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Padre Nicola Tornese
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- Sapete come si chiama Dio? - vi domanda a bruciapelo il
testimone di Geova che bussa alla vostra porta e vuol essere ricevuto ed
ascoltato ad ogni costo, anche contro la vostra volontà.
- Si chiama Dio! - voi risponderete. - Oppure Gesù Cristo,
Signore... non Allah o Brahma o Budda o che so io.
- No! - incalzerà l'altro. Dio si chiama Geova. Questo è il vero nome di Dio nella Bibbia. 1 vostri preti
non hanno saputo o voluto dirvelo. Noi veniamo a portarvi la verità, la luce,
la salvezza!
Sappiate che si tratta d'un
inganno.
. La verità è che Geova non
è mai esistito. Le pagine che seguono ve ne daranno la prova. Dividiamo in tre
parti la nostra trattazione:
1 I nomi di Dio nella Bibbia.
2 La retta pronunzia del Nome divino.
3 Il significato del Nome divino.
Nell'Antico Testamento o
Scritture Ebraiche, come fanno dire ai loro seguaci i capi della setta geovista, Dio è
chiamato con vari nomi: El, Elhoim, El
Shaddai, Adon ecc. Ma questi nomi divini erano generici e usati anche dai
pagani per i loro dèi. Il vero Dio - il Dio della Bibbia - ha voluto farci
conoscere il suo proprio nome, ossia ha voluto farci conoscere Chi Egli è. Il nome infatti nello stile
biblico indica la natura di chi lo porta, la sua volontà ecc., come spiegheremo
dopo.
1Il racconto della rivelazione del Nome proprio di Dio si trova in
Esodo 3, 13-15:
“Allora Mosè disse a Dio: "Ecco, io vado dai figli di Israele
e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi! Ma se essi mi
domandano qual è il suo nome, che cosa risponderò?". Dio disse a Mosè:
"Sono Colui che sono". E aggiunse: "Ai figli di Israele dirai:
'Io-Sono' mi ha mandato a voi". Dio disse ancora a Mosè: "Ai figli di
Israele parlerai così: lahve Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco
e Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome in eterno, questo è
il mio ri- cordo per sempre"” (Garofalo).
Facciamo due osservazioni: 1 - Dio si serve d'una forma o voce
verbale per rivelare il suo proprio
Nome. Questa forma o voce verbale tradotta
in lingua italiana corrisponde a “lo-Sono”, oppure in terza persona “Egli
è”, e anche “Colui che è”. Questa è la versione o traduzione o significato del
Nome proprio di Dio, non Geova.
2 - Nella lingua ebraica, ossia nella lingua del- l'Antico
Testamento, il Nome proprio di Dio era scritto con quattro lettere-consonanti,
che trascritte, cioè riportate nel
nostro alfabeto, corrispondono a J H V H (in inglese YHWH). E' il sacro tetra- gramma, ossia “quattro lettere”
sacre. Diremo dopo, nella Seconda Parte, come
vanno pronunciate, ossia qual' è la retta pronuncia del Nome di Dio nell'Antico
Testamento.
Nel Nuovo Testamento o
Scritture Greche Cristiane, come dicono i testimoni di Geova (tdG), Dio è
chiamato semplicemente Dio (o Theòs), centinaia di volte; oppure Signore (o Kyrios), ed anche Padre (o Patèr) decine di volte, spesso
nella forma ebraica Abbà, che sta per Padre
o Babbo (cf, Marco 14, 26, Galati 4, 6). Mai Geova!
Eppure, malgrado tanta luminosa evidenza, testimoniata da migliaia
di documenti antichissimi, come diremo dopo, il Corpo Direttivo della società
geovista ha alterato, ossia corrotto, la
Parola di Dio, introducendovi il falso nome Geova
ben 237 volte (Cf. l'opuscolo geovista Il
Nome Divino che durerà per sempre, pubblicato da La Torre di Guardia nel 1984, p. 27). Tenta poi, con argomenti
artificiosi e contraddittori, di giustificare questa manipolazione della
Bibbia. Riesce a convincere persone di limi- tata capacità intellettiva, ma non
coloro i quali, seguendo, il consiglio di san Paolo, vogliono accertarsi di
ogni cosa (cf. 1 Tessalonicesi 5,21).
Come tutti sanno, il Nuovo Testamento è la testimonianza dei fatti e dei detti di Gesù conservata, trasmessa, scritta da coloro che hanno
visto le sue opere e ascoltata la sua predicazione. Che cosa dice il Nuovo
Testamento circa l'uso che Gesù faceva del Nome divino?
1 tdG sono del parere che Gesù, specie quando leggeva le Scritture
ebraiche, si discostava dalla pia pratica degli Israeliti di non pronunciare il
Nome di Dio, sostituendolo con Adonai (= Signore). Noi Gesù avrebbe chiamato
Dio col suo proprio
nome. Quale? I geovisti non ve lo dicono chiaramente, ma con
insinuazioni più o meno velate vorrebbero farvi intendere che Gesù chiamava Dio
col nome di Geova.
1 - L'errore:
Hanno scritto: “Gesù avrebbe seguito una simile tradizione non
scritturale? (di non nominare Dio). Difficilmente! Egli non si trattenne certo
dal compiere opere di guarigione di sabato, anche se questo significava
infrangere le regole di origine umana istituite dagli ebrei e mettere
addirittura a repentaglio la propria vita
(Matteo 12, 9-14). In effetti Gesù definì ipocriti i farisei perché le
loro tradizioni andavano oltre l'ispirata Parola di Dio (Matteo 15, 1-9) (Il
Nome Divino ecc. p.14)
La verità:
a) Non vi è la minima traccia nei vangeli
che Gesù si discostasse dalla pia pratica dei Giudei di non pronunciare il Nome
di Dio e sostituirlo con Adonai. Si
trattava d'una pia pratica, non di una tradizione contro l'ispirata Parola di
Dio. Con tale pia pratica i Giudei volevano mostrare sommo ri- spetto per Jahve
- il vero Dio -, non andare contro la Legge, ma osservarla scrupolosamente (cf.
Esodo 20, 7).
b) I Giudei hanno
accusato Gesù di violare il sabato, di voler distruggere il tempio (cf. Marco
14, 58; -15, 29), di farsi uguale a Dio (cf. Giovanni 5, 18), non di profanare
il Nome di Dio. L'avrebbero certamente fatto, se Gesù si fosse macchiato ai
loro occhi anche di questo crimine.
c) Gesù definì ipocriti i
farisei perché, mediante le loro tradizioni, incoraggiavano di non onorare il
padre e la madre (cf. Matteo 15,3-4). Come poteva egli andare contro quelle
tradizioni che, al contrario, avevano come scopo un maggiore, onore verso il
Padre celeste? Anche gli Ebrei dei nostri giorni non pronunciano quel Nome.
Sono forse tutti discepoli degli antichi farisei ?
2 - L'errore:
Hanno scritto: “E' quindi improbabile che Gesù si astenesse dal
pronunciare il nome di Dio, soprattutto se si considera che il suo stesso nome,
Gesù, signifìcava "Geova è salvezza"”.
La verità:
a) Per le ragioni già dette
e per altre che diremo in seguito è sommamente probabile che Gesù pronunciava
il sacro tetragramma secondo la pia tradizione dei Giudei. E' poi del tutto certo che
egli non leggeva il tetragramma con
la falsa forma Geova. Nessuno al tempo di Gesù, neppure il sommo sacerdote,
chiamava Dio Geova. Questa forma errata comparirà in una traduzione inglese
della Bibbia nell'anno 1530 dopo Cristo.
b) Se il nome stesso Gesù,
era un motivo per non seguire la pia tradizione dei Giudei, Gesù avrebbe
chiamato Dio “Jahve”, non Geova. Infatti, Gesù significa “Jahve è salvezza”. In
effetti, la prima parte del nome Gesù (in ebraico jeshúa, forma tardiva di jehóshúa)
è Jah, abbreviazione di Jahve, dove
la vocale a, stando a principio di parola, prende il suono di una e, secondo
una nota regola della grammatica ebraica.
( Cf. John L. McKerizie, Dizionario
Biblico, Cittadella Editrice, Assisi, sotto la voce Gesù Cristo (p. 393). Ne La
Sacra Bibbia dei Dr. Giovanni Luzzi, in Matteo 1, 21 è detto che “Gesù vuol
dire: Gèova salva”. Non si dimen-
tichi che il Dr. G. Luzzi tradusse e commentò la Bibbia prima del 1930. Allora
si credeva erroneamente che il Nome divino si pronunciasse “Geova”. In ogni
modo, la stessa Bibbia dei Luzzi sa che il Nome divino è Jahveh. Cf. commento a Esodo 3, 15).
3 - L'errore:
“Una volta, mentre si trovava in una sinagoga, Gesù si alzò e lesse
un brano del rotolo di Isaia. Quel brano corrispondeva all'attuale Isaia 61: 1,
2, dove il nome di Dio ricorre più d'una volta (Luca 4- 16-21). Si sarebbe egli
rifiutato di pronunciare il nome divino che aveva sotto gli occhi,
sostituendolo con "Signore" o "Dio"? Ovviamente no. Ciò
avrebbe significato seguire la tradizione non scritturale dei capi religiosi
ebrei. Leggiamo invece che egli "insegnava loro come una persona che ha
autorità i loro scribi" (Matteo 7: 29)”.
