Paolo Boschini
Una tradizione interpretativa molto diffusa legge questo brano di Mt come la
proclamazione della chiesa, società perfetta, costruita secondo una gerarchia
strettamente piramidale, che ha il proprio vertice nei vescovi e nel papa, successori
degli apostoli. Di qui è derivata involontariamente anche la conseguenza che la chiesa
viene spesso intesa come un'istituzione, il cui governo è appunto nelle mani di chi sta
"ai vertici". Bisogna dire subito che questa concezione della chiesa non è
quella che Matteo - e probabilmente Gesù - aveva in mente. Il centro del testo infatti
non è la proclamazione della chiesa, ma la professione di fede: "Tu sei il Cristo,
il figlio del Dio vivente". E' la fede in Gesù Messia la porta d'ingresso nella
chiesa. Oggi noi spesso guardiamo alla chiesa come ad un'associazione di solidarietà o di
sostegno psicologico: questo accade spesso, anche in mezzo a noi, ma non è il motivo per
cui stiamo insieme. Questa fede in Gesù, che Pietro proclama non a titolo personale, ma
nome della comunità dei dodici, la trasforma da Simone in Cefa-Pietra. Ogni volta che un
uomo cambia nome, cioè cambia la propria identità personale, lo scopo fondamentale della
propria vita, siamo chiaramente davanti all'azione di Dio. Questo è il senso della
beatitudine "Beato te, Simone, perché nè la carne, nè il sangue te lo hanno
rivelato, ma il Padre mio...".
Il compito che Gesù assegna a Pietro non è quello di comandare, ma di
servire. La roccia è il fondamento e il sostegno perché sta sotto. Questa è anche la
legge basilare della chiesa: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo e il servo di
tutti"; e della vita cristiana: "Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli
umili". Del resto, Matteo al cap. 23 dice senza mezzi termini che nessuno tra i
discepoli può darsi arie da maestro, da padre o da capo, perché solo uno è Padre e solo
Gesù è maestro e capo. Quindi, se proprio non vogliamo rinunciare alla costituzione
gerarchica della chiesa, dobbiamo però rovesciare la piramide, così che il vertice sia
più in basso di tutti. In questo modo, Pietro - e con lui chi esercita un servizio di
guida e di responsabilità tra i discepoli di Gesù - è chiamato dal Signore a confermare
e sostenere i fratelli e le sorelle nella fede. Questo compito è di tutti nella
chiesa,perchè dipende dalla fede in Gesù e dal battesimo che ci unisce inseparabilmente
a lui; e soprattutto questo compito non è delegabile ad altri, perché in esso è
contenuta la mia, la nostra identità cristiana. Se devo fare la mia carta d'identità,
non posso mandare un altro all'anagrafe al mio posto, che firmi per me. Così, non posso
pensare che se incontro un fratello in crisi con la fede, io possa far finta di niente e
aspettare che un altro si accorga della sua fatica. Tocca a me! Se non me me faccio
carico, anche a me il Padre chiederà "Dov'è il tuo fratello?". Vi confesso che
ogni volta che iniziamo l'eucaristia vedo voi presenti e ringrazio il Signore; ma non
posso fare a meno di pensare anche a quelli che non sono con noi a pregare il
Signore, spesso anche per colpa mia che li ho allontanati o scandalizzati. Tante volte il
mio atto penitenziale è proprio chiedere perdono per questi fratelli, che non ho saputo
aiutare e sostenere.
Pietro è la pietra, ma Gesù è la roccia. Un gioco di parole, per
dire che Pietro è una roccia friabile. Due domeniche fa lo abbiamo visto dubbioso e
incredulo camminare incontro a Gesù, di notte, sul mare. Domenica prossima lo
incontreremo di nuovo, mentre si oppone a Gesù e al suo viaggio verso la croce a
Gerusalemme. Pietro, la roccia, è un peccatore: uno che ha bisogno di essere confermato e
sostenuto, per poter essere di sostegno agli altri. Chi nella chiesa esercita un ministero
di responsabilità e di guida non è meno peccatore o più solido degli altri. Anzi,
spesso è più logorato e subisce tentazioni più forti e insistenti. Così è ancora più
chiaro che la chiesa sta in piedi grazie all'azione dello Spirito e non per le virtù
eroiche o manageriali di qualcuno.