N° 1 APRILE 2004

Lettera aperta del vescovo a tutte le famiglie della diocesi

"CARISSIME FAMIGLIE!"

Impegno urgente, anche se carico di fatiche. Troppi tendono ad abdicare a questo compito che rimane fondamentale e determinante nella formazione della personalità umana e cristiana di un figlio».
«Che cosa evitare? Anzitutto di imbottirli di cose inutili e costose perché si sentano come gli altri, ansiosi di non far mancare proprio nulla; di collocarli idealmente al centro del mondo familiare; di lasciarli in solitudine troppo a lungo; di ritenerli un soprammobile; di esaltarli come divi, stravedendo per loro obiettivi di fatto irraggiungibili; di dimenticarli al punto che si arruolino nel branco; di assuefarsi alla prepotenza della dipendenza dalla televisione o dai video giochi; di permettere loro tutto per evitare grattacapi…
Che cosa assicurare? L'accoglienza affettiva per ciò che sono; un clima sereno di rispetto e di dialogo; dedizione il più possibile assidua» (…) In una cultura che gioca al ribasso sul piano educativo, il convincimento che i figli sono il più importante investimento su cui puntare tutte le risorse educative capaci di attivare in loro la volontà di realizzare al meglio la propria personalità, come risposta ai talenti di Dio, anche a costo di sacrifici. Una «autorevolezza genitoriale che non si smobilita di fronte alle reazioni istintive dei figli», una «apertura al sociale nella sua dimensione del civile e del religioso, con particolare attenzione alle situazioni di disagio e di sofferenza»; una «buona testimonianza di valori umani e cristiani».

«Pur riconoscendo che l'impresa è ardua, sono convinto che è possibile. Grazie all'apporto di ambedue i genitori, come coppia: grazie in particolare alla presenza assidua, senza essere soffocante, della donna, grazie al contributo specifico dell'uomo. Non possiamo che investire molto sul piano della formazione. (…) Sono convinto che una adeguata formazione delle giovani e dei giovani alla vita di famiglia, secondo il progetto di Dio, costituisca il terreno più fecondo anche per le vocazioni alla vita consacrata, missionaria, presbiterale. Il sorgere e il maturare di queste vocazioni è, anzi, il segno e il sigillo dell'autenticità del cammino di formazione all'essere famiglia.
La lettera alle famiglie del Vescovo Zenti si conclude con un invito alla fiducia: «Noi, invece, siamo convinti che la donna e l'uomo sono fatti per realizzare il progetto di Dio sull'umanità. (…) Dio non ha posto in essere una umanità amorfa. Le ha dato fin dalle origini un volto, una identità: l'essere famiglia, nella sua duplice, inscindibile dimensione, quella della sponsalità e quella della apertura alla trasmissione ed educazione della vita nata dall'amore sponsale. Solo in questa ottica possiamo pensare la storia che ci attende come storia di civiltà. Famiglia e civiltà vanno di pari passo».
E chiude un doppio appello: «"Non temete; abbiate fiducia!", vi dice Colui che è l'Architetto e l'Artefice, nel dono dello Spirito, della vostra realtà di coppia e di famiglia. "Non temete; abbiate fiducia!", vi ripete la Chiesa, che voi, piccola Chiesa domestica, riproducete in miniatura. Non siete in solitudine, ma in cordata!».


Ci stiamo avviando alla conclusione del tempo di Quaresima. Tempo dedicato alla preghiera, al silenzio, alla penitenza e alla carità per prepararci alla Pasqua di risurrezione, all’incontro con Cristo. Per questo è bene fermarci a riflettere su come abbiamo percorso questo nostro cammino verso la Pasqua. È stato davvero un tempo in cui ho dedicato più spazio alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio? Ho cercato di partecipare alla Santa Messa della domenica? Ho rinunciato a qualcosa per donarlo agli altri? Ho cercato di vedere i bisogni del mio prossimo? Sono domande che prima pongo a me e che estendo a tutti e ognuno cerchi di dare una risposta con verità. Abbiamo ancora due settimane che ci separano da questa grande festa: c’è quindi il tempo per fermarci, perché la Solennità di Pasqua è il cuore del mistero cristiano e va preparata bene. Tutto da qui prende avvio, tutto qui fa riferimento. Certo noi corriamo tanto, in questo tempo che va di fretta, ma spesso non sappiamo qual è la direzione. Corriamo dal mattino alla sera, per fare mille cose che possono riempirci la vita, farci sentire qualcuno. Ma sera o mattino non fanno differenza, se il sole non sorge mai nella nostra giornata. Corriamo, e rincorriamo un tempo che sembra sfuggirci e non bastarci mai. E, paradossalmente, corriamo come se del tempo non ci importasse niente, tanto c’è sempre un domani per fare il bene che non abbiamo fatto oggi. Lo cerchiamo, lo evitiamo e ne abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo; abbiamo bisogno ogni anno che torni primavera, a ricordarci che il seme germoglia; che torni Pasqua, a ricordarci  che la vita rinasce. Sempre, ogni Pasqua, ogni domenica, ogni giorno, per quanto lento o veloce sia il nostro passo, la vita sconfigge il buio della morte.

