GIGHESSA CATHOLIC CHURCH P. O Box 29 SHASHEMANE ETHIOPIA Tel. (06) 100377
S. PASQUA 2001
Carissimi,
chi viene in Africa, entrando nei villaggi e nelle capanne, penetrando cioè all'interno della vita della gente, si rende subito conto quanto sia difficile e spesso drammatica la vita di queste persone.
La vita è difficile per un genitore che spesso non ha terra sufficiente (meno di un ettaro) per il cibo, per la scuola dei figli, per preparare un futuro migliore.
La vita è difficile per chi si ammala e spesso non ha soldi per pagare l'ospedale ed anche se ci andasse non troverebbe un'igiene ed un'assistenza adeguate e dovrebbe comperarsi le medicine al di fuori dell'ospedale.
La vita è difficile per la donna vittima di tradizioni che la emarginano e la umiliano.
La vita è difficile per il bambino che troppo spesso soffre e muore perché non viene rispettato nei suoi diritti fondamentali.
La vita è difficile per un giovane che non ha prospettive per il futuro. Non c'è industria e l'agricoltura è satura. Ogni anno moltissimi giovani finiscono le scuole superiori ma non potendo andare all'università (la quale è gratuita ma solo per il 3-4 per mille raggiunge il punteggio sufficiente) rimangono frustrati e disoccupati.
Si potrebbero aggiungere altri esempi, ma solo chi è stato in Africa si rende conto della miseria in cui vivono queste persone.
Questa situazione di povertà è fonte di tante tentazioni: disperazione, rassegnazione, ribellione. C'è chi si ubriaca; chi, per illudersi di essere uguale agli altri, spende i pochi soldi che ha nel vestito, nelle scarpe, nella 'moda'. C'è chi dice di credere per ottenere aiuti. Molti non sanno risparmiare soldi, non sanno programmare e progettare il loro futuro. Vivono alla giornata.
Questa situazione è sempre più grave: i figli aumentano, ma la terra coltivabile e i posti di lavoro, no. Tutto questo può esplodere o in una grande rabbia o in una grande rassegnazione e vittimismo. Incapace di reagire qualcuno si lascia morire.
Le persone che vivono attorno a noi attendono dalla missione tutto: scuola, assistenza sanitaria, portare un ammalato all'ospedale, portare un morto dall'ospedale a casa. Ci chiedono aiuti, lavoro, prestiti...
Ci troviamo immersi in problemi molto più grandi di noi a cui spesso non sappiamo dare risposte.
Questa situazione di continua emergenza, di preoccupazione e di tensione intacca anche il nostro lavoro pastorale. Sappiamo che dobbiamo impegnarci a far maturare l'uomo umanamente e spiritualmente. Purtroppo la preoccupazione del cibo quotidiano rischia di soffocare lo spirito. C'è il pericolo di usare la fede per avere dei vantaggi e di credere fin che c'è un tornaconto.
Il nostro scopo è quello di aiutare le persone che incontriamo a fare un vero cammino di promozione e maturazione. Per questo il nostro impegno maggiore è prima di tutto nella formazione dei cristiani, cercando di educarli ad una fede adulta, di responsabilizzarli, di aiutarli a considerare la Chiesa come la loro famiglia educandoli a sentire i problemi (di fede e di sofferenza) degli altri come situazioni a cui loro devono rispondere.
Per collaborare alla crescita di questo popolo abbiamo inoltre scuole, centri di promozione della donna ed una clinica per bambini handicappati dove anche in questi giorni ne sono stati operati 50 con problemi ortopedici.
Questo popolo vive una quaresima continua. La Pasqua sembra ancora molto lontana. È difficile aiutarli a vedere la luce.
Noi crediamo che in loro ci siano però le energie per reagire, per migliorare e per crescere. Cristo è venuto per portare l'uomo verso l'alto. Che presto la Pasqua possa arrivare anche per queste persone.
Sr. Letteghebriel, che è stata responsabile della clinica per i bambini handicappati per più di 6 ani, è stata destinata ad un incarico di formazione nel suo istituto. Con tutti voi desideriamo ringraziarla per la sensibilità con cui ha seguito i bambini ed ha saputo collaborare con i medici durante le operazioni. Un grazie particolare per il servizio pastorale che ha svolto con molta sollecitudine nella nostra parrocchia. Con voi desideriamo dare il benvenuto alla nuova suora: sr. Woletemichael, augurandole di trovarsi bene tra di noi.
Ringraziamo tutti voi che ci aiutate ad essere una goccia in questo oceano di problemi. Noi siamo testimoni della Resurrezione, testimoni della speranza. Per questo cerchiamo di non arrenderci ed insieme aspettiamo l'alba.
