Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
Padre Nicola Tornese
Viale S. Ignazio, 4
80131 NAPOLI tel. 081.545.70.44
1 - Carlo Taze Russell , il fondatore della setta geovista,
celebrava il Natale. A informarci sono proprio i testimoni di Geova.
“Al tempo del pastore Russell , si celebrava il Natale nella
vecchia casa biblica di Allegheny , in Pennsyìvania (…). A Natale il fratel
Russell dava ai componenti della famiglia della casa biblica pezzi da cinque o
dieci dollari d'oro (...). Vi era pure un albero di Natale nella sala da pranzo
della Betel . Invece del solito 'Buon Giorno ', il fratel Russell augurava
'Buon Natale a tutti' ”.
Russell dunque, il profeta degli ultimi tempi, non seppe leggere
nella Bibbia l'origine pagana del Natale, e neppure capì che offrire doni deve
dirsi un gesto di marcata natura pagana.
Ci vollero ancora quattordici anni dopo la sua morte, e dieci di
governo del suo successore Joseph Franklín Rutherford , perché i nuovi profeti
della Torre di Guardia si accorgessero dell' errore. Infatti , solo nel 1928
ebbe luogo la nuova scoperta e d'allora in poi i fratelli di Betel non
celebrarono più il Natale.
2 - Oggi tutti i membri della setta si attengono scrupolosamente
alla nuova disciplina e rifuggono scandalizzati da una celebrazione non
autorizzata da Geova e inventata dalla “ grande meretrice” (= la Cristianità).
Per i geovisti questo è un articolo di fede. E affinché i gregari
siano tenuti ben saldi nell'errore e nell'ignoranza, ogni anno puntualmente,
nell'approssimarsi del Santo Natale, La Torre di Guardia, che è l'organo
ufficiale della setta, propina ai suoi disciplinati lettori le stesse idee
trite e ritrite sul Natale come festa pagana . Vi aggiunge naturalmente nuovi
sofismi adatti alle circostanze, torturando la Bibbia, e sfasando
arbitrariamente qualche frase presa qua e là da riviste e pubblicazioni anche
cattoliche
Non è difficile capire come questo richiamo alla disciplina col
relativo martellamento dell'errore sia necessario e opportuno. Infatti , nel
tempo di Natale tutto il mondo, cristiano e non cristiano, gioisce al ricordo
della venuta su questa terra del Principe della Pace (Isaia 9, 5). Solo i
geovisti devono tenersi in dispettoso isolamento come esige la ferrea
disciplina della setta, aspettando la fine per dare un sospiro di sollievo.
Inculcare l'errore serve a colmare in qualche modo il vuoto e a rimarginare la
ferita.
Vi annuncio una grande gioia (Luca 2, 10-11)
Ma la storia del Natale è ben diversa da quella raccontata da La
Torre di Guardia. Nessun uomo, che abbia un minimo di cultura, e tanto meno i
veri cristiani, pensano lontanamente a “un dio pagano” nella celebrazione del
Santo Natale. Vi pensano solo i testimoni di Geova!
1 - I veri cristiani, come tutti sanno, a Natale ricordano
unicamente la nascita del Salvatore dei mondo , Gesù Cristo. Esultano perché il
Figlio di Dio, eterno e invisibile come il Padre, cominciò a essere anche uomo
(Giovanni 1, 14; Gal. 4, 4 ; Matteo 1, 22-25). Nel tempo di Natale i veri
cristiani vogliono godere in modo particolare dell'annuncio dell'angelo ai
pastori: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: Oggi vi è
nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Luca 2, 1
0-1 I); e vogliono gustare in una forma più intensa i racconti biblici della
nascita di Cristo, e risentire con gioia l'inno della moltitudine celeste:
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che Egli ama
(Luca 2, 13-14)
2 - In effetti, per chi capisce e ragiona, il Natale è la
celebrazione di un evento biblico e salvifico, non il ricordo d' una data. La
data può non corrispondere all'evento. Ma l'evento è una realtà storica,
innegabile, indimenticabile, degna di essere celebrata con grande gioia e con
grande amore.
Che tale evento, ossia la nascita dell'Emmanuele Dio-con-noi ),
sia avvenuto a dicembre o a gennaio o a marzo o a maggio o in qualsiasi altro
mese e giorno dell'anno deve dirsi di secondaria importanza. L'essenziale è che
sia realmente avvenuto.
E così è!
Vi fu un giorno nella storia dell'umanità, in cui “un Bambino è
nato per noi, ci è stato dato un Figlio (...), che è chiamato Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace” (Isaia 9, 5).
Questa è la verità che farà libero chiunque la cerca con cuore
sincero (Giovanni 8, 32).
Alla scuola della Bibbia
Vogliamo ripetere quanto già abbiamo detto: a Natale nessuno dei
veri cristiani pensa lontanamente a “un dio pagano”. Tutta l'attenzione è
rivolta alla nascita dell'Emmanuele com'è stata annunciata dai pro- feti,
narrata dagli evangelisti, spiegata dagli Apostoli.
a - “In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Jesse ,
un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito dei
Signore (...). Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantèra si sdraierà
accanto al capretto (...). Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in
tutto il mio santo monte” (Isaia 11, 1-10).
b - “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca
la steppa (...). Essi vedranno la gloria dei Signore , la magnificenza del
nostro Dio(.. ).Dite agli smarriti di cuore: ' Coraggio! Non temete; ecco il
vostro Dio . Egli viene a salvarvi '. Allora si apriranno gli occhi ai ciechi (
... ). Lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto”
(Isaia 35, 1-10).
c - “Tu, Jahve , sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro
redentore Se Tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i
monti (...). Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al
cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù (.. ). Una voce
grida: ' Nel deserto preparate la via al Signore (...). Allora si rivelerà la
gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, perché la bocca del Signore ha
parlato” (Isaia 63, 16-17; 40, 1-11).
d - “Ecco verranno giorni - oracolo di Jahve nei quali io
realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di
Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio
di giustizia (...). In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà
tranquilla. Così sarà chiamata: ' Jahve-nostra-giustizia '” (Ger. 33, 14-16).
e - “Così dice Jahve : E tu, Betlemme di Efrata , così piccola per
essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà Colui che deve essere il
dominatore di Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più
remoti” (Michea 5, 2-5; cf . Matteo 2 , 6).
f - “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato
la gioia, hai aumentata la letizia” (Isaia 9, 2-7).
a - “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si
facesse il censimento di tutta la terra (...). Anche Giuseppe dalla città di
Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata
Betlemme per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
Ora, mentre si trovavano in quei luogo , si compirono per lei i giorni del
parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose
in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo” (Luca 2, 1-7).
b - “Avvenne che, appena gli angeli si furono allontanati per
tornare al cielo, i pastori dicevano tra loro: 'Andiamo a Betlemme, vediamo
questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere '. Andarono dunque
senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella
mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che dei bambino era stato detto
loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
Maria, da parte sua, serbava queste cosa meditandole nel suo cuore” (Luca 2,
15-19)
c - “Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di. l ui, eppure il mondo non
lo conobbe (...). E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e
noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia
e di verità” (Giovanni 1, 9-14).
a - “Carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di
salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i
desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,
nella attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro
grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (Tito 2, 11-14).
b - “Carissimo, quando si sono manifestati la bontà di Dio, nostro
Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtù di
opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro
di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da Lui su di noi
abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché giustificati
dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna”
(Tito 3, 4-7).
c - “Dio, che aveva parlato nei tempi antichi più volte e in
diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha
parlato per mezzo dei Figlio, che ha costituito crede di tutte le cose e per
mezzo del quale ha fatto anche il mondo.
Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta
della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver
compiuto la purificazione dei peccati, si è assiso alla destra della maestà
nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più
eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli
Dio ha detto: • Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?”. E ancora: • lo sarò
per lui padre ed egli sarà per me figlio?”. E di nuovo, quando introduce il
primogenito nel mondo dice: “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”
(Ebrei 1, 1-6).
La questione della data
I tdG ignorano tanta ricchezza e bellezza biblica, di cui fa tesoro
la Chiesa Cattolica. Essi preferiscono cavillare su questioni marginali di
secondaria o di nessuna importanza con lo scopo di sradicare la fede dal cuore
dei veri cristiani, oscurando la verità di Dio.
A giudicare dagli effetti possiamo dire che lo sforzo geovista si
rivela inutile. A Natale tutte le nostre chiese rigurgitano di fedeli; ed una
grande ed autentica gioia si diffonde in tutte le famiglie
che si raccolgono attorno alla culla del loro Salvatore.
Tra i cavilli geovisti contro il Natale occupa il primo posto
quello della data. Dicono: Poiché non sappiamo se Cristo sia nato il 25
dicembre, bisogna ritenere che il Natale è una festa pagana.
1 – L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: la Bibbia dice che Cristo
è nato ( Matteo 1, 25; Luca 2, 7-11; Giovanni 1, 14: Galati 4, 4). Questo è
l’essenziale. Questo è l’annuncio gioioso degli angeli a tutti gli uomini che
Dio ama (Luca 2, 13).
Il non conoscere con esattezza la data di quella nascita non
cambia e tanto meno distrugge la consolante realtà della nascita del Salvatore
del mondo.
A saper leggere la Bibbia, appare chiaro che anche per gli
evangelisti i dati anagrafici avevano un interesse assai relativo. Essi si sono
soffermati a lungo su altri particolari che hanno accompagnato la nascita di
Cristo, ma non si sono preoccupati di dirci in quale giorno sia avvenuta quella
nascita. A loro interessava l'evento salvifico realizzato in quella nascita,
non il giorno in cui ebbe luogo. Così hanno sempre letto e leggono la Bibbia i
veri cristiani.