Una sola è la direzione giusta da prendere, per vedere la luce: quella del suo sepolcro. Andiamo da quella parte, non dobbiamo aver paura e fermarci. Troveremo un sudario: su di esso, impressi per l’eternità, i tratti della sofferenza umana di tutti i tempi: la violenza fisica e morale, la sopraffazione degli arroganti, la solitudine dei deboli, l’incomprensione dei piccoli, l’emarginazione dei diversi. A fianco del suo, appoggiamo anche il nostro sudario, con il dolore che appartiene solo a ciascuno e nessun altro conosce. Appoggiamo la nostra “di-sperazione”, liberiamoci e lui la trasformerà in “speranza”. Entriamo, condividiamo. La luce cancellerà quei segni. Poi, ancora, domani, un nuovo giorno, un’altra corsa, non più affannosa e al buio, ma verso persone nuove, per gridare anche a loro la gioia di questo “passaggio”: Pasqua.

Buona Pasqua a tutti, il Signore Risorti porti la pace in ogni cuore.

Don Stefano

 


INAUGURAZIONE DEL NUOVO PORTALE DELLA CHIESA

Tutti l’abbiamo vista, toccata e apprezzata. La vecchia porta della nostra chiesa parrocchiale, vestita a festa coi pannelli bronzei offerti da don Ezio Dal Piva in occasione del suo 50° di sacerdozio, è stata inaugurata domenica 15 febbraio. In questa sede non ci si vuole soffermare sul valore artistico dell’opera, bensì sul suo significato simbolico. Durante la celebrazione liturgica che ha preceduto lo scoprimento del portale e la sua benedizione, il nuovo vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Giuseppe Zenti, ha sottolineato il concetto di porta. «Essa serve per entrare e per uscire» è stato più volte ribadito; attraverso la porta entriamo nella nostra chiesa per uscirne rinfrancati da nuova fede e coraggio. E la porta di una chiesa, come quella delle nostre case, è anche un baluardo, dietro al quale trovare rifugio.

Il valore più grande è l’insegnamento di don Ezio: la sua grandissima generosità, libera da condizionamenti e imposizioni di sorta. Questo piccolo grande uomo ha messo a disposizione una cifra molto consistente, demandando ogni scelta circa il suo utilizzo ai parrocchiani, rappresentati dal Consiglio Pastorale, dal Consiglio affari economici e dal neonato comitato per l’Arte Sacra. La prima volta che l’ho incontrato è stato una mattina dello scorso mese di agosto; eravamo in canonica, davanti a tre diversi bozzetti che Walter Bernardi e Beppino Lorenzet stavano proponendo. Don Ezio se ne stava in disparte, come chi non ha voce in capitolo. Un atteggiamento, il suo, che ha profondamente colpito. Il comitato aveva deciso di ricordare i suoi cinquant’anni di sacerdozio con una porta bronzea e aveva scelto gli artisti cui commissionare l’opera; don Antonio aveva lanciato l’idea originale di riunire idealmente tutte le chiese consacrate delle nostra parrocchia (sua fu anche la legenda da scolpire nella lunetta: Zelus domus tuae comedit me, che significa L’amore per la tua casa mi ha divorato). Davanti ai bozzetti, all’importante momento della scelta del soggetto della sua porta, ancora una volta con grandissima umiltà don Ezio lasciò che a decidere fosse il comitato, senza influenzarne in alcun modo i giudizi. Come membro di questa comunità sento di dovergli profonda gratitudine per il bellissimo portale che adesso adorna la nostra chiesa, ma soprattutto per la lezione di stile e per la felicità che ho letto nei suoi occhi quella domenica mattina, quando ha gioito insieme a noi per il risultato finale.