La verità:
a) Il brano di Isaia 61, 1-2
conteneva e contiene il sacro tetragramma. Ma ciò non comporta che Gesù abbia letto Geova o anche Jahve (retta pronuncia).
San Luca, che riferisce quell'episodio e cita Isaia 61,1-2, ci fa sapere che
Gesù disse “Signore” (Adonai). lo credo più alla testimonianza dello scrittore
ispirato che alle supposizioni setta- rie dei capi della società geovista.
h) Il fatto che poi Gesù parlava come uno che ha autorità non
invalida quanto abbiamo detto. Gesù infatti era ammirato per ciò che diceva
(discorso delle beatitudini cf. Matteo 7,29), per il suo insegnamento (cf.
Marco 1, 22; Luca 4, 32), non già perché pronunciava una parola in modo diverso
dagli altri. Il divino Maestro non si perdeva in questioni di pronuncia, ma
mirava alla sostanza delle cose. Egli insegnava Chi è Dio, piuttosto che il modo di chiamarlo. Non imitava i farisei
del suo tempo e gli odierni giudei (= i tdG), che filtrano il moscerino e
ingoiano il cammello! (cf. Matteo 23,24).
4 - L'errore:
“In effetti, Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare dicendo: "Sia santificato il tuo
nome" (Matteo 6: 9). E rivolgendosi in preghiera al Padre suo disse:
"Ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dati dal mondo ...
Padre santo, vigila su di loro a motivo del tuo nome che tu mi hai dato"
(Giovanni 17: 6, 11)” .
La verità:
a) Chiunque abbia una
discreta conoscenza della Bibbia e voglia farne uso onestamente, sa che nome
nello stile biblico non è una parola, una etichetta, da appiccicarsi a una
persona o a una cosa per distinguerla da un'altra. Nome nella Bibbia indica ciò
che una persona o una cosa è: la sua natura, la sua volontà, i suoi propositi.
Stando così le cose, sbagliano volutamente i capi della setta
geovista quando insegnano che con le parole “Sia santificato il tuo nome”, Gesù
avrebbe insegnato ai suoi seguaci di rivolgersi a Dio chiamandolo Geova. Si
tratta di un grossolano errore, di una mostruosa manipolazione della Parola di
Dio.
In Matteo 6,9 Gesù istruiva i suoi discepoli affinché pregassero
perché tutti conoscessero Chi è Dio, cioè
conoscessero il vero Dio, in
contrasto con gli dèi pagani. Qui non c'entra affatto il vocabolo o nome con
cui Dio deve essere chiamato. La Bibbia interconfessionale in lingua corrente
rende Matteo 6,9 in modo molto appropriato. “Padre nostro che sei nei cieli, fa' che tutti ti riconoscano come Dio” .
b) Parimenti in Giovanni
17,6.11.26 le parole di Gesù: “Ho fatto conoscere il tuo nome”, come pure le
altre “a motivo del tuo nome”, non significano affatto che Gesù abbia insegnato
ai suoi seguaci di chiamare Dio Geova o
anche Jahve. 1 Giudei del suo tempo sapevano qual era il Nome di Dio. Gli
avrebbero riso in faccia se pretendeva insegnare loro una cosa che già
sapevano.
Le parole di Gesù in Giovanni 17,6.26 hanno un solo significato,
vale a dire che egli aveva fatto conoscere meglio di Mosè e dei Profeti, meglio
degli scribi e dei farisei, Chi è Dio, la
sua natura, la sua personalità, i suoi propositi di salvezza.
Neppure vi è nel Nuovo
Testamento il minimo segno che Gesù abbia istruito i suoi discepoli di far
sapere alle genti, cioè ai pagani, che Dio debba essere chiamato Geova.
L'errore:
Hanno scritto:
“Molti di quelli a cui i seguaci di Gesù dovevano predicare non avevano la
minima idea di chi fosse l'Iddio che si era rivelato agli ebrei col nome Geova.
Come avrebbero potuto i cristiani far capire loro chi era il vero Dio? Sarebbe
stato sufficiente chiamarlo Dio o Signore?
No. Le nazioni avevano i loro propri dèi e signori (1 Corinzi 8- 5).
Come potevano i cristiani fare netta distinzione fra il vero Dio e i falsi?
Solo usando il nome del vero Dio” .
La verità:
a) Notate prima di tutto come i geovisti danno per certo e
per vero ciò che non è affatto né certo né vero: Dio non si rivelò agli Ebrei
col nome “Geova”. Questa errata forma del Nome divino
introdotta nella traduzione della Bibbia solo nel 1530 da William
Tyndale. Prima di Tyndale nessun autore sacro o traduttore della Bibbia ha
chiamato Dio col nome Geova. Com'è
possibile che l'Iddio si sia rivelato
agli Ebrei molti secoli prima col falso nome di Geova?
b) Cosa ancor più grave è
il fatto che la parola Geova non ha alcun significato. “Geova” in
ebraico non significa nulla, mentre Jahve vuoi dire “Colui che è”, indica cioè
il vero Dio come la fonte dell'esistenza e della vita. Lo Spirito Santo, che
guidava la predicazione degli Apostoli e degli evangelisti (cf. Giovanni
14,26), avrebbe commesso un grosso errore se avesse suggerito ai primi
predicatori del Vangelo di far capire ai pagani il vero Dio con una parola che
non ha significato ".
c) i discepoli di Gesù
avevano avuto da lui il comando di insegnare alle genti “ad osservare tutto ciò
che egli aveva ordinato” (cf. Matteo
28, 20). Egli aveva detto loro di chiamare Dio col nome di Padre, non di Geova, (cf. Matteo 6, 9) e di spiegare loro Chi è Dio, cioè conoscere il suo Nome in
senso biblico come egli l'aveva fatto conoscere (cf. Giovanni 17,6.26). Non è
questione di imparare e ripetere una parola, ma di venire a conoscenza d'una
dottrina, della via della salvezza.
d) Questo era l'essenziale.
Questo hanno fatto i primi cristiani, soprattutto Apostoli ed evangelisti,
usando un linguaggio accessibile sia agli Ebrei sia ai pagani, e precisando che
il vero Dio non era uno dei loro dèi o signori, ma Gesù Cristo, per mezzo del
quale esiste ogni cosa (cf. 1 Corinzi 8, 6). Egli era l'Adonai, cioè Signore di tutti. A conferma sta il fatto che i
primi predicatori e scrittori del Vangelo, rivolgendosi agli Ebrei fuori della
Palestina e ai pagani, hanno fatto largo uso, anzi un uso preferenziale, della
Bibbia detta dei Settanta, la prima
traduzione in lingua greca del- l'Antico Testamento. E' un fatto storicamente
accertato. Questo fu provvidenziale, perché nei Settanta il Tetragramma è tradotto quasi sempre Kyrios (= Signore - Adonai), una parola
comprensibile ad Ebrei e pagani ".
Il Nel Dizionario dei concetti biblici del N.T., a cura di L. Coenen,
Dehoniane, Bologna 1976, a pagina 1758 è detto- “Nuovi testi ritrovati mostrano
senz'ombra di dubbio che già i Settanta hanno
tradotto il tetragramma JHVH con Kyrios”
(Adonai, Signore).
e) Con la parola Kyrios (Signore) i primi seguaci di Gesù
davano al mondo il vero concetto di Dio, vale a dire annunciavano a tutti che
l'unico vero Dio si era fatto presente in Gesù di Nazareth, il Signore di
tutti. Adorando Gesù essi erano certi di adorare il vero Dio, il Dio di Abramo,
di Isacco e di Giacobbe. L'attesa del giorno di Jahve si identifica con
l'attesa del giorno del Signore Gesù.
San Paolo insisteva sulla signoria assoluta, suprema e universale
di Gesù: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e
sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore, a gloria di Dio
Padre” (Filippesi 2, 10-11). “A gloria di Dio Padre” vuol dire che l'unico vero
Dio indicato nella Bibbia col nome di Padre, è adorato e glorificato
nell'adorazione del Signore Gesù. Tra Padre e Figlio non vi è differenza
essenziale. L'uno e l'altro vanno collocati allo stesso livello divino. Cristo
è il Signore dei signori e il Re dei re (Cf. Apocalisse 17,14) come lo è
l'unico vero Dio (Cf. 1 Timoteo 6, 15).
f) Fu dunque un processo di
chiarificazione conforme alle parole di Gesù (Cf. Giovanni 16,12-13) quello
operato dai primi predicatori del Vangelo, soprattutto dagli Apostoli e dagli
autori ispirati, quando essi annunciarono il vero Dio col nome di Signore,
lasciando da parte Jahve (Geova non
esisteva). Vi era il vantaggio che questo modo di esprimersi liberava i seguaci
di Cristo dall'apparire come una setta giudaica. La nuova comunità voleva
essere la Casa di tutti, il nuovo Israele (Cf. Galati 6,16). In conformità al
consiglio del loro Maestro, i primi cristiani “non hanno messo vino nuovo in
otri vecchi” (Cf. Luca 5, 37). Hanno piuttosto lasciato indietro le cose
vecchie già passate e si sono attenuti alle nuove in Cristo (Cf. 2 Corinzi
5,17).
g) E' lecito domandarsi:
Perché i tdG insistono tanto sull'uso del nome Geova? La risposta non è difficile. Essi tentano di demolire tutto
ciò che i primi discepoli di Gesù, sotto la guida dello Spirito Santo, hanno
costruito. In altre parole, i primi cristiani, Apostoli ed evangelisti, con un
linguaggio appropriato, hanno voluto professare e te- stimoniare l'identità tra
Cristo e Jahve, ossia la divinità di Gesù Cristo, il Signore dei signori (Cf.