2 - Tuttavia, senza mai perdere di vista l'essenziale, a
cominciare dai primi secoli d.C ., sono stati fatti vari tentativi per
conoscere quella data. Tutti sono risultati vani. Ricordiamo brevemente questi
tentativi, rimandando i lettori a studi più completi.
a - Una pista seguita dagli antichi per conoscere quella data era
di natura astronomica. Secondo le idee del tempo essi ritenevano che la
creazione del mondo fosse avvenuta all'equinozio di primavera, assegnato allora
al 25 di marzo, non al 21. Ragionando secondo quelle idee pensavano di poter
affermare che anche la seconda creazione, ossia la concezione di Cristo nel
seno di Maria doveva essere avvenuta il 25 di marzo. Ne derivava che la nascita
del Salvatore andava assegnata al 25 dicembre, nove mesi dopo la sua
concezione.
b - Un'altra considerazione, pure di natura astronomica,
confermava gli antichi in questo loro ragionamento. E’ noto infatti come verso
il 25 dicembre (oggi con più esattezza il 21 dicembre) il sole riprende la sua
ascesa dopo il solstizio invernale. Era questo un particolare che induceva gli
antichi a collegarvi il sorgere dei Sole di giustizia, che è Cristo Signore.
In effetti, gli antichi vedevano attuata nella nascita di Cristo
la profezia di Malachia, che paragona il Messia al Sole che sorge ( Malachia 3
, 20). Tanto più che un chiaro riferimento a Malachia si trova nel vangelo di
Luca (1, 78; 2, 32) e in Giovanni 8, 12 Gesù chiama se stesso “la luce del
mondo ”.
c - Mettendo insieme le due considerazioni, quella astronomica e
quella biblica, verso la metà del IV secolo d.C ., si cominciò a far convergere
la festa del Natale al 25 dicembre. Fino allora, infatti, la si celebrava in
differenti giorni dell'anno secondo il punto di vista delle diverse chiese locali.
Il nuovo orientamento sembra abbia avuto a Roma il centro di
propulsione, perché la chiesa di Roma era ormai considerata la sede principale
della cristianità' . Di modo che la data del 25 dicembre lentamente prevalse in
tutto l'occidente e anche in oriente.
3 - Non è da escludere tuttavia che la data del 25 dicembre, oltre
che dalle considerazioni già ricordate, possa essere anche collegata col
calendario civile romano. A Roma pagana il 25 dicembre era dedicato alla festa
dei “dio sole”, come anche altrove nell'antico mondo pagano. Quando, dopo
Costantino, i cristiani ebbero maggior libertà di azione, è probabile che
abbiano sollecitato a sostituire il culto e la festa dei “dio sole” con la
celebrazione della nascita di Cristo, vero Sole e Luce del mondo.
Fu un cambiamento legittimo e lodevole. I cristiani non hanno
continuato a celebrare una festa pagana, ma l'hanno sostituita con una
celebrazione cristiana. Hanno eliminato l'idolatria, e introdotto il culto e
l'adorazione del vero Dio. La Chiesa non ha mai detto: “Fate festa e onorate il
dio sole”. Essa ha sempre detto e dirà: “Distruggete gli idoli, ma gioite al
ricordo della nascita del Figlio di Dio”. Retrocedevano le tenebre e avanzava
la luce (Luca 1, 79).
Scrive l' Encyclopaedia Britannica:
“Il giorno esatto della nascita di Cristo non è stato mai
determinato in maniera soddisfacente. Ma quando i Padri della Chiesa scelsero
una data per celebrare tale evento, saggiamente (wisely) scelsero il giorno dei
solstizio d'inverno, perché tale giorno era molto radicato nelle menti del
popolo come una delle grandi feste.
Quando i missionari furono mandati da Roma fino alle più lontane
province del nord, Papa Gregorio I diede loro istruzioni come queste: "
Distruggete gli idoli, ma preservate i templi. Siano questi purificati e
consacrati, erigendovi altari in modo che il popolo possa conoscere e adorare
il vero Dio. E là dove i pagani erano abituati a sacrificare animali ai demòni
, siano celebrate in cambio feste religiose in adorazione del vero Dio.
Mediante queste festività il popolo possa più facilmente ottenere gioie
spirituali ...
Per parecchi secoli il Natale fu soltanto una festa religiosa. Ma
a misura che il cristianesimo si diffuse in terre pagane, molte usanze
collegate col solstizio invernale furono assorbite da quelle cristiane, grazie
alle direttive lungimiranti di Gregorio Magno.
In questo modo il Natale prese l'aspetto d' una festa religiosa e
sociale. Non poche abitudini come quella di accendere luci e fuochi, di usare
fiori e decorazione, di scambiarsi doni, di pregare e di cantare con
accompagnamento di musica ecc. influenzarono la festa cristiana del Natale,
senza nulla conservare del loro originario paganesimo”.
Il caso dei Cardinale Newman
Una valida conferma a questa autorevole testimonianza è data dal
caso Newman , di cui i tdG fanno una settaria strumentalizzazione di assai
bassa lega.
1 - L'errore. Un testimone di Geova, ripetendo meccanicamente ciò
che intorno al grande Newman ha potuto leggere nei libri della setta, ci ha
scritto:
“Il Cardinale Newman nella sua opera “Lo sviluppo della dottrina
cristiana”, pagina 359, dice: ' I templi, l'incenso, le lampade, le
candele, le offerte votive, le feste, le immagini ecc. sono tutte cose di origine
pagana' . I fatti dimostrano al di là d'ogni dubbio che la cristianità invece
di cristianizzare i pagani durante i secoli, si è fatta paganizzare da loro,
assorbendo tutte queste inutili tradizioni ed usanze non cristiane”.
2 - La verità, Giovanni Enrico Newman nacque a Londra da famiglia
protestante il 22 febbraio 1801. D'intelligenza non comune seguì gli studi e la
carriera ecclesiastica nella Chiesa Anglicana e, appena ordinato sacerdote in
quella Chiesa, dedicò il suo tempo e le sue energie alla formazione
intellettuale e morale di numerosi giovani universitari ad Oxford, rinomato
centro di cultura in Inghilterra e nel mondo.
Allo stesso tempo il Newman mediante ampi ed approfonditi studi
sulla storia del cristianesimo, specialmente dei primi secoli, arrivò alla
conclusione che solo nella Chiesa Cattolica si è conservato il messaggio
evangelico nella sua integrità e genuinità.
Coscienzioso e retto, amante solo della verità, il Newman trasse
la logica conseguenza delle sue ricerche. Egli ritrattò tutto ciò che aveva
scritto contro il cattolicesimo e, abbandonando una posizione brillante chiese
ed ottenne di essere accolto nella Chiesa Cattolica, Ciò avvenne il 9
ottobre 1845, quando il Newman aveva 44 anni d'età.
Molti suoi colleghi e discepoli seguirono il suo esempio.
Il fenomeno è conosciuto come Movimento di Oxford, che segnò una
rinascita straordinaria della Chiesa Cattolica in Inghilterra.
Nei mesi che precedettero il suo ingresso nella Chiesa Cattolica,
il Newman scrisse il libro “Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana”.
Questo studio maturò definitivamente la sua conversione.
In questa rinomata opera il Newman scagiona la Chiesa Cattolica
dall'accusa di aver corrotto il Vangelo con elementi pagani, e dimostra come
alcune usanze esistenti fuori del cristianesimo e adottate dalla Chiesa
Cattolica ( feste, processioni, immagini ecc. ) sono legittimi sviluppi
del messaggio evangelico - del granello di senape che diventa albero (Matteo
13, 31-32 )
senza per nulla scalfire i principi fondamentali e immutabili dei
vero cristianesimo.
Giovanni Enrico Newman fu un fervente cattolico fino alla morte
(il agosto 1890). Lavorò indefessamente perché l'autentico messaggio di Cristo,
preservato e annunciato solo nella Chiesa Cattolica, arrivasse alla mente e al
cuore dei suoi connazionali. Il suo lavoro non fu senza frutti. La Chiesa
Cattolica in Inghilterra conta oggi quattro milioni di seguaci.
3 - Strumentalizzazione
. I tdG , almeno la intellighenzia della setta, conoscono certamente la vera storia
del cardinale Newman , ma strumentalizzano questa grande figura di cattolico
tacendo gran parte della verità, sempre a danno di gente ignorante.
I capi della setta geovista fanno sapere che Newman avrebbe dimostrato
che la Chiesa Cattolica avrebbe tradito il Vangelo, introducendo nel
cristianesimo molte usanze pagane. Ma si guardano bene dal dire che fu proprio
a motivo delle sue ricerche sulla origine e la natura di queste usanze che il
Newman maturò la sua conversione al cattolicesimo.
In realtà, la storia del cardinale Newman dice tutto l'opposto di
ciò che dicono scrivono i tdG a scopi prettamente settari.
La strumentalizzazione che nella propaganda geovista vien
fatta del nome e del prestigio di Newman è un tipico esempio della malafede dei
capi della setta e della grande ignoranza della base . Eppure i tdG si vantano
di adorare Dio in spirito e verità!
Sofismi geovisti
Sofisma è un ragionamento apparentemente logico, ma in realtà
falso e capzioso ( Zingarelli ). Di sofismi se ne trovano molti nei libri e
nelle riviste dei tdG . Ora noi prendiamo in esame solo alcuni riguardanti il
Natale.
1 - Dicono:
Bisogna onorare Gesù Cristo come Re costituito da Dio, non come un
bambino, in una mangiatoia. Infatti è detto: “Chi non onora il Figlio non onora
il Padre che l'ha mandato” (Giovanni 5, 23).
Si risponde:
a - Citiamo anzitutto il testo intero di Giovanni a cui i tdG
fanno riferimento. “Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così il
Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha
rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il
Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato” (Giovanni
5, 21-23).
