San Ferdinando III re di Castigia

Ferdinando è il patrono di Filaga e viene festeggiato il 30 Maggio,

Nacque nel 1198 da Alfonso IX, re di León, e Berenguela di Castiglia. Alla morte prematura di Enrico I di Castiglia (1217) la corona succedette alla sorella Berenguela che, a sua volta la cedette spontaneamente al figlio Ferdinando, durante una grande assemblea tenuta a Valladolid: nel luglio del 1217, venne riconosciuto come re dai nobili castigliani. Nel 1230 prese possesso del regno di León, dopo aver vinto i non pochi ostacoli. Il padre Alfonso, poco prima di morire, aveva nominato uniche eredi del regno le figlie Sancia e Dolce. Ferdinando riuscì però a prenderne possesso e ad unirlo definitivamente al regno di Castiglia. Tale mossa politica costituì uno dei fatti più gloriosi della vita di Ferdinando. Questa unione di fatto era stata preparata accuratamente dalla madre Berenguela, favorita dalla gerarchia ecclesiastica ed appoggiata costantemente dai papi Innocenzo III e Onorio III, tale unione annullò per sempre una delle più frequenti cause di attrito tra i regni spa-gnoli, particolarmente per la lotta contro il comune nemico, cioè l'Islam.

Ferdinando sposò in prime nozze Beatrice di Svevia (1219) e poi Maria de Ponthieu (1235) e da queste unioni nacquero tredici figli.

Ma l'aspetto più rilevante del suo regno fu la "Riconquista". Armato cavaliere a Burgos (1219) e riappacificati all'interno i suoi regni, consacrò, per trent'anni, tutta la sua attività bellica alla lotta contro l'Islam. Il suo scopo era non soltanto di liberare completamente la Spagna ancora oppressa, ma anche di schiacciare il potere musulmano, aspirazione suprema delle crociate e del pontificato. La riconquista di città e fortezze così importanti, come Baeza, Jaén, Martos, Córdoba, Siviglia, ecc., gli guadagnarono il titolo di "Conquistatore dell'Andalusia". L'occupazione dei territori andava di pari passo con la restaurazione religiosa; grazie al suo zelo e alla sua generosità vennero restaurate le diocesi di Baeza-Jaén, Córdoba, Siviglia, Cartagena e Badajoz. L'immane lavoro compiuto da questo santo re nella lotta contro l'Islàm fu riconosciuto dalla Curia romana, che gli concesse per la prima volta dei diritti e la riscossione di tributi. Questi favori e la frequente concessione di indulgenze, equiparando i crociati spagnoli a quelli orientali, permisero a Ferdinando di ingrandire il regno castigliano e di affermarne definitivamente l'egemonia sugli altri stati peninsulari.

Fu un governante modello, di princìpi cri-stiani, sagace e abile nelle trattative. Si dimostrò sempre intransigente con gli eretici, ma sempre generoso e magnanimo verso i vinti, tollerante con i giudei, ubbidiente nei confronti della Chiesa. L'iscrizione nelle quattro lingue, ebraica, araba, latina e castigliana, conservata sul suo sepolcro, è la prova più chiara che Ferdinando seppe accattivarsi in pieno tutte le classi della società spagnola.

Re prudente, ebbe sempre accanto un consiglio di dodici persone, con le quali si consultava sugli affari gravi ed importanti del regno; per governare in pace e giustizia i suoi sudditi, iniziò la redazione di un codice di leggi, ultimato da suo figlio. Incrementò le scienze e le arti, diede l'avvio al fiorire dell'università di Salamanca, protesse quella di Valencia e lo Studio Generale di Valladolid; nel suo tempo si costruirono le cattedrali di Leon, Burgos e Toledo, delle quali fu protettore e mecenate.

Oltre che re magnanimo e capitano invincibile, Ferdinando fu una figura umana esemplare e degna di imitazione. In mezzo alle glorie del mondo fu pio, devotissimo della Madonna, grato sempre al Signore delle sue vittorie, umile fino a chiedere la pubblica pe-nitenza: chiese con edificante umiltà perdono nel momento in cui gli veniva amministrato il Viatico, che volle ricevere in ginocchio, nonostante la grave infermità; riconobbe come ricevuto da Dio il regno che tanto aveva ingrandito e glielo offerse insieme alla sua anima il 30 maggio 1252, pronunziando queste parole: "Signore, nudo uscii dal ventre di mia madre, che era la terra, e nudo mi offro ad essa; o Signore, ricevi la mia anima nello stuolo dei tuoi servi".

Ferdinando è stato fino ad ora il solo re di Spagna salito alla gloria degli altari. Tutti i cronisti sono d'accordo nel riconoscere la purezza dei suoi costumi, la prudenza, l'eroi-smo, la generosità, la mansuetudine, il suo spirito di servizio al popolo.

Il suo culto fu limitato alla città di Siviglia fino al sec. XVII. Nel 1629 si iniziò il processo di canonizzazione; dimostrato il culto immemorabile, accertata la verità di molti miracoli e comprovata l'incorruzione del suo corpo, fu canonizzato da Clemente X, il 4 febbraio 1671. Il culto si estese rapidamente a tutta la Spagna e l'arma dei genieri dell'esercito lo scelse come patrono. Nell'arte è rappresentato sempre giovane ed imberbe, con attributi reali (corona, scettro e sfera) a volte con una statuetta della Madonna che portava con sé nelle sue campagne o con una chiave in mano a ricordare quella consegnatagli dal re moro, dopo la conquista di Siviglia. I carcerati, i poveri e i governanti lo invocano come speciale protettore.