Santa Maria Goretti
La
Chiesa ne fa memoria facoltativa il 6 luglio
Maria
Teresa Goretti nacque nel 1890 a Corinaldo,
in provincia di Ancona. Fu la prima di 5 figli di una
povera famiglia, costretta un giorno ad emigrare dal paese d’origine che
offriva solo disoccupazione e miseria, per andare a svolgere un faticoso lavoro
insalubre nelle terre del litorale tirrenico strappate alla palude.
La famiglia Goretti si accampò a Ferriere di Conca, nell’Agro Pontino presso Nettuno. La casa che li ospitò era alquanto
malsana, l’aria era infestata da zanzare e da malaria, malattia questa che a
quel tempo mieteva tante vittime.
Il
papà di Maria morì proprio mentre lavorava in quella
palude.
Per
consentire alla madre di andare a lavorare, la bambina cominciò a badare da
sola ai fratellini. Ciò non le permise di andare a scuola né di frequentare il
catechismo con una certa regolarità. Tuttavia
comprese che Dio ci ama e che va ricambiato con altrettanto amore e, che
il peccato è la negazione di questo amore.
A
dodici anni fece la prima comunione, ricevendo una sommaria preparazione di una
persona del luogo, e accettando da benefattori il vestito, il velo e le scarpe
per quella piccola ma grande festa.
Anche
se era ancora una bambina, aveva tanto faticato e i suoi lineamenti erano
maturati a tal punto che un uomo, un certo Alessandro Serenelli,
cominciò a guardarla con un interesse dettato da puro
desiderio sessuale.
Più
volte il giovane le propinò le sue proposte oscene, ma la fanciulla
non rispondeva; così facendo in lui aumentò la rabbia per il rifiuto. Un giorno
decise di passare alla maniere forti.
In
un afoso pomeriggio di luglio, mentre Maria era sola
in cucina, Alessandro fece irruzione in casa, tenendo un coltello in mano. Alle
richieste del ragazzo Maria rispose con dei “no”,
anche quando il coltello cominciò a straziare il suo corpo: quattordici colpi
inferti senza nessuna pietà. Maria rimase a terra in
un bagno di sangue.
Portata
all’ospedale di Nettuno morì il giorno dopo (6 luglio 1902) perdonando il suo
uccisore. Queste furono le sue testuali parole: «Per amore di Gesù gli perdono, e voglio che venga con me in Paradiso».
Maria Goretti fu proclamata santa il 24 giugno
1950 da Pio XII in Piazza San Pietro, dove, per la prima volta fu
presente la mamma di una santa. Fu proposta inoltre come modello a tutti i
giovani esposti ai pericoli di una società attaccata dalla malaria del peccato,
dell’indifferenza e del consumismo.
Il
più grande miracolo compiuto dalla piccola Goretti è stato la conversione del Serenelli
il quale, dopo otto anni di carcere e di ostinato rifiuto alla grazia, si
sciolse in sentimenti di pentimento e di espiazione.
Alessandro,
per spiegare la sua conversione, raccontò di avere sognato Maria in un giardino, mentre raccoglieva dei fiori
e glieli offriva. Il suo mutamento di condotta in carcere gli fece ridurre la
pena di tre anni. Scarcerato nel 1928, chiese perdono alla
madre di Maria e con lei fece la comunione di
riconciliazione nella notte di Natale. Dopo avere assistito alla sua canonizzazione, finì i suoi giorni in un convento.
Santa
Maria Goretti ha ricevuto
da Dio, nel fiore della sua giovinezza,
la grazia e la corona del martirio. Siamo in presenza
di un dono carismatico per la Chiesa di oggi, perché ci suggerisce un modo per
ottenere la santità: preferendo la morte al peccato.
Giovanni
Paolo II il 29 settembre 1991, al
termine del centenario della nascita di Santa Maria Goretti, ebbe a dire: «Dio
ha scelto e ha glorificato una semplice contadinella,
di origine povera. L'ha glorificata con la potenza del
suo Spirito... Carissimi fratelli e sorelle! Guardate Maria Goretti; guardate il Cielo
che essa ha raggiunto con l'osservanza eroica dei Comandamenti e dove essa si
trova nella gloria dei santi... È diventata letizia
per la Chiesa ed una fonte di speranza per noi».
Queste
parole ci riconducono a san Paolo: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto
per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per
confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è
ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1^Cor.1,27-29).