Gesù qui chiaramente afferma la sua uguaglianza con Dio (il Padre)
sia come fonte di vita sia come giudice universale. In virtù di questa
uguaglianza il Figlio deve essere onorato, ossia adorato, com'è onorato, ossia
adorato Dio (il Padre).
L'onore dunque, ossia l'adorazione dovuta a Gesù Cristo anche come
uomo è basata sulla sua Figliolanza, ossia uguaglianza divina.
Ora Gesù Cristo, il Verbo fatto uomo (Giovanni 1, 14) è Figlio di
Dio, ossia l'Emmanuele (Dio-con-noi), fin dalla sua nascita. Egli perciò deve
essere onorato ossia adorato anche come bambino in una mangiatoia.
Nel battesimo (Matteo 3, 17; Marco 1, 11; Luca 3, 22) Gesù è
pubblicamente dichiarato, non costituito Figlio di Dio. Egli lo era già. Tanto
è vero che molto tempo prima , in presenza di Giuseppe e di Maria, egli aveva
affermato di avere Dio per Padre (Luca 2, 49-50).
b - A Gesù Cristo, appunto perché Figlie di Dio fin dalla sua
nascita, appartiene anche la regalità fin dalla sua nascita. li Bambino nella
mangiatoia è già rivestito di maestà regale. Nel corso della sua vita questa
maestà sarà rivelata, ma già è presente in lui bambino (Luca 1, 31-35).
In effetti, i Magi chiedono del Re dei Giudei che è nato (Matteo
2, 2). E i sommi sacerdoti e gli scribi convocati da Erode confermano
l'appellativo con la prova della Scrittura (Matteo 2, 3-6; Michea 5, 1).
Inoltre, essendo il Bambino il germoglio della Casa di David (
Isaia 11, 1 ), la regalità gli appartiene fin dalla nascita (Luca 1, 31). Isaia
aveva detto: “Sulle sue spalle è il segno della sovranità” (Isaia 9, 5). E
davanti a Pilato egli afferma di essere Re (Giovanni 18, 37) prima ancora di
manifestarsi nella gloria della Risurrezione e di dire: “Mi è stato dato ogni
potere in cielo e in terra” (Matteo 28, 18).
c - Deve dirsi dunque conforme alla Bibbia l'adorazione che i veri
cristiani tributano al Bambino nella mangiatoia. Quel Bambino è l'Unigenito Dio
(Giovanni 1, 18), il Re dei re (Apocalisse 17, 14), figlio e Signore di David
(Matteo 22, 41-46). Colui al quale “Ogni autorità è stata data in cielo e in
terra” (Matteo 28, 18) ecc.
Ai tdG non piace onorare Gesù Cristo come Bambino. Essi
preferiscono accaparrarsi un Cristo guerriero, vendicativo, che agli ordini di
Geova, deve annientare in un bagno di sangue tutti i non geovisti e installare
i membri della setta in quello che i tdG chiamano “il nostro (cioè il loro)
prossimo dominio mondiale”.
2 - Dicono. Il 25 dicembre non poté essere la data della nascita
di Gesù. La Bibbia mostra che in quel tempo i pastori erano ancora nei campi di
notte. Essi non potevano essere lì in quella fredda, piovosa stagione
invernale.
Si risponde:
a - Né la Bibbia e tanto meno la Chiesa Cattolica dicono che il 25
dicembre sia la data della nascita di Gesù. Questo lo insinuano i tdG . La festa
del Natale non è l'anniversario d' una data, che nessuno conosce, ma il ricordo
e la celebrazione del più grande evento della storia. Questo evento è un fatto
storico attestato dalla Bibbia, Antico e Nuovo Testamento. Dio non ha voluto
farci conoscere la data. Egli vuole che la nostra attenzione sia concentrata
sull'evento non sulla data.
b - Per quanto riguarda il 25 dicembre, essa è una data probabile
come altre date proposte. Ma è sempre un elemento secondario. Comunque “la
circostanza che nella notte in cui nacque Gesù c'erano attorno a Beth-lehem
pastori che vegliavano all'aperto per custodire greggi (Luca 2, 8) non dimostra
che allora fosse una stagione mite, primaverile, come talvolta si è concluso:
risulta infatti che, specialmente nella Palestina meridionale, ove è Beth-lehem
vi erano greggi, che rimanevano all'aperto anche nelle notti invernali senza
alcun inconveniente”.
3 - Dicono: Il Natale è una festa pagana parzialmente
cristianizzata. Essa fu stabilita quando si affievolì la speranza
dell'imminente ritorno di Cristo.
Si risponde:
a - Chi pensa al “dio sole” a Natale? Solo i testimoni di Geova.
Lasciamoli pensare! In quanto ai veri cristiani, a Natale hanno sempre avuto in
mente il Nato Salvatore del mondo, Gesù Cristo. Hanno abbandonato e distrutto
gli idoli per rivolgere tutta la loro attenzione e il loro cuore all'Unico vero
Dio, apparso in forma umana (Giovanni 1, 14; Filippesi 2, 6-9).
Se alcune usanze esteriori sono state preservate, questo non fu a
discapito della vera adorazione. Esse sono piuttosto espressioni legittime del
cuore umano di ieri e di sempre, motivate ora dalla nascita del Salvatore.
Come mai i tdG non si fanno scrupolo di continuare a chiamare i
giorni della settimana con nomi pagani? In effetti, martedì significa giorno di
Marte, mercoledì, giorno di Mercurio e così via. E’ evidente che invece
di cristianizzare il paganesimo, i tdG hanno incorporato nella loro vita usanze
nettamente pagane! Né sentono il minimo scrupolo di tenere le loro assemblee in
quegli stessi locali dove pure si riuniscono a pregare i seguaci della falsa
religione, gli appartenenti a Babilonia la Grande!
b - La festa cristiana del Natale non ha per nulla affievolito la
speranza del ritorno di Cristo. Essa piuttosto ha servito e serve a preparare
gli uomini all’incontro con Cristo. In effetti, a Natale la 'Chiesa annuncia
Cristo a tutti gli uomini di buona volontà preparando così l'avvento del suo
Regno ( Atti 1, 8 ).
Prega la Chiesa: “Al suo primo avvento nella umiltà della nostra
natura umana Egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via
dell'eterna salvezza. Quando verrà di nuovo nello splendore della sua gloria,
potremo alla fine ottenere, in pienezza di luce, i beni promessi che ora.
osiamo sperare vigilanti nell'attesa”
I tdG , ignorando le bellezze bibliche del Natale, preferiscono
insistere sulla prossima vendetta dell'amorevole Geova. Malgrado le ripetute
smentite delle loro false profezie (fin dal 1878), essi continuano a far
guardare in alto, verso il cielo, la gente credula e avida d'una terra promessa
dove scorre latte e miele. E mentre la gente guarda in alto in attesa di beni
futuri, le sue tasche si alleggeriscono inavvertitamente dei beni presenti a
tutto vantaggio della setta.
4 - Dicono: Alcuni, in base all'assioma che l'albero si conosce
dai frutti, nutrono sospetti sulla santità del Natale. Deplorano molto il fatto
che questo periodo è sfruttato a fini commerciali.
Si risponde:
a - Chiunque abbia un minimo di equilibrio mentale capisce subito
che l'abuso non distrugge la bontà d'una cosa. Che alcuni senza scrupoli e
senza religiosità approfittino del Natale a scopi commerciali non distrugge il
fatto che motti a Natale riacquistano la pace con Dio e con gli uomini.
b - Ma cosa succede nei convegni regionali, nazionali e
internazionali dei tdG ? Forse che non è ammassata un'enorme quantità di beni
di consumo in luoghi dove si suppone debba parlarsi solo di Bibbia? Forse che
alcuni non aspettano con ansia questi convegni a scopi commerciali ?
Vi è tuttavia una differenza. Mentre a Natale sono solo alcuni
privati ad approfittare a scopo commerciale, nel caso dei convegni geovisti è
la società dei tdG a ricavare tutto l'utile, mediante il controllo di ogni cosa
e con un'accurata pulizia dello sporco danaro degli acquirenti.
c - In quanto all'assioma che l'albero si conosce dai frutti siamo
anche informati nientemeno proprio dai tdG che in casa geovista “non tutto è
oro quel che luce”. “I testimoni di Geova a volte sono attirati da tesori materiali
(...). Paolo avvertì: " L'amore del danaro è la radice di ogni sorta di
cose dannose (...). Purtroppo, il materialismo ha a volte la meglio tra alcuni
testimoni di Geova, oscurandone la vista…”. E questo non solo a Natale….
5 – Dicono: I “re magi” non rappresentano il cristianesimo, ma il
paganesimo. Scopriamo pure che essi furono involontari esecutori di un
complotto di Satana per uccidere Gesù.
Si risponde:
a – Dire che i Magi rappresentano il paganesimo, non il
cristianesimo, è un grosso abbaglio. Infatti al tempo dei Magi nessuno poteva
rappresentare il cristianesimo perché il cristianesimo ancora non esisteva. I
Magi adempivano la profezia messianica di Isaia: “Uno stuolo di cammelli ti
invaderà (Gerusalemme), dromedari di Madian di Efa, tutti verranno da Saba ,
portando oro ed incenso…” (Isaia 60, 6). I Magi rappresentano le primizie dei
pagani, che in seguito formeranno il nuovo Israele ( cf . Galati 6, 16; Efesini
3, 1-11).
b – Se la loro venuta fu causa involontaria d’un complotto di
satana, non per questo non deve dirsi una opera divina. Infatti, tutte le opere
di Dio hanno i contrassegno della persecuzione. Gesù fu perseguitato e ucciso
per quanto fece e disse. Forse non doveva né parlare né operare per non dare
occasione a satana di farlo crocifiggere ?. La stessa cosa si dica di san
Pietro, di san Paolo, di tutti gli apostoli di Cristo, dei martiri di ogni,
tempo... Quanta superficialità nell'uso che i tdG fanno della Bibbia!
