme al
suo Pastore, S.E. Mons. Alfredo Garsia, perché uno dei suoi figli migliori è
stato elevato alla dignità episcopale, e per giunta in una sede già onorata
dal Venerabile Mons. Antonio Augusto Intreccialagli, già Vescovo di
Caltanissetta.
La Chiesa nissena ha rigenerato nella vita
cristiana Mons. Naro, nato a S. Cataldo, la città delle spighe, cinquantuno
anni fa. Lo ha avviato al sacerdozio nel Seminario diocesano durante gli studi
ginnasiali e liceali. Lo ha accompagnato in quelli teologici nella Pontificia
Facoltà dell’Italia Meridionale di Napoli, coronati con il Baccellierato in
Teologia e successivamente con la laurea in Storia della Chiesa presso la
Pontificia Università Gregoriana e col diploma di Archivista presso
l’Archivio Segreto Vaticano. Nella sua Cattedrale, infine, lo ha visto
ordinato come primo sacerdote da Mons. Garsia il 29 giugno 1974.
A servizio della sua Chiesa a Mons. Naro sono
stati affidati molteplici uffici presbiterali, compiti pastorali, educativi,
culturali, che qui sarebbe molto lungo enumerare ma che egli ha svolto con
grande amore alla sua Chiesa, con alto profilo professionale, con generosa carità
pastorale e soprattutto con esaltante umiltà evangelica, schiva dei
palcoscenici e dei riflettori.
4. All’esultanza delle Chiese di Monreale e di
Caltanissetta si aggiunge quella della Facoltà Teologica di Sicilia, della
quale Mons. Naro è stato Professore, Vicepreside e Preside, grata soprattutto
perché, nei sei anni della sua presidenza, con lungimirante saggezza, con vasta
ricchezza dottrinale, con dedizione appassionata e con instancabile dinamismo
costruttivo, Mons. Naro ha contribuito notevolmente a elevarne il livello
scientifico, a dilatarne gli spazi accademici e ad aprirla ad altre Facoltà e
ad altri Istituti universitari, ecclesiastici e non. L’essere stato chiamato
dalla Conferenza Episcopale Italiana, quì degnamente rappresentata dal
Segretario Generale, S.E. Mons. Giuseppe Betori, a dare il suo contributo sia al
servizio del “Progetto culturale” sia all’impegno promozionale di
“Avvenire” è una conferma di quanto Mons. Naro sia stimato e apprezzato
anche al di fuori della nostra Regione.
5. Ma il riconoscimento più autorevole delle
eccellenti doti spirituali, dottrinali e pastorali del nuovo Arcivescovo di
Monreale è venuto dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, come abbiamo ascoltato
dalla lettura della Bolla di nomina.
In essa il Papa ha esortato il Clero e il popolo
dei fedeli a lasciarsi guidare dal nuovo pastore e maestro in un rinnovato
impegno di vita religiosa e di pietà, e il nuovo pastore e maestro a ricordare
senza sosta alla comunità ecclesiale monrealese gli insegnamenti salvifici di
Cristo Signore, tenendo presenti la storia e le memorie di questa illustre Sede.
Credo che sia molto significativo il forte
riferimento pontificio al compito dottrinale dell’Arcivescovo e alla memoria
storica dell’Arcidiocesi: riflette indubbiamente l’aspetto più saliente del
nuovo pastore, che porterà sempre con sé, nell’impegnativa e non facile
missione episcopale, l’esperienza illuminante del professore di Storia della
Chiesa, maestra di discernimento evangelico, di sapienza cristiana, di ottimismo
umano e perciò fonte di speranza. E della speranza, il Vescovo è chiamato ad
essere annunziatore, seminatore e testimone, in quanto servitore del Vangelo di
Gesù Cristo, la speranza che non delude.
6. Questa è la missione che oggi con la consegna
del pastorale la Chiesa ti affida, fratello carissimo, e che tu dovrai attuare
come espressione della benevolenza e della misericordia di Dio, che si estende
– come ha cantato Maria nel Magnificat - di generazione in generazione e il
cui ricordo nei momenti più importanti della tua vita hai scelto come motto
episcopale: “Miserationum Domini recordabor”.
Anche tu, come Gesù nella Sinagoga di Nazareth,
puoi applicare a te la missione di misericordia, di liberazione e di speranza
che abbiamo ascoltato nella prima lettura dal terzo Isaia: “Lo Spirito del
Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi
ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori
spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei
prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore”.
Sono questi i tratti fondamentali della missione
pastorale del Vescovo, per la quale fra poco, attraverso l’imposizione delle
mani di noi Vescovi e la preghiera, sarai consacrato con la stessa unzione di
Cristo, il Pastore dei Pastori, per esserne in pienezza l’icona sacramentale
nella triplice funzione pastorale di maestro, di santificatore e di guida e nel
più evangelico stile del servizio, convinto con S. Agostino che il ministero
episcopale è un “amoris officium”.
7. Come profeta di speranza, sei mandato a
portare a tutti, ma in modo particolare ai poveri, agli emarginati, agli ultimi
- i prediletti del Signore che saranno anche i tuoi prediletti -, il lieto
annunzio della liberazione, della consolazione, della speranza, del quale ha
sempre bisogno, per il suo definitivo riscatto culturale, morale e sociale, la
nostra terra.
La speranza cristiana è intimamente congiunta
all’annuncio coraggioso e integrale del Vangelo, che eccelle tra le funzioni
principali del Vescovo, come è espresso significativamente dall’imposizione
dell’evangeliario sul tuo capo durante la preghiera consacratoria.