Apocalisse 17,14).
I tdG, facendo la via a ritroso, vorrebbero fare di Cristo un
semplice vassallo di Geova.
1 - L'errore:
I tdG vorrebbero far intendere che la preoccupazione principale
dei primi cristiani era quella di chiamare e far chiamare Dio col nome di
Geova. Come prova citano le parole di san Pietro nel giorno di Pentecoste, che sottolineò
una componente essenziale dei messaggio cristiano quando citò le parole di
Gioele: “Chiunque invocherà il nome di Geova sarà salvato” (Atti 2, 21; Gioele
2, 32) .
La verità:
a) Come sempre, l'uso che i
geovisti fanno della- Bibbia è arbitrario, opportunista, settario. Ilel caso
presente è da dimostrare anzitutto che Gioele abbia chiamato Dio col nome di
Geova. I
fatti indicano il contrario perché questo falso nome di Dio fu inventato per
errore nel 1530, circa duemila anni dopo Gioele, e millecinquecento dopo san
Pietro. Né Gioele né Pietro potevano
chiamare Dio Geova.
b) Il significato delle
parole di Gioele e di Pietro non è quello insinuato settariamente dal Corpo
Direttivo geovista. Né Gioele né Pietro volevano dire che, per essere salvi, bisogna
chiamare Dio col nome di Geova (o
anche di Jahve). Nome vuol dire “Persona” nello stile biblico. Invocare il Nome
vuol dire “rivolgersi a una persona”. Sia Gioele sia san Pietro volevano dire
che per essere salvi bisogna rivolgersi al vero Dio, cioè che la salvezza viene
solo dal vero Dio, non dai falsi dèi. Il nome qui non c'entra.
e) Infine il Nome, cioè
la Persona, a cui san Pietro si riferisce, è quello di Gesù. Soltanto da Gesù
può venire la salvezza (cf. Atti 4,22).
“I cristiani designano se stessi come "coloro che invocano il
nome del Signore" (cfr. Atti
9,14.21; 22,16; 1 Corinzi 1, 2; 2 Timoteo 2, 2); però il nome
"Signore" non è riferito più a Jahve, ma a Gesù (cfr. Filippesi 2,
11; Atti 3, 16). Nel giorno del
giudizio ci sarà salvezza o condanna a seconda che si sarà invocato o no questo
nome, se sarà riconosciuto o meno Gesù come Signore (cfr. Atti 4, 12 e Romani
lo, 9)”
2 - L'errore:
In modo simile i tdG
strumentalizzano le parole di san Giacomo, di cui in Atti 15, 14-15: “Simone ha
narrato come Dio ha avuto cura di scegliersi tra le genti un popolo per il suo
Nome”. A parere dei geovisti, Simone avrebbe detto che i pagani devono
conoscere e chiamare Dio col nome di Geova .
La verità:
a) Anche qui come nel testo
precedente di Atti 2, 21 la spiegazione geovista è superficiale e setta- ria.
Ripetiamo ancora una volta che nome, nello stile biblico, indica la persona.
Invocare il Nome di Dio, temere il Nome di Dio, consacrarsi al Nome di Dio ecc.
significa invocare, temere, consacrarsi alla Persona del vero Dio, qualunque
sia la parola usata per chiamarlo. Qui non c'entra affatto Geova.
b) San Giacomo voleva
dire che Dio, il vero Dio, aveva programmato fin dall'eternità di chiamare
anche i pagani (le nazioni) alla sua vera conoscenza e adorazione. Trarre un
popolo per il suo Nome significa chiamare i pagani a far parte del popolo del vero Dio. Non vi è nessun riferimento a come
il vero Dio debba essere chiamato. E' un'insinuazione settaria dei tdG.
3 - L'errore:
Hanno pure scritto:
“L'apostolo Paolo non lasciò dubbi sull'importanza che aveva per lui il nome di
Dio. Nella sua lettera ai Romani, cita le stesse parole del profeta Gioele e
incoraggia quindi i suoi conservi cristiani a mostrare la loro fede in quella
dichiarazione andando a predicare il nome di Dio ad altri affinché questi pure
potes- sero essere salvati (Romani 10- 13-15)”
La verità:
a) Leggendo il contesto della Lettera ai Romani, cap. 10,
appare chiaro che san Paolo non parla affatto di Geova. Egli parla solo e
sempre di Cristo come termine della Legge (v. 4), come Signore (v. 9) e afferma che chiunque crede in Lui (in
Cristo) non sarà deluso (v. 11), applicando a Cristo ciò che in Isaia 28,16 è
detto del fondamento sicuro di salvezza cioè di Jahve.
b) In questo contesto
Paolo applica a Cristo il testo di Gioele: “Chiunque invocherà il nome del
Signore sarà salvato” (Gioele 2, 32; Romani 10, 13). Né in Paolo né in Gioele
c'è “Geova”. Paolo rivolge le sue parole sia ai Giudei sia ai pagani. Non c'era
proprio bisogno di ricordare ai Giudei che per salvarsi bisognava invocare
Jahve (non Geova). Già lo sapevano. Egli vuole precisare sia coi Giudei che coi
pagani che solo la Persona di Cristo può salvare. Il Signore da invocare è
Cristo, non Jahve (Geova non c'entra affatto). Applicando a Gesù il titolo di Signore, riservato solo a Dio
nell'Antico Testamento, è evidente che nel pensiero di Paolo l'opera e la
dignità di Cristo coincidono con l'opera e la dignità di Dio, dell'unico Dio.
L'insegnamento di Gesù trasmesso prima a viva voce trovò la sua
forma definitiva nelle Scritture, che formano la seconda parte della Bibbia,
cioè il Nuovo Testamento, le Scritture
Greche Cristiane dei tdG. Orbene in tutto il Nuovo Testamento Dio non è
chiamato mai Geova. Questo falso nome di Dio non compare mai né per esteso né
in forma abbreviata". I tdG sono a conoscenza di queste cose, come si
legge in un loro opuscolo:
“Nessun manoscritto greco oggi in nostro possesso dei libri da
Matteo a Rivelazione contiene il nome di Dio (cioè Geova) per esteso”.
Tuttavia la intellighentia della
società geovista ha introdotto il nome Geova ben 237 volte nel Nuovo Testamento. Trova poi cavilli e
sofismi per giustificare il suo misfatto.
1 - L'errore:
Hanno scritto: “Significa
questo che il nome (Geova) non dovrebbe esserci? Ciò sarebbe sorprendente in
vista del fatto che i seguaci di Gesù riconobbero l'importanza dei nome di Dio
e che Gesù insegnò a pregare perché esso fosse santificato” 18.
La verità:
Nessuna sorpresa per chi
sa e vuol leggere e capire la Bibbia con onestà di mente e di cuore. 1 seguaci
di Gesù riconobbero l'importanza di far conoscere Chi è il vero Dio, non già di
insegnare una parola. Questo vuol
dire “riconoscere l'importanza del nome”.
Che Gesù abbia insegnato a pregare perché il Nome fosse
santificato non significa affatto che abbia detto loro di invocare Dio col nome
“Geova”. Al limite, Gesù avrebbe insegnato di chiamare Dio col nome di “Padre”:
“Padre nostro, che sei nei cieli...”. Il senso delle parole di Gesù in Matteo
6,9 è radicalmente diverso da quello che danno i tdG. L'abbiamo già spiegato.
2 - L'errore:
Spiegano i tdG: “Per
comprenderlo, occorre ricordare che i manoscritti delle Scrítture Greche Cristiane
che oggi possediamo non sono originali. 1 libri scritti di loro pugno da
Matteo, Luca e dagli altri scrittori biblici, essendo molto usati, si
logorarono rapidamente. Ne furono quindi fatte copie, che a loro volta si
logorarono e furono ricopiate. Oggi esistono migliaia di copie delle
Scritture,Greche Cristiane, ma la maggioranza fu fatta a partire dal IV secolo
dell'era volgare in poi”.
In altre parole, l'assenza del nome Geova nel Nuovo Testamento sarebbe dovuta al fatto che noi oggi possediamo
un testo greco, nel quale per negligenza dei copisti sarebbe stato eliminato il
nome Geova. Perciò il Corpo Direttivo
si prese cura di reinserirlo ben 237 volte.
La verità:
Leggendo l'affermazione geovista su riportata, che fu scritta nel
1984, e avendo una discreta conoscenza della loro letteratura, mi è venuto
subito in mente ciò che Gesù dice nel vangelo di Luca 19,22: “Servo malvagio,
ti giudico dalle tue stesse parole”. Infatti, sono proprio loro a dirci che le
cose non stanno affatto così. Riportiamo prima alcune loro testimonianze; poi
faremo alcune considerazioni.
a) - Nel 1963 il Corpo Direttivo affermava:
“Valutazione del testo tramandato. Qual è, dunque, la netta
valutazione dell'integrità e dell'autenticità del testo, dopo questi molti
secoli nei quali il testo è stato tramandato? Non solo ci sono migliaia di
manoscritti da paragonare, ma scoperte di più antichi manoscritti biblici nei
pochi decenni passati riportano il testo greco all'anno 150 (E.V.), solo a
cinquant'anni dalla morte dell'apostolo Giovanni, avvenuta verso il 100 E.V.
Queste evidenze dei manoscritti provvedono la forte assicurazione che ora
abbia- mo un fidato testo greco in forma raffinata”.