Notate pure che Gesù, divenuto grande, non scaccerà i pagani, ma
ne loderà la fede e farà anche miracoli in loro favore (Matteo 8, 5-8).
c - I Magi offrirono doni (Matteo 2, 11). Questo gesto, a parere
dei tdG, sarebbe un gesto pagano come pagana dovrebbe dirsi l'usanza di offrire
doni.
La verità è ben diversa: L'offerta dei doni è conforme alla
profezia messianica di Isaia già ricordata (Isaia 60, 6). Inoltre: come mai
Giuseppe e Maria accettarono i doni dei Magi? Come mai il Bambino Gesù permise
quel gesto abominevole a dei presuntuosi pagani, che portavano il paganesimo in
casa sua?
Quante incongruenze nella propaganda geovista!
L’errore
Ho un amico carissimo che lavora come infermiere all'ospedale “V.
Monaldi ” di Napoli. Viene spesso a trovarmi e parliamo quasi sempre di
problemi religiosi, soprattutto di Bibbia e del modo corretto di leggerla e
capirla contro l'abuso che ne fanno i testimoni di Geova.
Giorni fa mi raccontava di aver preso parte a un servizio di
preghiera accanto al letto d'una inferma assieme ai parenti di lei con gran conforto
di tutti. Ma poi, a cose fatte, una testimone di Geova, che da lontano aveva
assistito impassibile e sprezzante alla preghiera, si avvicinò e disse:
- Voi cattolici non conoscete la Bibbia!
- Perché ?
- Perché fate preghiere lunghe, ripetendo con insistenza le stesse
cose, mentre nella Bibbia è detto di non sprecare parole come fanno i pagani (
cf . Matteo 6 , 7).
L'amico infermiere mi disse pure come aveva messo a tacere l'intrusa
testimone dimostrando, Scritture alla mano, che era proprio lei a non conoscere
la Bibbia. Sapeva solo ripetere meccanicamente alcuni versetti appiccicati alla
sua memoria.
E’ questo un caso tipico - uno dei tanti! - del comportamento
geovista. Vogliono fare sempre da maestri, ma conoscono solo alcuni versetti
della Bibbia e li spiegano in senso unico ed errato così come impongono i loro
maestri comandati.
La verità
Noi cattolici siamo abituati ad andare a fondo nella conoscenza
della Bibbia. Vogliamo sempre accertarci dei suo genuino insegnamento in piena
fedeltà al consiglio di san Paolo che dice: “Accertatevi di ogni cosa. Tenete
ciò che è giusto” (1 Tessalonicesí 5, 20). Né siamo come il fariseo del Vangelo
che disprezzava la preghiera degli altri, esaltando se stesso. Si meritò la
riprovazione del Signore (Luca 18, 9-14).
Anche sul modo di pregare vogliamo interrogare la Bibbia per
accertarci di ciò che essa realmente dice contro le distorsioni dei tdG.
Formuliamo perciò tre domande.
LA PRIMA: E’ vero che la Bibbia condanna l'insistenza nella
preghiera?
LA RISPOSTA: No! Non è vero.
Infatti nei santi vangeli Gesù più d'una volta esorta i suoi
discepoli a insistere nella preghiera.
1 - Leggiamo in san Luca:
“Poi Gesù aggiunse: Se uno di voi ha un amico e va da lui a
mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico
da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli
risponde: Non m'importunare, la porta è chiusa e i miei bambini sono a letto
con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, anche se non si alzerà a
darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno
per la sua insistenza” (Luca 11, 5-8).
Possiamo legittimamente supporre che l'amico di dentro aveva ben
capito che cosa chiedesse l'amico di fuori, e non c'era proprio bisogno che
questi insistesse per farglielo capire. Tuttavia: l'amico di fuori insiste.
Gesù non riprova questa insistenza anzi la propone ai suoi
discepoli come esempio da imitare nelle loro preghiere a Dio. Infatti continua:
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete,
bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi
bussa sarà aperto” (Luca Il 9-10; Cf . Matteo 7, 7-11).
Spiegano i commentatori moderni:
“Con la breve parabola Gesù insegna due condizioni essenziali
della preghiera: la perseveranza e la fiducia. Soddisfare alla domanda
dell'amico importuno, a notte già alta, non era facile, perché l'unica stanza
di casa era ingombra dalle stuoie, su cui dormivano il padre coi figli; la
porta di casa era ben chiusa, ed era necessaria tutta una manovra incomodante
per dare i tre pani. Pure la preghiera perseverante tutto ottiene”.
2 – Un’altra parabola sulla preghiera parimenti bella ci è stata
preservata pure da San Luca:
“Gesù disse loro un’altra parabola sulla necessità di pregare
sempre, senza stancarsi. C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non
aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava
da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo
tempo egli non volle. Ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho
rispetto per nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia,
perché non venga continuamente a importunarmi. E il Signore aggiunse: Avete
udito ciò che dice il giudice disonesto? E Dio non farà giustizia ai suoi
eletti che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà a lungo aspettare?”
(Luca 18, 1-7).
Notate come, non diversamente dalla parabola precedente, il
Signore non solo non condanna l’insistenza nella preghiera, ma assicura che Dio
esaudirà coloro che gridano giorno e notte verso di Lui. Gesù non ha parole di
biasimo per la vedova, ma la presenta come modello di preghiera insistente e
umile, che alla fine ottiene ciò che chiede.
3 - Oltre alle parabole vi sono nei vangeli esempi di vita
vissuta, ove Gesù approva esaudisce la preghiera fatta con fiduciosa insistenza.
Ricordiamone alcuni:
a - La donna cananea (Matteo 15, 21-28). Apparentemente ignorata
dal Signore la buona donna non disarma: insiste nella sua richiesta finché Gesù
la esaudisce e, per di più, ha per lei parole di lode: “Donna, davvero grande è
la tua fede ! Ti sia fatto , come desideri” (Matteo 15, 28).
b - I due ciechi di Gerico (Matteo 20, 29-34). “La folla li
sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte.- Signore, figlio
di Davide, abbi pietà di noi!”. E come nel caso della cananea , la loro
insistente e fiduciosa preghiera raggiunge il cuore del Signore, che fa il
miracolo della loro guarigione.
SECONDA DOMANDA. Deve dirsi contraria alla Bibbia la preghiera, in
cui si ripetono le stesse parole?
Anche a questa domanda la risposta deve essere negativa. Infatti:
a - Riflettendo sui testi biblici analizzati finora possiamo
ragionevolmente supporre che sia l'amico che la vedova delle due parabole
ripetevano più volte la stessa cosa: “Dammi tre pani!”. E : “Fammi giustizia
contro il mio avversario!”. Parimenti la donna cananea e i due ciechi di Gerico
dovevano ripetere incessantemente la stessa richiesta.
In nessuno di questi casi Gesù qualifica come pagani colui o colei
che prega ripetendo le stesse parole. Al contrario, loda il loro comportamento
ed esaudisce la loro richiesta.
b - Ma vi è di più. Gesù stesso, modello di ogni perfezione
cristiana, che deve essere imitato dai suoi discepoli (1 Corinzi 11, 1), nel
Getsemani “pregava dicendo le medesime parole” (Marco 14, 39; Matteo 26, 44;
Luca 22, 44).
Era pagano il modo di pregare di Gesù?
c - Anche san Paolo, il fedelissimo imitatore di Cristo, ci fa
sapere che “per ben tre volte ho pregato il Signore”, chiedendo sempre la
stessa cosa. E il Signore gli rispose non rimproverandolo come pagano , ma per
consolarlo: “Ti basta la mia grazia!” (2 Corinzi 12, 8-9).
Dopo tutto san Paolo “pregava sempre” (2 Tessalonicesi 1, 11;
Filippesi 1, 4; Romani 1, 10 ecc.) “senza stancarsi” ( Colossesi 1, 3), e
raccomandava caldamente ai cristiani di fare altrettanto. “Pregate
incessantemente” (1 Tessalonicesi 5, 17). E agli Efesíni : “Rendete
continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro
Gesù Cristo” ( Efesini 5, 20).
TERZA DOMANDA: Che cosa dire delle preghiere lunghe? Sono
condannate dalla Bibbia?
Anche per questa terza domanda un retto uso della Bibbia impone
una risposta negativa.
Al riguardo facciamo due considerazioni:
La prima. Gesù pregava a lungo, passando intere notti nella
preghiera. Leggiamo in san Luca: “In quei giorni Gesù se ne andò solo sulla
montagna a pregare e passò la notte in orazione” (Luca 6, 12). E san Matteo
c'informa che Gesù, “congedata la folla, salì sul monte solo a pregare. Venuta
la sera, egli si trovava ancora lassù” ( Matteo 14 , 23). E non era un caso
sporadico. Dai vangeli risulta senza alcun dubbio che il soffermarsi a lungo in
preghiera era un'abitudine dei Maestro ( Cf . Marco 1, 35; Giovanni 6, 14-17
ecc )
La seconda. Significativo è pure il comportamento degli Apostoli.
A misura che cresceva il numero dei credenti e con questo anche il lavoro, i
Dodici si videro posti davanti a una scelta: dedicare parte dei loro tempo a
opere assistenziali oppure, lasciando ad altri l'assistenza, attendere solo
alla preghiera e alla predicazione. I Dodici preferirono dedicare maggior tempo
alla preghiera (Atti 6, 1-4).
Anche dal libro degli Atti veniamo a sapere che, mentre Pietro era
tenuto in prigione “una preghiera ., saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa
per lui” (Atti 12, 5).
Questa breve rassegna biblica sulla preghiera dimostra
inequivocabilmente quanto sia antiscritturale l'atteggiamento geovista che
condanna altezzosamente il modo di pregare dei cattolici. Dimostra pure quanto
sia superficiale e limitata la loro conoscenza della Parola di Dio. Eppure essi
si atteggiano sempre a dottori in Sacra Scrittura!
