"Tutti attirerò a me"
Congresso Sacerdotale Europeo - La Nuova Dimensione
Centro Mariapoli di Rocca di Papa
31/07/1972 - 05/08/1972
Movimento sacerdotale per la Chiesa locale
La crisi di fede, di cui oggi tanto si parla, esiste quando essa non è sperimentata ogni giorno. Ogni dogma deve essere sostenuto da una esperienza vitale, per questo "Gesù in mezzo a noi" ci aiuta ad accettare i dogmi. Perciò la nostra esperienza potrà essere valida per tutti i sacerdoti del mondo.
Da soli, già diceva Enghels, siamo niente. Un uomo solo, può essere nulla, due uomini, insieme, rappresentano tutta l'umanità. Il rapporto trinitario di Dio diventa rapporto umano-cristiano tra noi quando io sono gli altri, e gli altri io. Se noi non riusciamo in questo saremo sempre nulla. E questa esperienza non è una delle tante esperienze, ma l'esperienza assoluta perché in Gesù trova l'esperienza più alta. Questa esperienza di consumarsi per l'unità, ti prende tutto: il tempo, il denaro, la salute... "Chi accetta di perdere se stesso è al di là della crisi, non ha più crisi". La chiave dei problemi sacerdotali sta dentro di noi, in mezzo a noi, non al di fuori: "Meglio il meno perfetto fatto in unità, che il più perfetto fatto in disunità" (Chiara Lubich), una frase questa che non è uno slogan, me è una verità che nasconde una profondità metafisica e storica formidabile.
Gesù in mezzo
Non è un modo di dire, ma una verità stupenda. Nella Bibbia, l'esperienza di Dio che ha Abramo, Giacobbe... presto diventa di tutto il popolo. Questa esperienza di Dio è diventata più intensa, più sensibile in Gesù.
Quali le condizioni?
· Fare il vuoto dentro di sé
· Fare l'unica volontà di Dio: amare con totalità di tempo, dell'essere, di rapporti...
Gesù in mezzo allora si fa testimonianza, apostolato, messaggio, carità.
Due domande?
1. Cosa impedisce agli altri di credere in noi il Gesù in mezzo?
2. Ho dato tutto, veramente, a Lui?
Gesù abbandonato
Perché il dolore? Sulla croce Gesù: "...Perché mi hai abbandonato?"
Il punto fondamentale della vita di Gesù è la sua risurrezione, ma si arriva ad essa attraverso la sua passione. In verità in Gesù, perché Dio, si tratta di un unico avvenimento: passione e risurrezione. Se nel cristianesimo ci fermassimo solo alla croce conosceremmo il rischio di farne un'alienazione, una rassegnazione; ma se ci fermassimo solo alla risurrezione ci sarebbe il rischio di farne una liberazione.
Il mondo ragiona in termini di "aut...aut", o il dolore o la vita; l'annuncio cristiano in termini di "et...et", e il dolore e la vita. Tutta la forza del cristianesimo sta qui: è la nuova dimensione.
"Dio mio perché mi hai abbandonato?" Gesù non sta citando soltanto un salmo: è un "perché" misterioso certamente, è il momento del Dio-uomo che si sente abbandonato, solo... il buio esterno è segno del buio interno di Gesù, e si fa grido.
La risposta al "perché" di Gesù è un problema grosso. Chi sta gridando è il Figlio di Dio fatto uomo nella sua carne umana, ma è Lui che grida, e gridando sta rivelando qualcosa che passa all'interno della Trinità.
Cosa pensiamo che possa succedere a Gesù in quel momento? E' un grido che ha due risonanze:
1^ è il grido che arriva anoi, e sa di dolore;
2^ è il grido che risuona all'interno della Trinità, che noi non sentiamo e che risuona non come dolore, ma come amore perché Dio è Amore; allora lo stesso grido che risuona per noi come dolore, risuona come amore per la Trinità. Dunque il dolore è amore. Il dolore accolto con anima unitaria è rivelazione di amore. Si intende si tratta del dolore che manda Dio, e non di quello che proviene dai fatti sociali o personali dell'uomo, dalla sua cattiveria, dal suo egoismo. Semmai questi ultimi tipi di dolore, visti in questa nuova dimensione, possono diventare pure doni.
Il cristiano allora cosa deve fare? Vivere intensamente la passione. Non si tratta di godere della passione, ma dell'amore che il dolore porta. La vita beata del cristiano non è un possesso fermo della Trinità, ma un entrare nella Trinità.
Ma perché Dio ci deve comunicare il mistero dell'amore attraverso il dolore? Chi ha esperienza del dolore può affermare e rispondere: perché il dolore è come la pressione che avviene all'interno delle mie pareti piccole che racchiudono l'amore che c'è dentro e poiché l'amore, quello vero, è infinito, non può rassegnarsi, ma preme per espendersi, dilatarsi, per crearsi così un passaggio, e perciò rompe, rompendo squarcia, crea la ferita e passa l'amore. E allora il dolore c'è perché l'amore vuole fare diventare tutto amore, vuole creare in noi la dimensione di Dio che è Amore: per fare questo spacca. Quando in me c'è il dolore è la pressione, all'interno, di quest'acqua divina (amore) che si dilata, spacca, fa saltare il limite tra me e Dio e si fa unità. E' a questo punto che Dio si fa i me.
Così è per Gesù quando arriva alla risurrezione; così è per noi quando arriviamo al "Gesù in mezzo".
Dal Gesù abbandonato nasce la vera Chiesa, cioè la comunità di Dio. Finché sono solo, anche a patire, c'è buio; quando soffro con Gesù abbandonato, con la Chiesa, con la comunità, allora nasce la realtà nuova, la realtà divina. Allora si comprende così perché i cristiani, su questa terra, dovranno sempre patire: perché l'amore, fino a quando ci sarà un uomo sulla terra, dovrà sempre dilatarsi fino al raggiungimento dell'Amore infinito che è Dio.
"Tutte le volte che avrai disperazione e dovrai esortare alla speranza,
avrai peccato e dovrai dare la grazia,
avrai il buio e dovrai dare la luce della verità,
avrai l'egoismo e dovrai gridare l'amore...
Ti sembrerà di recitare la commedia, ma coraggio,
fallo ugualmente, ricordati è la commedia divina
di Colui che scrive dritto sulle righe storte,
è la più bella avventura di Gesù abbandonato"
Una Focolarina (3 agosto 1972)