Frère
Roger Schultz
e
la comunità di Taizé
Frère Roger Schultz nacque nel 1915 in Svizzera. Nel
1940, all'età di venticinque anni, lasciò il paese natio per andare a vivere in
Francia, il paese di sua madre. Per diversi anni aveva sofferto di tubercolosi
polmonare. Durante questa lunga malattia, aveva maturato in sé il richiamo a
creare una comunità in cui la semplicità e la benevolenza del cuore potessero
essere vissute come realtà essenziali del Vangelo.
Quando ebbe inizio la Seconda Guerra mondiale Roger
ebbe la certezza che, come aveva fatto sua nonna durante il primo conflitto,
doveva fare anche lui; durante la prima guerra mondiale la nonna viveva vedova
con tre figli nella Francia del nord, mentre i suoi figli combattevano al fronte,
lei decise di rimanere a casa sua sotto i bombardamenti per ospitare
fuggiaschi, vecchi, bambini e donne in cinta. Da lì andò via solo all’ultimo
istante quando tutti dovettero andarsene. Da quel momento fu animata dal
desiderio che nessuno dovesse più vivere quello che lei aveva vissuto.
Cristiani separati tra loro s’erano reciprocamente uccisi in Europa, diceva
«che almeno si riconcilino per tentare di impedire una nuova guerra». Era di
vecchio ceppo protestante. Per realizzare già in se stessa una riconciliazione,
si recò alla Chiesa cattolica.
Le due aspirazioni della nonna, rischiare qualcosa
per i più miseri di allora e riconciliarsi con la fede cattolica, in vista
della pace in Europa, marcheranno il
giovane Roger. Da tempo aveva pensato di fondare una comunità monastica
dove ogni giorno si poteva vivere la riconciliazione. Dunque, nel 1940 lascia
la Svizzera per stabilirsi nel paesee di sua madre, per essere presente dove
imperversava la guerra. Alla ricerca di una casa arriva in Borgogna a Cluny.
Nelle vicinanze scopre una casa in vendita in un paesino della Borgogna, Taizé,
vicinissimo alla linea di demarcazione che divideva in due la Francia: era ben
collocato per accogliere dei rifugiati che fuggivano la guerra, in particolare
Ebrei. Alcuni amici di Lione furono riconoscenti di poter indicare l'indirizzo
di Taizé a chi aveva bisogno di rifugio. Propose ad una sorella, Geneviève, di
venire ad aiutarlo ad accogliere i fuggiaschi. Le disponibilità economiche
erano povere. Senza acqua corrente, andavano ad attingere acqua al pozzo del
villaggio. Il cibo era modesto, specialmente minestre fatte con farina di
granoturco comperata a poco prezzo al vicino mulino.
Per discrezione nei confronti di chi era accolto,
frère Roger pregava da solo, andava a cantare da solo lontano dalla casa, nel
bosco. Affinché dei rifugiati, ebrei o agnostici, non si trovassero a disagio,
Geneviève spiegava ad ognuno che era meglio per chi lo desiderava pregasse da
solo nella propria stanza.
I genitori di frère Roger, sapendo il figlio con sua
sorella in pericolo, domandarono a un amico di famiglia, ufficiale francese in
pensione, di vegliare su loro e lo fece coscienziosamente. Nell'autunno 1942,
li avvertì che erano stati scoperti e che tutti dovevano partire subito. Frère
Roger fece ritorno in Svizzera dove aiutò a passare la frontiera coloro che
erano sprovvisti dei documenti necessari. A Taizé poté ritornare nel 1944
accompagnato dai primi fratelli che, nel frattempo, aveva incontrato.
Nel 1945, un giovane uomo della regione creò
un'associazione che si faceva carico di ragazzi che la guerra aveva privato
della famiglia. Propose ai fratelli di accoglierne un certo numero a Taizé. Una
comunità di uomini non poteva occuparsi di ragazzi. Allora frère Roger chiese a
sua sorella Geneviève di ritornare a Taizé per averne cura e fare loro da
madre. La domenica, i fratelli accoglievano anche dei prigionieri di guerra
tedeschi internati in un campo vicino a Taizé.
Poco alla volta qualche altro giovane venne ad
unirsi ai primi fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche,
provenienti da oltre venticinque nazioni. Nel 1949 s’impegnarono per sempre nel
celibato, la vita in comune e in un’esistenza molto semplice, Frère Roger ne
divenne priore.
Dagli anni 1950, dei fratelli andarono a vivere in
luoghi svantaggiati del mondo per essere testimoni di pace, per stare accanto a
co-loro che soffrono. Nel 1952 frère Roger scrive per i suoi fratelli una
piccola regola di vita, la “Regola di Taizé”. Poco per volta la comunità
cresce. Se all’inizio i fratelli erano solo di ori-gine evangelica,
successivamente se ne sono aggiunti alcuni cattolici. Oggi raccoglie fratelli
da 25 nazioni del mondo.
A partire dal 1962, dei fratelli e dei giovani,
mandati da Taizé, non hanno mai smesso di andare e venire dai Paesi dell'Est
Europa, per visitare con la massima discrezione chi era rinchiuso all'interno
dei propri confini. Ora che i muri sono caduti e che i viaggi tra l'Europa
dell'Est e dell'Ovest sono diventati più facili, i contatti con i cristiani
d'Oriente, che erano sempre stati importanti, sono accresciuti in modo
significativo.
A Taizé, i giovani sono accolti da una comunità di
fratelli che si sono impegnati per tutta la vita al seguito di Cristo. Anche
comunità di suore (le suore di sant’Andrea e le Orsoline) partecipano ad
organizzare l’accoglienza. Al centro degli incontri, tre volte ogni giorno, la
preghiera comune riunisce tutti quelli che sono sulla collina nella stessa lode
a Dio, attraverso il canto ed il silenzio.
La permanenza a Taizé permette di cogliere i legami
fra una esperienza di comunione con Dio nella preghiera e nella riflessione
personale, e l’esperienza di comunione e di solidarietà fra i popoli.