Se la vostra giustizia… (Matteo 5, 20)
Alla luce di quanto detto finora è possibile accertarsi del vero
significato di Matteo 6, 5-9, di cui abusano i tdG .
1 – Il testo:
“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare
stando in piedi nelle sinagoghe e negli angoli delle piazza , per essere visti
dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu,
invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta , prega il
Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire
ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro
sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Matteo 6,
5-9).
2 – La spiegazione:
a – Come aveva ammonito poco prima, nello stesso discorso della Montagna
(Matteo 5, 20), Gesù vuole insegnare che anche nella preghiera la giustizia dei
suoi discepoli deve superare quella dei farisei; e che il loro comportamento
morale e spirituale deve essere differente da quello dei pagani (Matteo 5, 47).
Per quanto riguarda i farisei, Gesù non li condannava perché
ripetevano la stessa preghiera, ma per la loro mancanza di giustizia nei
rapporti con Dio. Non si curavano tanto dell’onore di Dio quanto piuttosto del
loro onore: pregavano per essere visti dagli uomini. Peccavano di formalismo e
di vanagloria .. Erano interiormente vuoti.
b - I pagani poi, nella loro preghiera, si illudevano di far
pressione sulla divinità, di piegare cioè la volontà divina al proprio volere,
in forza di formule ripetute ininterrottamente. Essi davano alle loro pro
ghiere un valore magico. Mancavano di fiducia e d abbandono in Dio ( Cf , 1 Re
18, 27). In essi Gesù condanna la mancanza di sottomissione alla volontà di
vino, non già l'insistenza nella preghiera e la ripetizioni della stessa domanda.
c - Non così devono pregare i veri discepoli di Cristo. Il Maestro
vuole che i suoi veri seguaci “adorino Dio in spirito e verità” (Giovanni 4,
24), chiedendo nella preghiera primieramente la santificazione del nome di Dio
e l'avvento dei suo Regno .
A differenza poi dei pagani i veri discepoli di Cristo
accompagnano sempre le loro preghiere, siano essi lunghe o brevi, con l'umile e
coraggiosa accettazioni della volontà di Dio (Matteo 6, 10) e con l'abbandono
fiducioso nella sua paterna bontà.
Dio è il Giudice (Salmo 50, 6)
Ma dicono i geovisti : Solo noi adoriamo Dio in spirito e verità,
mentre i cristiani nominali onorano Dio solo con le labbra.
Al che si risponde:
a - “Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia
in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone. Ma. starà in piedi, perché il
Signore ha il potere di farcelo stare”(Romani 14, 4; cf . Giacomo 4, 12; 1
Corinzi 5, 13).
E. Gesù disse: “ lo sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri
degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere” (Apocalisse 2,
23; cf . Geremia 11 , 20; 17, 10).
b - Appropriata deve dirsi la risposta che il Signor Vincenzo
Ranauro , dissociatosi dalla setta geovista, diede a un testimone di Geova. Quest'
ultimo, senza essere richiesto, aveva aspramente criticato la coscienziosa e
coraggiosa decisione del signor Ranauro a lasciare la setta.
Scrisse dunque il signor Ranauro :
“Non è possibile che le preghiere ripetute della vecchietta
possano essere recitate con amore, con vera fede, possano essere recepite in
cielo, con vera gioia? Qui la biblica trave nell'occhio vi calza a pennello
(Matteo 7, 3) Perché non prova a leggere con attenzione le riviste ,
libri dei testimoni di Geova? Si accorgerà che i vostri scritti
sono una continua ripetizione a dir poco ossessiva come pure va detto delle
vostre preghiere ove continua mente ripetete le solite cose”.
Quali sono queste solite cose? Sollecitazioni a Geova, il loro
dio, affinché distrugga tutti coloro che non vogliono essere testimoni di Geova
e dìa ai membri della setta, i soli privilegiati, questa terra ricolma di vino
di olio e di frumento.
Come invocare Dio
E’ una curiosità legittima, non vi pare?
Dicono i geovisti: Rivolgendovi a Dio, dovete chiamarlo Geova,
altrimenti non vi risponde.
Possibile?
Spiegano i geovisti : Supponiamo che in piazza vi siano tre uomini
e voi volete chiamare uno di loro; se dite: “ signore !”, quello che voi
cercate non capisce e non vi risponde. Forse vi risponderà uno dei tre che non
volete.
Ma se voi dite: Prosdòcimo !, che è il nome proprio della persona
che voi cercate, quello subito capisce e vi risponde ...
Allo stesso modo con Dio: Dovete chiamarlo Geova, altrimenti non
capisce e non vi presta attenzione ... ...
- Dice la Bibbia:
“Tu, Signore, mi scruti e mi conosci (…) Penetri da lontano
i miei pensieri (...). La mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore,
già la conosci” (Salmo 139, 1-4).
- “ Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio e teso le mani
verso un dio straniero, forse che Dio non lo avrebbe scoperto? Lui che conosce
i segreti del cuore?” (Salmo 44, 21-22 ).
- “Non dobbiamo pensare che la divinità abbia qualcosa della
immaginazione umana” (Atti 17, 29).
Scrisse un ex-testimone di Geova:
“Per risolvere i miei dubbi, che erano molti e gravi, lessi con
avidità gli opuscoli da lei scritti. Più li leggevo e più mi apparivano astruse
le dottrine dei testimoni di Geova finché alcune mi apparvero dopo un po' addirittura
ridicole”.
L'errore
A sentire i tdG, gli unici fedelissimi predicatori del Vangelo
sarebbero loro e soltanto loro perché vanno “di casa in casa” come, sempre a
sentir loro, facevano Gesù e san Paolo. Al contrario, tutti i sedicenti
cristiani, cattolici e non cattolici, specie i preti e i ministri, avrebbero
tradito il Vangelo perché non vanno di casa in casa.
Si tratta evidentemente di un'ennesima mistificazione della Parola
di Dio allo scopo di creare un complesso di superiorità e di orgoglio nei
seguaci della setta, che accettano senza alcun senso critico tutto ciò che
propina La Torre di Guardia.
Ma la Bibbia non dice così! E san Paolo sapientemente avverte:
“Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di
male” (1 Tessalonicesi 5, 21-22).
L'esempio di Gesù
Per provare la sua insostenibile tesi o piuttosto il suo errore un
testimone di Geova citò una volta le parole di Luca 8, 1, che dice: “In seguito
egli (Gesù) se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la
buona novella del regno di Dio”.
Eravamo a discutere all'aperto, su un marciapiede, ed io chiesi al
primo passante: “Pensa lei che " andare per le città e i villaggi "
equivale ad " andare di casa in casa
“No, certamente!”, rispose l'intervistato come per istinto e
proseguì per la sua strada con grande disdetta dei testimone di Geova.
In effetti, chiunque abbia un minimo eli capacità intellettiva ed
esamina onestamente ogni cosa, come dice l'apostolo, comprende ed accetta che
“andare per le città e i villaggi” non comporta assolutamente “andare di casa
in casa”.
L'uso della Bibbia che fanno i tdG , è superficiale e settario.
Paolo e il suo metodo
In ogni modo, il testo biblico maggiormente strumentalizzato dai
geovisti in questa loro ingannevole propaganda sono le parole di san Paolo nel
suo discorso di addio agli anziani di Efeso:
“Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere
utile, al fine di predicare a voi e istruirvi in pubblico e nelle vostre case”
(Atti 20, 20).
Qual è il pensiero dell'Apostolo?
a) Notate anzitutto come san Paolo parla in primo luogo di
predicazione e di istruzione in pubblico. L' evangelizzazione “di casa in casa”
non era dunque né l'unico né il primo modo di annunziare il regno di Dio. Paolo
dava la precedenza alla predicazione e istruzione in pubblico.
b) Negli Atti degli Apostoli abbiamo numerose testimonianze di
questo metodo di evangelizzazione.
Giunti in una località, Paolo e i suoi collaboratori “non andavano
di casa in casa”, ma piuttosto in luoghi pubblici per annunziare la buona
novella del regno. Durante il primo viaggio missionario “ arrivarono ad
Antiochia di Pisidia , ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si
sedette. Dopo la lettura della Legge si alzò Paolo e fatto cenno con la mano
disse... ” (Atti 13, 14-16) .. Anche ad lconio essi entrarono nella sinagoga
dei Giúdei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci
divennero credenti (Atti 14, 1 ss ).
Identico metodo fu seguito durante il secondo viaggio missionario
sinagoghe e, ad Atene, l'Areopago sono gli unici luoghi menzionati in rapporto
alla predicazione di san Paolo ( cf . Atti 17, 1-22). La stessa cosa avvenne a
Corinto ( cf . Atti 18, 4), e quando a Paolo furono chiuse le porte della
sinagoga, non cominciò a girare di casa in casa, ma prese dimora presso un tale
chiamato Tizio Giusto, ' la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Colà
Paolo riceveva e istruiva, e anche Crispo , capo della sinagoga, credette nel Signore
insieme a tutta la sua, famiglia, e con lui molti
dei Corinzi credettero e si fecero battezzare ( cf . Atti 18,
7-8).
c) Caso tipico è pure il comportamento di Paolo nella fondazione
della chiesa di Efeso:
“Entrato poi nella sinagoga (Paolo), vi potè parlate liberamente
per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il
regno di Dio. Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere
dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, (Paolo) si staccò da loro
separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un
certo Tiranno. Questo durò due anni (o tre cf . Atti 20, 31), col risultato che
tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare
la parola dei Signore ” (Atti 19, 8-10).
Non vi sfugga il particolare: continuò a discutere ogni giorno
nella scuola (...). Questo durò due anni (o tre). E' evidente che Paolo,
proprio ad Efeso, non andava di casa in casa, ma predicava il regno di Dio in
pubblico, in un'aula scolastica presa quasi certamente in affitto.
