Santi Crispino e Crispiniano

I nomi dei fratelli romani Crispino e Crispiniano contengono la parola "crispus", ricciolo. Le due "teste ricciute", nate in una nobile famiglia romana, vissero nella seconda metà del III secolo.

La loro vita può essere ricostruita con una certa esattezza perché i due giunsero in Francia con il figlio di un senatore per annunziare il Vangelo ai pagani. Di notte, Crispino e Crispiniano si guadagnavano da vivere facendo i ciabattini; ma per i poveri della città lavoravano sempre gratuitamente.

Un giorno un pagano carico d’odio denunciò i due fratelli al giudice dell’imperatore Massimiano, che aveva scatenato un’ atroce persecuzione dei cristiani. I due fratelli furono invitati ad abiurare la loro fede e ad offrire sacrifici agli dei. Ma essi rifiutarono coraggiosamente. Furono allora legati su un banco di tortura e coperti di piombo fuso. Li gettarono poi nel fuoco e, immediatamente dopo, in acqua gelida. Poiché però tutte queste torture non avevano provocato la reazione che il giudice sperava, questi ordinò che Crispino e Crispiniano fossero decapitati. L’anno della loro morte si colloca intorno al 287.

Questi due santi furono parecchio venerate a Monreale. Le loro statue si possono ammirare nella chiesa di Maria SS. del Rosario.

San Raimondo Nonnato

Se i primi due santi risultano piuttosto noti, sconosciuta, o quasi, è la vita di san Raimondo Nonnato.

Il suo vero nome è Raimondo di Penafort, ma fu chiamato Nonnato perché fu estratto dal corpo della madre morta nei travagli del parto.

Nacque nel 1200 a Portell, nei pressi di Barcellona, da famiglia nobile. Vestì l’abito dei mercedari a 24 anni e, sull’esempio di Pietro Nolasco (fondatore dell’ordine della Mercede), si dedicò alla liberazione e alla predicazione tra gli schiavi della Spagna occupata dai Mori finché, dopo il ritorno da un viaggio a Roma, varcò lo stretto e si recò in Algeria. Lì si fece schiavo fra gli schiavi per tenere viva in mezzo a loro la fiamma della fede con la parola e con l’esempio di carità fattiva.

Raimondo Nonnato offrì la sua vita in cambio di quella di uno schiavo. Egli, tenuto vari mesi come ostaggio e sottoposto a ripetute e crudeli sevizie, compì quel gesto non soltanto per la liberazione di un cristiano, la cui fede era pericolosamente vacillante, ma soprattutto per risanare alla radice il male della schiavitù, predicando il Vangelo tra gli stessi mussulmani.

I suoi persecutori, per impedirgli di predicare il Vangelo, gli perforarono le labbra con un ferro rovente e gliele serrarono con un lucchetto.

Papa Gregorio IX volle rendergli pubblico omaggio per tanta virtù, conferendogli nel 1239, non appena fu liberato, la dignità cardinalizia e convocandolo presso di sé a Roma, come consigliere. Non raggiunse mai Roma perché una violentissima febbre lo portò alla morte il 31 agosto del 1340 a Cardona.

Per la sua difficile nascita dal grembo materno egli è invocato come protettore delle partorienti e delle levatrici. Per lo stesso motivo una piccola statua che si trovava nel santuario della Madonna delle Croci di Monreale, veniva portata nelle case di donne monrealesi a cui si prospettava un parto difficile.