Il profeta Zaccaria
Il libro del profeta Zaccaria occupa il penultimo
posto nella raccolta dei dodici profeti minori. Il nome Zaccaria proviene
dall’ebraico “Zekharjah” e significa “Javhé si ricorda”.
Il profeta svolse la sua attività alcuni anni dopo
il ritorno dall’esilio babilonese. Il suo primo discorso fu annunziato
nell’ottavo mese del secondo anno di Dario (Zac 1,1) cioé, nell’autunno del 520
a.C.. Egli fu contemporaneo del profeta Aggeo e svolse un benefico influsso
sugli ebrei delusi e sfiduciati per le innumerevoli difficoltà incontrate.
Zaccheo promosse la ricostruzione del tempio appoggiando l’opera dei due capi
spirituali, Giosué e Zorobabele.
Il suo testo è composto da 14 capitoli redatti in
uno stile, definito da san Girolamo, oscurissimo e diviso in due parti.
La prima parte ha un tono prevalentemente
apocalittico e contiene otto visioni che intendono tenere desta la speranza
nella ricostruzione di Gerusalemme, destinata a divenire il centro del regno
messianico. Egli invita continuamente ad una conversione sincera e, nei
confronti dei pagani, parla alcune volte di distruzione altre volte di
conversione.
La seconda parte redatta più in stile poetico,
contiene la visione della Gerusalemme futura, ed altre importanti profezie o
allusioni messianiche. Al capitolo 12° Zaccaria accenna ad un perso-naggio
misterioso che muore di morte violenta ed è pianto dal popolo. Al capitolo 13°
parla del nuovo “Isralele”, che sorgerà dal «resto» delle generazioni passate.
Il 14° capitolo mette in evidenza due temi: la guerra escatologica e l’era
messianica.
Il libro di Zaccaria è molto importante perché getta
luce sui primi anni della restaurazione dopo l’esilio babilonese. Dal punto di
vista dottrinale parecchio importanti sono la visione della Gerusalemme
messianica, la presenza degli angeli e la concezione apocalittica.