Di casa in casa
Alla luce di tante testimonianze biblíche deve dirsi errata e
settaria la spiegazione che i geovisti danno delle parole “di casa in casa” di
Atti 20, 20.
Perché?
Già abbiamo detto che tale espressione ricorre nel discorso di
addio che Paolo fa alla comunità di Efeso, nel quale ricorda il lavoro da lui
fatto nella fondazione di quella chiesa. Narrando gli eventi connessi con
quella fondazione il libro degli Atti specifica che Paolo riceveva e istruiva
in un locale pubblico, in un'aula scolastica ogni giorno, dove veniva gente da
tutta la provincia d'Asia . E' impossibile dunque che l'apostolo dedicasse la
maggior parte del suo tempo e delle sue energie, andando di casa in casa a
distribuire fogli e sorrisi.
Il significato di quelle parole “di casa in casa”, nel contesto
specifico della fondazione della chiesa di Efeso, non può essere che uno solo,
vale a dire che, nei limiti del possibile e dietro richiesta di persone
maggiormente interessate al Vangelo o anche impossibilitate ad andare nella
sala dove Paolo riceveva e istruiva, l'apostolo completava l'opera di
evangelizzazione anche nelle case, a domicilio. La maggior parte del tempo,
comunque, era dato alla predicazione in pubblico.
E' dunque da escludere in modo assoluto che san Paolo e ; suoi
collaboratori, ad Efeso e altrove, andassero di casa in casa come fanno i
lontani discepoli di Carlo Russell , importunando la gente e vendendo gli
opuscoli, i libri, le riviste della setta geovista su una base nettamente
affaristica.
San Paolo era ben consapevole del comando dei Signore , che
mandando i discepoli a predicare, aveva detto: “Non passate di casa in casa”
(Luca 10, 7).
SCRUTATE LE SCRITTURE
(Giovanni 5, 39)
Cozzuolo (Treviso) 21-12-1979
...Sarebbe utile ed edificante pubblicare anche alcune lettere di
quelle persone che dopo aver letto gli opuscoli si sono dissociate dal seguire
le ampollose vacuità di questa setta, l'unica che non conosce la parola amore,
ma gioisce per la “imminente” distruzione del genere umano.
COSTELLA BRUNO
Piazza Cozzuolo , 24
Cozzuolo (Treviso)
Ho capito di aver sbagliato! .
Se le scrivo è perché le mie intenzioni, verso di lei e la Chiesa
Cattolica, sono radicalmente cambiate da quanto le scrissi la prima volta (...
)
Forse si chiederà a cosa è dovuta questa conversione: in massima
parte per merito della signora Paola Ricciardi del M.B.C. di Velletti che per
mezzo delle sue lettere e della letteratura che mi ha inviato, mi ha fatto
capire, e fatto entrare nel cuore, che la strada giusta non era quella che
avevo intrapresa, ma quella segnata nei secoli da veri Santi, da veri Martiri,
da veri Evangelizzatori, e non quella percorsa da falsi profeti.
Ora che non seguo più gli insegnamenti della Torre di Guardia, ora
che ho letto tanti libri di autori cattolici, ora so che Gesù quand'era sulla
terra non era solo un uomo perfetto ma anche Dio e con la “D” maiuscola; ora so
che lo Spirito Santo non è “una forza attiva non intelligente” come lo definì
la Torre di Guardia del 15-4-72 a pag. 244, ma è una persona divina, “un
altro consolatore”, ed è a lui che è stato affidato il compito di guidare la
Chiesa in tutta la verità, e non allo “schiavo fedele e discreto” dei tdG ...
Per ultimo vorrei informarla qual è stato il secondo importante
motivo di questo mio cambiamento: quando ho detto ai testimoni che conducevano
il mio studio biblico che volevo esaminare anche ciò che dicevano i cattolici a
proposito della vera religione, nessuno si è fatto più vedere. Prima erano
tutti i giorni a casa mia, sia loro che gli altri membri della congregazione
locale; ora invece quando mi incontrano per strada fanno finta di non
conoscermi. Anche questo ha contribuito a farmi capire che mi ero cacciato in
un vicolo cieco, ero entrato in una organizzazione dove il “Prossimo” è
ristretto ai soli membri appartenenti, ove, e l'ho capito solo ora purtroppo,
esiste una “fratellanza settaria”.
VINCENZO RANAURO
Il Tempo, Rubrica “Così semplicemente”
15 gennaio 1978
Ostia Lido (Roma)
28-9-1979
Grazie a Dio, ai libri di G. Pape , di Giuseppe Crocetti, e ai
suoi meravigliosi opuscoli sulle dottrine, ho potuto maturare la decisione di
dissociarmi dall'organizzazione dei tdG. E’, una decisione di pochissimi giorni
fa, che ho preso in tutta coscienza e serenità dopo essere stato testimone per
circa 18 mesi.
Tutto è cominciato quando, volendomi approfondire sulle dottrine
intorno alle quali le altre religioni ci attaccavano, andai in una libreria S.
Paolo (allora mi trovavo a Trieste) e chiesi qualcosa sui tdG. Ciò mi sarebbe
servito a conoscere le argomentazioni delle altre organizzazioni religiose
contro le dottrine dei tdG , in questo modo avrei potuto approfondirmi
sull'argomento e controbattere con le Scritture alla mano. Vi trovai solo il
libro di G. Pape , che mi lasciò sconcertato, anche se non era il tipo di libro
che cercavo . Anche dopo averlo letto però continuai ad uscire in “servizio
teocratico” perché per un po' di tempo riuscii a tenere a freno i miei dubbi.
Sennonché questi dubbi mi salivano alla mente sempre più potentemente finché
capii di non potere continuare così. Ripresi allora il libro di G. Pape e lo
rilessi con più attenzione.
Risultato: da allora non sono più uscito in “servizio
teocratico”, né partecipato alle adunanze nella “sala del Regno”, Già fin dalla
mia prima “assenza ingiustificata” si fecero sentire gli effetti di questa
dittatura mascherata sotto il nome di Dio, cosicché quando alcuni tra i 'più
anziani chiesero a mia moglie (testimone), ella riferì che avevo letto qualcosa
e che nutrivo dei dubbi. Risultato: appena finita l’adunanza di servizio
bussano alla porta. Gentilmente li faccio accomodare, anzi li invito a cena su
due piedi. Morale della favola. n on è importante chi ha fondato
l'organizzazione, né i suoi successori, neppure quello che hanno scritto o
detto, quanto i frutti che l'organizzazione produce poiché disse Cristo: “Dai
loro frutti riconoscerete i miei discepoli”.
lo rimango sulle mie e ribadisco i miei dubbi. Pochi giorni dopo
(per fortuna) vado in ferie a Bari dove io e mia moglie siamo nati e cresciuti.
Lì, avevo pensato, potrò risolvere con più serenità i miei dubbi non pressato
da nessuno.
I dubbi sull'organizzazione ormai erano gravi, ma volevo vedere se
almeno nelle dottrine da loro proclamate vi era chiarezza. Andai così di nuovo
in una libreria S. Paolo a Bari e vi trovai il libro di G. Crocetti “I
testimoni di Geova” e parte degli opuscoli scritti dai lei. Li lessi con
avidità e capii subito che anche le dottrine dei tdG erano opinabili. Più li leggevo
e più, mi apparvero astruse le dottrine dei tdG finché alcune mi apparvero dopo
un po' addirittura 'ridicole'.
Certo, per uno come me, a digiuno di religione, non era stato
difficile ai tdG farmi credere quello che volevano; soprattutto grazie al metodo
che hanno di prendere un versetto qua, un versetto là, strappandolo dal
contesto e per di più in base a una Bibbia spuria. Ogni volta infatti che
prendevo in mano una mia vecchia Bibbia, mi veniva detto: “Ma no! Leggi su
quella nostra; è più chiara! ! Ormai dovresti aver capito che è questa la vera
religione! !”, facendomi così intendere che la loro “vera” religione non può
ingannare.
Intanto finiscono le ferie e torno a Roma, ' base del mio lavoro.
Ormai avevo messo in discussione tutto.
Il giorno dopo il mio ritorno (che tempismo! ) un “anziano” e un
“servitore di ministero” bussarono alla porta. Dissi loro chiaro e tondo che i
dubbi erano gravi e volevo risolverli da me! Rimasi dello stesso parere anche
dopo vari disperati tentativi da parte loro di considerare subito i dubbi
insieme a loro cercando di farmi sentire in colpa per essermi isolato nelle
considerazioni sulla Bibbia, cosa condannata dalla Sacra Scrittura. Risposi che
io non cercavo una mia verità, ma dove questa fosse . Inoltre dissi anche che
avendomi nascosto moltissime cose per poter fare un esame obiettivo durante
tutto lo studio biblico che ebbero a farmi, avevo capito che queste cose dovevo
cercarle da me stesso.
Hanno insistito allora sui “frutti marci della cristianità” e sui
“frutti puri della loro organizzazione”, segno visibile della vera religione.
Visto però la mia tenacia, si sono dovuti rassegnare ad andarsene senza aver
ottenuto il loro scopo, trovando però parole che altro scopo non av evano se
non quello di farmi sentire in colpa per essermi andato a cercare dei dubbi su
uni religione che non è “comoda”. Anche qui trovai il tempo di dire che se,
avessi voluto lasciare l'organizzazione, l'avrei fatto dopo aver letto poche
pagine del libro di G. Pape .