Un caloroso grazie va ai due artisti, il cui coraggio di proseguire in un’attività così impegnativa, non sempre col sostegno della comunità, è stato ampiamente ripagato dall’ottima riuscita del progetto; a don Antonio, primo motore dell’iniziativa, e a don Stefano che ne ha raccolto l’eredità; al sindaco del Comune di Mel per aver infuso fiducia nel buon esito dell’impresa e per averla sostenuta. Il grazie di Villa di Villa va anche a coloro che, pur non facendo parte della parrocchia, si sono prestati e hanno offerto il loro contributo e il loro tempo pro gratia et amore Dei, in particolare il geometra Giampaolo Ciet, Nerino Moret, Giancarlo Feltrin, il personale della fonderia Gi. Ti. Cum. di Sandrigo e il giornalista Ivano Pocchiesa.

è stata particolarmente gradita la presenza di monsignor Giuseppe Zenti, che ha concelebrato insieme a don Ezio e a don Stefano. La sua visita nella nostra parrocchia, a così pochi giorni dal suo ingresso nella diocesi, ha emozionato tutti.

La cerimonia di inaugurazione delle porte è stata un’importante occasione di collaborazione e di coesione per la gente di Villa; si ringraziano quindi tutti coloro che in vari modi hanno partecipato alla buona riuscita dell’evento: i cantori, l’organista, chi ha preparato la chiesa e la celebrazione; la sezione locale degli Alpini; il gruppo sportivo di Villa; le donne del gruppo Liturgico e Caritas e quanti hanno offerto il rinfresco; gli uomini che hanno collaborato alla posa in opera del manufatto e chi ne ha curato il trasporto da Vicenza a Mel; la signora Dal Piva per aver messo a disposizione i locali per la mostra.

La gratitudine di Villa va infine alle autorità e a quanti con la loro presenza hanno gremito la piazzetta antistante la chiesa per stringersi intorno a don Ezio e festeggiarlo.

 

Una mostra per Cima

La chiesa di Villa ospita numerose pregevoli opere dell’illustre concittadino Luigi Cima, forse la maggior concentrazione della sua produzione nell'ambito sacro. Oltre ai dipinti ad olio spiccano anche trè disegni di grandi dimensioni (probabilmente bozzetti preparatori per pale ad olio ma di notevole compiutezza  qualità). Tutti trè presentavano un precario stato di conservazione causato dalla deperibilità dei materiali di supporto (carta su carta) e da fattori ambientali (correnti d'aria, sbalzi di temperatura e di umiditità). Due di essi sono già stati sottoposti ad un parziale restauro, mentre il terzo, di grandi dimensioni e in grave stato di degrado, neccessità di un più profondo ed urgente intervento.

Tra le varie soluzioni avanzate è stata individuata come la più economica e qualificata quella prospettata dall'Istituto "Botticino "di Brescia che con 1800 euro più trasporto e spese accessorie si impegna per il recupero dell'opera. A tal fine il comitato per 1'Arte Sacra ha inteso rivolgersi ad alcuni artisti dell'ambito locale per ottenere la loro generosa collaborazione attraverso il dono di un'opera.

Le opere raccolte saranno esposte a Villa di Villa nel periodo pasquale ed il ricavato della vendita servirà a coprire il costo del restauro. Al fine di facilitare la vendita (con il consenso degli artisti) verrà applicata una riduzione sul prezzo delle opere. Una buona occasione per i parrocchiani di Villa per abbellire la propria abitazione o per arricchire una collezione e nel contempo contribuire alla salvaguardia del patrimonio artistico della chiesa , doveroso omaggio alla memoria del Cima .

Hanno già aderito all’iniziativa molti artisti tra i quali Marino Bonetta, Rinaldo Bernardi, Laura Ciet, Moreno Deola, Joseph Comiotto, Beppino Lorenzet, Walter Bernardi, Claudio Nevyel, Isidoro Busana, Eddy Prigol e Renato Scarton.

 


CALENDARIO PASQUALE

Con la Settimana Santa riprende la santa messa feriale in chiesa.

Confessioni: Durante tutta la settimana santa, sia al mattino che al pomeriggio, don Stefano è a disposizione. Sabato santo dalle ore 14,30 ci sarà un confessore straordinario.

Domenica 4 aprile:     (le Palme)                   

ore 9 Benedizione dell’ulivo partendo dalla piazza

ore 15 Inizio delle 40 ore. Adorazione fino alle 16

Lunedì 5,martedì 6, mercoledì 7 aprile:      

ore 16 Adorazione

ore 17,30 Santa Messa

Giovedì Santo 8 aprile:                     

ore 8,30 in cattedrale a Vittorio Veneto S.Messa del Crisma

ore 20 S.Messa “in cena Domini”, seguirà adorazione.

