SOVRABBONDO’ LA GRAZIA” (Rm 5,20)
3° incontro
“Chi ci farà vedere il bene?” (Sal 4,7)
Il
mistero della coppia e dell’amore umano è il fondamento della nostra fede: Dio
vuole davvero la felicità e la piena realizzazione dell’uomo?
Noi cristiani che cosa ne pensiamo?
Crediamo davvero che Dio ci voglia
felici?
Pensiamo che sia un Dio geloso che ci
aspetta al varco?
Dio non ci ha forse messo al mondo per
soffrire, per portare la nostra croce?
Questi luoghi comuni, che fanno parte
del nostro bagaglio culturale, sono stati rinnegati dallo stesso Gesù quando
ebbe il coraggio di proporre all’umanità le Beatitudini come cammino da seguire
e promessa di felicità.
Come
nelle belle fiabe anche il racconto di Adamo ed Eva poteva concludersi con un
ben lieto fine. Ma questa volta non è così. Infatti la Genesi non è una fiaba,
ma la parabola della storia dolorosa di un appuntamento mancato fra l’uomo e la
felicità, fra l’uomo e Dio.
Questa coppia di fidanzati che si
scoprono gradualmente stanno insieme nel giardino dell’Eden, della felicità
dove tutto è armonia, tranquillità, luce e vita.
Se il mondo attuale non è come l’Eden,
non è certo colpa di Dio, che fin dall’inizio aveva permesso all’uomo di
viverci.
Dobbiamo precisare che il peccato
originale non consiste nell’unione carnale di Adamo ed Eva. Tuttavia questa
interpretazione ha finito per influenzare notevolmente la collettività e anche
la pratica dei cristiani, soprattutto sul modo di vivere la sessualità, “il
peccato concesso nel matrimonio”, e sul concetto di donna “seduttrice e unica
responsabile del male che c’è nel mondo”.
Sia l’uomo che la donna sono presenti
al momento del peccato. Essi fanno peccato insieme, secondo il proprio carisma.
Infatti Adamo sta in silenzio, lui che è il custode della legge. Tipico
silenzio maschile per mantenere la pace!
La donna viene tentata nella sua grazia
femminile. Il tentatore fa balenare ad Eva l’idea della deificazione dell’uomo,
che di fatto è il frutto della promessa divina. Eva viene toccata dal tentatore
nella sua propria vocazione: volere diventare come Dio non è un punto di
orgoglio, ma la vocazione propria dell’uomo; è la donna è stata messa accanto
all’uomo perché glielo ricordi.
Il peccato di Eva è triplice:
prendere da sé
l’eredità promessa invece di riceverla dal Padre;
voler prendere tutto e
subito, prendere ciò che Dio avrebbe dato quando quel frutto sarebbe stato
maturo;
voler raggiungere la
deificazione promessa attraverso il cammino della conoscenza. Il cammino della
conoscenza senza l’amore è un cammino di morte.
L’uomo non sa controllare la conoscenza
perché non sa amare. Se avesse saputo le terribili conseguenze della bomba
atomica certamente non l’avrebbe costruita. L’uomo crede di conoscere il bene e
il male, la felicità e il dolore, ma confonde tutto.
Da sempre la tentazione dell’essere
umano è questa. Lo sperimentiamo in tutti i campi, come società e come
individui, nel dominio della natura come nella politica, nella vita della
coppia, nei rapporti sessuali come nell'ambito della ricerca scientifica più
avanzata.
“Si apriranno i vostri occhi (Gn 3,5)
Conseguenza immediata di questo peccato
originale è la lucidità.
Colui che ama è sempre il più ingenuo,
il più vulnerabile, ma è anche colui che vede l’invisibile. La lucidità vede
meno lontano e meno veritiero dell’amore. Solo l’amore sa vedere l’intima
realtà di ogni essere oltre le apparenze. La lucidità imprigiona nel giudizio,
spesso nella condanna. Lo sguardo dell’amore apre alla misericordia e alla
vita. La lucidità è una trappola.
“Ho avuto paura (Gn 3,10)
Seconda conseguenza del peccato è la
paura di Dio. Adamo ed Eva si nascondono e fuggono davanti a Dio. Da questo
momento Dio cerca incessantemente i suoi figli. Noi invece passiamo il tempo a
nasconderci.
Il serpente ha abilmente insinuato il
dubbio che allontana l’uomo da Dio. Tutti noi abbiamo ereditato in qualche
angolo nascosto del nostro cuore questo dubbio paralizzante. La paura di Dio
genera la paura del fratello, dando vita a un ciclo infernale che procura
dolore e morte.
“E’ la donna che mi hai posta accanto (Gn 3,12)
“E’ colpa tua Signore! Sei tu che mi
hai posto accanto questa donna”!
Insieme alla paura entra a far parte
della nostra vita l’accusa. Nella coppia e nei rapporti umani in genere è
sempre colpa dell’altro; tramite l’accusa ci si giustifica. Uno dei nomi per
indicare Satana nella Bibbia è “accusatore”, il bugiardo, l’omicida. Nel
momento in cui procediamo secondo questa logica dell’accusa inneschiamo una
logica di morte.
La logica dell’accusa è odio, violenza,
morte dell’altro. Ragionare secondo una logica di pace significa rifiutare di
accusare un’altra persona, anche se è colpevole, facendosi carico di una parte
del peccato di entrambi. Bastava ammettere che avevano mangiato entrambi del
frutto che Dio gli aveva proibito. Occorre così poco certe volte per fare la
pace. Riconoscere le proprie responsabilità nello sbaglio e tutto è rimandato
alla misericordia e al perdono semplicemente.
Dio maledice il demonio e già apre uno
spiraglio di speranza per l’uomo. Conseguenza del peccato: l’umanità deve
realizzarsi attraverso la fatica. La lotta della vita contro la morte sottende
tutta la storia dell’umanità.
Dio constata ancora: “verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma
egli ti dominerà” (Gn 3,16).
L’autorità
che Dio ha dato ad Adamo diventa ora potere, dominio e annientamento della
donna. La donna-sorella diventa donna-avversario, donna-oggetto del piacere
dell’uomo. Comincia la lotta tra i due come antagonisti; è la lotta inizia
nella relazione fra i sessi. Sadismo ed erotismo sono il negativo dell’amore.
Viene negata l’uguaglianza fra l’uomo e la donna.
Lo stesso vale per la donna: l’istinto
è la brutta copia del desiderio. La donna è ricca di desiderio, sempre tesa
oltre ciò che possiede. Il desiderio le fa tendere la mano e aprire il cuore,
l’istinto le fa trattenere, proteggere e possedere coloro che ama fino a farli
soffocare, addirittura di impedire loro di vivere.
Sarà necessario compiere un lungo
cammino per ritrovare la comunione originaria, la vita contro la morte.
In tutta questa vicenda di peccato è
però da contemplare la tenerezza di Dio Padre, che vede i suoi figli partire
dall’Eden nudi, e si occupa di vestirli: “Il
Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì” (Gn 3,21).
Per tutto il tempo Dio ci sta accanto e
ci accompagna con la sua misericordia. Per Dio non c’è niente di irreversibile
e di impossibile. La Genesi non è un racconto fantasioso, ma la rivelazione
della grandezza dell’amore umano e della fedeltà di Dio che ci accompagna
sempre.