Parrocchia "Annunciazione" - Milano
capitolo terzo: LA FRATERNITA'

 

L'EUCARESTIA GENERA UNA NUOVA FRATERNITA'

 

L'incontro con il Signore nell'Eucarestia non può fare altro che generare in noi lo stile di Gesù ; uno stile che si esprime come dedizione di se stesso ai fratelli.

Questo è il senso profondo di ciò che esprimiamo con il termine di carità.

E' la caratteristica principale della spiritualità del cristiano che sa di esistere totalmente per Dio e per gli altri.

Significa che Gesù, incontrato nell'Eucarestia, diventa la struttura determinante di tutta la mia vita e dei miei rapporti.

Significa un affetto per la vita dell'altro al di là dei riscontri e dei consensi.

Amare l'altro perché c'è ed è amato da Dio.

Una dedizione così intensa è ciò che Gesù ha chiesto ai suoi discepoli come segno della nuova fraternità : essere fratelli del Signore. La comunità parrocchiale incoraggia tutti a realizzare in concreto la stessa dinamica di vita che raccogliamo dal Maestro.

Il senso profondo della vita sacramentale, e in particolare dell'Eucarestia, sono vissute per lasciarsi investire dallo Spirito del Signore che è Spirito di dedizione, e che è molto di più dell'appagamento derivante dalla coscienza di aver fatto azioni buone.

Inoltre, alla luce dei sacramenti, il cristiano all'interno della comunità parrocchiale si impegna a non dire : "non c'è più nulla da fare !", ma sa essere creativo nel ricercare forme sempre inedite di dedizione.

Innanzitutto la fraternità della comunità parrocchiale si esprime verso chi si trova in situazione di sofferenza o di povertà, ed è offerta come un restituire speranza all'uomo, gratuitamente.

Questo ci libera da ingenue forme di onnipotenza che presumono di rispondere sempre a tutti i bisogni della realtà. La reale misura delle nostre capacità e il sereno confronto con il Signore, ci rasserena sulla validità di condividere e sostenere insieme il peso delle difficoltà, sapendo che spesso le soluzioni non ci sono o non sono al nostro livello.

Anche il Signore non ha risolto tanti problemi dell'umanità, ma li ha condivisi intensamente.

Questo essere presenti da parte di una comunità aiuta tutti a sentirsi meno soli e disarmati di fronte alle inevitabili fatiche della vita.

Una maggiore capacità di attenzione e di delicatezza, dicono il volto cordiale e fraterno della Chiesa. In questo senso è un servizio prezioso la visita ai malati, come anche la comunione domenicale, la celebrazione straordinaria della s.Messa nelle loro abitazioni nel tempo quaresimale.

 

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Da quel senso di atmosfera serena e gioiosa che abbiamo indicato discendono altri due contributi alla definizione della fraternità.

- l'attenzione/sensibilità verso i bisogni e le esigenze dei fratelli, sia nel loro aspetto spirituale che materiale ; perciò la fraternità investe tutta quella sfera del servizio agli altri che dovrebbe far sentire tutti i membri della comunità e coloro che occasionalmente o casualmente vi si accostano, accettati e considerati.

- fraternità è inoltre la capacità di esprimere concordia ed unità, pur nel rispetto e nella libera e pacata espressione di posizioni difformi ; unità al proprio interno, nel rapporto con i propri pastori e nei confronti della chiesa universale. La fraternità si esprime come dolcezza e mansuetudine, cioè con la capacità di non mettere sulle spalle degli altri un giogo pesante, anche quando è necessaria una parola franca e vera, che non mortifica, ma apre a cose buone e autentiche.

 

A questo proposito in parrocchia ci si educa ad accogliere il bene fatto da ogni persona, da tutte le persone, anche da quelle che per diversi motivi sono lontani dalla pratica religiosa. Questo ci fa memori del comportamento di Gesù verso chi fa miracoli "nel suo Nome" senza essere dei "nostri".

La vigilanza su questo aspetto aiuta a non chiudere la Chiesa in una elite e rende più maturo il nostro senso di fede che riconosce in ogni forma di bene le vie misteriose attraverso le quali Dio Padre chiama tutti gli uomini ad incontrarlo (Mt 25).

 

Quale è dunque il modello di fraternità cui dovrebbe ispirarsi la nostra parrocchia ?

La risposta può venire individuata dalla sollecitazione dei lavori del sinodo che ci ripropone il modello della chiesa degli apostoli.

"Erano perseveranti nella vita in comune : stavano insieme e avevano tutto in comune ; le loro proprietà e i loro beni li vendevano e ne facevano parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno".

La vita di comunione dei primi credenti è così descritta da Luca : "la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede avevano un cuor solo e una anima sola" (At, 4, 32)

(sinodo n.6,3a).

Il richiamo a questo stile di vita fraterno-collettivo / comunitario-solidale appare oggi quanto mai opportuno anche se difficile ed impopolare perché l'organizzazione sociale e i modelli culturali che orientano la nostra società, sono ispirati a valori molto diversi da quelli che fondano una comunità fraterna (individualismo/successo, personale/difesa di interessi particolari .......).

