Primo Mazzolari
«La samaritana crede nel miracolo, nel miracolo più che nella felicità, come
tutte le donne. Per questo solo le donne sanno attendere, sperare e forzar la
mano del Signore con parole e slanci che costituiscono una delle meraviglie del
vangelo. (...) I motivi della samaritana sono buoni, ma il primo è espresso in
modo sbagliato, il secondo in modo incompleto. Dio, è vero, acquieta e vince la
nostra sete, ma non la spegne: non vuole spegnerla, essendo una nota sostanziale
della nostra spiritualità. Come non ci toglie la croce, così non ci toglie la
sete. Senza croce, cesseremmo di progredire, di assomigliargli: senza sete, non
lo cercheremmo più. "Come il cervo cerca le fonti, così l'anima mia cerca
Te, o Signore". Egli leva alla mia sete il tormento, ma me la lascia.
Nell'acqua viva che egli mi dà, c'è anche di più di quanto la mia sete
richieda: io però vi attingo di continuo il per un bisogno che, cessando di
vivere un tormento, è diventato il mio gaudio: "La mia anima ha sete di
te, Dio forte e vivo". (...) Molti pretenderebbero di ridurre la religione
a una forma assicurativa di quiete. Non mi pare che il Signore possa essere
soddisfatto di gente che arrivi a Lui con animo dimissionario e di pensionato.
(...) L'adorazione in spirito e verità, voluta dal vangelo, ci impegna di più
dopo che prima dell'arrivo. Anche la grazia di arrivare in porto non è di
esclusivo godimento di colui che arriva. Ogni possesso è un dono in funzione di
carità, perché anche gli altri abbiano e in maniera anche più abbondante di
noi stessi. Oltre la mia sete, c'è la sete dei fratelli: oltre la mia
stanchezza c'è la loro stanchezza».