S. Agostino

Aurelio Agostino nacque il 13 novembre del 354 a Tagaste, nella Numidia (attuale Souk Aharas, in Algeria) da Monica e Patrizio. Di acuta intelligenza, fin da giovane studiò con profitto retorica e filosofia, appassionandosi anche per la poesia. Il suo ardore giovanile lo lasciava andare facilmente ai piaceri della carne e, tuttavia, nutriva un innato desiderio di perfezione, pulizia morale e verità.

Da Tagaste Agostino si trasferì a Cartagine dove insegnò retorica. In questa città frequentò una comitiva di giovani; cominciò ad apprezzare le belle ragazze, e da una di esse ebbe un figlio a cui fu imposto il nome di Adeodato (dato dal dio Baal), nome molto in uso in Africa. Agostino aveva 18 anni e si occupò del figlio con molta serietà.

A Cartagine aderì al manicheismo, una corrente religiosa del tempo che ammetteva che l’uomo fosse diviso in corpo (sede del male) e spirito, (sede del bene). Anche la realtà presentava questi due aspetti, per cui, il Bene risiedeva materialmente nella luce, il Male invece nelle tenebre. Tutta la realtà conteneva elementi tenebrosi ed elementi luminosi. Nonostante la relativa indulgenza che i manicheisti avevano concesso all’amorale Agostino, egli li attaccò dichiarandosi deluso per l’anarchia morale e intellettuale. Fu però in quella setta che venne a contatto, sia pure in modo deludente, con la Bibbia.

Varcando il Mediterraneo, approdò prima a Roma e poi a Milano (proprio per occupare una cettedra di retorica), all’età di 29 anni.

Nella capitale lombarda era vescovo Ambrogio il quale, con una sua predica, riuscì a metterlo in crisi, tanto che decise di passare al vaglio tutta la sua esistenza. Agostino pose fine all’incubo allorché sentì la voce di un bimbo che in modo cantilenante gli diceva: "Prendi e leggi, prendi e leggi": aveva 32 anni. In quel periodo aveva sotto mano le lettere di S. Paolo e così, le aprì a caso e lesse: "Non nelle feste e nelle ubriachezze, non nella lussuria e nell’impurità, non nel litigio e nella gelosia, ma rivestitevi del Signore Gesù e non vi fate travolgere dalla carne e dalle sue concupiscenze" (Rm 13,13). A motivo di tali parole mise a fuoco la via della verità e della pace. Dopo qualche tempo andò da Ambrogio a chiedergli il Battesimo. Alla morte della madre Monica tornò nuovamente in Africa in veste di penitente, portando con sé il figlio Adeodato, fu ordinato sacerdote e successivamente eletto Vescovo di Ippona. Si impegnò infaticabilmente allo studio e alla predicazione della dottrina cristiana e dei suoi dogmi.

Tra i libri più noti ricordiamo "Le Confessioni" in cui mette a nudo il suo cuore.

Nel 410, quando i visigoti con a capo Alarico distrussero Roma, il Vescovo pensò di scrivere "La città di Dio" poiché, i barbari potevano sì distruggere la città degli uomini, ma non avrebbero potuto nuocere minimamente alla città di Dio.

Agostino morì il 28 agosto del 430 ad Hippo Regius, antica città presso la moderna Bona in Algeria, che era stata assediata dai vandali. Dal momento della sua conversione era stato docile alla grazia tanto da acquistare la più alta libertà di spirito che gli poteva far dire: "Ama Dio e fai ciò che vuoi", perché se lo si ama veramente quello che uscirà dalla vita non potrà che essere buono ed onesto.