Paolo Boschini
Nella grande ricchezza di parabole che i vangeli ci offrono,
questa è certamente una delle più singolari. La situazione che essa racconta ha molti
aspetti inverosimili: il padrone che ritorna più volte sulla piazza a cercare gli operai
quando il giorno è ormai avanzato; l'ingaggio fin troppo generoso degli ultimi; la
mancanza di incentivi di produzione per i primi e più laboriosi.
Tanta solerzia nell'ingaggio degli operai anche a tarda ora, si spiega
soltanto con la necessità di fare presto ("il tempo si è fatto breve!", dice
s. Paolo in 1Cor 7, parlando della fine imminente del mondo) e con la consapevolezza che
comunque il raccolto è ingente e c'è bisogno di molte braccia ("la messe è molta,
ma gli operai sono pochi"). La vigna è stata generosa, ma non si possono lasciare
troppo tempo i grappoli attaccati ai tralci, perché si rischia di perdere il raccolto.
Questo doveva essere all'incirca il messaggio più antico di questa parabola, che esaltava
la forza di Dio, che ogni giorno aggiunge nuovi credenti alla sua chiesa (At 2).
Ma il ritardo della parusia ha costretto un evangelista attento alle
questioni escatologiche come Matteo, a ripensare il racconto di Gesù, adattandolo alla
situazione nuova che si stava creando nella sua comunità. Ad essa si aggiungevano
continuamente nuovi membri, senza che essi riuscissero ad amalgamarsi più di tanto con
chi era diventato cristiano ormai da tempo. Spesso dovevano crearsi situazioni di tensione
tra i primi e gli ultimi arrivati, dal momento che chi poteva vantare una più lunga
militanza, pensava di avere più diritti (e forse più potere) di chi invece aveva
ricevuto da poco la chiamata alla fede. In questa situazione, che è quella presupposta
dalla redazione più recente della parabola, l'accento del racconto cade sulla bontà del
padrone, contrapposta all'invidia degli operai della prima ora. Si può anche pensare che
ci sia un'eco del duro giudizio morale dei primi cristiani nei confronti degli ultimi:
nelle ore del pomeriggio, il padrone trova sulla piazza solo gli scansafatiche, i
fannulloni e quelli a cui piace tirare tardi la sera. La chiesa è fatta spesso dai più
poveri e non solo dalla gente cosiddetta per bene (1Cor 2). E' vero che la conversione di
tanti pagani crea problemi all'organizzazione ecclesiale e rischia di irrigidire i
rapporti tra le persone, però tutto ciò è ben poca cosa, se paragonato all'opera di
Dio, che continua a chiamare senza stancarsi.
Nell'una e nell'altra redazione, la parabola narra comunque la
condizione missionaria della chiesa, che Dio ha costituito come una vigna generosa e come
una comunità accogliente, provvedendo lui stesso a cercare e a chiamare gli uomini
affinché vengano a farne parte. La missionarietà è allora l'aspetto ecclesiale della
misericordia di Dio, che ad ogni ora della storia viene riversata abbandantemente nei
cuori degli uomini.