Buona Pasqua
a voi, alle vostre famiglie ed alle vostre comunità
Abba Edward, don Gianfranco, don Marinko, Gino, Sr Letteghebriel, Sr Abbebech, Sr Kahasa, Sr Shewangiziw, Sr. Woletemichael, Sr. Margherita, Sr. Mulunesh, Sr. Bezuayehu, Sr. Rahel, Sr. Endalech
GIGHESSA CATHOLIC CHURCH P. O Box 29 SHASHEMANE ETHIOPIA Tel. (06) 103958
S. PASQUA 2002
Carissimi,
dopo diversi anni passati in Etiopia è difficile per me trovare cose nuove da scrivervi perché tutto mi sembra normale. È normale che si via in capanne, che si beva l'acqua dei fiumi, che si dorma per terra o su un po' di paglia. È normale che ci siano donne che muoiono di parto, che molti bambini siano malnutriti e che la gente sia "abituata" alla loro morte. Per loro infatti non si piange come per un adulto che muore. È normale che chi è debole, che non ha parenti o chi è povero debba perdere. È normale che ogni tanto ci siano lotte razziali o qualche guerra. È normale che ci siano frequentemente epidemie e che si viva a contatto giornaliero con malattie il cui nome in Italia spaventerebbe molti: lebbra, tubercolosi, tifo, meningite... È normale che molte persone non abbiano ancora incontrato Cristo per la nostra pigrizia o cattivo esempio e che chi vuole diventare cristiano debba essere minacciato ed isolato. Come era normale che venisse ucciso uno che diceva: "Io sono Figlio di Dio". Perché meravigliarsi! In fondo ha sempre vinto chi ha il potere, chi ha salute, soldi, forza, studio. Chi si è ribellato, chi ha cercato la verità, chi ha parlato troppo forte, spesso è stato eliminato. Perché meravigliarsi!
Ma Cristo è risorto: lo sconfitto, colui che era stato eliminato "per sempre", è ritornato. Risorgendo Gesù ha mostrato che non sempre chi vince qui, chi ha ragione qui è il reale vincitore. Ha rivoluzionato tutto; ha messo nel mondo e nel cuore dell'uomo una forza, un pensiero ed una grazia capaci di scuotere e di cambiare la vita di tutti. Noi che crediamo nel Cristo morto e risorto potevamo davvero diventare luce, vita e speranza. Potevamo sconfiggere la paura, l'indifferenza e l'egoismo. Ma siamo stati capaci di far diventare normale persino la sua Risurrezione, l'unico fatto storico che poteva cambiarci, farci scandalizzare e ribellare di fronte alla sofferenza, all'ingiustizia, al peccato, alla pigrizia,...
Per Pasqua ci confesseremo, faremo festa, chi può andrà in vacanza e, dopo alcuni giorni, tutto ritornerà come prima.
Grazie a chi non si rassegna, a chi non accetta la normalità, a chi nel Cristo risorto continua a cercare la verità, a chi continua a servire ed a credere che l'amore vince la morte. Grazie alle Suore che, in mezzo a tante difficoltà ed incomprensioni, con grande disponibilità, gioia ed umiltà, stanno donando tutta la loro vita per questo popolo. Grazie ai medici, ai volontari e a tutti voi che non vi siete arresi, che credete ancora nella possibilità di costruire un mondo più giusto e testimoniate che è più bello donare che ricevere. Ma grazie anche alla donna che continua ad amare la sua famiglia nonostante il marito si ubriachi, la picchi e non dia soldi in casa. Grazie al giovane che viene cacciato di casa, diseredato o la cui moglie lo abbandona perché è diventato cristiano. Grazie a chi viene ogni giorno umiliato nei suoi diritti perché appartiene ad una razza minoritaria, ma nel suo cuore non conserva rancore e sa perdonare. Grazie a chi, nonostante la malattia, la fame e l'ingiustizia, sa ogni giorno dire: "Grazie, Signore". Grazie a chi, dopo la guerra tra Eritrea ed Etiopia che ha causato ferite profondissime in questo popolo, sa oggi parlare di pace, di perdono e di dialogo.
In molti cuori lo Spirito del Cristo risorto continua a far fiorire la vita, la speranza e l'amore. Cristo non è risorto invano.
Grazie a chi non vive la Risurrezione come un fatto "normale".
Buona Pasqua
a voi, alle vostre famiglie ed alle vostre comunità
Abba Edward, don Gianfranco, don Marinko, Gino, Sr Hiruth, Sr Abbebech, Sr Kahasa, Sr Shewangiziw, Sr. Woletemichael, Sr. Margherita, Sr. Mulunesh, Sr. Bezuayehu, Sr. Rahel, Sr. Endalech