Frontiera
- Mt 28,16-20
Tonino Bello
«Santa Maria, donna di frontiera, noi siamo affascinati da quasta tua
collocazione che ti vede, nella storia della salvezza, perennemente attestata
sulle linee di confine, tutta tesa a non separare, ma a congiungere mondi
diversi che si confrontano. Tu stai sui crinali che passano tra l'Antico e il
Nuovo Testamento. Tu sei l'orizzonte che congiunge le ultime propaggini della
notte e i primi chiarori del giorno. Tu sei l'aurora che precede il Sole di
giustizia. Tu sei la stella del mattino.
Santa Maria, donna di frontiera, grazie per la tua
collocazione accanto alla croce di Gesù. Issata fuori dell'abitato, quella
croce sintetizza le periferie della storia e è il simbolo di tutte le
marginalità della terra: ma è anche luogo di frontiera, dove il futuro si
introduce nel presente, allargandolo di speranza.
E' di questa speranza che abbiamo bisogno. Mettiti perciò al
nostro fianco. Noi oggi stiamo vivendo l'epoca della transizione. Scorgiamo le
pietre terminali delle nostre secolari civiltà. Addensati sugli incroci, ci
sentiamo protagonisti di un drammatico trapasso epocale. (...) Le "cose
nuove" con cui ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri (...) e
tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche regole del gioco, ci
fanno paura. Per difenderci dai marocchini e dagli albanesi ingrossiamo i
cordoni di sicurezza. Le frontiere, insomma, nonostante il nostro gran parlare
sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle che ad
aprirle. Perciò abbiamo bisogno di te: perché la speranza abbia il sopravvento
e non abbia a collassarci in un tragico "shock" da futuro.
Santa Maria, donna di frontiera, c'è un appellativo
dolcissimo con cui l'antica tradizione cristiana, esprimendo questo tuo stare
sugli estremi confini della terra, ti invoca come "porta del cielo".
(...) Non muoverti dal nostro fianco (...), tendici la mano. Perché, se sul
limitare decisivo della nostra salvezza ci sarai tu, passeremo la frontiera.
Anche senza passaporto».
(da: Maria, donna dei nostri giorni, ed.
San Paolo, pp. 52-53)