Il profeta Giona
Giona, dall’ebraico Jonah che significa “colomba”, è
uno dei dodici profeti minori dell’Antico Testamento. Il libro che porta il suo
nome racconta le sue vicende.
Giona, figlio di Amittai, riceve da Dio l’ordine di
predicare la penitenza ai cittadini di Ninive che è la capitale dell’impero
assiro. Egli però si sottrae al suo compito così, a Joppe (Giaffa) sale su una
nave che lo porta nella direzione opposta a quella indicatagli, verso Tarsis.
Durante la furia di una tempesta che Dio aveva suscitato contro di lui, rivela
la propria colpa all’equipaggio e per questo viene gettato in mare e
inghiottito da un pesce. Dal ventre del pesce Giona leva la sua lode e il suo
ringraziamento a Dio. Poi, dopo tre
giorni e tre notti viene depositato sulla spiaggia.
A questo punto si reca a Ninive e per tre giorni
predica la penitenza, ottenendo la conversione dei cittadini: Dio si accorge
che le loro azioni dei niniviti sono buone e che si sono convertiti dalla loro
cattiva condotta per cui decide di non arrecare loro nessun male. Irritato
perché Dio non ha punito Ninive, Giona desidera morire, ma viene rimproverato
da Dio che ama tutti gli uomini e vuole essere misericordioso verso i peccatori
pentiti e verso gli innocenti «che non sanno distinguere la loro destra dalla
loro sinistra».
Il libro di Giona ancora oggi suscita molte
discussioni fra gli studiosi. Non abbiamo molte notizie di quest’uomo vissuto
sotto Geroboamo II, 2 Re 14,25 a cui si attribuisce un’opera che, come lingua è
tardiva e come pensiero e terminologia molto deve a Geremia e ad Ezechiele.
Gli studiosi sono convinti che questo libro è stato
composto dopo l’esilio di Babilonia (V-IV sec. a.C.). I fatti narrati non
devono essere considerati puri fatti storici, come li intendiamo noi, piuttosto
come storia profetica; ossia, una storia che può essere certamente accaduta e
che il profeta usa ed amplifica per dimostrare un atteggiamento benefico di Dio
nei confronti di coloro che ebrei non sono, ma anche per far vedere
l’atteggiamento dei non ebrei nei confronti del Dio biblico che è Dio di tutti.
La caratteristica peculiare del libro di Giona consiste proprio nel dimostrare
che la salvezza di Dio è offerta a tutti.
Ogni credente, attraverso questo testo, può
arricchire sempre più la sua fede, può
anche ritrovare il suo rapporto innato con Dio, può riscoprire le sue
potenzialità nei confronti di Dio. Egli, convertendosi a Dio può intraprendere
o riprendere il cammino che a Lui lo porta.
Dunque Israele non deve considerarsi l’unico
possessore della salvezza: il lungo viaggio di Giona a Ninive dimostra che la
salvezza è possibile, tutti sono messi in grado di ascoltare la parola di Dio.
Ed è proprio la parola che può convertire e vivificare.
Questa svolta così universale sarà possibile solo
con Gesù, con la sua opera salvifica e con l’annuncio dei suoi inviati, gli
apostoli, illuminati dal suo Spirito.