In questo fidato testo greco non c'è mai Geova.
Nel 1982 il Corpo Direttivo scriveva:
“Confrontando attentamente queste molte antichissime, copie si
possono trovare e correggere anche i pochi errori fatti dai copisti. Ci sono
inoltre migliaia di copie molto antiche delle Scritture Greche, alcune delle
quali risalgono quasi al tempo di Gesù e degli apostoli. Per que- sto sir
Frederie Kenyon disse: "L'ultimo fondamento per qualsiasi dubbio che le
Scritture ci siano pervenute sostanzialmente come furono scritte è stato
eliminato" (The Bible and
Archaeology, pagine 288, 289)”
In queste migliaia di copie molto antiche delle Scritture Greche,
alcune delle quali risalgono quasi al tempo di Gesù e degli apostoli, non c'è
mai Geova. Com'è possibile che sia
stato eliminato dai copisti dei secoli seguenti, se proprio non c'era?
Ancora nel 1982 il Corpo Direttivo affermava: “Questo. non vuol
dire che non ci siano stati tentativi di cambiare la Parola di Dio. Ci sono
stati”. Tuttavia “Geova Dio ha fatto in modo che la sua Parola fosse protetta
non solo dagli errori dei copisti, ma anche dai tentativi di altri di farvi
delle aggiunte. La Bibbia stessa contiene la promessa di Dio che la sua Parola
sarebbe stata mantenuta pura perché potessimo usarla oggi. Perciò chiunque dica
che oggi la Bibbia non contiene le stesse informazioni che conteneva in origine
semplicemente non conosce i fatti”..
Finalmente nel 1985 sempre il Corpo Direttivo ci assi- cura che
“delle Scritture Greche Cristiane esistono oltre 5.000 manoscritti nella lingua
greca originale, il più vecchio dei quali risale all'inizio del Il secolo E.
V.”. E facendo sue le parole di Frederic Kenyon dice che “la prima e più
importante conclusione tratta dall'esame di questi (papiri) è confortante in
quanto confermano l'essenziale integrità dei testi esistenti. Né nell'Antico né
nel Nuovo Testamento si notano varianti notevoli e fondamentali. Non ci sono omissioni importanti né
aggiunte di brani - e neanche varianti che influiscono su fatti e dottrine
essenziali. Le varianti del testo riguardano cose secondarie, come l'ordine dei
vocaboli o il preciso vocabolo usato... Ma la cosa veramente importante è la
conferma, mediante prove più antiche di quelle sinora disponibili,
dell'integrità dei testi a nostra disposizione”.
Nei papiri più antichi e neppure nelle varianti vi è mai la parola
Geova. 1 testi a nostra disposizione,
confermati nella loro integrità mediante prove più antiche, non contengono mai
il nome Geova.
b) E ora alcune
considerazioni:
- Malgrado questo caloroso riconoscimento da parte del Corpo
Direttivo dell'integrità del testo greco oggi in nostro possesso, ricuperato
coscienziosamente da dotti biblisti su manoscritti antichissimi, lo stesso
Corpo direttivo nell'anno 1984 ci av-
verte che i manoscritti delle Scritture Greche Cristiane che oggi possediamo
non sono gli originali... e che le
copie fatte sugli originali si logorarono
rapidamente e che furono fatte altre copie, che a loro volta si logorarono e furono ricopiate. In
questo logorio sarebbe stato eliminato il nome Geova centinaia di Volte 21.
Dunque il testo greco oggi in rito di scrivere Kyrios (Adonai), ossia Signore,
è una presunzione imperdonabile voler disfare ciò che Dio ha fatto.
1 traduttori della Bibbia, -in qualsiasi lingua e, in qualsiasi
epoca, sono obbligati a rispettare
ciò che hanno scritto gli autori ispirati. Chi osasse cambiare il Testo Sacro
deve dirsi un profanatore della Parola di Dio. Questo ha fatto il Corpo
Direttivo dei tdG, inserendovi arbitrariamente il nome Geova nella Bibbia tradotta per la setta e diffusa dalla setta.
La questione della retta pronuncia del Nome Divino (del sacro tetragramma) è di secondaria importanza.
Noi la trattiamo soprattutto perché i tdG ne fanno uno strumento di propaganda settaria,
insistendo che Dio deve essere chiamato Geova, anche se alcune volte seguono
una tattica diversa. In circostanze adatte, aggiungono che la Chiesa Cattolica,
gli ecclesiastici vi hanno ingannato, nascondendovi il nome proprio di Dio “Geova”.
In questi ultimi tempi - già l'abbiamo notato - seguono una
tattica ambigua e ingannevole come in tante altre cose. Vi dicono che “la
pronuncia originale del nome di Dio non è più conosciuta. E in effetti non è
importante” ". Tuttavia la forma Geova sarebbe nota e comune a differenza
di Yahve. Geova sarebbe la pronuncia “naturalizzata” nella maggioranza delle
lingue, sarebbe la pronuncia “tradizionale”, quella in uso da molti secoli ed è
estesamente conosciuta.
Linguaggio - ripetiamo - ambiguo, settario, contraddittorio, che
ha come unico scopo quello di ingannare le persone ignoranti, incapaci di ra-
gionare e di discernere (cf. 1 Tessalonicesi 5,21): uno sforzo menzognero per
confondere le idee e oscurare la verità.
Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi della Bibbia ci
assicurano che Geova è un termine
assurdo, non giustificato da alcuna lettura valida; la forma Jahve (o Yahweh) è quella più sicura
scientificamente. Cerchiamo di spiegare come sono andate le cose.
1 - Nella lingua ebraica, come già abbiamo detto all'inizio di
questo opuscolo, il Nome Divino rivelato da Dio a Mosè (cfr. Esodo 3, 13-16)
era scritto con quattro lettere-consonanti, che trascritte, ossia riportate (non tradotte) nel nostro alfabeto
corrispondono a JHVH (inglese YHWH).
E' il sacro tetragramma (= quattro lettere sacre).
Gli antichi Ebrei, nei loro libri e rotoli (pergamene, papiri),
scrivevano solo le consonanti delle singole parole. La persona poi che sapeva
leggere, aggiungeva le vocali appropriata per poter pronunciare correttamente
le parole. Qualcosa di simile facciamo noi, in italiano, con gli accenti delle
parole: benché non segnati, la persona istruita pone gli accenti là dove vanno
posti. Non dirà tavòlo, ma tàvolo,
benché la parola tavolo non abbia segnato alcun accento.
2 - Quali vocali aggiungevano gli antichi Ebrei alle quattro
consonanti del Nome Divino, ossia al sacro tetragramma
(JHVH)? Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi ritiene che le vocali
proprie del tetragramma erano a ed e, per cui la pronuncia esatta del
Nome Divino è iáhve.
Numerose testimonianze inducono a credere che sia proprio così.
Ricordiamone alcune:
a) Vi sono nella Bibbia
molti nomi teòfori, vale a dire composti col nome di Dio (letteralmente portatori di Dio). In tutti questi casi il
nome di Dio è Jah o Jahu, che sono
forme abbreviate di Jahve. Per
esempio, Isaia risulta composto da jesha
(= salvezza) e Jah o iahu (cioè
Jahve). Isaia vuol dire “Jahve salva”. La stessa cosa per Adonia, Geremia, Elia
ecc. (Elia = El, cioè Dio, è Jahve).
Alcune volte il nome di Dio Jah
o Jahu si trova nella prima parte dei nomi, e allora era pronunciato Jeh o Jehu conforme a una nota regola
fonetica della grammatica ebraica, per cui la vocale a, all'inizio di parola,
prendeva il suono di una e. Caso tipico è il nome Jeshúa (Gesù), forma tardiva dell'ebraico Jehóshúa (Giosuè). La prima parte di Jeshúa è Jah, pronunciato Jeh, che è una abbreviazione di Jahve. 1
traduttori greci hanno reso Jeshua con
Jesous. Il suo significato è, “Jahve
salva”.
b) Parimenti nella parola
ebraica Alleluia. La seconda parte di questa parola è sicuramente Jah, forma
abbreviata di Jahve, e vuol dire
“Lodate jahve”. Ragion per cui quando i tdG scrivono e dicono che -Alleluia significa “Lodate Geova”,
scrivono e dicono e ripetono una cosa completamente errata, una pura
Invenzione, non giustificata da nessuna grammatica ebraica .
La stessa cosa vale per l'affermazione geovista secondo cui in
Adonia, Geremia ecc. vi sarebbe abbreviato il nome Geova. La verità è che sia in Adonia che in Geremia come pure in
Elia il Nome divino abbreviato non è Jeh,
ma Jah, ossia Jahve, come
spiegano bene i Dizionari Biblici.
Anche la Bibbia qualche volta ci ha conservato la forma Jah. Così,
per esempio, Mosè e i figli di Israele cantarono un cantico in onore di Jahve
'e dissero: “Mia forza e mia fortezza è Jah”
(Esodo, 15, 1-2).
c) A conferma della
pronuncia Jahve abbiamo la testimonianza delle più antiche trascrizioni del
sacro tetragramma. Prima fra tutte va
ricordata la Bibbia dei Settanta. In
alcuni frammenti trovati a Oumran e che risalgono al primo secolo avanti Cristo
si è trovato questo di particolare che il tetragramma invece di essere tradotto con Kyrios
come di solito fa la Settanta, è
trascritto con lao, forma abbreviata di Iahve'.
