
PARROCCHIA
SAN MATTEO
MARSALA

INTRODUZIONE
LA FAMIGLIA COME CENTRO DELL’AMORE
Nel cammino del Calvario viene ricordata la più grande storia d’amore che è simbolo del nostro cammino: un cammino difficile ma felice pieno di amore, di sofferenze, di incomprensioni ma che è riempito di vita dalla possibilità di poter generare quell’amore che ci hai dato morendo in croce.
Come acclamiamo nella messa dopo la consacrazione del pane e del vino, Cristo è venuto, ha sofferto, è morto ed è risorto: egli ci ha redenti con la sua croce e la sua risurrezione.
Oggi noi facciamo memoria della passione e della morte di Gesù. Ricordando le sofferenze da Lui subite per amor nostro, vogliamo, o Padre, ringraziarTi dal profondo del cuore di avercelo donato per la nostra salvezza. Ma noi vogliamo trovare un senso alla nostra sofferenza, unendoci a Lui nel suo cammino verso la croce.
Fa’ che questa celebrazione della Via Crucis ci aiuti a penetrare nel cuore stesso di questo mistero d’amore.
1. GESU’ E’ CONDANNATO A MORTE
Dal vangelo secondo
Matteo (27,24-26)
Pilato,
presa dell’acqua si lavò le mani davanti alla folla che gridava: “Crocifiggilo,
crocifiggilo!!” E disse: “Io non sono responsabile di questo sangue; vedetevela
voi.” Poi, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse
crocifisso.
Riflessione
Perché Gesù viene condannato a morte? Perché senza
mezzi termini si vuole annientarlo, farlo sparire? Forse perché ha toccato
troppe coscienze, ha aperto troppi occhi, ha fatto vacillare i “giusti”? Anche
noi oggi quando siamo toccati nel vivo delle nostre sicurezze, quando ci sentiamo
in colpa, quando il nostro cuore ci parla ma noi non lo ascoltiamo, troviamo
molto facile condannare, troviamo normale condannare la società, le
istituzioni, la scuola, la politica; troviamo spontaneo alleggerirci la
coscienza trovando le colpe di tutto in
ciò che ci circonda.Ma questo comportamento è come flagellare Gesù alla
colonna; Egli sa che siamo peccatori, ma ci vuole peccatori a testa alta; Egli
ci vuole uomini, ci vuole famiglie, ci vuole comunità che sappiano riconoscere
i propri errori, ma che riconoscano il Perdono e l’Amore di Dio.Egli ci vuole
“cristiani”, fieri di questo appellativo, fieri perché vogliamo seguire la Sua
Parola, fieri perché ci rifiutiamo di lavarci le mani in risposta ai problemi
che ci circondano, alle responsabilità
che ci spettano, alle richieste di aiuto che ci vengono poste.Aiutaci allora
Signore a trovare in noi un po’ di coraggio per essere sempre parte “attiva” in
questa società a cui apparteniamo e di saper testimoniare con gioia la nostra
Fede.
Preghiamo
Dio Padre, che sempre sai qual’ è il bene vero per
le tue creature, apri i nostri occhi, cancella la nostra superbia, facci
conoscere tutto il nostro limite, perchè possiamo essere degni del tuo amore.
Per Cristo Nostro Signore.
CANTO: SCUSA SIGNORE
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2. LE CADUTE DI GESU’
Dal libro del profeta
Isaia (53, 7-12)
Maltrattato,
si lasciò umiliare e non aprì bocca; era come agnello condotto al macello, come
pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Egli
ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre
egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.
Riflessione
Se badiamo bene, la storia di una famiglia è fatta
di alti e bassi. Dapprima c’è la fase dell’innamoramento, dove tutto è bello,
dove si vive nelle nuvole, dove si pensa di poter far tutto da soli, poi
sboccia l’amore, quello con la A maiuscola, ci si sposa, si inizia a vivere
insieme, a condividere, a crescere. Questo cammino, che pensiamo di fare da soli,
perde di significato se non cresce in noi l’amore, quello che Gesù ci ha dato
di vivere. E’ così inizia il cammino della famiglia: gioie, soddisfazioni,
difficoltà, sofferenze non dovute sempre a motivi inerenti al nucleo familiare,
ma spesse volte a motivi esterni: il lavoro, la malattia, i rancori verso
altri, ………….