Venerdì Santo 9 aprile:     (digiuno e astinenza)         

ore 15 Celebrazione della parola

ore 20,30 Via Crucis fatta dai giovani fino a Tiago

Sabato Santo 10 aprile:          (giorno di preghiera e silenzio)  

ore 20,30 solenne veglia pasquale con benedizione del fuoco e dell’acqua.

Domenica 11 aprile:   (Pasqua di Risurrezione)          

ore 9 S.Messa solenne e benedizione delle uova

ore 18,30 S.Messa

Lunedì 12 aprile:                  

ore 9 S.Messa e Rito di accoglienza dei Battesimandi

ore 19 S.Messa al Capitello delle Rive

Domenica 18 aprile:   (II^ di Pasqua)             

ore 9 S.Messa

ore 10,30 S.Messa con Battesimi

 

Domenica 2 maggio:  (IV^ di Pasqua)                       

ore 9 S.Messa

ore 10,30 S.Messa di Prima Comunione

Lunedì 3 maggio:

Inizio del mese di maggio con partenza dalla chiesa parrocchiale verso il Pianazzo dove reciteremo il rosario assieme alla comunità di Lentiai

Domenica 30 maggio:            (Pentecoste)    

ore 9 S.Messa

ore 10,30 S.Messa del fanciullo e della Famiglia e conclusione del catechismo

  • CONCLUSIONE FORANIALE DEL MESE DI MAGGIO SUL NEVEGAL
  • CONCLUSIONE FORANIALE DEL CATECHISMO CON GITA AL PARCO GIOCHI DEL PONTE DELLA PRIULA (TV)
  • LA FESTA DEI GIOVANI  E’ IN PROGRAMMA PER IL 26 SETTEMBRE.

 

ANAGRAFE

DEFUNTI:

Zuccolotto Augusta di anni 83;

Bernardi Adele di anni 81;

Cima Mosè di anni 93;

Dall’Asen Francesco di anni 75;

 

BATTESIMI:

Sbardellotto Isabelle di Michele e Lara Bordin.

 


L'ORGANO "CALLIDO" DI VILLA DI VILLA COMPIE 200 ANNI

Pochi sanno che nella bella e luminosa chiesa Arcipretale di Villa di Villa di Mei è custodito un vero e proprio gioiello dell'arte organaria veneta costruito dal grande maestro veneziano il "Professor d'organi" Gaetano Callido.

Callido nacque ad Este nel 1727 e alla giovane età di quindici anni iniziò a lavorare nella bottega del celebre costruttore Nacchini, in poco tempo imparò tutti i segreti per la perfetta costruzione di canne e parti meccaniche degli organi.

Ben presto l'allievo Callido superò per fama e bravura il maestro ed iniziò una produzione vastissima di veri e propri capolavori (ben 434 strumenti) molti dei quali li possiamo tutt'ora ascoltare ed ammirare.

L'organo di Villa di Villa è, nel catalogo, il numero 403 ed è stato inaugurato nel giorno di Pentecoste del 1803, perché così voleva il contratto stipulato fra l'organaro e l'allora parroco.

Tale contratto, conservato negli archivi della parrocchia di Villa di Villa, è un documento molto importante in quanto testimonia la precisione di Gaetano Callido nella descrizione preventiva dei propri strumenti.

L'organaro, nel contratto sopraccitato, descrive il legname da utilizzare per la costruzione dei somieri, quello maestro e quello dei Tromboni in noce "neghera" mentre quello dei Contrabbassi in larice gentile, parla inoltre delle percentuali di piombo e stagno per la fusione delle canne, spiega che la "tastatura" ovvero la tastiera dovrà essere fatta di in bosso ed ebano, descrive poi le condizioni di pagamento specificando che le spese per il tragitto dal laboratorio di Venezia fino a Treviso sarebbero state a suo carico (una sorta di promozione commerciale).

Callido stipulò tale contratto il 16 agosto 1802 anno in cui costruì gli organi di Castion (inaugurato il 24 giugno). San Tomaso Agordino e Vallada.

Nell' anno seguente (1803) terminò la costruzione dell'organo di Villa e contemporaneamente ristrutturò il pregevole strumento che aveva costruito nel lontano 1768 nella chiesa di Lentiai che, purtroppo, è andato perduto, e di cui è rimasta solamente una parte del materiale fonico, tale materiale, nel 1963, è stato conglobato nello strumento dell'aula magna del Seminario di Vittorio Veneto assemblato da Alfredo Piccinelli.

