Beata
Gianna Beretta
- Gianna Beretta nacque nel 1922 a
Magenta, presso Milano, da una famiglia molto modesta e
cristiana: era la decima di tredici figli. Nel 1955 a
trentatreanni, sposò lingegnere Pietro Molla,
anche lui cattolico praticante. Ben presto dal loro
matrimonio nacquero tre figli, Pier Luigi, Mariolina e
Lauretta. Il marito ne era molto innamorato. Di lei
diceva che "era una donna splendida, ma
assolutamente normale. Era bella, intelligente, buona. Le
piaceva sorridere. Era anche una donna moderna, elegante.
Guidava la macchina, amava la montagna e sciava molto
bene. Le piacevano i fiori e la musica. Le piacevano i
viaggi". Per anni erano stati abbonati ai concerti
del Conservatorio di Milano.
- Desideravano però avere ancora un
figlio. Lei svolgeva la professione di medico e quando
scoprì di essere nuovamente gravida esultò di gioia, ma
non poté fare a meno di preoccuparsi per un grave
fibroma allutero.
- La scienza di allora offriva due
soluzioni considerate sicure per la vita della madre: una
laparotomia totale con asportazione sia del fibroma che
dell'utero; o l'asportazione del fibroma con interruzione
della gravidanza. Una terza soluzione, che consisteva
nell'asportare soltanto il fibroma senza toccare il
bambino, metteva in grave pericolo la vita della madre.
Inoltre comunque fossero andate le cose nei mesi
immediatamente successivi, il rischio si sarebbe poi
ripresentato gravissimo al momento del parto.
- Subì un primo intervento con poche
possibilità di riuscita. Il chirurgo che eseguì loperazione,
un ebreo, ricevette la richiesta della donna di salvare
sempre e in ogni caso la vita del bambino e quando lui
stesso la rivide al momento del parto esclamò: "Ecco
la madre cattolica!".
- Il primo intervento andò bene ma i
successivi mesi di gravidanza furono un calvario vissuto
con dignità e senza lamento da Gianna che anzi,
continuava ad occuparsi dei suoi figli e del lavoro.
- Il Sabato Santo del 1962 partorì con
cesareo una bambina di nome Emanuela, ma lei entrò in
coma per una peritonite settica che la porterà alla
tomba. Quando ancora Gianna era sul letto di morte la
piccola Emanuela fu condotta in Chiesa dove venne
battezzata e imposto il nome di Gianna Emanuela.
- La figlia Lauretta in un tema
scolastico, alletà di sedici anni, ricordando la
madre scrisse: "Avevo solo tre anni e forse non
capivo il significato di tutte quelle candele accese e di
tutti quei pianti... Quello che mi è rimasto più
impresso è la sua immagine di vera madre, consapevole
dei doveri verso la famiglia
.Svolgeva il suo lavoro
di dottoressa con tanta cura e felicità, e le piaceva
soprattutto curare i bambini, specialmente quelli più
bisognosi. Fra tutte le sensazioni provate, quella che ha
ancor maggior rilievo nella mia vita è la profonda
ammirazione che suscita in me il pensiero di una madre
che per la sua creatura ha dato la propria vita
.Posso
dire di essere veramente fiera di aver avuto una madre di
così grande coraggio, che ha saputo veramente vivere
come Dio desiderava
.Sento che mi è sempre vicina,
e mi aiuta come se fosse ancora in vita".
- Poiché la tomba di famiglia non era
ancora pronta, la bara fu deposta nella tomba dei
sacerdoti.
- Ma in quel momento il bambino più
grande, Pierluigi, di cinque anni e mezzo, chiese al papà:
"Perché la mamma è là chiusa? Dove va la mamma?
"
E insisteva:" Mamma mi vede? Mi tocca? Mi pensa?".
Poi concluse: "Per la mamma ci vuole una casetta d'oro".
- Perciò quando la cappella di famiglia
venne ultimata, il marito volle che la parete di fondo
fosse ricoperta da un mosaico dorato. Vi è raffigurata
Gianna che offre alla Madonna di Lourdes la sua bambina.
E la scritta, in latino, è tratta dal libro dell'Apocalisse.
- Dice così: "Sii fedele fino alla
morte!".