Tutto questo è una mina vagante nel cammino d’amore
di una famiglia che deve rispecchiare ed essere specchio dell’amore donatoci da
Gesù. A volte queste cause sono devastanti portano alla distruzione completa
dell’amore in famiglia o del frutto dell’amore di una famiglia: a troppi
bambini non ancora nati non è stata data la gioia di vivere. Ed ecco le cadute,
le domande del tipo: “ perché proprio a
me” il non accorgersi dell’altro che vive a contatto con te, e con cui hai
promesso di condividere gioie e dolori nella salute e nella malattia in eterno.
Quello che doveva essere specchio dell’amore di Dio diventa un percorso irto di
difficoltà ed inaridito. Sono convinto però, che per qualunque prova ci venga
assegnata Dio ci doni anche la capacità di superarla e di ritornare ad amare.
Le cadute di Gesù fardello dei peccati dell’umanità, sono simbolo della forza
dell’amore che vuole rialzarsi nonostante tutto contro l’ottusità,
l’egocentrismo e la vittoria dell’amore che in fondo a tutti noi non può mai
essere sepolto. Ed è a questo che mi piace pensare: se la famiglia è lo
specchio dell’amore di Dio per l’uomo, anche nelle difficoltà c’è sempre la
forza dell’amore vero che trionfa. Gesù nelle cadute è sempre stato sorretto da
una forza straordinaria forza che a maggior ragione non ci viene mai negata .
Ed è proprio bello pensare che non saremo mai lasciati soli sia da chi ci ama
in cielo che da chi ci ama in terra.
Ripetiamo insieme: Sostienici con la tua mano fraterna
Quando
sembriamo vinti e rassegnati e non vogliamo più camminare
Quando il
cammino verso il Regno ci sfinisce e guardiamo solo la terra
Quando non
riusciamo più a muovere un passo sulla strada che conduce al padre
3. GESU’ INCONTRA SUA MADRE
Dal vangelo secondo Matteo
(12, 48-49)
Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Poi
stendendo la mano sui suoi discepoli disse:”Ecco mia madre ed ecco i miei
fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è
per me mio fratello, sorella, madre.
Riflessione
Madri e fratelli, genitori e figli. Chi sono oggi i genitori e i figli? Le cronache ci
informano di figli che spacciano o che consumano, che disprezzano la propria e
l’altrui vita mettendola in gioco con folli gare o gettando sassi dai
cavalcavia, figli che delinquono compiendo atrocità tali per cui la ragione
incapace di vincere il sentimento cerca la spiegazione nella follia. Ma le
cronache ci informano anche di figli non nati, o abusati, o lasciati soli in
balia di se stessi, riempiti solo di cose, non certo di amore e tempo a loro necessari. Dei figli
cosiddetti normali sappiamo meno, ma tra questi fanno notizia quelli che
improvvisamente castigano i loro corpo
nutrendolo male o chiedendo al chirurgo estetico una facile scorciatoia
per vivere. Segnali inequivocabili di un malessere o di un dialogo che se pur
desiderato quanto meno non è realizzato. Ma allora chi o cosa sono oggi i figli per noi genitori, sappiamo ancora cogliere
quei messaggi che ci inviano con i loro comportamenti? Sappiamo riconoscere che
anche oggi come ieri essi ci chiedono di accoglierli con gioia, di ascoltarli,
di educarli alla vita amandoli di un amore paziente tenace, che li sorregga
senza essere invadente, se possibile come quello di Maria forte anche
nell’estremo dolore. Quell’amore che ci fa rammentare che i figli non ci
appartengono in quanto tali, ma sono un dono di Dio per la nostra
salvezza.
Preghiamo
Quanti abbracci, anche oggi di madri, con il cuore
distrutto dal dolore, ai loro figli nella sofferenza della malattia, della
droga, dell’ingiustizia,della guerra.
Ti preghiamo, Signore, per questi figli, perché
anche loro, come te, trovino nello sguardo e nell’abbraccio della madre la forza
e la speranza per vivere.
Ti preghiamo Maria, per queste madri: rafforza la
loro fede, tieni viva la loro speranza, asciuga le loro lacrime.
CANTO: MADRE IO VORREI TANTO
Pag. 68 n°173
4. GESU’ INCONTRA LE PIE DONNE
Dal vangelo secondo Luca (23, 26-29)
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone
di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare
dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano
il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne,
disse:”Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse
e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e
i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”.
Riflessione
Nel cammino del Calvario Gesù incontra le donne che
piangono per Lui. Gesù si rivolge loro
con quelle parole così chiare : “ Non piangete su di me, ma piangete su voi
stesse e sui vostri figli,”
Le donne sono figure importanti nella famiglia: vivono
con la loro sensibilità tutte le situazioni, ma spesso versano lacrime.
Le lacrime delle spose quando non regna la concordia e
l’amore reciproco nella famiglia.
