«I Vangeli ci raccontano di numerose apparizioni del Risorto avvenute nel
giorno di Pasqua. Quella che mi commuove di più è l'apparizione di Maria di
Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto. Le si avvicina Gesù e le dice:
"Perché piangi?. Donna le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti
dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore. Donna tu non lo
sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione".
Cari amici, nel giorno di Pasqua anch'io devo rivolgere a
ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: "Perché piangi?. Le tue
lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano
l'ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l'ultimo fiotto di una vecchia riserva
di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi".
Forse rischio di restare in silenzio anch'io, se voi mi
parlate a lungo dei dolori dell'umanità: della fame, delle torture, della
droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarvi, se attaccate
discorso sulla guerra, sulla corsa alle armi, sul terrorismo. Forse rimarrò
suggestionato anch'io dal fascino sottile del pessimismo, se mi racconterete
della prostituzione pubblica nella nostra città, del dilagare dei furti nelle
nostre case, del mondo sommerso e inquieto dei nostri adolescenti. Forse mi
arrenderò anch'io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad
ascoltarvi sulle manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulle umiliazioni
di tanti stranieri senza casa o senza lavoro.
Queste cose le so e le vedo anch'io. Ma io voglio giocarmi
fino all'autima tutte le carte dell'incredibile e dire ugualmente che il nostro
pianto non ha più ragione di esistere. La risurrezione di Gesù ne ha
disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono
come gli ultimi scoli delle tubature, dopo che hanno chiuso l'acquedotto.
Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro
peccato, frantumi la nostra paura di amare e ci faccia vedere le tristezze, le
malattie, i soprusi e per fino la morte dal versante giusto: quello della vita
che ricomincia. Da questo versante, le sofferenze del mondo non saranno più i
rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi
nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo
fin d'ora le luci di un mondo nuovo».