Il profeta Michea
Michea fa parte dei dodici profeti minori della
Bibbia. Il suo nome proviene dall’ebraico Mikhah e visse intorno ai secc. VIII-VII a.C..
Egli nacque a Morèshet Gat, una località della
campagna a sud-ovest di Gerusalemme. Svolse la sua attività di profeta al tempo
del re Joatam (740-736 a.C.), del re Acaz (736-716) e del re Ezechia (716-687).
La sua fammiglia era di origine contadina.
Michea fu un profeta che credette molto nella
giustizia sociale e, per trasmettere il suo messaggio di richiamo e di
condanna, utilizzò il genere letterario del «processo». Egli, infatti, imputava
agli Ebrei una colpa che raggiungeva tutte le classi e gli stati sociali. Erano
raggiunti da tale colpa i ricchi e i commercianti, gli amministratori, i
sacerdoti, i giudici e i profeti. Michea accusò tutta questa gente di ricercare
disonestamente il profitto, di essere ingiusti nell’esercizio della loro
funzione, di dipendere dal denaro e di essere corrotti. A causa loro, secondo
l’annunzio del profeta, la Samaria sarebbe stata distrutta e Gerusalemme
sarebbe diventata un mucchio di rovine.
Il libro di Michea può essere diviso in tre parti:
- la prima parte va dai capitoli 1 a 3 e contiene
minacce contro Israele e Giuda che si sono resi colpevoli di ingiustizia, falsa
sicurezza e avidità;
- la seconda parte va dai capitoli 4 a 5 e contiene
una serie di promesse e oracoli proiettati verso il futuro, alcuni dei quali
aggiunti in età postesilica;
- la terza parte va dai capitoli 6 a 7 e contiene
detti, diatribe e lamentazioni.
La seconda parte contiene anche il famoso testo che
l’evangelista Matteo (2,6) interpreta come una profezia sul luogo della nascita
del Messia: «E tu Betlemme di Efrata (...), da te uscirà colui che deve regnare
su Israele (...), ed egli sarà la pace» (5,14).