Le lacrime delle mamme per i figli in difficoltà, in
pericolo o per i figli persi troppo presto.
Le lacrime delle figlie che a volte non comprese o
cresciute troppo in fretta si trovano indifese e sole.
Le lacrime delle donne anziane che non vorrebbero
mai vedere la sofferenza e le incomprensioni in famiglia.
Gesù ci esorta però a non versare solo lacrime, ma a
ricordarci che abbiamo un Padre misericordioso che ci ama e che non si
dimentica di noi.
Gesù ci esorta ad essere presenze vive nelle
nostre famiglie, persone capaci di essere sempre disponibili con chi ci è stato
posto accanto.
Dacci o Signore il coraggio di donare, dacci la
forza per superare le difficoltà e tramuta il nostro pianto nella capacità di
dire ogni giorno: "Sia fatta la Tua volontà".
Preghiamo
Fa o Signore che impariamo a uscire dall’indifferenza, facciamoci largo tra la folla, sfidiamo le guardie anche noi; arrampichiamoci sull’albero per vedere passare Gesù. Anche se siamo peccatori, Lui verràa casa nostra, si fermerà da noi per portarci la salvezza. Libera il nostro cuore dalla paura e dalla razionalità e rendici disponibili alla tenerezza e alla follia dell’amore.
5. GESU’ E’ INCHIODATO SULLA CROCE
Dal vangelo secondo Luca (23, 33-34)
Quando giunsero al luogo detto cranio, là
crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù
diceva:” Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Dopo essersi poi
divise le vesti, le tirarono a sorte.
Riflessione
La vita familiare si
intreccia con fatti indipendenti dalla nostra volontà. Spesso la nostra isola felice
è turbata da violenti uragani: sofferenze a cui non possiamo porre ne limiti ne
rimedio; incomprensioni che mettono a dura prova il rapporto di coppia e
l’armonia con i nostri figli, ma soprattutto la nostra fede.
In questi momenti ci domandiamo dove sei Signore!
Tu ci avevi promesso che saresti stato sempre con
noi, hai benedetto la nostra unione, ma ora abbiamo paura che tu ci abbia
abbandonato.
Invochiamo
con forza il tuo nome, ti chiediamo di non lasciarci soli nella disperazione,
nell’ora della prova.
Eppure Signore i chiodi nelle tue mani e nei tuo
piedi ci dimostrano quanto hai sofferto per noi per aprirci le porte alla
speranza. Tu ci insegni che dobbiamo abbandonarci con fiducia al Padre poiché
siamo incapaci di comprendere i suoi progetti. Sappiamo che con te nel cuore
gli “Uragani” che investono la nostra famiglia passeranno lasciando posto ad un
cielo blu e terso: alla Speranza.
Preghiamo
Donaci Signore di comprendere che proprio nella croce, nello sfruttamento, nella umiliazione, si manifesta la tua gloria di amore gratuito per 1'uomo, si manifesta la tua natura più intima. Perché tu sei colui che si dona senza limiti, e il tuo donarti così non appare nel tuono, nel vento, nella tempesta, nella potenza del nostro mondo tecnologico, e nemmeno nel nostro benpensare. Piuttosto appare quando tu hai dato tutto fino in fondo, quando non hai più nulla che abbia gia' dato per me, quando una persona sulla terra dara' un bicchiere d'acqua a uno solo di questi piccoli. Questa è la tua gloria.
6. GESU’ MUORE SULLA CROCE
Dal vangelo secondo Luca (23, 44-46)
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e
si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio
si squarciò nel mezzo. Gesu’ gridando a gran voce disse:” Padre nelle tue mani
consegno il mio spirito”. Detto questo Spirò.
Riflessione
E’ proprio la MORTE la prova più difficile per la
nostra Fede! Se la nostra Fede non è forte, non è sincera, non è autentica, di
fronte alla Croce noi vediamo semplicemente un corpo martoriato coperto di
sangue, un capo chino schiacciato da una corona di spine; e possiamo provare
solo un senso di sconfitta, una rabbia per un tradimento appena compiuto, un
vuoto impossibile da riempire, un’incapacità di continuare a vivere.
Ma il cristiano che serba nel cuore una fede
semplice ma vera! vede la Croce sotto un’altra luce: vede una Croce che sa dare
speranza, vede l’immagine di un uomo che muore per dare la Salvezza agli altri
uomini.