Anche l'organo di Villa ha rischiato di scomparire al termine della seconda guerra mondiale rimanendo per lunghi anni smontato in una soffitta, in balia di freddo umidità e alla portata di chiunque avesse voluto prendersi una canna per soffiarci dentro o per stagnare le grondaie..., ma per fortuna nel 1971 il parroco don Giacomo Da Frè intuì il valore dell'organo Callido e incaricò proprio l'organaro Piccinelli di riportare lo strumento agli antichi splendori.

Il concerto di inaugurazione venne tenuto dal Maestro Severino Tonon il 22 agosto dello stesso anno.

L'organo oggi non è più collocato come allora su di una cantoria sopra la porta principale, ma si trova, dietro l'altare maggiore. (…)

 

Quest'anno l'organo Callido di Villa di Villa compie 200 anni, nonostante necessiti di un intervento di pulitura ed accordatura, il suo timbro è inconfondibile e la sua meravigliosa voce è in grado di far provare grandissime emozioni che sono stupendamente descritte in queste righe che Papa Albino Lucani dedica all'organo Callido di Canale d'Agordo suo paese natio.

“A Canale io sono stato fanciullo di famiglia povera. Ma, quando, entrando in chiesa, sentivo l'organo suonare a piene canne, dimenticavo i miei poveri abiti, avevo l'impressione che l'organo salutasse particolarmente me e i miei piccoli compagni come altrettanti principi. Di qui la prima, vaga intuizione, diventata in seguito certezza convinta, che la Chiesa cattolica non è solo qualcosa di grande, ma che fa grandi anche i piccoli e i poveri, onorandoli ed innalzandoli...”


«Carissimi, con il cuore lieto e trepidante oso chiedervi sommessamente il consenso di entrare nelle vostre famiglie, inviolabile sacrario di intimità. Lasciatemi pure in un angolo della vostra casa, poiché al centro ci siete voi, genitori, figli e, in qualche caso almeno, nonni. Vorrei essere al vostro fianco da amico e, nei limiti consentiti, da guida spirituale inviata nel nome del Signore. Mi metterò sempre in ascolto del vostro vivere nella serenità e nella speranza, ma anche nei momenti bui dell'incertezza, dell'angoscia, della sofferenza, della crisi.
Desidero esservi vicino, assieme ai vostri preti, nella consapevolezza che la posta in gioco è la più elevata che si possa ipotizzare: la famiglia come valore, oggi soprattutto la più esposta alle insidie e alle strategie avverse».  (…)

Voglia di sponsalità!
(…) «Con il coraggio di andare contro corrente, è più che mai opportuno e urgente riscoprire e testimoniare il valore della sponsalità nel Signore!
La sponsalità esprime l'atto di fiducia più grande che Dio, nel suo mistero di amore trinitario, ha riservato all'umanità . L'uomo e la donna creati l'uno per l'altro! Capaci di mettere insieme, cioè di condividere, tutto ciò che sono per essere un dono divino l'uno all'altro. Una condivisione tale che fa vivere uno nell'altro e, di conseguenza, l'uno per l'altro. Una appartenenza senza riserve. Ciò che appunto si definisce amore, come partecipazione, in miniatura, dell'amore trinitario di Dio».
«Vi è stato affidato un capitale di incalcolabile valore: l'essere coppia umana con la possibilità di realizzarvi al meglio delle vostre potenzialità personali grazie all'essere coppia».
«Almeno ogni tanto ditevi grazie reciprocamente, dal profondo del cuore. E non si insinueranno dubbi, desideri di fuga e di avventura, freddezze…». Ancora: «È necessario, oggi più che mai, un itinerario di formazione permanente all'essere sposi, ancor prima che essere genitori»; «la necessità di riservarsi, ad ogni costo, le attenzioni e i tempi della sponsalità, per non rischiare di trovarsi, quasi senza avvertirlo come problema, estranei l'uno all'altro»; «dedicare più tempo alla conversazione, al dialogo, all'ascolto, alla tenerezza dell'intimità tra coniugi che non al televisore o a internet, ai vecchi e nuovi amici o al divertimento»; «la preghiera fatta insieme, come coppia, e soprattutto la messa domenicale partecipata insieme, ha una sua efficacia straordinaria».

Voglia di genitorialità!
«Per una coppia sponsale essere aperti alla trasmissione della vita è un bisogno vitale…» scrive il Vescovo. «Solo chi è padre o madre è in grado di capire che cosa è un figlio per un genitore, meglio per la coppia. I figli sono delizia e ragione d'essere, di vivere e di faticare dei genitori. Ma sono, oggi specialmente, problematica complessa».

 «Educare è generare in continuità la persona del figlio perché diventi il meglio delle sue potenzialità, offrendogliene le opportunità.