San Domenico

Di origini spagnole, casigliano di Calaruega, nacque nel 1170, quando veniva alla luce anche il fondatore dell’ordine Francescano. Domenico apparteneva ad una nobile famiglia e percorse con regolarità le tappe dello studio. A quattordici anni si trasferì a Palencia per studiare "arti" del Trivio e del Quadrivio e teologia alla scuola dello zio arciprete. A vent’anni entrò a far parte del capitolo di Osma, i cui canonici vivevano secondo la vita di Sant’Agostino. Ben presto il giovane s’impose all’attenzione del Vescovo di Cosma, Diego di Acebes, che lo volle con sé in alcuni viaggi in Francia e in altri paesi d’Europa.

In quell’occasione si accorse quanto fossero diffusi i catari, gli albigesi e i patarini (che facevano presa sul popolo e sulle donne in particolare per la loro ostentata purezza e povertà di vita) parecchio diffusi nella regione francese della Linguadoca e se in un primo momento cercò di convincere i catari della loro eresia, successivamente decise di combattere l’errore con una vita ascetica ed esemplare e una solida cultura teologica. Già i cistercensi erano stati accolti con disprezzo dalla gente di quel luogo, perché considerati ministri a cavallo di un Dio che andava a piedi.

A Prouille, ai piedi dei Pirenei, pensò dunque di raccogliere un gruppo di donne che divennero il primo nucleo Contemplativo domenicano. Animò poi una piccola comunità di sacerdoti che condivisero il suo stesso ideale evangelico: poveramente vestiti predicarono per città e paesi della Provenza. Nel 1213 si trasferì a Tolosa, da poco conquistata dai crociati e trasformò la piccola comunità in un ordine religioso votato alla predicazione. I monaci li chiamò "predicatori" e affidò loro il compito di usare la parola di Dio e mettere in pratica le opere.

La regola scelta dal Santo fu quella Agostiniana, completata però da alcune norme particolari (costituzioni) nelle quali venivano codificati l’osservanza della povertà evangelica, l’impegno nello studio e la predicazione itinerante. Domenico per primo diede l’esempio andando in giro per il mondo a piedi nudi, dormendo sulla terra nuda e vivendo di elemosina. Il suo obiettivo non era quello di formare una élite di intellettuali, quanto piuttosto di banditori del Vangelo.

Quest’ordine riuscì ad aggredire con efficacia gli eretici poiché proponeva il confronto sul loro stesso terreno: quello della povertà, dell’osservanza evangelica, del rigore morale.

Il vescovo di Tolosa, Folco, comprese l’importanza dell’ordine, così accompagnò personalmente a Roma, nel 1215, Domenico per fare approvare da Innocenzo III il nuovo programma pastorale. L’anno seguente Onorio III riconosceva il carattere universale del nuovo ordine.

Nel frattempo Domenico sciolse la comunità di Tolosa, invitando i frati a dare vita a nuove comunità e si trasferì a Bologna dove cercò di migliorare l’organizzazione dell’ordine per meglio rispondere alle esigenze della società cristiana del tempo che si stava emancipando dalle strutture feudali, aprendosi a nuove acquisizioni culturali e sociali.

La morte lo colse il 6 agosto del 1221 all’età di 51 anni. Nel 1234 fu proclamato santo da Papa Gregorio IX.

L’ordine domenicano viene simboleggiato con un cane che reca una fiaccola in bocca e una palla vicino le zampe. Il cane rimanda al sogno fatto dalla mamma di Domenico mentre era gravida del figlio. Ella sognò di partorire un cane bianco e nero con una fiaccola in bocca. La donna ne parlò ad un sacerdote che la rassicurò spiegandole che avrebbe partorito un bimbo il quale sarebbe stato fedele a Dio come un cane al padrone e avrebbe portato tanta luce, la fiaccola rappresentava la dottrina, mentre la palla il mondo. Quando il bambino divenne grande e fondò l’ordine domenicano scelse il colore bianco per l’abito, perché candido per il Signore e il nero della cappa perché morto al mondo (peccato). I Domenicani divennero i cani del Signore.