Identica testimonianza negli scritti di autori greci dei primi
secoli Era Cristiana. Diodoro Siculo, che visse prima di Cristo, ha la forma
lao; Ireneo (t 202 d.C.) assieme a Origene (t 253 d.C.) conosce la forma Jaho,
mentre Clemente Alessandrino (t 214 d.C.) ha laoue. Infine Epifanio (t 403) e
Teodoreto di Ciro (t 438) hanno labé. Questi due ultimi dicono di riportare la
pronuncia usata dai Samaritani. Anche san girolamo, il più grande biblista,
afferma che il Nome, ossia il tetragramma,
può essere letto laho I.
d) Sulla base di queste
testimonianze oggi la stragrande maggioranza dei biblisti ammette che la
pronuncia esatta del Nome divino deve essere lahve non Geova. Gli stessi
testimoni di Geova, già nel 1950 ammettevano che la pronuncia Yahweh è la più
corretta".
La forma Geova, ci
assicura il prof. Alfonso M. di Nola, dell'Istituto Universitario Orientale di
Napoli, “non è giustificata da alcuna lettura valida” E' una pronuncia
errata con l'aggravante che - a differenza di Yahweh - non ha nessun
significato.
All'origine dell'errore
Come ha avuto origine l'errore?
a) A cominciare dalla
seconda metà del quinto secolo avanti Cristo o forse alcuni decenni dopo, si
verificò un cambiamento presso gli Ebrei nella lettura o pronuncia, non nella
scrittura, del sacro tetragramma. Per
sommo rispetto verso Dio, con riferimento al comandamento del Decalogo (cfr. E-
sodo 20, 7) gli Ebrei evitavano di pronunciare il Nome. Ancora oggi, al posto
di YHWH, l'ebreo osservante legge Adonai (=
Signore) o “sem”
Nome). Al tempo di Gesù e degli Apostoli, come già abbiamo
spiegato, questo modo di leggere il tetragramma
era l'uso comune. Non vi è nessuna prova in contrario. Tuttavia l'esatta
pronuncia era conosciuta e il Sommo Sacerdote soleva pronunciare correttamente
il Nome divino nella festa dell'espiazione (Kippur).
b) Verso la fine del
primo secolo dopo Cristo, con la dispersione dei Giudei in seguito alla
distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani (70 d.C.), la lingua ebraica
andò lentamente cadendo in disuso specie fuori la Palestina. Le nuove gene-
razioni, che conservavano la fede dei padri, parlavano le lingue dei popoli
presso cui erano nati (greco, latino ecc.), e si rendeva sempre più difficile
leggere la Bibbia in ebraico, sapere cioè quali vocali aggiungere alle
consonanti.
Per ovviare a questo inconveniente, alcuni dotti rabbini detti masoreti (= esperti nella tradizione), a
cominciare dal quarto secolo d.C., iniziarono il lavoro della vocalizzazione
della Bibbia ebraica. Essi inventarono alcuni segni convenzionali - le vocali -
da aggiungere alle consonanti. Grazie a questi segni (puntini sopra o sotto le
consonanti) la Bibbia ebraica si poteva leggere con minore difficoltà.
c) Che cosa avvenne del
sacro tetragramma? Già è stato detto
che gli Ebrei, incontrando le quattro consonanti JHVH, leggevano Adonai. Le
vocali di Adonai erano a o a. I masoreti assegnarono al Nome divino, ossia al
tetragramma JHVH, ,le vocali di Adonai,
anziché quelle proprie. Sembra che l'abbiano fatto per seguire e far seguire
l'antica pia usanza di non nominare il Nome. In altre parole, sembra che i
vocalizzatori volessero che i lettori, incontrando il tetragramma, leggessero Adonai; non era loro intenzione inventare
un nuovo Nome di Dio e tanto meno chiamarlo Geova.
Ma questo accorgimento causò l'errore. Alcuni sprovveduti
traduttori della Bibbia lessero il tetra-
gramma con le vocali di Adonai a o a.
La prima a, trovandosi all'inizio della parola, divenne una e. E così da
questo miscuglio venne fuori nelle Bibbie anglosassoni il suono Yehowah,
pronunciato Geova in italiano. “Il
nome (forma lehova) apparve per la prima
volta in una Bibbia inglese nel 1530, quando William Tyndale pubblicò una
traduzione dei primi cinque libri della Bibbia.
Da Tyndale l'errore passò in altre Bibbie, cioè in traduzioni di
Bibbie in varie lingue, anche in qual- che Bibbia italiana e in alcune
iscrizioni soprattutto nelle chiese. Ma questo avvenne solo dal secolo decimosesto
dopo Cristo fino a circa cinquant'anni fa, quando fu scoperto e corretto
l'errore.
Questa è la testimonianza unanime di tutti gli studiosi della
Bibbia, onesti e competenti.
“La combinazione delle consonanti di Jahve e delle vocali di
Adonai creò l'ibrido Yehowah delle Bibbie anglosassoni”.
“La pronuncia Geova è un errore risultante dalla
combinazione delle consonanti JHVH con le vocali di Adonai (Signore), che i
Giudei, leggendo le Scritture, sostituivano al Nome sacro, detto comunemente
tetragramma” . “Jehova, falsa forma del nome divino Yahweh ( ...
). L'ibrida forma Jehova (italiano Geova) divenne largamen- te usata nel
mondo inglese perché si trova in Esodo 6, 3 della Bibbia del re Giacomo
(tradotta nel 1611). Nelle traduzioni moderne della Bibbia è usato o Signore in
lettere rnaiuscole oppure Yahweh (Jahve) al posto del tetragramma” .
Elenchiamo ora i principali errori - truffa, coi quali ancora oggi
il Corpo Direttivo tenta di oscurare la verità.
1 - L'errore:
“"Geova" è la versione italiana del Tetragramma ebraico
(JHVH), che significa "Egli fa divenire"”.
La verità:
a) La parola “versione”
vuol dire “traduzione in altra lingua” (Nicola Zingarelli), ossia dare il
significato d'una parola di lingua diversa nella propria lingua. Un alunno di
scuola media o superiore fa la versione dall'inglese o dal greco o dal francese
quando dà in lingua italiana il significato delle parole e frasi inglesi o
greche o francesi. “Versione” è lo stesso che “traduzione”. Dire perciò che
“Geova” è la versione del Tetragramma e ggiungere che significa “Egli fa
divenire” equivale a confondere
volutamente le idee. “Geova” non è né versione né traduzione del
tetragramma, ma è una sua “trascrizione” errata.
b) Il significato del
tetragramma, ossia la sua versione o traduzione è “Egli è”, oppure al limite
“Egli fa divenire”. La parola “Geova” non è traducibile, non ha “versione” o
“traduzione” per- ché non ha alcun significato.
Ha scritto un ex testimone di Geova, che sa' il fatto suo: “Se sostituiamo
YHVH con “Yehowah”, quest'ultimo in ebraico (e in nessun'altra lingua), non
significa nulla”
I tdG cadono nella più grossa irriverenza verso Dio quando
insistono - e lo fanno sempre - che bisogna chiamarlo con un nome - Geova appunto
- che non ha nessun significato.
2 - L'errore:
“Dove si trova il nome di Dio in alcune delle principali
traduzioni bibliche?” 40.
La verità:
a) La forma - Geova” non si
trova in nessuna traduzione biblica
degli ultimi cinquant'anni, eccetto naturalmente nella Bibbia e negli scritti
dei tdG. Il Corpo Direttivo cita sempre traduzioni fatte tra il 1530 e il 1930,
come quella di Antonio Martini (Torino -1769-1781), di Giovanni Diodati
(Ginevra 1607), del dr. Giovanni Luzzi (Roma 1911-1930).
La stessa cosa vale per le traduzioni in altre lingue. Sono state
fatte quasi tutte nell'ex impero coloniale inglese da Bibbie anglosassoni, tra
il secolo XVI e XIX. Ecco l'inganno! Prestare attenzione.
Nelle traduzioni della
Bibbia anteriori al 1530 non si trova la forma “Geova”.
b) Stando così le cose,
quando il Corpo Direttivo insiste che la forma “Geova” è preferita perché nota
e comune e largamente diffusa a differenza di “Yahweh”, afferma una cosa non
vera e continua a ingannare persone incapaci di accertarsi di ogni cosa o che
non vogliono usare più il proprio cervello.
3 - L'errore:
“Un tempo il nome di Dio, rappresentato dal Tetragramma, era usato
nella decorazione di molti edifici religiosi.
La verità:
a) Il fatto che il sacro tetragramma era usato
nelle decorazioni di molti edifici religiosi non com- porta che il nome di Dio
sia “Geova”. Il tetragramma va letto Jahve, non Geova.
b) Se poi in alcuni edifici
religiosi anche cattolici (chiesa di S. Agata a Santhià di Vercelli,
presbiterio di Vezzo, duomo
di Fossano ecc.)
si trova la
forma “Jehova”, non bisogna dimenticare che tutte queste iscrizioni
risalgono al tempo in cui anche i cattolici credevano che “Geova” fosse la
trascrizione esatta del tetragramma, vale
a dire tra il secolo XVI e XIX. Nessuno ha scritto “Geova” negli ultimi
cinquant'anni né lo scriverà mai, eccetto i suoi testimoni.
