Liturgia del Venerdì Santo

Nei primi secoli i cristiani, in questo giorno della morte di Gesù rinunciarono ad una particolare Liturgia e tennero in esso, come nel Sabato Santo, uno stretto digiuno di lutto. Verso la fine del sec. IV si conosceva a Gerusalemme, nella mattinata, l'adorazione della Santa Croce e nel pomeriggio, da quanto ci riferisce Sant'Agostino, una Liturgia della Parola con la lettura della Passione. Inoltre a Roma si svilupparono nelle Chiese locali attorno, ad una reliquia della croce, delle cerimonie di adorazione della croce.

Attraverso la Liturgia Romana importata nei paesi franchi e l'elaborazione del Pontificale Romano-Germanico del sec. X, da una semplice liturgia di comunione si sviluppò lentamente la missa praesantificatorum senza preghiera eucaristica.

L'uso medievale di comunicare raramente portò alla pratica che solo il sacerdote comunicasse in tale messa e questa forma venne conservata per quasi quattrocento anni. Ma il nuovo Ordinamento del 1955 accolto dal Messale Romano del 1970, apportò una riforma: Ripartì in tre parti la liturgia del Venerdì Santo:

1) Liturgia della Parola; adorazione della Croce;

2) Liturgia di comunione;

3) Tolse il divieto della comunione dei fedeli.

Di norma la celebrazione inizia verso le ore 15.00, ma per motivi pastorali e per maggiore partecipazione dei fedeli si rispettano altri orari. Il colore liturgico è il rosso, simbolo della passione. L'altare è interamente spoglio. All'adorazione della croce sono possibili due forme di ostensione della Santa Croce: Scoprimento graduale o processione con la croce svelata. L'atto di venerazione alla croce viene compiuto dal clero e dai fedeli per genuflessione o bacio o altro segno. Il Banchetto Eucaristico viene preparato con i dona praesantificata il Giovedì Santo. Dopo l'orazione post-comunione che fa intravedere l'unità del mistero pasquale di morte e risurrezione di Cristo, segue la Via Crucis. In questo giorno riviviamo il Mistero della morte di Gesù nostro Signore. Era d'uso in Gerusalemme, nel tempio, immolare gli agnelli destinati alla celebrazione pasquale. Con Gesù non occorre più perché è il Cristo crocifisso l'Agnello Pasquale, la sua immolazione è reale, un vero e proprio sacrificio compiuto una volta e per tutte: in Gesù offerto e offerente sono un'unica cosa. Dalla sua morte liberamente accettata sgorga la nostra salvezza, dono gratuito. Gesù, il Servo del Signore, ha ricevuto la missione di liberarci dai peccati e si lascia condurre alla morte in silenzio, Agnello innocente carico dei peccati del suo popolo. Ma il mistero di Cristo va oltre: Egli è pure l'Agnello glorioso e proprio perché ha obbedito al Padre fino alla fine, Dio lo ha costituito Re e Signore del mondo e della storia. E nel cammino di passione, Maria ha il primo posto: è la donna della fede e dell'amore, è la Madre di tutti i viventi alla quale noi, come credenti e come Chiesa che formiamo in virtù del sacerdozio universale, conferitoci mediante il Battesimo, ci affidiamo a lei e in lei confidiamo.