La Pianeta

Storia

La pianeta deriva da una sopravveste profana giornaliera, dall’antica paenula usata in tutto il mondo greco-romano. In origine era un vestito utile a ripararsi dalle piogge e per tale motivo abbastanza pesante. A Roma tra il II e il III secolo fu indossata dai senatori come veste ordinaria, non ufficiale (quella ufficiale era sempre la toga). La paenula era un grande mantello senza maniche, qualche volta del tutto chiuso sul davanti, altre volte aperto quasi fino al petto che arrivava giù fin sotto le ginocchia. Sulla nuca aveva spesso un cappuccio. In Gallia ed in Africa veniva chiamata casula perché la sua forma richiamava una casetta o casupola.

Come veste liturgica la pianeta fa il suo ingresso tra il IV-V secolo. I mosaici della cappella di S. Satiro in S. Ambrogio, di S. Satiro e S. Apollinare in Classe di Ravenna mostrano che la paenula era parte essenziale del vestito liturgico. Nel periodo carolingio la pianeta non fu usata esclusivamente dai sacerdoti e per la S. Messa anzi, era il Vescovo che la indossava durante le Ordinazioni, per la Consacrazione degli Oli Santi, per l’amministrazione della Cresima o del Battesimo, per la Consacrazione dei fonti battesimali o delle Chiese, anche per portare il viatico. Alla pianeta si andò via via sostituendo il piviale così l’uso della pianeta fu limitato esclusivamente alla S. Messa così come dimostra una preghiera contenuta nel Pontificale di Séez del 1045: "Ricevi la pianeta affinché tu possa celebrare la S. Messa secondo il tuo ordine".

Fin al XIII secolo le pianete avevano forma di campana e queste erano prive di cappuccio; in alcuni casi si scambiava per cappuccio quel rigonfiamento che si veniva a creare tagliando l’estremità in cui doveva passare la testa del celebrante. La cucitura centrale anteriore veniva invece coperta da una guarnizione verticale che, in alcuni casi, girava intorno al collo sembrando anch’essa un cappuccio.

La pianeta a forma di campana fu indossata fino al XIV secolo. Da questo momento cominciò a subire variazioni innanzitutto perché cominciò a cambiare il gusto (da romanico in gotico), poi perché si avvertì l’esigenza di maggiore comodità (tale veste impediva movimenti liberi delle braccia e delle mani) ed infine perché confezionare una pianeta era economicamente caro (in ragione del fatto che il canone dei colori prevedeva pianete di colori diverse e di conseguenza era necessario averne non più due o tre bensì, da 10 a 15), per tali motivi fu accorciata in lunghezza. Divenendo da campana a scapolare la spesa della seta diminuiva notevolmente; la parte anteriore aveva la forma della cassa di un violino e non era cucita alla parte posteriore. Grazie a questa modifica le ricamatrici del tempo poterono alquanto sbizzarrirsi poiché il paramento non impacciava più le braccia e quindi poteva esser reso più pesante dai ricami. I ricami venivano eseguiti in seta o in lino e realizzavano scene della vita di Gesù, impreziosendo i manufatti anche con con perle e oro.

Fu in questo periodo che furono usati vari materiali per la loro realizzazione: oltre la seta il lino e il cotone anche il cuoio e la paglia. Di paglia se ne confezionarono un numero esiguo, di cuoio parecchie tanto che in Austria e in Svizzera se ne conservano ancora un buon numero; il cuoio veniva compresso e dipinto con fiori. I colori utilizzati erano di preferenza il giallo, il bianco, il porporino, l’azzurro… Le stoffe divennero sempre più ricercate nel gusto ma i loro disegni non corrispondevano alla dignità delle funzioni sacre.

Resistettero per tutto il Medio Evo fino al XV-XVI sec. le pianete con la croce forcuta.

Da allora ad oggi non sono stati apportati sostanziali cambiamenti; la pianeta rimane sempre ciò che contraddistingue il sacerdote.