Don
Tonino Bello
Don Tonino Bello nacque ad Alessano in provincia di
Lecce il 18 marzo del 1935. Fu ordinato sacerdote l'8 dicembre 1957. Il 3
luglio 1965 conseguì il dottorato in teologia all'Università Lateranense. Dal
1958 al 1974 divenne prefetto e poi vice rettore nel seminario vescovile di
Ugento.
Il 24 giugno 1959 ottenne la Licenza in teologia
alla Facoltà Teologica di Milano presso il seminario di Vengono. Dal 1974 al
1976 fu rettore del seminario di Ugento. Il 1° gennaio 1979 fu nominato parroco
della chiesa della Natività di Maria Vergine a Tricase.
Ordinato vescovo il 30 ottobre 1982 fece il suo
ingresso nella diocesi di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi il 21
novembre dello stesso anno.
Il suo ministero pastorale si distinse per il
coraggio profetico con cui fu capace di indicare le strade per la costruzione
di una pace che non sfuggisse alle ragioni della nonviolenza cristiana. Tutto
ciò a partire sempre dalla pace che si coniuga con il servizio e la solidarietà
ai più poveri, proprio come deve essere la Chiesa. Non per nulla
affibbiava alla Chiesa "il
grembiule", una Chiesa cioé che sa chinarsi umilmente sui piedi degli
uomini però alla costante ricerca delle cause delle nuove povertà. Don Tonino
privilegiava la "teologia del volto", quella teologia che amava
l'incontro e l'accoglienza dell'altro, attraverso la denuncia e l'annuncio come
momenti di un'unica missione.
Nel 1985 col consenso della Conferenza Episcopale
Italiana fu chiamato a succedere a Mons. Luigi Bettazzi vescovo di Ivrea, nella
guida di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace. Cominciò
subito a guidare il movimento con una coraggiosa testimonianza di vita e con la
parola carica di calore umano e di profezia.
Facendo parte dell'Ordine Francescano Secolare, don
Tonino sposava appieno la spiritualità francescana tracciando una linea di
spiritualità che lui definiva "contemplattiva".
Avendo come criterio le beatitudini evangeliche, don
Tonino seppe valutare e promuovere azioni concrete evangeliche. Obbedendo a
tale criterio prese posizione nei conflitti armati come quelli del Golfo e
della Ex-Iugoslavia; organizzò anche una protesta contro l'ipotesi di
trasferimento degli aerei F 16 nella base di Gioia del Colle; lottò contro il
tentativo di sottrarre migliaia di ettari di terreno a contadini ed allevatori
della Murgia barese, per farne un enorme poligono di tiro; aderì al cartello
"contro i mercanti di morte" che portò nel 1990 all'approvazione
della Legge 185 che regola in maniera restrittiva e democratica il commercio
delle armi italiane.
Né bisogna dimenticare l'accoglienza che diede nella
sua casa ad immigrati albanesi ed africani.
Il coraggio di proporre una pace concreta, sempre
coniugata con la giustizia gli crearono molte incomprensioni sia nel mondo
laico che in quello ecclesiastico (quest'ultimo lo rimproverava di ingenuità e
spregiudicatezza).
Il 20 aprile 1993, a soli 4 mesi di distanza dalla
partecipazione alla missione di pace a Sarajevo, è stato arrestato da un cancro
indomabile. E' sepolto nel cimitero di Alessano, meta di pellegrinaggi continui
di credenti e non che in lui riconoscono un vescovo e un uomo che ha saputo
schierarsi senza mezze misure per gli altri e per la pace.