4 - L'errore:
“"Geova" è la pronuncia più nota e tradizionalmente
accettata, essendo stata in uso per secoli nella lingua ita- liana. Vedi alla
voce "Geova' il Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, XI
ediz.; il Novissimo Dizionario della Lingua Italiana, di Fernando Palazzi; il
Dizionario della lingua italiana, di Devoto e Oli”
La verità:
a) Sì, la pronuncia “Geova” è nota e comune e largamente diffusa, ma
solo nella Bibbia e negli scritti e nella propaganda dei tdG. Centinaia di
milioni di veri cristiani che leggono e conoscono la Bibbia meglio dei geovisti
non chiamano “Geova” il Dio della Bibbia. Essi sanno che Geova è una pronuncia sbagliata.
Hanno corretto onestamente l'errore a differenza degli aderenti alla setta
geovista.
b) Il fatto poi che
“Geova” sarebbe la pronuncia tradizionale
aggrava la situazione. I tdG si scagliano contro coloro che fanno uso della
tradizione. Come mai proprio essi si appellano alla tradizione? Sono dunque tra
coloro ai quali Gesù ha detto: “Avete annullata la Parola di Dio in nome della
vostra tradizione. Ipocriti ... !” (Matteo 15, 6-7).
Che se poi il ricorso alla tradizione ha qualche valore, bisogna
dire che la pronuncia Jahve ha dietro di sé una tradizione di millenni, mentre
quella errata di “Geova” ha avuto inizio quattro secoli fa (nel 1530) e si è
rivelata errata fin dal principio del nostro secolo.
c) -Il ricorso ai Dizionari di lingua italiana è una
scappatoia buona per gli ignoranti. Infatti, chi ragiona e capisce, sa
benissimo che il dizionario linguistico ha solo il compito di far conoscere il
significato d'una parola, che si può incontrare nei libri del passato e del presente.
Tale è il caso di “Geova”. Lo Zingarelli ed altri vi dicono che
quando in qualche scritto trovate la parola “Geova”, essa indica (o indicava)
il nome di Dio d'Israele. Il dizionario linguistico non entra in merito agli
eventuali errori di pronuncia. Questo spetta ai dizionari specializzati e
aggiornati, nel caso specifico ai Dizionari
biblici e anche di cultura generale. Nessuno di questi vi dice oggi che il nome di Dio è “Geova”.
Lo Zingarelli, a saperlo leggere, vi fa capire che Geova risulta dalla
fusione del tetragramma (JHVH) con le vocali di Adonai (Signore).
L'errore:
I tdG riconoscono che gli israeliti probabilmente pro- nunciavano
il nome di Dio “Yahweh”. Se tale è il caso - aggiungono - non sarebbe meglio
usare la forma che potrebbe avvicinarsi di più alla pronuncia originale? Non
necessariamente, perché questo non è ciò che di solito si fa con i nomi
biblici.
Come esempio principale, prendiamo il nome di Gesù Forse lo
chiamavano Yeshua (o forse Yehoshua). Una cosa è certa: non lo chiamavano Gesù.
Comunque, quando i racconti della sua vita furono scritti in greco, gli
scrittori ispirati resero quel nome ebraico in greco, lesoùs. Oggi viene reso in modo diverso secondo la lingua dei
lettori. Gli spagnoli trovano nella loro Bibbia Jesùs. Gli inglesi Jesus (si
pronuncia Gisus). Anche i tedeschi
scrivono lesus (ma lo pronunciano
lèsus).
E lo stesso può dirsi del nome Geova .
La verità:
a) Prendiamo atto che gli
Israeliti probabilmente pronunciavano “Yahweh”. E' dunque ragionevole usare
questa pronuncia per il fatto che non c'è nessuna lettura valida della Bibbia,
nessun documento anteriore al 1530 d.C., che giustifichi co- me probabile la
pronuncia Geova.
b)Ciò che di solito si fa
coi nomi biblici è conservare la pronuncia più corrispondente all'originale. Il
caso del nome di Gesù ne è una prova.
Anche se gli Israeliti forse pronunciavano Jeshua, noi abbiamo nella Bibbia la
pronuncia Jesous (greco) numerose
volte. Chi ha dato questa pronuncia, conosceva bene sia l'ebraico che il greco.
Possiamo essere certi che Jesous riproduce
la Pronuncia più probabile dell'ebraico Jeshua.
In effetti, il greco Jesous conserva
fedelmente non solo le consonanti, ma anche le vocali di Jeshua (e ed u), che danno la pronuncia esatta
d'una parola in ogni lingua: Jesus
(latino), Gesù (italiano), Jesùs
(spagnolo), Jesus (tedesco), Jesus (inglese). Il fatto che gli inglesi
pronuncino Gisus non cambia le cose:
anche in inglese abbiamo le stesse vocali.
c) Non così Geova. Nessun
traduttore greco ha dato la pronuncia Jehova
o Geova aul tetragramma.
In Geova o Jehova le vocali dell'originale a ed e sono scomparse.
Al contrario, più di un autore greco dell'antichità ci ha conservato la
pronuncia corrispondente all'originale (Jaouè, Jabè). Lo stesso Processo va
fatto per tutti i nomi biblici. il ragionamento dei tdG è un cumulo d'equivoci,
cioè un inganno. Prestare attenzione!
Conoscere l'esatta pronuncia del Nome divino è per noi di
secondaria importanza. E lo stesso si deve dire per chiunque si accosta alla
Bibbia con serietà e amore per la verità. Se ci siamo soffermati a dare alcune
spiegazioni, a fare delle precisazioni, ciò l'abbiamo fatto soprattutto per
mettere a nudo gli errori e i cavilli dei tdG. Astutamente essi tentano di
capovolgere la situazione, di tenere la gente nell'ignoranza, per far credere
agli ingenui che la verità si trovi tutta e solo dalla loro parte.
Le cose stanno in modo completamente diverso. Non è la Chiesa
Cattolica, ma sono loro - i geovisti - che non sanno o non vogliono dare alla
gente la vera conoscenza della Bibbia. Essi preferiscono creare confusione,
confondere le idee, mettere in crisi allo scopo di far seguaci perché il numero è denaro.
Per chi cerca sinceramente la verità è di maggiore interesse
conoscere il significato del Nome
divino. Ciò porta alla vera conoscenza del Dio del- la Bibbia e fa constatare
quanto sia distorta e peggio quella che di Lui propinano i tdG. Questo ora noi
faremo a beneficio di quanti cercano la verità.
1 - Ripetiamo ancora una
volta quanto già abbiamo detto, che il nome nello stile biblico non è un segno
convenzionale, una parola per distinguere una persona da un'altra come avviene presso
di noi. Nella Bibbia il nome serve a indicare, nel suo essere e nel suo
operare, la persona che lo porta. “Nell'Antico Testamento, lungi dall'essere
una semplice etichetta, una pura descrizione esteriore, il nome esprime la
realtà profonda dell'essere che lo porta .
Tutto questo si applica al Nome divino. L'essenziale, perciò, è
conoscere “Chi è Dio in se stesso” e “Chi vuol essere per l'uomo”. Questo si
ottiene conoscendo il significato profondo di Jahve, ossia del sacro tetragramma,
Nome con cui Dio ha qualificato se stesso e la sua opera per il suo popolo.
2 - La risposta a questa questione l'abbiamo già data, ma giova
ripeterla. Tradotto in lingua
italiana Jahve significa Egli è oppure lo
sono oppure Colui che è. Il Nome
divino, ossia il Nome proprio del Dio della Bibbia, ci fa capire che “Dio è
Colui che ha in sé la pienezza dell'Essere”, ossia tutte le perfezioni, senza limiti e misura.
Va notato tuttavia che Dio rivela a Mosè il proprio Nome nel
momento in cui lo manda a liberare il popolo d'Israele - il suo Popolo - dalla
schiavitù del faraone (cfr. Esodo 3,
7-12; 6, 6-8). Questo particolare ha la sua
importanza perché, rivelando proprio
allora il suo nome, Dio intende
far capire il proposito della sua
volontà, che è la salvezza del Popolo.
Mettendo insieme le due
cose, possiamo affermare che Jahve significa Colui che è per salvare. in altre parole, il Dio della Bibbia fa
conoscere all'uomo la pienezza del suo essere in vista della salvezza che Egli
intende dare. Essere e salvare, ossia essere
per salvare, caratterizzano la personalità di Jahve, il Dio della Bibbia.
“Questo è il mio Nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò
ricordato di generazione in generazione” (Esodo 3, 15).
Alla luce di queste precisazioni possiamo capire meglio che cosa
intenda la Bibbia quando dice che bisogna conoscere
il Nome divino, soprattutto possiamo comprendere con gioia che cosa ha
voluto dire Gesù con le parole: “Ho fatto conoscere il tuo Nome” (Giovanni 17,
6).
a) Negativamente “conoscere il Nome divino” non vuol dire che sia
necessario sapere la parola Geova e
ripeterla continuamente “per essere identificati con quelli che Dio trae per
essere un popolo per il suo nome”.
