GIUBILEO MAESTRI CATTOLICI

 

 

Il Giubileo è il tempo in cui la Chiesa ci chiama a fare memoria dell’avvenimento dell’incarnazione di Gesù Cristo e a renderlo attuale per gli uomini del nostro tempo.

E’ un tempo di lode e di ringraziamento:

 

 

CHE COSA SI ESIGE DAL MAESTRO/EDUCATORE ?

La Dichiarazione Conciliare sulla Educazione Cristiana al n. 5 così replica sulla figura del maestro/educatore: <<E’ meravigliosa e davvero importante la vocazione di quanti, collaborando con i genitori nello svolgimento del loro compito e facendo le veci della comunità umana, si assumono il dovere di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento>> (Gravissimum Educationis, 5).

E accanto a questa dichiarazione conciliare mi piace mettere quanto affermava don Bosco: <<L’educazione è cosa del cuore… chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani… i cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni e palesano i loro difetti... Se sarete padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore...>>.

In particolare è necessario che l’educatore:

  1. Sia quel che vuole essere. L’esito dell’educazione è legato più a quel che si è che a quel che si pretende di essere.
  2. Ami. Amare significa volere il bene della persona amata, fino al sacrificio di sé. Per questo all’amore non si resiste.
  3. Comprenda. La comprensione educativa richiede la conoscenza dei singoli educandi nella loro concretezza; dei fini da raggiungere; dei valori da comunicare; dei mezzi da usare. La qual cosa richiede sempre un continuo e serio studio psico-pedagogico.
  4. Valga. Le facoltà dinamiche dell’educando si aprono ai valori e ai portatori di valori. Chi più vale, più ottiene.
  5. Creda. E’ fuori dubbio che la religiosità è una dimensione della personalità dell’uomo, e quindi va promossa sia al fine di stabilizzare e affinare in lui il senso dei valori, sia per sviluppare in lui sentimenti sempre più autentici di socialità, animati da rispetto, di amore e di pace fra gli uomini.

In questa situazione l’educatore tanto più sarà accettato quanto più sarà l’intermediario fra Dio e l’educando, quanto più sarà il prolungamento visibile dell’autorità di Dio, il cooperatore dell’unico Maestro, Cristo via, verità e vita.

Indico tre caratteristiche come salto di qualità richiesto all’impegno educativo.

La prima: uscire in generale da una falsa neutralità, quasi che insegnare non comporti ozioni di valori. Bisogna accettare la sfida che l’insegnare ha una valenza educativa, che non può essere messa tra parentesi.

La seconda: sapere inglobare i fallimenti educativi. I fallimenti educativi sono evidentemente fallimenti parziali, sono delle delusioni, delle amarezze educative che dobbiamo accogliere e inglobare nel nostro voler insegnare e voler educare.

Inglobare le delusioni educative parziali, dando loro un volto amico e rendendosele familiari è, quindi, un salto qualitativo molto importante. Il discorso riguarda più i genitori più degli insegnanti, soprattutto quando i genitori cominciano ad autocolpevolizzarsi, a ritenersi incapaci, a tirarsi indietro.

Certamente non è facile inserire i fallimenti nello stesso processo educativo, però è fondamentale. L’agire educativo di Dio col suo popolo, consiste nel riprendere ogni volta il discorso, nel ritessere la tela strappata rendendola più preziosa, più precisa.

Un esempio mirabile di questa pedagogia graduale di Dio l’abbiamo nella parabola evangelica del "figlio prodigo" o più esattamente chiamata del "padre misericordioso" (Lc 15, 11-32), che ci intuire la profonda capacità divina di ritessere l’ordito, la trama che si era spezzata facendola più bella.

Occorre avere grande coraggio, molta umiltà, dimenticanza di sé, fiducia in Dio, pazienza, perché l’educare è un’azione che santifica anzitutto colui che educa. Ma è l’unica via, è la via che ci porterà ad essere più creativi, più inventivi nel proprio progetto.

La terza: la capacità di stare sempre un passo più in là della tecnica. Occorre entrare nel campo della tecnica per conoscerla e valorizzarla, però con il coraggio di stare un passo più avanti, di non lasciarsi sopraffare o spaventare da essa. In quale modo?

Anzitutto avere la capacità di interiorizzare i contenuti di ciò che si insegna. Se Dio prima di parlare ci pensa e prima di parlare all’uomo fa la prova di ciò che deve dire, tanto più l’uomo che parla deve parlare da una interiorità.

O ancora: se il computer parla dietro istruzioni date, chi insegna deve insegnare secondo ciò che ha dentro. Soltanto attraverso l’interiorizzazione dei contenuti è possibile avere insegnanti che facciano meglio dei computers. E’ infatti l’interiorità che dà pienezza all’insegnamento, che dà forza e vitalità.

Una seconda modalità può essere l’intelligenza critica e il gusto dei valori.

La macchina non si autocritica, se qualcuno non l’ha programmata con autocritiche prefabbricate. Mentre noi abbiamo una meravigliosa capacità dell’intelligenza di metterci in questione.

