Il libro di Tobia
Il
nome Tobia proviene dall’ebraico Tobhjjahu e designa
i due personaggi biblici protagonisti dell’omonimo libro deuterocanonico
dell’Antico Testamento.
Contenuto
del libro
Il
libro ci presenta due personaggi (padre e figlio) chiamati rispettivamente Tobit e Tobias. Tobit, vecchio e pio ebreo, non appena deportato in Assiria, si mise a
compiere opere di bene di ogni genere verso i compagni
di esilio, incappando in pericoli e persecuzioni, dalle quali lo salvò il
cugino Achikar, cancelliere del re.
Un
giorno, mentre riposava dopo avere seppellito un morto, fu accecato dallo
sterco di un uccello: nel suo dolore, schernito come Giacobbe da parenti e
amici, chiese a Dio che lo facesse morire.
Intanto
in un’altra regione, a Ecbatana,
Sara -figlia del cugino di Tobit, Raguele- veniva
allontanata da tutti perché, si era sposata ben sette volte e nella stessa
notte delle nozze aveva perso i mariti uccisi dal demone Asmodeo;
anche lei desiderava morire. Le preghiere di Tobit e
Sara furono ascoltate da Dio che mandò l’angelo
Raffaele a risanarli.
Credendo
che ormai la morte fosse giunta Tobit
chiamò Tobia, il figlio, pregandolo di trovarsi un amico in compagnia del quale
andare a trovare un parente a cui aveva prestato una certa somma di denaro. Tobia
trovò chi l’accompagnasse, ma non sapeva che
l’accompagnatore era l’angelo Raffaele.
I
due partirono e si fermarono a Ecbatana.
Lì Tobia sposò la cugina Sara, sconfiggendo il demone Asmodeo
con l’aiuto del suo misterioso accompagnatore. Durante i festeggiamenti delle
nozze, Raffaele andò a riscuotere il credito. Poi, insieme, tornarono da Tobit il quale riacquistò la vista grazie al fiele di un
pesce che Tobia aveva pescato su indicazione di Raffaele. Solo a quel punto
Raffaele rivelò di essere uno degli angeli incaricati di
portare in alto le preghiere dei santi. Quindi invitò i presenti a dare gloria
a Dio, che lo aveva mandato, e ordinò di scrivere in un libro
tutte le cose che si erano compiute.
Divisione
del libro
Il
testo è composto da tre parti: la prima serve da
introduzione, 1-3, e descrive la dolorosa sorte di Tobit
e Sara i quali, pur essendo ebrei della diaspora ed osservanti della legge,
vengono colpiti da gravi tribolazioni. La seconda parte
(4-13) manifesta l’aiuto che Dio dà ai due oppressi attraverso l’angelo
Raffaele. La terza parte narra degli ultimi anni felici di Tobit e Tobia.
A
noi il testo è giunto solo in greco, ma la sua stesura originaria dovette
essere ebraica o aramaicam intorno al 200-150 a.C., come attestano alcuni
frammenti in queste due lingue, trovati
tra i manoscritti esseni di Qumran.
Il
libro, per forma e contenuto, appartiene al genere sapienziale.
L’autore, sconosciuto, scrisse con l’intenzione di trasmettere ai suoi
contemporanei una lezione morale e religiosa attraverso una fittizia narrazione
drammatica. Per la sua stesura, l’autore usò diverse fonti bibliche ed
extrabibliche. Utilizzò le storie patriarcali della Genesi, la legislazione del
Pentateuco, le notizie contenute nei libri dei Re e dei profeti, la storia
extrabiblica “Storia o Sapienza di Achikar”,
molto conosciuta in Oriente.
Il
libro di Tobia si presenta dunque come un racconto popolare, che aldilà del
tono romanzesco e dell’abile ambientazione storico-geografica,
si propone un fine edificante: sottolineare
l’importanza dell’elemosina, della preghiera, della fede e di ogni opera di
bene, nella fiducia in Dio e nella sua continua provvidenza. La Provvidenza
divina, infatti, mette alla prova i pii sostenendoli durante la tribolazione e
restituendo loro la felicità (retribuzione terrena del bene). Inoltre, per
comunicare con gli uomini Dio si serve del ministero degli angeli. Raffaele,
oltre ad essere un custode degli uomini giusti, è anche un accompagnatore di
viaggio, un guaritore, un mediatore di matrimonio e anche intercessore.