Gli oggetti posti sull’altare
Vari sono gli oggetti che usa il sacerdote durante la celebrazione e diversa e la loro importanza.
Innanzitutto il Calice.
Si tratta di un vaso sacro a coppa sorretto da un piedistallo, in genere di materia pregiata, o almeno dorato all’interno, in cui, durante la celebrazione eucaristica, viene versato il vino per la consacrazione. La forma più antica era ottagona, adorna della figura del Buon Pastore e di altri simboli, anche iscrizioni; ve n’erano pure a due manici o anse, di forma grande, usati probabilmente per la comunione del popolo sotto le due specie. Tra il ‘300 e il ‘400 furono realizzati con decorazioni ricchissime e quasi soffocanti; nel sec. XVI si ritornò ad una forma più semplice.
Oggi più che mai si deve porre attenzione al calice, perché questo segno liturgico con i suoi riferimenti biblici, permette una più corretta comprensione del messaggio eucaristico.
Il vino versato nel calice, infatti, richiama il sangue e alla luce della Parola di Dio diventa richiamo della passione e morte di Cristo. A partire dal sec. XVI si cominciò ad usare esclusivamente vino bianco, per una ragione di tipo pratico: il vino rosso avrebbe macchiato i lini. La Riforma del Concilio Vaticano II ha voluto ridonare verità e visibilità ai segni per cui ha raccomandato di usare, almeno qualche volta, il vino rosso.
Il calice, come tutti gli altri arredi sacri necessita di maggiore attenzione nella custodia e nella manutenzione, perché destinato ad accogliere il Sangue del Signore. Nei Principi e norme del Messale Romano si raccomanda i vasi sacri devono essere di materia solida e nobile, non soggetta a facile deterioramento. I vasi sacri in metallo - specialmente calici, patene, pissidi e teche - devono essere abitualmente dorati all’interno, se il metallo è ossidabile; se invece il metallo è inossidabile si può fare a meno della doratura (Cfr. PNMR 294).
Il calice deve essere dotato di una coppa realizzata con materia che non assorba, mentre la base può essere fatta con altre materie pregiate e decorose. Particolare attenzione è da porre ai calici con la coppa in ceramica la cui vetrinatura può facilmente deteriorarsi creando alcune zone o anche delle semplici filature assorbenti (Cfr. PNMR 291).
Il calice e la patena devono essere collocati sulla mensa solo al momento opportuno, non devono quindi ingombrarla fin dall’inizio della messa. Nella processione offertoriale devono essere presentati il pane e il vino per il sacrificio eucaristico (Cfr. PNMR 49), non ha senso presentare il calice vuoto e rivestito dei tovaglioli per la sua purificazione al termine della messa. Perde di significato anche condurre in processione offertoriale una patena coperta da un lino. La processione offertoriale non è un occasione per sfoggiare la bellezza artistica dei vasi sacri, ma è il momento in cui l’assemblea celebrante presenta il frutto del proprio lavoro che pertanto deve essere visibile da parte di tutti. Notiamo infine che come vasi sacri per la celebrazione eucaristica non possono essere usati semplici cestini o altri recipienti destinati all’uso comune fuori delle sacre celebrazioni, o scadenti per qualità, o che manchino di ogni stile artistico (Istruzione Inestimabile Donum, n. 16).