Classe 1993

…e non solo

 

 

Vuoi scrivere un commento, una riflessione, una reazione…

Saremo felici di ascoltarti e inserirli nella nostra pagina.

 

4 novembre 2006

 

Che cosa insegna questo racconto?

 

È meglio pensare agli altri che a se stessi. Aiutarsi reciprocamente. Aiutare il prossimo che si trova in necessità. Aiutare gli amici e non solo. Pensare agli altri rende felici.

I BASTONCINI DEL PARADISO

 

Un valoroso samurai, racconta una leggenda giapponese, morì dopo una lunga ed eroica vita. Arrivato nell'aldilà fu subito destinato al paradiso. Ma il samurai era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter fare prima una capatina nell'inferno.

«Sapete com'è», disse, «così potrò apprezzare di più la felicità che mi attende».

Naturalmente fu accontentato e un angelo lo condusse all'inferno.

Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola di cui non si vedeva la fine. La tavola era imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili, ma i commensali che sedevano tutt'intorno erano smunti, pallidi e scheletriti da far pietà.

«Com'è possibile?» chiese il samurai alla sua guida. «Con tutto quel ben di Dio davanti».

«Vedi, quando arrivano qui, ricevono tutti due bastoncini, quelli che noi usiamo come posate per mangiare. Solo che sono lunghi più di un metro e devono essere rigorosamente impugnati a una sola estremità: solo così possono portarsi il cibo alla bocca».

Il samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto i denti: con quei lunghissimi bastoncini era veramente impossibile.

Il samurai non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.

Qui lo attendeva una sorpresa: il paradiso era un salone identico a quello dell'inferno. E dentro il salone c'era la stessa immensa tavolata di gente. Sul tavolo, aureolate di profumini deliziosi, facevano bella mostra pietanze e portate appetitose. Non solo: tutti i commensali erano muniti di bastoncini lunghi oltre un metro e che potevano essere impugnati solo ad una estremità per portare il cibo alla bocca, secondo il costume orientale. C'era una sola differenza. La gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante gioia.    

«Ma com'è possibile?», chiese il samurai.         

«All'inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché si sono sempre comportati così nella vita. Qui, al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino».

 

 

Quando ti vuol bene e puoi contare su di lui nel momento della gioia e nel momento del dolore (Alice e Chiara). Gli amici veri non ti tradiscono nella difficoltà e con loro ti puoi confidare (Mattia). Ti aiutano nel momento del bisogno (Stefano). Con loro ti diverti, passi molto tempo, condividi emozioni e sentimenti (Luca). L’amico vero si assume le sue responsabilità e non le scarica sugli altri (Matteo). Con gli amici stai bene, ti diverti (Costantino). Dell’amica ti puoi fidare e ti dice se fai la cosa giusta o la cosa sbagliata (Francesca). L’amica non ti parla alle spalle, ti dice in faccia le cose (Elisa).

 

28 ottobre 2006

Per molti il sabato sera è bello perché si ‘sta con gli amici’, si ‘scherza con gli amici’. Quando consideri ‘amico’ un tuo coetaneo?

 

 

 

21 ottobre 2006

Ci sono esperienze poco divertenti che ritenete importanti per la vostra crescita?

 

 

La scuola, il lavoro, la paura (il non aver paura porta ad esporsi a rischi gravi senza esserne consapevoli), la Messa, l’incontro, il dialogo con persone adulte (in particolare quelli con i quali c’è un rapporto affettivo), aiutare gli altri. È importante avere delle regole da rispettare. Tutte quelle esperienze che ci aiutano ad avere pazienza.

 

Andando a vedere la partita: io sono un ‘ultras’ pacifico del Mantova (Luca). Giocando con le pistole, a carte, a pallavolo. Leggendo. Ascoltando musica. Vivendo esperienze, anche impegnative, con gli altri. Stando semplicemente in compagnia. A volte ci si diverte anche a far del male, a ferire gli altri. Io mi diverto a lavorare perché possiate passare un piacevole sabato sera (Anna). È molto divertente fare insieme qualcosa che piace a tutti (Marco). Anche ascoltare è divertente.

 

14 ottobre 2006

Ragazzi, voi come vi divertite?

 

 

 

 

 

 

 

7 ottobre 2006

Ragazzi, avete fatto la cresima e ci siete ancora tutti. È una piacevole sorpresa! Che cosa vi ha fatto tornare?

 

Mi piace stare insieme agli altri e poi …si mangia bene (Chiara). È un’occasione per stare con gli amici e per sfuggire alle ramanzine dei genitori (Riccardo). Mi diverto e posso star fuori casa fino a …tardi (Luca). Insieme è più bello (Elisa). Il divertimento soprattutto (Benedetta). Mi sento più libero che a casa (Michele). Il desiderio di ridere, scherzare con gli amici (Leonardo). La pizza della Anna (Sara). Sono dello stesso parere anche Matteo, Stefano, Alice, Costantino e Gianluca. A volte mi interessano gli argomenti (Mattia).