L'arcangelo Raffaele e Tobiolo

La scena rappresentata è ispirata ad un episodio dell'Antico Testamento che narra le vicende di una famiglia composta dal padre Tobia, dalla madre Anna e dal figlio Tobiolo, deportata a Ninive e costretta a patire soprusi e sofferenze.

Il padre diviene cieco e Tobiolo sotto suggerimento dell'arcangelo Raffaele gli fa riacquistare la vista con il fiele di un pesce ucciso durante un suo viaggio. L'episodio miracoloso vine nella tela vivamente riprodotto. Molto suggestiva è la imponenza dell'Angelo che occupa buona parte della scena, mentre il giovane Tobiolo, quasi in un ritrarsi timoroso, ascolta i consigli del messo divino. Particolari paesaggistici e naturalistici emergono timidamente dal fondo. Molto tenera e reale è l'immagine del cane, dotata tra l'altro di forte espressività. L'opera venne realizzata nel 1832 dall'artista E. Mansi.