Invece ancora non mi decidevo a lasciare l'organizzazione . Mi
capitò, dopo un po' di tempo, una sosta di servizio proprio a Bari la mia
città. Ritornai in una libreria San Paolo e questa volta vi trovai gli opuscoli
sui Santi e sulle Bibbie a confronto. Alla fine di queste letture ormai non
avevo più dubbi neanche sulla falsità delle dottrine da loro proclamate. Avevo
anche capito che il frutto più marcio, quello di peccare contro lo Spirito
Santo attraverso una traduzione spuria della Bibbia, l'aveva prodotto proprio
l'organizzazione che tanto si vantava dei suoi frutti (...).
Così, dopo lunga riflessione, pochi giorni fa ho indirizzato alla
mia ex “sala del Regno”, una lettera di dissociazione.
Ostia Lido (Roma)
N. Roberto
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Palermo, 10-6-1980
Caro reverendo Tornese,
sono (per Grazia di Dio) un ex testimone di Geova. Ho letto tutti i
suoi opuscoli, i quali hanno saputo veramente darmi l'aspetto “reale” della
Chiesa, nella quale sono stato battezzato, e la trovo (non più sotto
l'influenza della Torre di Guardia) bellissima, Perché le scrivo? Perché in lei
ho trovato fiducia e conforto, e in un certo senso una liberazione . Era
triste, mi creda, credere che Cristo Gesù avesse promesso il cielo solo ad
alcuni, mentre gli altri dovevano morire e quindi essere annientati anche se
solo temporaneamente, e poi che paura mi faceva l' Har-Maghedon . Tutto ciò non
riusciva ad entrarmi nel cuore, ma purtroppo ci credevo. Solo ora riconosco le
vere eresie che in buona fede sostenevo e di questo Dio voglia perdonarmi.
Ringrazio primíeramente il Dio Meraviglioso della Chiesa Cattolica (e lo dico
col cuore) che ha riversato la Sua Luce nell'anima mia. Egli si è servito di
due ex testimoni di Geova che mi hanno aperto gli occhi dell'inganno che la
Torre di Guardia trama alle spalle della povera gente, e a lei che nella mia
delusione, tramite le sue pubblicazioni ha confermato e spiegato
meravigiosamente al mio senso di vuoto spirituale, chi è e che cosa crede
quella che la Torre di Guardia chiama “Babilonia” e che io giustamente
chiamerei “Gerusalemme Celeste”.
Ho letto la triste esperienza di Gúnther Pape , e quello che lui
racconta riflette in un certo senso la lotta interiore che si trova in ogni
testimone di cuore sincero, ma che soffoca pensando che sia satana, come
inculca la Torre di Guardia: andare contro gli insegnamenti di quest' ultima
significa andare contro Geova stesso! (diceva una Torre di Guardia). E’
doloroso pensare che molti sinceri testimoni di Geova siano ancora loro
schiavi, e io, Padre, ne conosco molti. Purtroppo certi “anziani” della
congregazione alla quale appartenevo io, hanno sparso la voce che io sono
malato di “peste spirituale” Proprio così mi ha detto un anziano (così si
chiamano quelli che prendono la direttiva in ogni comunità di testimoni di
Geova), al quale avevo detto che la Torre di Guardia è un falso profeta, e questi
adirato mi ha detto che il libro che io avevo letto e che parlava della setta,
aveva firmato la mia condanna. Ma ciò non mi ha fermato: ho detto ad altri
“anziani” che la loro Bibbia è “falsificata”, e mi hanno risposto che le altre
traduzioni erano false; cosa che è semplicemente pazzesca, e che denuncia la
loro mancanza di verità.
Io adesso sono stato “bollato” come l’“Anticristo”, ma non è vero:
io amo Gesù, anche se umilmente riconosco che alcune volte non sono degno di
Lui. La prego, caro Tornese, mi dìa dei consigli. Io non ho la sua esperienza,
ma vorrei aiutare i sinceri testimoni che sono stati ingannati! Molti di loro
sono finiti a lavare scale per avere tempo libero per predicare il Regno di
Cristo, mentre è solo una montatura della setta.
ANZALONE DIEGO (anni 20)
Palermo
Palermo 23-6-1980
Carissimo Reverendo,
Ho ricevuto la Sua gradita lettera la quale mi ha incoraggiato
molto dal lato spirituale. Ho apprezzato moltissimo la sua freschezza nel
consigliarmi l'opera di “ricupero”. Comunque anch'io ho la coscienza scossa per
questo penoso inganno; non si preoccupi: ho nella mia mente la bella frase di
san Paolo.: “Guai a me, se non dichiarassi l'Evangelo”.
Se può usare la mia testimonianza per eventuali pubblicazioni? Ma
certo!
In quanto agli “anziani” non mi fanno paura, anzi un 15 giorni fa
ne sono venuti 2 a casa mia e mi hanno proposto di ritornare in congregazione;
ma io fatto notare loro che non ero diventato pazzo, ho fatto sapere, loro
tutto l'inganno della Torre di Guardia, e che la loro Bibbia è falsa, e uno di
loro mi ha risposto che io non sono un professore di ebraico e neanche di
greco, ed io ho risposto che neanche loro lo erano per cui non potevano
dimostrarmi che la loto traduzione era fedele alla “Vera Bibbia”. Morale della
discussione? Uno di loro si mise le mani alle orecchie perché (secondo
lui) non poteva ascoltare le mie “eresie”; ed io ho tuonato a pari volume. “ E
perché io dovrei ascoltare le vostre eresie?”. Quindi per me possono cantare
anche la “traviata”. Un saluto cristiano.
Vostro conservo
ANZALONE DIEGO
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Vezzi (Novara), 10-4-1980
Caro P. Nicola,
Sono un sacerdote di Verona che svolge il suo ministero fra i
giovani adolescenti del Piemonte.
Un giorno ho avuto tra mano i primi 11 opuscoli della Piccola
Collana “I testimoni di Geova”. Davvero interessanti !
Anzi il N. 11 Bibbie a confronto mi è servito per una sincera
discussione con due testimoni, i quali alta fine non erano più d’accordo
neanche fra loro due.
Grazie di quanto sta facendo per illuminare la mente dei nostri
fedeli... Continui !
Uniti nella preghiera.
Distinti saluti
D. LUCATO CLAUDIO
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Casamassima (Bari), 30-6-1976
Caro Padre Tornese,
grazie alla Provvidenza, grazie anche ai suoi libricini sui
testimoni di Geova, sono riuscito a far diventare anti-testimoni un gruppo di
sensibili studenti, ed un leader-battezzato rimasto qui in paese un gruppetto
di irredimibili perché letteralmente analfabeti e cocciuti che rifiutano ogni
dialogo.
Grazie e tanti auguri.
Aff .mo nel Signore
Sac. TOMMASO CONTICCHIO
Andria , 13-12-1982
Rev.mo P. Tornese,
m i è grato inviarle i più sinceri e calorosi auguri per il S.
Natale e il 1983.
I suoi opuscoli riscuotono positivi successi. D'accordo con gli insegnanti
di Religione dell'Istituto Tecnico Industriale Statale di Andria (dove anch'io
insegno), Don Giuseppe Scianella e Don Peppino Ruotolo , ho distribuito (in
omaggio) i due opuscoli del “Piccolo Catechismo” in tutte le classi (n. 16! )
dell'I.T.I.S. = circa 600 copie di ciascun volumetto . I tdG che sono venuti
anche a infastidire i nostri studenti all'uscita (e all'inizio), sono rimasti
neutralizzati e... non si sono fatti più vivi!
Cordiali saluti.
L. MAGNO
Scandicci (Firenze), 21-3-1983
Egregio P. Nicola Tornese,
Frequento la Parrocchia di S. Giusto di Scandicci e partecipo alla
catechesi per adulti. Fortunatamente ho avuto occasione di leggere i suoi
preziosi e oculatissimi opuscoli della collana: “I testimoni di Geova”. Dico
fortunatamente perché ho apprezzato moltissimo il Suo lavoro non indifferente.
Sono cattolico convinto, sono nato nel 1936, sposato con due figli. Prego
sempre, sperando che tutto il popolo di Dio si salvi da tutto questo "
fiorire " di sette che si dicono " cristiane. Sono solidale con Lei e
condivido pienamente tutto l'espletamento della " materia " trattata
inerente ai tdG . soprattutto quando asserisce il concetto “...dispiace che
queste persone interpretino così male la parola Dio”.
Questi fratelli continuano a fare e a farsi del male L'uomo ha
inventato la scrittura (i caratteri) non solo per leggerla e per tramandarla ai
posteri, indelebilmente, ma soprattutto come mezzo per esprimere dei concetti e
dei pensieri. Così, penso, avviene nella Sacra Scrittura, quella vera, la
nostra! E’ il contenuti globale , tutto il contesto che non deve sfuggirci. E
noi la parola estratta a nostro piacimento. Credo che, parola scritta debba
essere sempre considerata un simbolo subordinata al pensiero e non viceversa.
Saremmo capaci tutti di estrarre delle parole dall'A.T. e N.T. adattandole alle
nostre comode interpretazioni personali. Così facendo potremmo coniare ancora
altre set te. Penso a volte stupidamente... potessi trovare nella Bibbia
qualche parola per ammorbidire, sminuire qual che mio peccatuccio o
peccataccio!
Ma Dio è Serio, Amoroso, la Sua legge perfetta, giusto il Suo
giudizio.
Avere cultura della parola di Dio non vuol dire interpretarla,
distorcendola, ma testimoniarla! E non, mi sembra sia necessario possedere dei
diplomi o essere biblisti , se poi deve sfuggirci la semplicità di come Gesù
Cristo Non a caso rivelato il Va gelo di Gesù affida il compito di costituire.
la Chiesa di Dio a Pietro. un pescatore, a cui affida le Chiavi del Regno dei
cieli!
Egregio P. Tornese, mi congratulo vivamente per il suo coraggio,
la massima dedizione, aderenza alle cose di Dio. Grazie a lei e anche ai tdG .)
che contribuiranno sempre a fare emergere ancor più, la convinzione che noi
cattolici siamo nella giusta Chiesa di Dio!
