Vangelo - Mc 1,1-8
Paolo Boschini
Ci
troviamo dentro ad una delle più felici invenzioni della storia della comunicazione
umana. All'inizio della sua opera Marco annuncia la sua scoperta: ha trovato un modo nuovo
per parlare di Dio. Il vangelo. Anche il suo maestro Paolo definiva spesso la sua
predicazione come il vangelo della salvezza e della grazia. In Paolo, il vangelo è
un annuncio essenziale, che va dritto al cuore di chi è inquieto e cerca disperatamente
un senso per la propria vita: poche parole, che chiedono una decisione; un sì o un no a
Gesù Cristo come rivelatore del mistero nascosto di Dio; un sì o un no ad una vita
vissuta sotto la croce, cioè all'insegna dell'amore totale e disinteressato, totalmente
libero dalle logiche umane e dai loro calcoli. In Marco, invece, il vangelo è una vita,
una persona: è Gesù stesso, con la sua concreta relazione al Padre (v. 1: "Gesù
Cristo, Figlio di Dio"), ma anche con gli uomini schiavi delle potenze del male, con
i pagani, con i discepoli che egli ha chiamato con sé e con la folla che lo segue per un
breve tratto. Il vangelo è Gesù in quanto vita donata, affidata al Padre per il riscatto
dei propri fratelli. Per questo, ancor più che in Paolo, il vangelo di Marco non è
separabile dalla croce: essa non è uno dei tanti fatti narrati dal suo racconto; essa è
tutto l'esistere, l'agire e l'amare di Gesù, condensati in un gesto supremo di
affidamento a Dio. A ragione un interprete di Marco ha definito la sua opera come "un
racconto della passione di Gesù con una lunga introduzione". Di riflesso, vangelo
sono anche tutti coloro che camminano con Gesù sulla strada della salvezza di Dio: i
liberati dal maligno, i pagani convertiti, i discepoli che hanno accettato di seguirlo.
Se comprendere l'inizio di un'opera è importantissimo per comprenderne tutto
l'insieme, allora il vangelo di Marco va letto come una grande professione di fede in
Gesù Cristo, che è la strada sulla quale camminano i discepoli nell'itinerario di una
quotidianità sempre più orientata verso Dio. Questo è anche il contenuto della
predicazione di Giovanni il Battezzatore. Il suo annuncio è frutto della combinazione di
tre testi dell'Antico Testamento: "ecco io mando un angelo davanti a te per
custodirti lungo il cammino e farti entrare nel luogo che ti ho preparato" (Es
23,20); "ecco, io mando il mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito
entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate" (Mal 3,1); "una voce grida:
nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro
Dio" (Is 40,3). In queste tre profezie, Marco condensa per i suoi ascoltatori non
ebrei tutto l'Antico Testamento: l'uscita dall'Egitto, l'esodo attraverso il deserto,
l'ingresso nella terra promessa da Dio ad Abramo; l'idolatria, il conseguente esilio a
Babilonia, il secondo esodo con il ritorno in patria dei deportati; l'attesa del Messia e
dell'ultimo esodo, con la definitiva liberazione da ogni forma politica e spirituale di
schiavitù. Attraverso la figura del Battezzatore, Marco sta tentando un'operazione
ardita: innestare i non ebrei dentro alla storia del popolo eletto, così che anche i
pagani si sentano destinatari delle promesse fatte da Dio attraverso i profeti e compiute
in Gesù Cristo.
Marco sta cercando di dare una memoria storica e quindi un'identità a
chi non ce l'ha. Come? Aiutando i suoi ascoltatori a scoprire nella loro personale
esperienza di conversione gli stessi tratti degli esodi biblici. Anch'essi hanno
incontrato un messaggero, che ha proclamato la Parola del Signore come annuncio
direttamente rivolto a loro. Anch'essi si sono sentiti sotto il giudizio di Dio e
improvvisamente hanno scoperto di essere prigionieri del male e incapaci da
autoliberarsene. Anch'essi hanno iniziato una faticosa strada che li sta portando ad una
radicale revisione e riforma della loro vita. Stanno vivendo nella loro storia interiore
quello che gli ebrei hanno vissuto nei secoli della loro storia religiosa e politica di
popolo di Dio. Sta avvenendo anche per loro quello che più volte Paolo aveva annunciato:
Dio non fa differenza tra il giudeo e il greco, tra il circonciso e il pagano, ma offre a
tutti la possibilità di giungere alla salvezza (Rom 3,21-31).
