San Luigi IX
(La
sua memoria facoltativa è celebrata il 25 Agosto)
Luigi
(o Ludovico) nacque nel 1214 a Poissy (Beauvais) da Luigi VIII e da Bianca di Castiglia.
A soli 12 anni fu incoronato re. Per qualche tempo schivò gli oneri derivatigli
dall’incarico, perché al suo posto regnò la madre, donna di rigidi principi e di esemplare vita cristiana. Ella
cercò di educare il figlio sul suo stesso stampo, riuscendoci perfettamente.
Quando infatti a vent’anni,
dopo aver sposato la dolce e soave Margherita di Provenza, prese in mano le
redini del governo, Luigi si mise a fare il re con scrupolosa perfezione,
cercando di coniugare due esigenze umanamente assai difficili da combinare: la
vita ascetica e l’esercizio del potere.
Re
Luigi, nonostante le critiche dei calunniatori, ci riuscì. Ma
di questo successo egli è debitore ad un santo, Francesco d’Assisi, sul cui
ideale s’imbatté abbracciandolo subito con passione, e ponendolo a regola della
propria vita. Luigi fu, come scrisse qualcuno, un «terziario francescano che ricevette da Dio l’incarico di esercitare in
Francia il mestiere di re» e fu francescanamente
amante della pace, della giustizia e della vita religiosa.
La
pace la amò rifiutando la guerra, eludendo gli interessati consigli che gli
venivano da più parti, anche dal Papa, di porsi a capo di un esercito per
muovere guerra all’imperatore Federico II. Egli anziché impugnare le armi, fece da paciere tra i contendenti riuscendo a
pacificare il dissidio tra imperatore e pontefice.
Scese
in campo solo per ristabilire l’ordine nel suo regno, messo a soqquadro da un
nugolo di vassalli ribelli, per contrastare i desideri degli inglesi da sempre
smaniosi di mettere piede in terra di Francia.
Amò
la giustizia promuovendo il benessere del popolo, risanando l’economia e
concedendo a tutti i sudditi udienza quando lo
chiedevano. Luigi diceva ai suoi figli: «Se un povero è
coinvolto in un’azione giudiziaria contro un ricco, sostieni la causa del
povero fino a quando la verità non verrà a galla».
Ai
molti che si chiedevano come un bigotto collo torto
potesse reggere il suo regno passando più tempo in chiesa anziché a governare,
egli rispondeva: «Mi si addebita come un
crimine la mia vocazione, ma nessuno direbbe una
parola di biasimo se tutto quel tempo lo spendessi nella caccia e nel gioco».
Di fatto fu un re saggio e accorto e il suo regno fu uno dei più luminosi della
storia di Francia.
E proprio
per i poveri fece costruire ospedali, ospizi, scuole e favorì l’insediamento in
Francia dei francescani e domenicani, che avevano come missione il servizio ai
poveri. In ogni caso non mise da parte la cultura: grazie ai suoi interventi,
la Sorbona divenne un’ambitissima
università, e la Francia il centro della cultura
europea.
Negli
ultimi due anni re Luigi s’imbarcò in due sfortunate crociate per liberare il santo sepolcro, che lo tennero lontano dalla Francia per
oltre sei anni. La prima spedizione si concluse in una
disfatta: la peste e la fame decimarono l’esercito e il re stesso cadde
prigioniero dei mussulmani nella battaglia di Monsourath.
Per liberarlo, la Francia dovette pagare un ingente
riscatto. Luigi fece ritorno in Francia portando una preziosa reliquia, la
corona di spine del Signore, che faceva parte del tesoro di Santa Sofia
(venduta dall’imperatore latino di Costantinopoli) e per custodirla fece
erigere la Sainte-Chapelle, presso Notre-Dame. Oltre a tale reliquia portò con sé in Francia
alcuni oggetti della passione di Cristo: parte della croce, il ferro della
lancia e la spugna dell’aceto.
Tornò
in patria con la soddisfazione di aver “convertito” con l’esempio della sua
vita santa, molti mussulmani, che lo definirono «il sultano giusto».
La
seconda crociata gli costò la vita. Colpito dalla peste morì alle porte di
Tunisi, il 25 Agosto del 1270. Prima di morire aveva mandato a dire al sultano
di Tunisi: «Passerei il resto della vita
nelle vostre prigioni, senza vedere la luce, purché lei e il suo popolo si
facesse cristiano».
Luigi
IX fu canonizzato da papa Bonifacio VIII nel 1297.
Alcuni
resti del suo corpo sono conservati nella Cattedrale di Monreale.