Salvezza - Lc 1,26-38

Paolo Boschini


    Luca inizia il suo vangelo con un trittico di tre annunci per bocca di uno o più gli angeli: Zaccaria (1,5-25: il tempo dell'attesa sta per volgere al termine - Dio parla e manifesta la sua fedeltà al suo vecchio popolo Israele); Maria (1,26-38: ecco, questo è il giorno della nostra salvezza - Dio parla alla comunità dei discepoli di Cristo e consolida la loro fede); i pastori (2,8-20: la salvezza viene donata ai lontani e ai poveri - Dio parla e manifesta la sua misericordia ai peccatori). Questi tre rcconti hanno una struttura simile: l'intervento improvviso dell'inviato di Dio, lo stupore dell'uomo a cui Dio si rivolge, la proclamazione del messaggio come parola di salvezza, l'accoglienza (o il rifiuto) del messaggio, il dono di un segno da parte di Dio. Ma l'annuncio a Maria, che sta al centro del trittico, presenta un carattere del tutto particolare: è un racconto di vocazione, sul modello di tanti racconti dell'Antico Testamento, in cui a Maria viene affidato da Dio un incarico per la salvezza del suo popolo (il parallelo più evidente è forse la vocazione di Gedeone - Gdc 6,11-24). Anche a Maria, come ad Abramo (Gen 17,5), viene cambiato il nome all'atto della chiamata: ora per il Signore lei è "Piena di grazia". Questo cambiamento designa il suo nuovo rapporto con Dio e prelude a quello che Dio sta per fare in lei ("su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo"). Quando Dio entra nella vita di una persona, lei non è più la stessa, ma viene trasformata da capo a piedi, ricevendo un nuovo scopo per cui vivere e una nuova capacità di relazionarsi.
    Questo messaggio di vicinanza da parte di Dio viene ulteriormente arricchito dal "non temere": vista la difficoltà della missione che le viene affidata ("impossibile per gli uomini, ma non impossibile per Dio"), Dio stesso garantisce a Maria il suo aiuto: egli è fedele e, se Maria si metterà senza riserve nelle sue mani,  potrà realizzare il compito per cui è chiamata. Di fronte a tutto questo, il turbamento di Maria è più che logico (tanto più che questo stato d'animo accomuna tutti i protagonisti di analoghi racconti nell'Antico e nel Nuovo Testamento). Ma qui c'è di più: Maria è turbata non solo per l'apparizione dell'angelo, ma soprattutto per il contenuto stesso del suo messaggioe sull'avvenimento misterioso (la nascita del messia) che esso annuncia. Maria resta turbata dal vangelo, che è parola che confonde le sicurezze umane, ma anche parola che edifica i figli di Dio e li unisce nella sua comunità di salvezza. E' per la forza che le viene da questa parola che Maria risponde all'angelo con l'accettazione incondizionata del progetto di Dio su di lei. "Eccomi, sono la schiava del Signore; si compia in me quello che hai detto" sono parole che non trovano paralleli nell'Antico Testamento. Questa "esagerazione" serve a Luca per sottolineare che siamo davanti ad un avvenimento del tutto unico, senza precedenti nella storia dell'umanità.
    Il messaggio dell'angelo è molto sviluppato e viene proclamato in due tempi (vv. 31-33 e 35-37): si tratta del compimento della salvezza; inizia una nuova era sulla terra. Il figlio che nascerà a Maria è il compimento del piano divino e la presenza dello Spirito di Dio del mondo: le attese degli uomini e le promesse dei profeti trovano qui la loro definitiva e piena realizzazione. Luca mette in particolare risalto i titoli del Messia Figlio (1,32-33) e li inserisce all'interno di n contesto di alleanza: come al Sinai Dio stringe un patto con il suo popolo, che promette obbedienza al piano di Dio (Es 19,3-8: notare come anche nel testo dell'annunciazione ci sia la stessa struttura binaria: proposta di Dio e assenso dell'uomo).
    L'annuncio della figliolanza divina di Gesù e della sua messianicità è il vero centro tematico di tutto il testo e dell'intero vangelo lucano dell'infanzia di Gesù (Lc 1-2). In Luca "Figlio di Dio" è un titolo cristologico che non è mai in bocca agli uomini, ma è pronunciato solo dal Padre (Lc 3,22; 9,35), dai demoni (4,3; 8,28, ecc) o da Gesù stesso ("Il Padre mio": 10,22; 22,70; 20,13). Siamo davanti alla formulazione dell'annuncio centrale della comunità cristiana di Luca, che nel suo slancio missionario annuncia al mondo Gesù come Salvatore, Messia, Signore risorto e glorioso, discendente di Davide, fondatore di un regno senza fine. A questo inizio infatti fa da corrispettivo la conclusione del vangelo di Luca, che mette nuovamente sulla bocca degli angeli l'annucio di chi sia veramente questo Gesù: è il Vivente, il Risuscitato dalla potenza di Dio, ma anche il crocifisso che ha patito per mano dei peccatori; lui è il Figlio dell'Uomo, cioè il salvatore definitivo di tutta l'umanità (Lc 24,5-7). Anche negli altri due quadri del trittico iniziale di Luca è comunque Gesù il vero fulcro del racconto: nell'annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista, si dice che egli camminerà davanti al Signore (= Gesù Cristo, il Risorto) con la forza di Elia e preprarerà per lui un popolo ben disposto (Lc 1,17); nell'annuncio ai pastori, Gesù è il Salvatore e il Signore (linguaggio che lascia trasparire l'annuncio missionario rivolto ai pagani di cultura greca) e il Messia (linguaggio invece della predicazione rivolta ai lontani di cultura ebraica) e la sua venuta suscita na grande gioia in tutto il popolo (Lc 2,10-11).
    Quale popolo vive nella gioia la nascita di Gesù? Ora il popolo di Dio non è fatto dai discendenti di Abramo secondo la carne, ma è composto da coloro che, come Maria, rispondono al messaggio di Dio accogliendolo con fede e disponibilità. Traspare da questo testo l'esperienza della prima comunità cristiana, che sa di esistere  esclusivamente in quanto radunata da vangelo e intorno al vangelo: si sente l'eco dell'opera apostolica di Paolo, che ha fatto della predicazione del vangelo l'unico scopo della sua vita (At 20,20-24), generando le sue comunità alla fede in Cristo Gesù proprio mediante l'annuncio del vangelo (1Cor 4,14-15): è una vita di gioia perché totalmente dedita al servizio di Dio (questa è già in se stessa la ricompensa), ma anche una condizione di dolore e di sofferenza, perché l'apostolo deve misurarsi con la propria  debolezza e con l'incredulità o la fede fragile dei propri fratelli ( Gal 4,8-20).
    Nell'eccomi di Maria c'è la fede di una comunità che riconosce di poter annunciare solo ciò che vive e che scopre con stupore di essere lei stessa - non per i propri meriti, ma unicamente per la potenza operante di Dio, cioè per la forza dello Spirito Santo - un vangelo vivente. Attraverso la sua obbediente collaborazione il Padre misericordioso continua a generare nel mondo il suo Figlio salvatore che ora vive nei figli di questa madre, la chiesa, umile serva della Parola di Dio.


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