Quando lo studente si accorge che l’insegnate/educatore riflette, medita, si mette in questione di fronte a domande nuove, impara molto perché viene invitato alla capacità di saper ricavare da se stesso qualcosa che al momento non è ancora chiaro e che si può chiarire appunto attraverso il processo del parlare, del discutere, del riflettere. Nessuna tecnica può rimpiazzare la possibilità dell’intelligenza critica.

Infine, possiamo stare con un passo più in là della tecnica col gusto dei valori, col gusto del rapporto tra l’insegnamento e le sue conseguenze etiche, l’insegnamento e la sua interiore onestà.

 

 

LA PERSONALITA’ DEL MAESTRO/EDUCATORE.

L’arte di educare non è mai stata comoda né semplice, e tantomeno lo è oggi in questo passaggio violento di civiltà.

La situazione attuale è allarmante. Troppi insegnanti hanno abdicato acriticamente alla propria funzione educativa. Pragmatisti, tecnico-utilitaristi, indifferenti ai valori morali, incapaci di trasmettere una fede, una certezza, una scelta.

Non sanno promuovere una scuola di vere libertà, di sana democrazia, scuola formatrice di autentiche personalità.

E quanti sono, alla luce di ciò, gli insegnanti che, con un indirizzo culturale aperto e profondo, sanno aiutare il ragazzo/a a capire il cammino della storia fino a coglierne le grandi lezioni di vita che essa sa offrire?

Siamo ormai lontani da un sistema centralistico dove il rapporto "maestro-alunno" era un rapporto autoritario, contrastante con il concetto di educazione come "promozione" della persona.

Il rapporto educativo deve essere di "collaborazione" e non "direttivo"; maestro e alunno cooperano in una azione comune di apprendimento e autoaffermazione reciproca. L’insegnante è "organizzatore dell’apprendimento". Sul piano etico-sociale si pone davanti all’alunno come "modello di identificazione".

L’efficacia didattica è garantita dall’operosità del maestro, la qualità scaturisce dal fecondo connubio del metodo con la personalità del docente. La personalità da sola varrebbe poco. Il metodo non vivificato dall’umanità della persona magistrale rimane ingranaggio inerte.

E’ il maestro che intuisce i bisogni dell’allievo, li riporta a un principio educativo e vi commisura un metodo.

Con il termine "maestro" intendiamo colui che in qualsiasi grado di scuola forma giovani allievi attraverso le forze plasmatrici dell’autorità, del servizio e dell’amore

E concludendo volevo lasciarvi con una immagine evangelica che penso risponda a tutte quelle aspettative di chi nella vita vuole essere "il più grande":

(Cfr. Mc 9, 33-37= il più grande…).

 

 

SPIRITUALITA’ DEL MESTRO IN PROSPETTIVA CRISTIANA.

  1. Un educatore nuovo per i tempi nuovi.

Gaudium et spes, 54: <<Le condizioni di vita dell’uomo moderno, sotto l’aspetto sociale e culturale, sono profondamente cambiate…>>.

Il mestro/educatore ha bisogno di una teologia rinnovata dell’opzione fondamentale per evangelizzare la libertà, la partecipazione, l’autonomia del profano. Lo specifico dell’educatore cristiano consiste nell’essere l’uomo dell’alternativa, colui che porta nel mondo della scuola la testimonianza vissuta che l’alternativa è un fatto possibile, doveroso ed è costruttiva della personalità.

Suo compito è promuovere un’educazione umanizzante, aperta alle istanze critiche di fronte alla cultura.

Ogni maestro deve essere strumento educativo, deve essere segno concreto della verità e del bene, stabilendo un dialogo veramente umano con i suoi alunni, in piena aderenza alla realtà totale dell’adolescenza.

In particolare il maestro cristiano deve promuovere le finalità culturali della scuola e la formazione umana dei giovani.

Deve poi accostare, studiare e contemplare il "mistero educativo" di Cristo, per applicarne lo spirito e il metodo. Contemplazione episodica e visione sintetica successiva che faccia brillare la figura di Gesù Maestro in atto di educare, di richiamare, di correggere. Di sollecitare l’attività dell’educando, di dare orientamenti morali, di promuovere la fede verso la sua persona, in atto di usare misericordia, di affidare i compiti.

Accettazione, apertura, accoglienza, fiducia, disinteresse, presenza spirituale, amore verso l’altro sono condizioni, le qualità della relazione di comunione tra il maestro/educatore e gli alunni.

Il maestro non è un mestierante, ma un chiamato da Dio e un suo vero collaboratore. Deve coordinare l’insieme della cultura umana con il messaggio cristiano della salvezza, sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell’uomo sia illuminata dalla fede.

Gli operatori cristiani della scuola, se sapranno cogliere l’esigenza di pensiero e le tensioni educative che devono sostituire ciò che non c’è più e che non è bene riproporre, contribuiranno efficacemente a darci una scuola più seria, più vera, più rispettosa delle sue finalità di promozione culturale ed educativa della persona, sottratta alla violenza strumentalizzante di opposte ideologie politiche, più rispettosa del ruolo educativo della famiglia e di un pluralismo culturale.

In tutto ciò l’esercizio della sua missione, l’insegnante cristiano guarda a Dio educatore del suo popolo e così si convince che la comunità apprende dalle scritture quale è la volontà del Signore e viene educata a una vita conforme a tale volere.