E' importante notare come l'accento del racconto non cada sulla figura
di Giovanni, che pure sta al centro della scena, ma su colui che non compare ancora, su
colui che è annunciato anche se momentaneamente resta dietro le quinte. Questo quadro
narrativo descrive infatti la condizione della comunità cristiana, che con il suo vangelo
annuncia e rende presente uno che ancora non c'è, ma la cui venuta è imminente. Marco
chiede ai suoi di ricordare come si sono sentiti dentro, quando hanno ricevuto il primo
annuncio di Gesù salvatore. Le parole del missionario non destavano in loro l'impressione
di qualcosa che è troppo strano per essere vero, di una realtà che è di là da venire?
Eppure non suscitavano anche in loro il desiderio, o almeno la curiosità, di camminare
verso questa realtà che esse annunciavano? Non si sono sentiti chiamati a rendersi conto
di persona, se quella parola sarebbe stata capace di appagare la fame di libertà e di
speranza che angustiava il loro cuore? Non si sono messi anche loro sulla
"strada", non hanno provato orrore per i propri "peccati", non hanno
desiderato di "cambiare vita", non hanno domandato il "battesimo"? E
quando hanno incontrato Gesù? Non certamente all'inizio del loro cammino di conversione,
ma strada facendo. E non hanno capito subito tutto di lui (Mc 8,14-26), ma lo hanno
riconosciuto nella sua vera identità solo sotto la croce, come il centurione, quando
anche loro hanno messo la loro vita nella mani di Dio (Mc15,34-39). Tutto questo travaglio
è avvenuto nell'assenza di Gesù dalla scena, ma non senza di lui, che si rendeva
presente proprio nella parola annunciata dalla chiesa, in quel vangelo che passava da
parte a parte il cuore di quelli che lo ascoltavano.
E ora che sono diventati a pieno titolo discepoli di Gesù, non devono
dimenticare che a loro è richiesto di continuare quest'opera di annuncio (Mc 6,7-13),
perché anche altri si sentano toccati dalla Parola di Colui che ora non c'è ancora, ma
verrà presto a salvare chi confida in lui. Né devono dimenticare lo stile di vita di
coloro da cui essi hanno ricevuto il vangelo: "fatica e travaglio, veglie senza
numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo,
l'assillo quotidiano per tutte le chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? ... Se è
necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza" (2Cor
11,27-30). L'apostolo Paolo che qui parla non viveva in modo molto diverso da Giovanni il
Battezzatore, che mangiava quello che capitava e vestiva con una pellaccia di cammello
stretta in vita da una cintura di cuoio. Giovanni è l'emblema di una chiesa povera:
povera di mezzi e risorse umane, ma anche fatta di poveri; una chiesa che cammina sulla
strada del Signore, perché i discepoli di Gesù che ne fanno parte sono diventati piccoli
come bambini (Mc 9,33-10,45: qui i motivi della strada, del farsi piccoli e della povertà
si intrecciano tante volte tra di loro).
Diventare piccoli davanti a Dio ("dopo di me viene uno al quale
non sono degno di chinarmi per sciogliergli i legacci dei sandali", v. 7), scegliere
la strada della povertà volontaria per essere più disponibili al Signore e per servire
con più generosità i fratelli: ecco che cosa significa "preparare la strada,
raddrizzare i sentieri". Tutto questo, dice ancora Marco, corrisponde pienamente alla
nostra ansia di libertà. Non si tratta però di una libertà conquistata, o addirittura
di una libertà rubata ad altri (come è ogni libertà che nasce dagli uomini); ma è una
libertà ricevuta in dono: "egli vi battezzerà con la Spirito santo" (v. 8).
Come la liberazione dall'Egitto o da Babilonia, è Dio stesso che ci porterà in salvo e
ci difenderà da tutto ciò che minaccia di distruggere la nostra vita: la nostra
conversione, la nostra fede in lui e il battesimo sono l'inizio; qui comincia anche per
noi la strada di Gesù: quella che attraverso il dono totale di noi stessi (la croce) ci
condurrà alla pienezza della comunione con Dio.
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