La comunicazione tra i coniugi

Prof. Claudio Mereghetti - Maggio 2001

1 .

Comunicare: mettere in comune qualcosa, cioè saper dare e saper ricevere. Significa cioè che qualcosa appartenga a più persone, cioè significa mettere in relazione. La relazione è un fattore fondamentale dell'educazione, perché ci si educa vivendo insieme, ci si influenza e questa influenza potrà essere nel segno dei miglioramento (e allora sarà educativa) oppure nel segno dei peggioramento ( e allora sarà diseducativa).

La comunicazione è dunque un mezzo, un processo, una pratica educativa, nella quale già il cercare di comunicare è in sé una comunicazione.

Per comunicare è necessario accettare l'altro nella sua unicità in continuo divenire. Ciò equivale ad astenersi dal giudizio sulla persona, proprio perché la persona non è classificabile.

Perché occorre un atto d'amore per comunicare? Ciò non è sempre vero, in effetti. Comunicano un generale e un comandante, un datore di lavoro e un dipendente, un giudice e un imputato: questa comunicazione però non è mettere in comune qualcosa di proprio, che si dà e si deve ricevere. E' semplicemente un passaggio di determinati messaggi, comprensibili nel loro pieno significato solo in quella particolare circostanza, in quel contesto. Il suono emesso da un fischietto è un segnale che comunica, cioè che dice qualcosa: ciò che il fischietto significa però è comprensibile solo se è chiara la situazione contestuale (e non contestuale) nella quale esso è emesso. Se chi fischia è l'arbitro di un incontro sportivo, il vigile, il partecipante ad uno sciopero, il significato dei fischio (che formalmente è sempre lo stesso) diventa: giudizio, ordine, protesta. In questi casi la comunicazione passa anche se chi deve riceverla non vuole stare a sentire.

Noi non parliamo di questo tipo di comunicazione. Parliamo della comunicazione profonda, nella quale ciò che viene messo in relazione con l'altro non è un semplice messaggio informativo, ma è la nostra persona in tutta la sua complessità, anche nella sua parte più nascosta, l'intimità. Per questo la comunicazione tra i coniugi è prima di tutto un atto d'amore, che richiede apertura e accettazione. Nella relazione coniugale, se viene meno la corresponsione all'amore dei coniuge, la comunicazione si ferma al livello delle comunicazioni dì cui abbiamo detto poco sopra, e diventa inautentica.

Perché la comunicazione a livello profondo (di valori, di sapere, di affetti ... ) sia autentica occorre che essa si fondi sull'amore reciproco e che da questo amore scaturiscano atteggiamento di scoperta e di stupore, di stima e di elezione).

Per migliorare una relazione, qualsiasi relazione e quindi anche quella coniugale, occorre che vi sia comprensione empatica, coerenza (una persona che muta continuamente modo di agire, e che dunque è imprevedibile, è priva di stile) e apprezzamento.

Comprensione empatica: preoccuparsi di vedere le cose dal punto di vista dell'altro, avvalersi della propria alterità per conoscere meglio le cause dei sentimenti e dei pensieri dell'altro, manifestati o nascosti.

Apprezzamento: riconoscimento dei valore di qualcosa o di qualcuno. Nella relazione coniugale, è importante non solo il riconoscimento ma anche la manifestazione, la dimostrazione di questo apprezzamento.

Coerenza: accordo tra come si agisce e come si pensa, ma tenendo conto delle finalità della relazione coniugale in modo retto e considerando la persona del coniuge.

2.

Partecipare = prendere parte

Reciprocità = dare e ricevere

Uguaglianza = relazione sullo stesso livello, non dipendenza o subordinazione

Quest'ultima caratteristica si dà solo nelle relazioni d'affetto: coniugali, d'amicizia, tra fratelli. E' questa che rende tali le altre due caratteristiche: se infatti manca, la partecipazione diventa dipendenza e la reciprocità si annulla.

Partecipare è condividere e non suddividere. Condizione fondamentale perché tra due coniugi ci sia comunicazione profonda è che essi abbiano compreso e condiviso le finalità dei matrimonio. Non sto a dire che conoscano la vera finalità del matrimonio, ma intendo dire che perché ci sia atteggiamento comunicativo occorre che i due coniugi sappiano perché hanno deciso di cum iugare (mettersi sotto lo stesso giogo, ndr) sé con l'altro. Se non si dà questo e se i fini che essi hanno sono differenti, oppure non chiari, la comunicazione è fin dall'inizio disturbata.

3.

Parlarsi, comunicare è dunque un atteggiamento educativo che la famiglia deve assumere, senza scimmiottare altre istituzioni. I genitori non sono maestri, né professori. Quindi il loro parlare non sarà dire cose che devono essere sapute dai figli, ma prima di tutto contribuire allo sviluppo di una vera vita di famiglia. E' questa la prima forma di comunicazione tra i coniugi, poiché la vita di famiglia si fonda sulla partecipazione, sulla reciprocità e sull'uguaglianza, sulla condivisione e non sulla suddivisione.

Nella famiglia non c'è chi educa e chi viene educato, col tempo ci si educa a vicenda. L'elemento di coesione decisivo nella vita di famiglia è il dialogo.

4.

Anche tacere è parlarsi. C'è però silenzio e silenzio. C'è il silenzio che comunica, carico di significato e c'è il silenzio che rivela assenza di comunicazione, indifferenza, tradimento. Occorre che questo secondo silenzio non entri nel matrimonio, perché da esso deriverà lo sviluppo dell?incomunicabilità.

5.

Per comunicare occorrono decisioni autonome, da poter essere condivise. Le decisioni nel matrimonio possono essere dì tipo diverso:

Sono ambiti di decisione consensuale:

Sono ambiti nei quali generalmente le decisioni vanno prese di comune accordo

Ambiti di autonomia:

 

Ambiti di decisioni personali, da comunicare:

6.

Stile personale. Se uno dei due coniugi si accorge, che l'altro non prende iniziativa, non chiede aiuto, dovrà interpretare questo come un segnale d'allarme. Il miglioramento della relazione dipende infatti dal fatto che in ciascuno dei due ci sia stile personale, ogni coniuge deve assumersi in proprio le conseguenze delle decisioni prese, la responsabilità deve essere personale e alternarsi secondo le vicende.

7.

Incomunicabilità quando?

 

 

 

 

(NdR: il Mereghetti nella seconda relazione ha introdotto i concetti che seguono ...)

 

I quattro cavalieri dell?Apocalisse (ovvero ciò che distrugge la comunicazione e l?amore):