SPATARO RENATO
Bolzano, 13-4-1982
Mio caro reverendo Padre Nicola Tornese,
Tanto tempo fa vi scrissi e vi dissi che ero un ex testimone di
Geova ritornato alla Chiesa Madre. Questa decisione, devo sottolineare , l'ho presa
dopo aver esaminato accuratamente e da solo “Il Primato della Chiesa di
Cristo”. Questo primato l'ho trovato nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Dopo tre anni di cammino in seno alla Chiesa di Cristo mi sono convinto e ne ho
le prove che codesta Chiesa (Cattolica) tanto odiata dai testimoni di Geova è
la stessa uguale in sostanza ed in spirito, come ai tempi Apostolici. Essa à
l'unica " Vera Fonte di Salvezza per il genere umano "! Ho parlato di
frequente con i testimoni di Geova sul tema “Primato di Pietro e del Papa”; ma
essi fuggono al solo menzionare tali cose. I testimoni di Geova sono
annebbiati. Dove loro predicano e fanno proselitismo, entra il dolore e il
tormento. Ho visto molte famiglie rovinate, famiglie dove l'amore è scomparso.
Un esempio fra i tanti lo abbiamo qui in via Sassari a Bolzano; sto parlando di
una famiglia che una volta era un esempio di amore e di felicità; da questo
amore nacquero due figli e quindi la felicità era completa. Li vedevamo venire
sempre a Messa, erano per così dire un esempio nella Parrocchia. Finché un
giorno la madre iniziò a studiare con i testimoni di Geova . Man mano che lei
progrediva nella falsa dottrina, lei cambiava di carattere. Ora si è giunti a
tal punto che la madre non vuole vivere sotto lo stesso tetto dei marito .
Vuole divorziare, non ne vuole più sapere del marito “cattolico” (Vedere 1
Pietro 3, 1-2).
SERGIO FOLGARAIT
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Bolzano, 25-4-1982
Carissimo Reverendo Padre Nicola Tornese,
Ho ricevuto e letto con gioia la Sua lettera. In questi ultimi
tempi ho capito che è il Signore che mi spinge ad avvertire i fratelli
cattolici della nostra zona, avvertirli del pericolo dell'eresia.
Geova.
Caro Padre, noi Le diamo il permesso di pubblicare la lettera dove
Lei vuole, sia sui giornali sia sui suoi libricini. Desideriamo pure che Lei
metta il nostro nome e cognome e indirizzo (...). l i tutto aiuterà qualcuno,
metterà in guardia chi leggerà il giornale e i Suoi bellissimi libricini.
Aiutare i fratelli che si sono persi nell'eresia significa aver
amore, significa desiderare che anche essi abbiano la nostra felicità, che la
si trova solo nella Chiesa Madre Cattolica Apostolica Romana. Il geovismo si è
schierato apertamente contro la Chiesa di Cristo, cercando di infangarla. Essi
devono avere il nostro aiuto, dobbiamo avvertirli che, essendosi loro
allontanati dalla Chiesa, si rendono responsabili della propria morte. Nessuno
può avere Dio per Padre se non ha la Chiesa per Madre.
Il pericolo che li sovrasta è grave. L'Apostolo Paolo nella Sua
lettera ai Galati cap. 1: ver. 7-9, parla chiaro; quindi il nostro lavoro è di
salvezza, d'amore e di preghiera per coloro che hanno perso il “lume della ragione”.
La saluto fraternamente e La prego di assistermi con qualche
preghiera.
SERGIO FOLGARAIT
Via Cagliari, 10/3 - 39100 Bolzano
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FERLITTO ROSY
22040 Alserio (CO)
Caro Padre Tornese,
sono una ragazza che fino a poco tempo fa studiavo coi testimoni
di Geova, fino a quando un giorno una Suora si recò a casa mia per richiesta di
mia Madre che a tutti costi voleva impedirmi questa strada, e che lo
sinceramente credevo giusta.
Dopo una lunga discussione su vari argomenti la Suora mi diede da
leggere alcuni suoi opuscoli, che io lessi con molta avidità e più li leggevo
più mi accorgevo degli errori, che prima non riuscivo a vedere. La cosa che mi
colpì molto fu l'argomento della trasfusione dei sangue , e che essi
cocciutamente sostengono, causando così la morte di piccoli innocenti. Devo
sinceramente dire che mi sono liberata da un peso enorme, perché proprio di un
peso si tratta, obbligando con forza le persone a fare secondo ciò che il Corpo
Direttivo comanda.
Non mi ero mai accorta dell'odio mortale che La Torre di Guardia
propina contro la Cristianità. Ci sono tante altre religioni, ma non ho mai
trovato un commento denigratorio su queste, quando invece lo è in modo così
costante per la Chiesa Cattolica. Dio ha dato il libero arbitrio di amarlo
liberamente in Spirito e verità. I testimoni di Geova non sanno cosa vuol
dire libertà perché la loro dottrina è come una monarchia assoluta:
loro comandano e tu devi agire, dopo averti fatto un perfetto lavaggio di
cervello, sei pronta per essere una marionetta nelle loro mani, avendo sempre
in mente il giorno di Armaghedon .
Gesù poi non lo si sente neppure nelle loro Sale del Regno; esiste
Geova in primo luogo e Gesù ha una parte così piccola che non si sente se c'è o
non c'è. Per fortuna ho capito in tempo, e adesso mi sento più serena e
tranquilla. Ogni giorno leggo parte del Vangelo e mi sono proposta di
approfondire sempre la mia Religione.
Mi trovavo in Sicilia in vacanza quando la Suora mi diede da
leggere i suoi opuscoli; quindi in quei 20 giorni ho avuto modo di riflettere e
meditare molto bene lontana dalla loro presenza. Al ritorno ero decisa di
smetterla con loro. Dopo alcuni giorni si presentarono a casa mia e così dissi
loro apertamente che tutto era finito, che avevo letto alcuni libri riguardanti
la loro dottrina e che a mio parere non la ritenevo più giusta e che la loro
Bibbia non era uguale a quella cattolica.
Beh! Ho potuto constatare che quando qualcuno approfondisce
qualcosa per vedere se le cose stanno così, allora scappano e veniamo così
considerati apostati.
Rosy
UN GESUITA TESTIMONE DI GEOVA
Sul caso di Julio Iniesta García , che fu un tempo gesuita e divenne
poi testimone di Geova, la propaganda geovista si è sbizzarrita e si
sbizzarrisce ancora. Lo fa forse (e senza forse) per far dimenticare i tanti
casi di defezioni avvenute in questi ultimi anni dalle file dei tdG in ogni
parte della terra. Sono centinaia di migliaia, anzi milioni! Ne ricordiamo solo
tre e precisamente Raymond Franz , che lasciò la setta nel 1980; Chitty C.
Eart, dimissionario dal 1979; e Sullivan J. Thomas , dimissionario dal 1973.
Tutti e tre erano membri del Corpo Direttivo, occupavano cioè le più alte
cariche nella gerarchia geovista.
Per consiglio d' un mio confratello della Curia Generalizia dei
Gesuiti di Roma, scrissi al padre Carlos Palmés , gesuita, che fu compagno di
studi e poi superiore provinciale di Julio Iniesta. Mi ha risposto con la
lettera che metto qui a conoscenza di quanti vogliono vedere le cose coi propri
occhi, e non con le lenti colorate imposte dai dirigenti della setta geovista.
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Cochabamba , 29 agosto 1983
P. Nicola Tornese, S. J.
Viale S. Ignazio, 4
80131 Napoli
Stimatissimo P. Nicola:
Ho ricevuto la sua lettera dell'8 luglio con molto ritardo. In
essa lei mi chiede di Julio Iniesta, che fu della Compagnia e che poi è passato
ai testimoni di Geova.
Io sono stato suo compagno durante gli studi di teologia e poi suo
superiore Provinciale. Quindi lo conosco abbastanza bene.
Si è sempre distinto come generoso, passionale, radicale, andando
facilmente agli eccessi. Gli studi gli pesarono molto per essere entrato in
Compagnia già adulto ed anche perché di capacità limitata.
Credo che durante il tempo che fu in Compagnia si. comportò con
rettitudine secondo la sua coscienza. Era molto caritatevole, di una carità
piuttosto ingenua, aiutando, per esempio, chiunque dicesse di essere in bisogno
senza prima accertarsi se fosse vero o no.
Proveniva da una famiglia molto modesta. Suo padre era portinaio in
una casa di Barcellona (Spagna). Forse questo contribuì alla sua costante
mancanza di sicurezza: A ciò si aggiunge la non felice riuscita negli studi.
Credo si possa affermare che soffrisse d' un complesso d'inferiorità.
Il suo lavoro apostolico lo ha quasi sempre svolto tra gente umile
e penso con abnegazione e generosità.
Forse il punto più debole del suo carattere era la passionalità e
una forte emotività. C'erano momenti in cui lo si poteva dire uno squilibrato.
Alcuni mesi prima di lasciare la Compagnia ebbe una forte crisi di fede . Non
saprei dire fino a che punto questa abbia potuto influire sulla sua decisione.
La ragione principale che egli adduceva per lasciare la Compagnia
era la mancanza di carità tra noi e concretamente verso di lui . Sinceramente
penso che questo motivo sia privo di fondamento perché è stato trattato, sempre
con rispetto ed affetto. Sembra che qualche suo parente fosse di questa setta e
che lo abbia trattato con particolare affetto e ciò fu il motivo decisivo per
passare ai testimoni di Geova. Ciò sta a indicare quanto poco avesse capito gli
studi sacri.
Questo è tutto quello che ricordo di Julio , al quale ho sempre
voluto bene come confratello e per il quale desidero il vero incontro con Dio.
Con affetto fraterno
Parroquia PIO X
Casilla 2151 - Coeliabatnba (Bolivia)