Santo Stefano Protomartire

S. Stefano è patrono, assieme a S. Giuseppe, di Campofiorito e viene festeggiato il 26 dicembre.

Stefano è il primo martire del cristianesimo, colui che ha testimoniato con il sacrificio della vita la propria fedeltà a Gesù di Nazareth e al suo messaggio di salvezza.

Egli apparteneva alla prima comunità di Gerusalemme ed aveva il compito di amministrare, con altri sei compagni diaconi, i beni che i credenti mettevano in comune. A quei beni si attingeva per il sostentamento proprio e della famiglia; ciò che rimaneva veniva distribuito ai poveri.

Le notizie della sua vita le troviamo nel libro degli "Atti degli Apostoli", scritto dall’evangelista Luca.

Di Stefano Luca comincia a parlare quando si presentano dei problemi in seno alla prima comunità cristiana: i credenti di origine ellenica non erano troppo soddisfatti del modo con cui erano trattate le loro vedove e se ne lamentavano.

Il gruppo dei dodici apostoli non poteva occuparsi della mensa così, furono cercati sette uomini di buona reputazione, pieni di spirito e di saggezza a cui affidare l’incarico. Furono eletti Stefano, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas e Nicola. Ad essi gli apostoli imposero le mani consacrandoli al nuovo servizio.

Stefano svolse la sua missione con zelo. Alla carità aggiungeva la Parola e Dio lo ricolmava di grazie: molti erano coloro che si convertivano dopo averlo incontrato. Tuttavia i suoi successi mandarono su tutte le furie i giudei. Questi un giorno gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Pagarono anche dei falsi testimoni che dissero: "Costui non cessa di proferire parola contro questo luogo sacro e contro la Legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosé".

Stefano a sua volta inchiodò i suoi accusatori con un lungo e fremente discorso mediante il quale dimostrava che "l’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mani di uomo!", e concluse affermando: "Gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie: come i vostri padri, così anche voi. Quali dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori ed uccisori".

Le sue ultime parole furono coperte da un coro di imprecazioni. Stefano però urlando riuscì a superare le voci e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’Uomo che sta alla destra di Dio" Tale atto di fede sincero e coraggioso segnò la sua condanna a morte mediante lapidazione, come si espressero i capi del Sinedrio.

La sentenza venne eseguita fuori le mura della città. Mentre le pietre colpivano il suo corpo lui pregava ad alta voce dicendo: "Signore non imputare loro questo peccato".

San Luca fa pure osservare che assisteva alla lapidazione anche un giovane di nome Saulo, il futuro apostolo delle genti, Paolo.

Secondo la tradizione le reliquie di Stefano vennero rinvenute nel 415 e una parte di esse trasferite nell’isola spagnola di Minorca. In quell’occasione i cristiani, volendo vendicare il Santo, uccisero tutti gli Ebrei immigrati poiché rei di essere discendenti dei lapidatori di Stefano, episodio questo da dimenticare.