S. Rosalia (patrona di Palermo)

Rosalia nacque nella prima metà del XII secolo, suo padre, il duca Sinibaldo, era un vassallo dei re normanni ed era stato nominato da re Ruggero signore della Sierra Quisquinia (luogo buio a ridosso delle Madonie, dall’arabo "Coschin" cioé oscuro) e del Monte delle Rose (un feudo che si estendeva tra la provincia di Palermo e quella di Agrigento).
Il nome impostole deriva probabilmente dal latino "Rosa Lilia" cioé, rosa e gigli, fiori che simboleggiavano la regalità e la purezza. Ben presto divenne damigella d’onore della regina Margherita, moglie di Guglielmo I detto il Malo. Era stata promessa in sposa al nobile Baldovino, ma nel giorno in cui doveva incontrarlo, guardandosi allo specchio, anziché vedervi riflessa la sua immagine, vide quella del Crocifisso con il volto rigato di sangue. La ragazza interpretò quella visione come la chiamata del Signore e decise che il cielo sarebbe stato il suo tetto e la terra il suo letto. Alla morte del re Ruggero II chiese e ottenne il permesso di vivere da eremita in una grotta del Monte Quisquinia, portando con sé solo una piccola croce d’argento e una corona per il rosario (alcuni grani della corona sono stati ritrovati accanto al suo corpo e oggi sono custoditi nella cappella del tesoro della Cattedrale di Palermo), e lì trascorse dodici anni della sua vita. Solo dopo si trasferì in una grotta sul Monte Pellegrino, a Palermo, dove visse fino alla morte avvenuta (secondo la tradizione) il 04 settembre del 1160, all’età di circa 35 anni.
I suoi resti furono ritrovati dopo 5 secoli e mostrano una donna dormiente con la mano destra come guanciale e nella sinistra il crocifisso. Ella morì da sola ma, appare miracoloso il ritrovamento del suo corpo posto quindici piedi sotto terra in un guscio chiuso di roccia.
La leggenda narra che la Santa apparve ad un cacciatore che si era smarrito sul monte Pellegrino durante un forte temporale. La donna, in dialetto palermitano, gli comunicava di avvertire il Vescovo di Palermo circa l’autenticità del corpo pietrificato precedentemente ritrovato, e che lui sarebbe morto di peste. Vincenzo Bonello, tale era il nome del cacciatore, parlò solo in punto di morte. Il Cardinale Doria fece cercare le ossa, trovatele, le mise in un sacco e in processione solenne, tra fiori, candele e canti, furono portate in città. Il Pitré addirittura scrive che al passaggio delle reliquie della Santa, "il male si alleggeriva, perdendo la sua gravità e Palermo in breve fu liberata dalla peste". I cittadini avevano rivolto tante preghiere alle sante compatrone di allora: S. Cristina, S. Ninfa, S. Oliva e S. Agata che, tuttavia, non erano riuscite a fermare il morbo. I palermitani attribuirono invece il miracolo a Rosalia e così iniziarono a celebrare in suo onore feste annuali.
Dal 1624, ogni anno dal 09 al 15 luglio Palermo festeggia la patrona, o "santuzza", con un "festino" che dura sette giorni e che esprime la richiesta di protezione di tutta la comunità; mentre il 04 settembre, giorno della nascita di Rosalia ha luogo il pellegrinaggio al monte del Pellegrino dove è stato edificato un santuario, e alla cappella della Cattedrale di Palermo, in cui è custodita la statua della Santa realizzata dallo scultore Gregorio Tedeschi nel 1625. Il pellegrinaggio esprime richiesta di intercessioni individuali. Le sue reliquie si trovano custodite all’interno di un’urna di argento e cristallo realizzata nel 1631 dagli argentieri F. Ruvolo, G. Viviano e M. Lo Castro. Il "Carro trionfale" a forma di nave, su cui viene posta la statua della Santa, venne costruito nel 1686.
Leggiamo insieme i simboli legati alla Santa:
 
1) La Corona di rose, richiama la devozione mariana e il rosario (rose bianche, misteri gaudiosi e purezza; rosse misteri dolorosi e martirio volontario; gialle misteri gloriosi e gloriosa sapienza);
 
2) Il Crocifisso, lo scettro di regalità;
 
3) La lucerna la luce divina;
 
4) Il libro, è simbolo del testo sacro;
 
5) La catena, il sasso, e il cilicio sono elementi di penitenza;
 
6) La palma, è simbolo di martirio;
 
7) La clessidra ricorda la caducità del tempo;
 
8) La bisaccia, è tipica del pellegrino;
 
9) Il cane ricorda il cacciatore.