S. Castrense

Durante la persecuzione vandalica in Africa, il tiranno Genserico costrinse i cristiani cattolici ad arruolarsi nell’esercito che era formato perlopiù da soldati ariani corrotti e che bestemmiavano la divinità di Gesù Cristo. L’obiettivo era quello di far perdere la fede ai soldati cattolici. Tutti coloro che opponevano resistenza al tiranno venivano uccisi con vari supplizi. Tutto ciò durò fino al IV secolo e poiché la fede dei cattolici non accennava affatto a diminuire, fu disposto che in ciascuna provincia tutti i cristiani dovessero essere incatenati e portati in un unico luogo. Tra i cristiani deportati vi erano anche i Vescovi Rosio, Prisco, Tammaro e Castrense. I ministri del tiranno trassero in inganno Prisco e Castrense, tentando di farli abiurare; essi però rimasero saldi nella fede. Gli aguzzini allora li percossero con verghe di ferro, pugni, schiaffi e sassi. Non riuscendoli a piegare ritennero opportuno per quel giorno interrompere le torture, così da pensare altre punizioni da infliggere il giorno dopo. Durante il corso della notte un angelo del Signore pieno di luce, si presentò ai Vescovi dicendo che il Signore era e sarebbe stato sempre con loro. Poi annunciò il nuovo supplizio che gli avrebbero preparato: farli morire in fondo al mare. Il Signore di contro li avrebbe salvati e fatti vivere ciascuno in un luogo diverso. Il giorno dopo ricominciarono le torture. Castrense indossò la sacra stola ma, accortosene un carnefice, lo afferrò per quella stola, come se fosse stata una fune, e cominciò a trascinarlo. All’improvviso le braccia di quell’uomo si paralizzarono. Egli piangendo chiese a Castrense di risanarlo. Sebbene fossero stati torturati, i Vescovi si misero in preghiera e le braccia e le mani di quell’uomo furono guarite.

Un uomo di nome Aristodemo, più sanguinario degli altri, istigò i suoi compagni ad ucciderli dandoli in pasto ai mostri del mare così, prepararono la nave più vecchia su cui salirono, oltre ai predicatori, anche tanta gente che voleva andar via con loro. Quando la nave salpò avvenne il miracolo, anziché affondare, cominciò a percorrere le onde, arrivando in Campania. Castrense andò a Sinuessa e lì ricevette dalla gente del luogo molto rispetto. A loro Castrense chiese una piccola e povera casa dove poter vivere.

Da Sinuessa si recò a Volturno (che corrisponde ala piccola borgata di Castel Volturno). Tempo dopo ebbero inizio i suoi miracoli: i primi ad essere guariti furono la moglie di Aristodemo ed egli stesso che, per ricevere la guarigione, si recò in Campania. Poi fu la volta di un pover’ uomo posseduto da uno spirito maligno. Il vescovo lo liberò intimando allo spirito di andarsene nel profondo del mare. Lo spirito maligno stava per obbedire quando vide arrivare una barca piena di mercanzie e con tutta la sua forza la distrusse. Castrense lo relegò nell’abisso profondo dell’inferno (la scena dei due miracoli è raffigurata nei mosaici che sovrastano la porta maggiore del Duomo).

Il Santo uomo morì a Volturno l’11 febbraio e in quel suolo fu seppelllito. Nel secolo X la diocesi di Volturno perse la sua importanza e fu incorporata dall’Arcidiocesi di Capua. Alfano, Vescovo di questa diocesi, rilevò il corpo di Castrense, trattenne a Capua la testa e regalò il resto del corpo al Re normanno Guglielmo II che convolava a nozze con Giovanna figlia di Enrico II d’Inghilterra. Le sacre reliquie passarono nel Duomo di Monreale il 1 settembre del 1176 e furono collocate nell’unico altare esistente in esso nella grande abside centrale.

In onore di san Castrense si celebravano due feste: la prima l’11 febbraio (data della sua morte), la seconda la terza domenica di maggio, nella ricorrenza cioé della traslazione del suo corpo. Nel 1508 l’arcivescovo Alfonso d’Aragona II bandì una pubblica fiera nei quattro giorni che precedevano e nei quattro che seguivano la festa di maggio. Durante quei festeggiamenti veniva fatta una solenne processione con l’urna del Santo. Sotto Ludovico II Torres venne eretta la Cappella dedicata al Santo e le sue reliquie furono definitivamente traslate in essa il 29 dicembre del 1596 in modo solenne.

San Castrense è patrono sia della città di Monreale che di tutta l’Arcidiocesi.