Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

 

(La Chiesa ne fa memoria il 29 settembre)

 

La festa dei Santi Arcangeli risulta dalla fusione delle tre feste di san Michele (29 settembre), di san Gabriele (24 marzo) e di san Raffaele (21 ottobre) ed ha la data della «Dedicatio sancti angeli», cioé della più antica delle altre due, perché commemorava la dedicazione della Basilica elevata nel sec. V secondo il martirologio Geronimiano.

Le notizie sulla vita dei tre Arcangeli le troviamo nella Bibbia.

Di san Michele ne parla la lettera di Giuda (8-9); l’Apocalisse (12,7-10) che porta a conoscenza della battaglia di Michele e dei suoi angeli contro il dragone; il libro di Daniele (10-12), dove Michele è presentato come il protettore di Israele. La tradizione cristiana ha attribuito a Michele il compito di soccorrere le anime e di condurle alla Luce Santa, ricordando il povero Lazzaro quando fu portato dagli angeli nel seno di Abramo

A potenziare il culto di san Michele hanno contribuito soprattutto 3 apparizioni. La prima a Gregorio Magno il quale, durante la processione per chiedere la fine della peste, avrebbe visto l’arcangelo sulla vetta della mole Adriana che rimetteva nel fodero la sua spada. La seconda è l’apparizione dell’Arcangelo ad un pastore per proteggere un bue sfuggito alla custodia, con il comando di costruire una cappella nella caverna dell’alta montagna del Gargano. La terza è quella dell’Arcangelo al vescovo d’Avranches (Saint-Aubert), per tre volte, con l’ordine di costruire una basilica in suo onore sul monte Tomba.

Gabriele (forza di Dio) è l’arcangelo messaggero per eccellenza. L’annuncio più importante l’ha portato a Maria. Prima che a lei, Gabriele era apparso al profeta Daniele per rivelargli il numero delle settimane che dividevano il suo tempo dalla venuta del Messia, ed il numero delle settimane che avrebbero separato la venuta del Messia dalla sua morte. Altro annuncio importante lo ha dato a Zaccaria, quando gli ha annunziato la nascita di Giovanni Battista. In ogni caso tutte le missioni di Gabriele si sono concluse a Nazaret, nella casa della Madre del Signore. In quella casa, il suo annuncio apre sulla terra l’era dell’incarnazione: Dio si fa uomo tra gli uomini, diventa nostro compagno nel travaglio della vita fino alla morte, aprendoci le porte della speranza senza fine. Di questa grande realtà Gabriele fu entusiasta e benedetto messaggero.

Raffaele in ebraico significa, «Dio ha guarito». Lui è l’Arcangelo che appare sotto forma di giovane bellissimo per essere compagno di viaggio di Tobiolo, incaricato dal padre, il vecchio e cieco Tobia, di andare a riscuotere un credito di 10 talenti d’argento. Il lungo viaggio dall’Assiria fino a Rages Tobiolo lo poté compiere grazia a Raffaele che lo tirò fuori da un bel po’ di guai. Tobia riscosse i soldi, sposò una ragazza di nome Sara e restituì la vista al padre ungendogli gli occhi col fiele di un pericoloso pesce che sul Tigri aveva minacciato la sua vita.

Raffaele viene descritto dal testo biblico come un giovane bellissimo, dalle vesti succinte, cioé come un viaggiatore che deve avere le gambe libere per essere più spedito nel passo. Per tale motivo egli è invocato come protettore di chi nella vita deve affrontare lunghi e incerti viaggi.

La Liturgia delle Ore mette in evidenza attraverso le antifone, i responsori e gli inni (di cui due del sec. X), le singole funzioni degli angeli. Michele è cantato come principe della corte celeste che con potenza soggioga i demoni, ma anche come angelo di pace; Gabriele come il grande messaggero scelto dei misteri; Raffaele come l’angelo medico di salvezza, che sana i malati e guida il nostro cammino. In ogni caso il servizio dei tre arcangeli è nei confronti del Signore.

L’arcangelo Michele è dunque colui che ricorda continuamente all’uomo, ma anche a satana, di non montarsi la testa, perché Dio è Dio e l’uomo rimane uomo.

L’arcangelo Gabriele è stato mandato a Maria per darle la forza di fidarsi, di avere fiducia in Dio e quelle stessa forza la dona anche a noi.

L’arcangelo Raffaele è colui che accompagna l’uomo lungo le amarezze della vita.