A conferma vale il fatto che Gesù non ha detto ai discepoli di
rivolgersi a Dio, chiamandolo iahve (e tanto meno Geova). Gesù ha preferito chiamare Dio col nome di Padre (Abbà): “Padre giusto, il mondo
non ti ha conosciuto ( ... ). lo ho
fatto conoscere loro il tuo Nome e lo farò conoscere” (Giovanni 17, 25-26). E
ai discepoli Gesù aveva insegnato di pregare, invocando Dio come Padre: “Padre
nostro che sei nei cieli...” (Matteo 6, 9).
b) Positivamente “conoscere il Nome divino” vuol dire:
- credere e professare che solo il Dio della Bibbia così come si è
rivelato mediante Gesù Cristo è il vero Dio - Uno e Trino - (cf. Matteo 28,
18-20; Giovanni 10, 30; 1 Giovanni 5, 20; Apocalisse 22, 13 ecc.);
- credere e professare che il proposito o piano operativo di Dio è
la salvezza di tutti gli uomini (cfr. 1 Timoteo 2, 3-7). Egli ama tutti con
uguale amore e provvidenza senza prefabbricate discriminazioni (cfr. Romani 2,
11). Il Dio della Bibbia distruggerà solo le potenze del male (cfr. 1 Corinzi
15, 25-28), non le creature umane, che egli ha creato perché vivano e siano
felici;
- credere con la mente e col cuore nella Paternità di Dio. Nell'insegnamento dei Figlio Unigenito Dio è
soprattutto Padre. Gesù Cristo, come nessun altro mai, ha rivelato all'uomo il
volto paterno di Dio, giusto e misericordioso.
Rivelando che Dio è soprattutto Padre, Gesù Cristo non ha fatto
altro che esplicitare il significato profondo del Nome divino (Jahve). E l'ha
fatto con autorità. Padre è colui che dà la vita e la incrementa in virtù di un
atto di amore che non conosce limiti di ternpo. Jahve è la Fonte della vita e della salvezza, che segue e quasi
persegue l'uomo fino alla sua maturità nel Regno di Dio e il raggiungimento
della stabile dimora nella Casa del Padre.
Questo e non altro voleva intendere Gesù con le parole: “Ho fatto
conoscere il tuo Nome”, come ci assicurano i migliori commentatori della
Bibbia.
La Bibbia di
Gerusalemme: “Il Cristo fu mandato per rivelare agli uomini il 'nome', cioè la
persona del Padre”. “'Il tuo nome' designa, la persona stessa del Padre”.
La Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo: “li nome persona in
ebraico) è Dio stesso in quanto Padre di un Figlio unico a lui uguale, e di
tutti gli uomini”46.
La Sacra Bibbia a cura dell'Istituto Biblico di Roma: “Gesù ha manifestato
agli uomini che Dio è Padre e che ha un Figlio, mistero, che prima di Gesù era
ignorato dagli uomini” 47.
La Bibbia TOB: “La missione di Gesù non consiste nel trasmettere
una parola nuova, ma nel far percepire la realtà del Padre attraverso ciò che
egli dice, attraverso ciò che fa e che è” 48.
L'elenco potrebbe continuare.
L'errore:
A parere dei geovisti
“non esiste intelligenza senza una mente. E sappiamo che se c'è una mente ci
dev'essere un cervello in un corpo di forma ben definita. La grande mente che
ha creato ogni cosa appartiene a quella grande Persona che è l'Iddio
Onnipotente. Anche se non ha un corpo materiale, ne ha uno spirituale. Una
persona spirituale ha un corpo? Sì, la Bibbia dice: "Se vi è un corpo
fisico, ve n'è anche uno spirituale". - 1 Corinti 15: 44; Giovanni 4:24” .
La verità:
a) In 1 Corinzi 15, 44 san
Paolo parla solo del corpo umano, del corpo del primo uomo, Adamo, e del corpo
di tutti coloro che risorgeranno col corpo glorioso o spirituale o non carnale,
come fu quello di Cristo, in quanto uomo. Cristo è primizia di coloro che sono
morti (1 Corinzi 15, 20) e che alla sua venuta risorgeranno col corpo per
essere simili al suo corpo glorioso (cfr. Filippesi 3, 21). E' semplicemente
assurdo voler ricavare dalla parola di san Paolo che l'Iddio Onnipotente debba
a- vere un corpo sia pure spirituale.
b) La Bibbia dice tutto
il contrario. In Giovanni 4, 24 Gesù dice alla samaritana “Dio è spirito” e lo
Spirito non ha né carne né ossa, non ha un cervello in un corpo di forma
determinata. Se Dio avesse un corpo di forma determinata, poteva essere
localizzato o sul monte Garizim come volevano i samaritani o a Gerusalemme come
pretendevano i Giudei.
L'errore:
“Essendo una persona con un corpo spirituale, Dio deve avere
un luogo in cui vivere. La Bibbia dice che i cieli sono "lo stabilito
luogo di dimora" di Dio (1 Re 8:43). Ci è anche detto che "Cristo
entrò ... nel cielo stesso, per
apparire ora dinanzi alla persona di Dio, per noi" (Ebrei 9:24).
La verità:
a) Ricordiamo anzitutto che
una conoscenza elementare della Bibbia
fa rapire che le espressioni
“nei cieli”, “sul trono” e simili non vanno prese in senso letterale. Sono solo immagini
per indicare che Jahve è al di là e
al di sopra dì ogni realtà creata, anzi di ogni concezione umana: indicano
la trascendenza assoluta di Dio.
Questa idea altissima del Dio della Bibbia faceva dire a Mosè:
“Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore (Sahve) è Dio
lassù nei cieli e quaggiù sulla terra” (Deuteronomio 4, 39) ' E Salomone, nell'atto di consacrare il
tempìo di Gerusalemme, esclamava: “Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono
contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruitala (1 Re 8, 27). Dio è
dovunque!
b) Anche il testo di
Ebrei 9, 24 non comporta assolutamente che Dio abbia un corpo e una dimora
fissa, un luogo stabilito. L'autore sacro vuol dire semplicemente che Cristo si
è immolato una sola volta; dopo di che
è rientrato nella sfera dell'invisibile,
del divino, dove continua a intercedere per noi (cfr. Ebrei 7, 25; Romani
8, 34). Essere dinanzi alla persona di
Dio, o al sospetto di Dio o davanti a Dio
non comporta assolutamente che Dio abbia un corpo di forma ben definita o
che la sua dimora sia in un luogo determinato dei cieli.
L' errore:
Si chiedono i geovisti: “Se Dio vive in un determinato luogo
,del cielo, come fa a vedere tutto a
esercitare dovunque il suo potere? .. La risposta è molto semplice: Pur stando
nei cieli, in uno stabilito luogo di dimora, egli invia il suo spirito, la sua
forza attiva, a compiere qualsiasi cosa egli voglia. Come “una centrale situata
in un determinato luogo distribuisce l'elettricità a tutta la zona” .
La verità:
a) Veramente la Bibbia dice
semplicemente: “Dio è Spirito” (Giovanni 4 24). In Lui Divinità e Spirito si
identificano, anche se lo Spirito di Dio si è fatto conoscere come una Persona
distinta. Dov'è dunque lo Spirito di Dio, ivi è pure Dio, tutto Dio. Dio è presente là dove è presente il suo Spirito:
“Dove andare lontano dal tuo Spirito, dove fuggire dalla tua
presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se
prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità dei mare, anche là mi guida
la tua mano e mi afferra la tua destra” (Salmo 139, 7-10).
Parimenti san Paolo affermava davanti ai dotti ateniesi che Dio -
proprio Dio - non è lontano da ciascuno di noi (cfr. Atti 17, 27). San Paolo
non parla di spirito proiettato da Dio. Parla dell'unico, immenso, onnipresente
Dio, che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere.
b) L'immagine che il Corpo
Direttivo dà dell'Iddio Onnipotente è irriverente e ridicola: lo rassomiglia a
una centrale elettrica o a una grande bombola di gas, da cui si sprigiona
energia elettrica o un fluido misterioso. Ma questa è pura immaginazione, che
non ha nulla a che vedere con la sublime e inafferrabile onnipresenza di Jahve.
L'errore:
A parere dei geovisti, Geova è incorruttibile Persona spirituale,
con sensi di vista, udito ecc. A conferma citano alcuni versetti biblici:
“Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per
mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”
(2 Cron. 16:9).
“Gli occhi di Geova sono in ogni luogo, vigilando sui cattivi e
sui buoni” (Prov. 15:3).
E altri ancora.
La verità:
a) A parte il fatto che
mediante i testi biblici accuratamente selezionati i tdG danno di Geova la
immagine d'un poliziotto sempre vigile alla difesa dei giusti (che sarebbero
loro) e alla punizione dei malvagi (che saremmo tutti gli altri), dire che Dio
sia una Persona spirituale dotato dì sensi (vista, udito ecc.) è una
contraddizione. La vista, l'udito, i sensi in genere sono organi di conoscenza
propri della creatura composta di spirito e materia. Dio è solo Spirito (Giovanni 4, 24). Dire sensi è lo stesso che dire
dipendenza e condizionamento dalla materia.
Jahve è al di sopra di ogni raffigurazione umana.- “Non dobbiamo
pensare che la divinità abbia qualcosa della immaginazione umana” (Atti 17,
29).
b) Buona parte dei tdG -
quelli che nelle sale del regno recepiscono passivamente tutto ciò che dicono i
loro maestri comandati sono convinti che il loro Geova se ne stia su un trono o
di oro o di marmo o di legno pregiato situato nella stratosfera, sulle nostre
teste. Da lì egli dispensa sorrisi e abbondanti benedizioni (quali?) ai membri
della setta, e solo ad essi; mentre per gli altri - tutti gli altri! - ha solo
rampogne e maledizioni, e tra non molto assai di peggio!
La moralità di Jahve
L'errore:
A sentire i tdG, chi non conosce e non usa il
nome di Geova non può essere
identificato con quelli che Dio trae per essere il suo popolo".