La sobrietà come stile di vita personale e familiare, oltre che come caratteristica dell'agire ecclesiale, è non solo una forma di imitazione di Gesù povero e crocifisso, ma anche la contestazione più credibile dei falsi modelli della società consumistica e dell'edonismo diffuso. Essa si coniuga ad una precisa gerarchia di valori, in base alla quale la vera felicità e il vero bene non consistono nel possedere di più, ma nell'essere di più nella verità e nell'amore, cioè nel dono di sé, davanti a Dio. L'uso maturo e responsabile del proprio tempo, la vigilanza nei confronti dei "media", tesa a non farsi dominare dai

persuasori occulti della propaganda per mantenere vigile e libero il cuore, specialmente nella sfera dei sensi, sono aspetti importanti di questa sobrietà di vita, di cui altissimi esempi ci hanno dato i santi della Chiesa ambrosiana . (Parlo al tuo cuore)

 

Inoltre esiste una oggettiva difficoltà, anche fra i credenti, a realizzare o almeno ad ispirarsi ad uno stile di vita autenticamente fraterno e solidale.

Come dunque la nostra comunità si inserisce in questa situazione ?

In generale sembra di poter affermare che esista piena consapevolezza dell'importanza di tale impostazione nell'ambito della vita comunitaria. 

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La parrocchia propone la partecipazione ai diversi gruppi che hanno molteplici aspetti (catechetico, spirituale, organizzativo, ricreativo, caritativo, missionario, liturgico, familiare). La scelta dei gruppi è una forma che nella sua stessa struttura vuole educare alla fraternità, alla comunione, alla valorizzazione del lavoro altrui.

Sono occasioni quotidiane e privilegiate in cui educare se stessi alla vita fraterna, vincendo la logica del mondo che premio l'arrivismo, l'antagonismo. Questo invita a superare con decisione le fatiche del lavoro comune, non concedendosi a banali invidie e sciocche superficialità.

Occorre con forza fare in modo che le energie della comunità non vengano spese a "sedare" o "tranquillizzare" coloro che vivono in parrocchia, ma per andare agli altri che sono lontani e servire sempre meglio il Vangelo.

A volte si constata la necessità di creare tra i diversi gruppi e componenti una maggiore serenità, una stima più dichiarata, una collaborazione più snella.

Certamente questo si realizza se ci sono motivazioni spirituali cristiane, se c'è una vita di preghiera personale e di gruppo, se c'è spirito di fede e amore per la Chiesa.

Chi in parrocchia ha un incarico, soprattutto educativo, deve sentire l'urgenza e la necessità di curare la propria vita di preghiera, la partecipazione ai momenti comunitari, la celebrazione della confessione.

La trascuratezza su questi ambiti porta a forme gravi di "schizzofrenia" spirituale, rischiando di essere "scatole vuote" nel servizio agli altri, ben sapendo che nessuno dà ciò che non ha. Il primo e grande dono che ci facciamo gli uni gli altri è la consolante testimonianza di una vita che vive il Vangelo.

 

"Il sacrificio più grande da offrire a Dio è la nostra pace e la fraterna concordia, è il popolo radunato dall'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (5. Cipriano, Sul Padre nostro). L'accoglienza e il dono si sé al prossimo non possono essere vissuti pienamente se non si è in piena comunione con i propri fratelli e le proprie sorelle nella fede: la comunione ecclesiale è richiesta da Gesù come condizione della credibilità del nostro annuncio: "Da questo sapranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv l3,35). Non fare mai della propria esperienza spirituale o di gruppo un assoluto è condizione per vivere in comunione con tutti: in particolare a ogni battezzato è richiesta una docile obbedienza di fede al Vescovo e a colui che lo rappresenta nella comunità territoriale. Vivere il senso della Chiesa nel dialogo, nella pace, nell'accoglienza reciproca dà forza alla testimonianza e allontana le insidie dello spirito di divisione e della sopraffazione degli altri. (Parlo al tuo cuore)

Si raccomanda vivamente che pian piano tutti i responsabili parrocchiali vivano l'accompagnamento nella direzione spirituale come forma sincera e precisa di un reale, e non solo proclamato, cammino di fede.

 

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Molte iniziative comunitarie vogliono favorire la crescita di questo senso fraterno, in particolare il pellegrinaggio parrocchiale, le iniziative per anziani e le persone sole, la festa della famiglia nel mese di gennaio con la celebrazione degli anniversari di matrimonio.

Un momento certamente significativo per il clima di accoglienza e di amicizia è la festa patronale. Essa è un'occasione privilegiata per coloro che vivono in parrocchia per un momento di grande fraternità.

Se vissuta bene, la festa insegna la capacità di collaborare insieme, tra persone diverse per età, cammini e capacità, eppure capaci di esprimere reciproca fiducia, immediata simpatia, cordiale amicizia. E' una forte occasione di crescita comune.

Inoltre è un momento di grande testimonianza.

Infatti lo stile di coloro che vivono in comunità deve "invogliare" e stimolare coloro che hanno una partecipazione scarsa o insignificante, in maniera da essere incoraggiati a sentire vicina e fraterna la presenza della parrocchia.

Questi sono i veri risultati di questo momento comunitario e su questi due ambiti è necessario tornare per verificare la buona riuscita di questa iniziativa, che trova nel momento della fiaccolata mariana, a conclusione del mese di maggio, culmine del suo svolgimento.

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