San Leoluca abate

San Leoluca è patrono della città di Corleone e viene festeggiato il 1° Marzo.

San Leoluca nacque intorno agli anni 815-818 e, al battesimo, gli fu dato il nome di Leone.

Il padre, anche lui Leone e la madre Teoctista gli diedero una solida formazione cristiana e, ancora giovinetto, gli affidarono la cura del loro gregge.

Divenuto orfano di entrambi i genitori si recò al monastero Basiliano di San Filippo di Agira, in provincia di Enna, per raggiungere una maggiore perfezione cristiana. Aprì il suo animo ad un santo monaco il quale, cogliendo la sua ottima indole e la sua viva fede lo consigliò di andare in Calabria, giacché la Sicilia era agitata da violente incursioni di Saraceni.

Non appena prese la tonsura e l’abito monastico (non i voti perpetui), si recò a Roma dove visitò con devozione i santuari dei Santi Apostoli; poi si diresse in Calabria presso un piccolo monastero sui monti di Mormanno. Del suo arrivo fu subito avvisato, per rivelazione divina, l’abate Cristoforo che predispose i monaci all’accoglienza del nuovo arrivato.

L’abate si rese subito conto delle virtù di Leone e pensò di sceglierlo come suo successore. All’atto della professione solenne gli mutò il nome di Leone in Luca (oggi inteso come Leo Luca). In quel monastero rimase sei anni. Durante quel periodo si cibò solo di pane e acqua, progrediva spiritualmente senza per questo gonfiarsi d’orgoglio.

E giunse il tempo in cui l’abate Cristoforo e Leo Luca partirono per andare a fondare un altro monastero in quel di Monteleone. Lì rimasero per dieci anni. Nel frattempo l’abate morì e Leo Luca si dedicò tanto alla cura pastorale del monastero che il numero dei monaci crebbe fino a cento.

Trascorse così la sua vita monastica e, essendo ormai centenario, elesse come suo successore il monaco Teodoro.

La notte precedente alla morte la trascorse in preghiera nel monastero di Vena e, il giorno successivo, si recò da solo in Chiesa dove partecipò alla Santa Messa e ricevette i sacramenti, poi spirò. Un grande odore si sparse per tutta la chiesa.

 

I miracoli

Leo Luca raccontava ai suoi monaci che, al tempo dell’abate Cristoforo, usciti tutti i monaci al lavoro nei campi, ne fu lasciato in casa solo uno, dandogli come cibo un pane e poca frutta. Al monastero arrivarono però dei cacciatori stanchi e affamati. Quel monaco non esitò a dare loro quel poco cibo che aveva, rimanendo lui stesso digiuno e lavorando fino a sera. Quando si ritirò nella sua celletta, sulla soglia trovò tre pani bianchi ancora caldi.

Raccontava pure che un monaco, avendo offeso un compagno, provò tanto dolore da andare a trascorrere venti giorni e venti notti, in solitudine e privo di vestiti, sui monti di Mormanno, durante la stagione invernale, per chiedere perdono a Dio. Addirittura un giorno, vedendo avvicinare dei cacciatori, per non farsi vedere in quello stato si tuffò in un gorgo d’acqua fredda. Ma non si ammalò.

I monaci raccontarono poi che i miracoli erano accaduti proprio a Leo Luca il quale, li narrava come se fossero stati vissuti da altri monaci solo per umiltà.