Certo sembrano solo belle parole, ma se con l’aiuto
di Dio sappiamo essere dono per gli altri, sappiamo un po’ far morire in noi il
nostro egoismo, sappiamo essere famiglia aperta ai bisogni degli altri; allora
sapremo vedere la vita oltre la morte, sapremo accettare le nostre piccole
sofferenze in cambio di gioie più grandi, sapremo vedere la luce dell’alba in
fondo alla notte più buia.
Preghiamo
Ero uscito di casa per saziarmi di sole.
Trovai un uomo che si dibatteva nel dolore della
crocifissione.
Mi fermai e gli dissi: Permetti che io ti aiuti a staccarti
dalla croce.
Lui rispose: Lasciami dove sono, i chiodi nelle mani
e nei piedi, la spine intorno al capo, la lancia nel cuore. Io dalla croce da
solo non scendo.
Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi spasimano i miei fratelli.
Io dalla croce non scendo fino a quando per
distaccarmi non si uniranno tutti gli uomini.
Gli dissi: Cosa vuoi che faccia per te?
Mi rispose: Và per il mondo e dì a coloro che
incontrerai che c’è un uomo che aspetta inchiodato sulla croce…..
CANTO: LA PREGHIERA DI GESU’ E’ LA NOSTRA
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7. GESU’ RISORGE
Dal vangelo secondo Luca (24, 1-9)
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si
recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono
la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del
Signore Gesù.
Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini
apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e
avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti
colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando
era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse
consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo
giorno». Ed esse si ricordarono delle sue parole.
E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo
agli Undici e a tutti gli altri.
Riflessione
Chi
di noi può vantarsi di essersi dato la vita da se stesso? Nessuno.
La
vita noi l’abbiamo ricevuta e la riceviamo ogni giorno. Essa ci viene da Dio.
Di questa vita, noi non siamo i proprietari assoluti. Dobbiamo accoglierla,
farla fruttificare, quindi trasmetterla gratuitamente.
Quando
ce la teniamo per noi, essa muore. L’unico modo infallibile per sfuggire a
questa morte è l’Amore.
Quando
dedico un po’ del mio tempo, della mia tenerezza, della mia vita AMO.
Amare
significa sempre donare la vita all’altro, e riceverla dall’altro che me la
dona. Ma nessuno può donare la sua vita se non rinuncia ad essa.
La
famiglia, se vissuta con Dio, è un luogo perfetto per camminare nell’amore.
Una
coppia che nasce è Gioia, è Amore, ma anche rinunciare a se stessi in favore
dell’altro.
Un
bambino che nasce è una gioia grandissima, ma è anche rinuncia alla propria
libertà, al proprio tempo, alle proprie aspirazioni.
Un
figlio che parte, ha scelto la sua strada, per i genitori è rinuncia alla gioia
di averlo con sé.
Un
marito, una moglie che non sono proprio come li vorremmo noi, quanti castelli in
aria, quanti sogni schiacciati dalle incomprensioni.
Andiamo
tutti a cercare in fondo a noi stessi, quello che abbiamo rifiutato di dare, da
mesi, da anni forse.
Rotoliamo
le pietre delle nostre tombe, portiamo fuori questi stralci di vita malriusciti
e diamoli a Gesù Cristo.
Non
è facile amare così autenticamente. Ma a cosa serve la vita se non a donarla?
“Chi
vuole conservarla la perde, chi la dona la trova” ci dice Gesù.
Amici è il segreto della felicità.
Preghiamo
Signore Gesù , Tu hai dato la vita per me: io voglio
donare la mia a te.
Signore Gesù, Tu hai detto:
"Amore più grande non c'è che dare la vita per
gli amici".
Il mio supremo amore sei Tu.
Voglio seguirti portando la mia croce,
Signore, vieni in mio aiuto e guidami nel cammino.
La tua voce, Signore ha un'eco profonda nel mio cuore.
Gesù, mio Signore e mio Dio, voglio diventare in tutto
simile a Te,
voglio soffrire e morire con Te, per raggiungere con
Te
la gioia della Risurrezione.
Tu, quel gran Dio che l'universo adora, vivi in me
giorno e notte.
E sempre la tua voce mi implora e mi ripete:
"Ho sete, ho sete di amore!"
Anch'io voglio ripetere la tua divina preghiera:
ho sete d'amore. Io ho sete d'amore!
Sazia la mia speranza, accresci in me, o Signore, il
tuo ardore divino.
Ho sete d'amore!
Quale sofferenza, mio Dio, e come grande! Come vorrei
volare da te!
Il tuo amore, o Gesù, è il mio solo martirio.
Gesù, fa' che io muoia d'amore per Te!
(da “Preghiere” di S.Teresa di Lisieux)