Sant’Oliva (vergine e martire)

Oliva visse a Palermo intorno al 9° secolo. All’età di 13 anni fu catturata dai corsari saraceni e portata a Tunisi. Lì operò tanti miracoli e convertì molti mussulmani al cristianesimo. La giovane, a causa dei doni straordinari che aveva ricevuo dal Signore, fu abbandonata dai rapitori nella foresta piena di bestie feroci. Sebbene fosse stata presa dai cacciatori e trattata da schiava, lei riuscì a convertire i suoi catturatori alla fede.

Le autorità mussulmane esasperate la arrestarono, la torturarono e la decapitarono. Al momento della sua morte la sua anima andò in Paradiso come una colomba.

Immediatamente si sviluppò una sincera devozione nei confronti della ragazza che cominciò ad essere onorata a Cartagine e a Palermo sia dai cristiani che dai mussulmani. La Grande Moschea di Tunisi è chiamata anche "Moschea di Olivia"; i mussulmani tunisini dicono che chi parla male di Oliva viene punito da Dio.

Oliva, assieme a Rosalia, ad Agata e a Lucia, fa parte delle quattro sante siciliane parecchio venerate anche a Palermo.

La statua di Santa Oliva può essere ammirata in uno dei quattro canti di piazza Vigliena; essa è rappresentata come una guerriera del cielo che tiene con una mano il libro delle lodi divine, con l’altra invece un ramo d’olivo, simbolo della pace tra Dio e l’uomo per mezzo di Gesù crocifisso. Fu proprio per Cristo che ella subì il martirio.

Nei quattro canti di Piazza Vigliena sono rappresentate le quattro stagioni e Oliva è posta nell’autunno. In questo tempo dell’anno accade che ogni frutto maturo si separi dal gambo e così, come avviene per i frutti, allo stesso modo per la Santa: ella, rapita dai corsari, separata dalla patria, agli occhi di Dio vero sole, si presenta già matura nella perfezione e meritevole di ricevere la palma del martirio.

La Chiesa ne fa memoria il 10 giugno.