Sete - Gv 4, 5-42

P
rimo Mazzolari


       «La samaritana crede nel miracolo, nel miracolo più che nella felicità, come tutte le donne. Per questo solo le donne sanno attendere, sperare e forzar la mano del Signore con parole e slanci che costituiscono una delle meraviglie del vangelo. (...) I motivi della samaritana sono buoni, ma il primo è espresso in modo sbagliato, il secondo in modo incompleto. Dio, è vero, acquieta e vince la nostra sete, ma non la spegne: non vuole spegnerla, essendo una nota sostanziale della nostra spiritualità. Come non ci toglie la croce, così non ci toglie la sete. Senza croce, cesseremmo di progredire, di assomigliargli: senza sete, non lo cercheremmo più. "Come il cervo cerca le fonti, così l'anima mia cerca Te, o Signore". Egli leva alla mia sete il tormento, ma me la lascia. Nell'acqua viva che egli mi dà, c'è anche di più di quanto la mia sete richieda: io però vi attingo di continuo il per un bisogno che, cessando di vivere un tormento, è diventato il mio gaudio: "La mia anima ha sete di te, Dio forte e vivo". (...) Molti pretenderebbero di ridurre la religione a una forma assicurativa di quiete. Non mi pare che il Signore possa essere soddisfatto di gente che arrivi a Lui con animo dimissionario e di pensionato. (...) L'adorazione in spirito e verità, voluta dal vangelo, ci impegna di più dopo che prima dell'arrivo. Anche la grazia di arrivare in porto non è di esclusivo godimento di colui che arriva. Ogni possesso è un dono in funzione di carità, perché anche gli altri abbiano e in maniera anche più abbondante di noi stessi. Oltre la mia sete, c'è la sete dei fratelli: oltre la mia stanchezza c'è la loro  stanchezza».


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