La tua ricca e profonda preparazione dottrinale
ti faciliterà questo primario compito episcopale. E sono certo che per te il
criterio ispiratore sarà sempre quello indicato da S. Paolo a Timoteo:
“Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna,
ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina… Compi la tua
opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero. Proponendo queste
cose ai fratelli, sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle
parole della fede e dalla buona speranza nel Dio vivente” (1Tm 4,2-6).
8. Seminatore di speranza, sii soprattutto come
dispensatore dei misteri di Dio ed economo della grazia del Supremo sacerdozio,
nell’esercizio, nell’ordinamento e nella promozione della vita liturgica,
che ha la fonte e il culmine nell’Eucaristia, cuore di ogni Vescovo perché
cuore della Chiesa.
Per questo, continua ad essere uomo di
contemplazione e di preghiera, come ti ricorda nella stella a otto punte
l’origine monastica della tua Chiesa, con quella forte tensione alla santità,
che la mitra continuamente richiama, per esserne segno vivo, perfezionatore e
promotore in mezzo ai fedeli. “La (tua) vita, - come si esprime S. Ilario di
Poitiers -, sia ornata dalla dottrina e la dottrina dalla vita”.
9. Sarai così testimone di speranza, quale guida
del popolo di Dio.
A somiglianza di Giovanni Battista, anche tu sei
“un uomo mandato da Dio come testimone” del suo Figlio, il Pantocratore,
luce del mondo, “per rendere testimonianza alla luce”, col “fuoco” della
Pentecoste, messo in evidenza nel tuo stemma episcopale, non solo perché
rievocativo dell’etimo arabo del tuo cognome, ma anche e prima ancora perché
espressivo dello Spirito del Signore che fra poco farà di te il principio e il
fondamento visibile della comunione missionaria nella Chiesa di Monreale, quale
icona della Trinità.
Per questo, al di sopra dei molteplici doveri e
compiti che ti attendono, al di sopra di tutte le preoccupazioni e le difficoltà
che sono inevitabilmente legate al fedele lavoro quotidiano nella vigna del
Signore, nella tua missione apostolica continua a lasciarti animare dalla
speranza, fondata sulla perenne presenza di Cristo, Signore della storia.
La tua missione di pastore è guidare il popolo a
te affidato sulla strade del Signore che tu, come battistrada a somiglianza di
Giovanni Battista, dovrai continuamente preparare raddrizzandone i sentieri
culturali, morali e sociali, oggi divenuti particolarmente tortuosi a causa
degli scenari mondiali che sono profondamente mutati.
Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia non
è facile. Ma tu lo farai, anzitutto con la totale fiducia nello Spirito del
Signore che ti consacra e ti manda, ma anche con quella capacità di lettura dei
segni dei tempi e di discernimento personale e comunitario che intellettualmente
e spiritualmente ti caratterizzano, memore della esortazione di S. Paolo ai
Tessalonicesi rivolta anche a noi questa sera nella seconda lettura: “Non
spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò
che è buono”, in modo che il gregge di Cristo possa procedere irreprensibile
sulla via della santificazione, della comunione e della pace nell’attesa della
venuta del Signore.
10. Nell’esercizio della missione apostolica,
protesa in questo inizio del nuovo millennio a prendere il largo verso gli
orizzonti più alti della santità e verso le nuove e molteplici frontiere
dell’evangelizzazione, dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso e
interculturale, a te congeniali, ti seguirà la Chiesa di Monreale nelle sue
diverse componenti.
Ti saranno di sostegno anzitutto i sacerdoti,
necessari consiglieri e cooperatori dell’ordine episcopale insieme con i
diaconi: amali tutti e sempre come i tuoi fratelli più cari, gli amici più
intimi, i figli più vicini al tuo cuore di fratello e di padre.
Ti saranno di conforto i membri di vita
consacrata, “posta nel cuore della Chiesa come elemento decisivo per la sua
missione” (VC, 3).
Ti saranno di aiuto i fedeli laici il cui ruolo,
nella varietà dei carismi, dei ministeri e delle realtà associative a servizio
dell’unica missione della Chiesa, hai sempre valorizzato e promosso.
Ti accompagnerà soprattutto, insieme agli
Angeli, ai Profeti, agli Apostoli, ai Santi che risplendono nelle icone musive
della tua Cattedrale, la Vergine Santa, che la Chiesa invoca “speranza
nostra” e “fonte della nostra gioia”.
Regina degli Apostoli, che assunta in cielo
ricapitola in sé tutte le gioie e vive la gioia perfetta promessa alla Chiesa,
brilli sul tuo episcopato “quale segno di sicura speranza e di
consolazione”.
Non è senza significato che la tua nomina a
Vescovo sia avvenuta all’inizio dell’Anno del Rosario, di questo
“tesoro” che il Santo Padre ha voluto riconsegnare alla Chiesa, soprattutto
a noi Vescovi, perché, facendo esperienza personale della bellezza del Rosario,
ne diventiamo solerti promotori.
Illuminato dalla luce di Cristo, il tuo
episcopato sia come un rosario vivente che, nelle ore della gioia come in quelle
immancabili del dolore, si orienti unicamente verso la gloria del Risorto, in
modo che tu e la Chiesa di Monreale, nel vincolo più sacro dell’amore
sponsale, espresso dall’anello, possiate ripetere ogni giorno, come oggi, col
profeta Isaia: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio
Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il
manto della giustizia, come uno sposo che si cinge di diadema e come una sposa
si adorna di gioielli”. E’ questo il nostro augurio, Mons. Naro! E’ questa
la nostra preghiera. Amen.
Monreale, 14 dicembre 2002
† CARD. SALVATORE DE GIORGI
ARCIVESCOVO DI PALERMO