Descrizione e tecniche esecutive delle statue dei nostri Patroni a cura
della restauratrice Carola Ciprandi
Le sculture in terracotta sono dipinte a finto
marmo bianco. Esse sono realizzate a tutto tondo con il volto rivolto verso
sinistra. S. Pietro con le braccia piegate verso l'interno reggeva le chiavi,
mentre S. Paolo tiene con il braccio sinistro il libro appoggiato al fianco,
il braccio destro disteso verso l'esterno impugnava la spada. Entrambi sono
in posizione genuflessa con il ginocchio sinistro piegato in avanti e quello
destro all'indietro. Ne risulta una posizione leggiadra e danzante tipicamente
barocca. Le statue, viste dal basso, assumono una dimensione più grandiosa
di quanto siano nella realtà, l'altezza è solo 136 centimetri, inoltre il
fatto che entrambe abbiano il volto girato dalla stessa parte potrebbe far
pensare alla presenza, in origine, di altre due statue opposte. I Santi indossano
semplici tuniche strette in vita da una cinta e sono avvolti da ampi panneggi.
Indossano sandali e poggiano sopra basamenti a forma di nuvola, lavorati con
linee incise nella terracotta con andamento rotondeggiante. Lo scultore che
eseguì le statue era molto esperto, ciò si nota nella descrizione sapiente
delle parti anatomiche, visi, mani, piedi e nell'abilità con cui sono realizzati
i panneggi delle vesti. Le statue, una volta modellate con argilla mescolata
ad acqua e rifinite con l'impiego di stecche di varia forma, prima di essere
introdotte nel forno, sono state svuotate all'interno. Tale operazione veniva
eseguita per alleggerire i blocchi e per ridurre gli spessori e, di conseguenza,
le possibilità di rottura e lesioni durante la cottura. Di solito la dimensione
dei forni non permetteva l'introduzione di una statua intera. Infatti i Santi
Pietro e Paolo sono stati cotti in due sezioni che li suddividono in senso
orizzontale all'incirca a metà. Le sezioni, dopo la cottura nel forno, sono
state assemblate fra loro mediante colature di gesso e tela di iuta, ben visibili
all'interno delle statue. Altre parti sono state cotte separatamente come
il braccio destro di S. Paolo, il braccio sinistro, le dita delle mani e il
piede retrostante di S, Pietro. Queste parti furono assemblate dallo scultore
mediante grandi staffe in ferro annegate in abbondanti colature di gesso che
servivano per riempire l'intera cavità di esse. Le dita sono fissate mediante
piccoli perni in ferro. Probabilmente dopo la cottura si staccarono alcune
parti, non a caso quelle più pesanti, non svuotate all'interno, cioè tutti
i piedi compresi di porzioni di nuvola, ad eccezione di quello anteriore di
S, Pietro. Essi furono assemblati! dallo scultore solo mediante colle a caldo
e sostanze resinose (colofonia). Tale ipotesi è supportata dal fatto che i
bordi delle parti descritte sono irregolari, quindi provocati da rotture e
che l'uso di tali impasti come collanti era diffuso anticamente. Inoltre ho
potuto osservare, soprattutto nelle basi a forma di nuvola, la presenza di
spessi strati di gesso utilizzati, probabilmente, per uniformare il livello
del modellato. Dopo l'assemblaggio delle parti staccate, le statue sono state
coperte da uno strato costituito da due stesure di gesso e colla animale con
funzione di preparazione del colore. In alcune zone delle statue (per esempio
nel collo di S. Paolo e nelle vesti), è stato individuato, sotto il film pittorico
originale, un frammento dì color rosa intenso, forse una sorta di stucco utilizzato
per correggere lacune del modellato. La cromia originale stesa sulla preparazione
è composta da tré sottili pennellate di colore costituite da biacca con isolate
particelle di nero carbone, impastate con molto olio siccativo (probabilmente
olio di lino molto cotto).