Che cosa significano queste parole? Che per essere ben voluti e non odiati da Geova bisogna far parte,
di buona o di mala voglia, della setta che da lui prende il nome. Chi ne è
fuori per esplicito rifiuto (e sono tanti!) o per ignoranza, sarebbe un immorale,
un empio, un operatore di iniquità, oggetto dell'odio di Geova e destinato alla
distruzione eterna.
“Chi abbandona Geova perirà!”. E' questo il minaccioso monito
martellato con ossessiva pertinacia da La
Torre di Guardia, organo ufficiale della setta geovista. Nel 1973 scriveva:
“L'ira di Dio (= Geova) è specialmente accesa con- tro la
cristianità. Sarà spazzata via mediante il fuoco tra breve. Nessuno deve provar
simpatia e far cordoglio su di essa, Geova non lo vuole”.
E il terribile Rutherford, il secondo presidente della società
geovista, aveva rivolto a Geova la sua preghiera:
“O Geova, Eterno degli eserciti, non mostrare misericordia.
Distruggili nella tua ira, distruggili e non siano più” .
Questo equivale a dire che Geova è un dio crudele!
La verità:
Vogliamo fare alcune considerazioni:
a) Dei circa quattro miliardi di creature umane oggi
viventi sulla terra solo una infinitesima percentuale appartiene alla setta
geovista. La stragrande maggioranza degli uomini d'oggi - della nostra generazione
- non sono testimoni di Geova e mai lo saranno. Centinaia di migliaia, anzi
milioni, si sono dissociati dalla setta perché disillusi e disgustati dei suoi
insegnamenti e del suo comportamento settario. Altri hanno avuto e hanno
bbastanza intelligenza per capire la vacuità della propaganda geovista e la
inconsistenza delle sue promesse: promette un paradiso terrestre prossimo, imminente, ma sempre rimandato
dopo la mancata scadenza. Centinaia di milioni sono abbastanza equilibrati e si
beffano giustamente delle minacce dei geovisti. Credono in Dio, ma non in
Geova!
Perché questi miliardi di creature umane devono essere odiati da
Dio? Perché devono essere qualificati come criminali, immorali, ipocriti,
corrotti?
b) La Bibbia non
giustifica, anzi condanna il comportamento dei tdG:
“Spetta forse a voi giudicare quelli di fuori? Quelli di fuori li
giudicherà Dio” (1 Corinzi 5, 13; cf. Romani 14, 4; Giacomo 4, 11).
Ci dispiace dirlo, ma una lunga esperienza coi geovisti sia
mediante la loro velenosa propaganda, di cui è piena La Torre di Guardia, sia mediante l'amara e spesso tragica
esperienza, fatta in mezzo a loro da persone oneste, onestissime, che hanno
abbandonato la setta, ci autorizza a dire che i tdG hanno degradato in modo
blasfemo l'altissima levatura morale del Dio della Bibbia, riducendolo a un piccolo dio tribale, assetato di
odio e di vendetta.
Tra le centinaia di migliaia, che in questi ultimi anni si sono
dissociati dalla società geovista, uno dei più noti è il tedesco Gúnther Pape. Dopo matura riflessione
assai sofferta divenne cattolico. In un libro di larga diffusione racconta la
sua esperienza e scrive tra l'altro:
“Di quale religione ti professi. Sei cattolico? Evangelico? Fai
parte d'una delle tante sette cristiane? Sei un seguace di Maometto? Di Budda?
0 di qualche dottrina non cristiana?
Sappi dunque che sarai annientato nel giorno di Armaghedone (Apoc.
16). Perché? Perché quello che tu preghi, in realtà, è Satana, l'avversario di
Dio.
Così ho predicato io, questo annunciano ancora oggi i testimoni di
Geova”.
Geova, dunque, il dio della setta geovista, ha predisposto che
l'umanità fosse divisa in due gruppi: uno dei suoi, dei puri, dei salvati; l'altro,
quello di satana, cioè dei non-testimoni, malvagi ed empi, destinati
inesorabilmente allo stroncamento eterno.
Come già abbiamo accennato, l'ira
di Geova è accesa specialmente contro la cristianità, e in modo particolare
contro la Chiesa Cattolica, rea di essere la grande diffamatrice del suo nome.
“Diffamatrice del suo nome” vuol dire che centinaia di milioni di veri
cristiani rifiutano di accettare gli errori geovisti ed evidenziano, Bibbia
alla mano, quanto essi siano radicalmente contrari agli insegnamenti genuini
della Bibbia. Hanno scritto:
“Oggi la cristianità ha mille milioni di aderenti. In modo
significativo Gesù predisse che, al tempo della sua presenza al potere del
Regno, non pochi, ma molti professanti cristiani lo avrebbero supplicato,
dicendo: 'Signore, Signore, non abbiamo profetato in nome tuo, e in nome tuo
espulso i demoni, e in tuo nome compiuto opere potenti?'. Saranno come estranei
per Gesù, che risponderà: 'Non vi ho mai conosciuto! Andatevene da me, operatori
di iniquità' - Matteo 7.22-23”.
Due osservazioni a riguardo di questo velenoso linguaggio de La Torre di Guardia:
La prima.
Nel testo citato di Matteo
(7, 22), è detto che le terribili parole di condanna saranno pronunciate da
Gesù in quel giorno, ossia nel giorno
dell'ultimo giudizio (cfr. Matteo 25, 31). Non deve dunque qualificarsi come
una presunzione inqualificabile il voler anticipare quel giudizio? Il voler
sostituirsi all'Unico Giudice dei vivi e dei morti? (cfr. Giovanni 5, 22-27; Atti
17, 31; Apocalisse 2, 23).
E da parte sua san Paolo avverte:
“Non vogliate giudicare innanzi tempo di alcuna cosa finché non
venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e farà palesi i
disegni dei cuore, e allora ciascuno
si avrà da parte di Dio la sua lode” (1 Corinzi 4, 5).
Fedeltà alla Bibbia esige che il vero cristiano attenda quel giorno prima di pronunciare
sentenze di condanna nei riguardi degli altri. Ma questa fedeltà alla Parola di
Dio manca ai tdG. Essi usano ed abusano della Bibbia per propagandare i loro
errori, tra i quali domina un autentico odio verso chi non si piega alla loro
prepotenza.
La seconda.
E' poi vero che molti professano, cristiani
saranno come estranei a Gesù?
Facciamo qualche esempio: - Siete una madre di famiglia che crede
in Gesù, Figlio di Dio e Nostro Salvatore; come voi ve ne sono centinaia,
migliaia, decine di migliaia in ogni continente; tutte si sforzano di vivere
secondo il Vangelo, compiendo fedelmente la propria missione di sposa e di madre,
a costo spesso di grandi sacrifici.
Perché queste pie e oneste madri di famiglia dovrebbero essere
estranee a Gesù Cristo e meritevoli della sua condanna?
- Siete un operaio, un contadino, un professionista, un impiegato,
uno studente... Vi . impegnate a fare coscienziosamente il vostro dovere perché
credete in Gesù Cristo, il Maestro ineguagliabile, e avete scelto la via della
salvezza nella Chiesa Cattolica. Siete convinto della vostra fede.
Perché dovreste essere un ipocrita, un malvagio, un operatore di
iniquità?
- Siete un ex-testimone di Geova. Avete abbandonato la setta -
come hanno fatto centinaia di migliaia! - perché avete voluto vedere coi vostri
occhi, rompere la gabbia di ferro in cui i tdG chiudono i loro associati; e vi
siete reso conto che la loro spiegazione della Bibbia è incompleta, falsa,
ingannatrice. Ora avete la coscienza di essere nella verità e di vivere in modo
conforme ai veri insegnamenti di Cristo.
Perché dovreste essere tra coloro che Cristo non riconoscerà come
suoi? Vi sentite veramente un Giuda come i geovisti vi qualificano.
Anche i tdG dicono che Dio è Amore. Non possono non dirlo.
Il punto, comunque, è vedere in che senso essi intendono la meravigliosa definizione
di Dio data da san Giovanni: Dio è Amore.
L'errore:
I tdG sono d'avviso che Dio o piuttosto Geova è amore perché usa
la sua potenza per un giusto scopo e per il bene di quelli che amano ciò che è
giusto. E qual è questo scopo e il bene di quelli che amano ciò che è giusto?
Ecco: che la nostra adorazione sia rivolta a lui, a Geova, e sia una devozione esclusiva.
In parole più chiare, per essere amati da Geova bisogna associarsi, volenti
o nolenti, alla setta che da lui prende nome.
Sull'esempio di Geova si comportano i suoi testimoni. A loro
avviso, “non sono da amare tutti e tutto” né “provare amore per quelli che
odiano Geova” E poiché nel gergo geovista “quelli che odiano Geova” sono
tutti coloro che non pensano né vogliono pensare come loro, ne segue che i
geovisti devono amare soltanto i membri
della loro setta e odiare tutti gli altri.
La verità:
Forse qualche
espressione dell'Antico Testamento può dare appiglio ai tdG di giustificare ed
imporre la strana morale d'un amore settario. Ma quelle espressioni vanno
spiegate onestamente, alla luce del Vangelo di Cristo, che venne a portare la
Legge a compimento (cfr. Matteo 5, 17).
“Avete inteso che fu detto:
Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i
vostri persecutori, perché siate figli del Padre celeste, che fa sorgere il suo
sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli
ingiusti. E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario? Non fanno così anche i pagani?” (Matteo 5, 43-47; Luca 6,
27-38).